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Mario Costa

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Compagnia teatrale Le Colonne
presenta

SE CI FOSSE LUCE

(Il mistero del caso Moro)

di Giancarlo Loffarelli

3 luglio 2014, "Se ci fosse luce" vince il Premio Teatrika
Continua a mietere successi a livello nazionale, a sette anni dal suo debutto, Se ci fosse luce (i misteri del caso Moro), scritto e diretto da Giancarlo Loffarelli per la Compagnia teatrale “Le colonne. Questa volta si tratta del Premio come “Migliore spettacolo” a Teatrika a Castelnuovo Magra, in provincia di La Spezia. Il 26 giugno scorso, infatti, lo spettacolo era andato in scena in Liguria gareggiando con Compagnie selezionate da tutta Italia. In gara, per aggiudicarsi il Premio, erano cinque Compagnie: oltre a Le colonne di Sezze, una Compagnia di Vicenza, una di Imperia, poi Lucca e Brescia. La Premiazione si svolgerà questa sera, 3 luglio, alle ore 22.
Lo spettacolo è stato interpretato, oltre allo stesso Loffarelli, da Marina Eianti, Emiliano Campoli, Luigina Ricci, Simona Serino e Maurizio Tartaglione (scene e costumi di Mario Tasciotti, collaborazione tecnica di Armando Di Lenola e Fabio Di Lenola).
Lo spettacolo, nell’agosto del 2012, aveva vinto il Premio per il gradimento del pubblico al Premio nazionale “Stella d’oro” in Umbria, e nell’ Ottobre 2013 aveva vinto il Premio nazionale di drammaturgia di Pesaro per il “Miglior testo”. Con questo premio quale “Migliore spettacolo” completa una sorta di Trilogia di Premi che sottolineano i vari aspetti dell’intera messa in scena che,ormai, è in scena da sette anni, da quando debuttò al Teatro D’Annunzio di Latina nel 2007. In questo periodo aveva già conseguito diversi riconoscimenti: premi (come il prestigioso Premio nazionale di drammaturgia “Ugo Betti” di Camerino), una tesi di Laurea discussa su questo testo presso l’Università di Siena, l’inserimento del lavoro teatrale de “Le colonne” all’interno di uno studio americano pubblicato dal “Dickinson College” sulle opere italiane di cinema e teatro dedicate al caso Moro, il significativo riconoscimento da parte di Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate rosse che, nella ristampa presso Rizzoli del libro dedicato a suo padre, Un uomo così, ha espressamente inserito lo spettacolo Se ci fosse luce (i misteri del caso Moro) fra le opere più coinvolgenti dedicate alla tragica vicenda.


26 giugno 2014, "Se ci fosse luce" al Premio Teatrika a Castelnuovo Magra

Se ci fosse luce (i misteri del caso Moro), scritto e diretto da Giancarlo Loffarelli per la Compagnia teatrale “Le colonne”, è nuovamente presente in un Festival Nazionale del teatro. Questa volta si tratta del Premio Teatrika a Castelnuovo Magra, in provincia di La Spezia. 

Il 26 giugno prossimo, infatti, lo spettacolo andrà in scena in Liguria e gareggerà con Compagnie provenienti da tutta Italia per aggiudicarsi il Premio. Interpretato, con lo stesso Loffarelli, da Marina Eianti, Emiliano Campoli, Luigina Ricci, Simona Serino e Maurizio Tartaglione (scene e costumi di Mario Tasciotti, collaborazione tecnica di Armando Di Lenola e Fabio Di Lenola), lo spettacolo è stato selezionato, insieme ad altre quattro compagnie fra le oltre cento che avevano presentato domanda di partecipazione 
Lo spettacolo, che soltanto lo scorso Ottobre aveva vinto il Premio nazionale di drammaturgia di Pesaro, è ormai in scena da sette anni, da quando debuttò al Teatro D’Annunzio di Latina nel 2007. In questo periodo aveva già conseguito diversi riconoscimenti: premi (come il prestigioso Premio nazionale di drammaturgia “Ugo Betti” di Camerino), una tesi di Laurea discussa su questo testo presso l’Università di Siena, l’inserimento del lavoro teatrale de “Le colonne” all’interno di uno studio americano pubblicato dal “Dickinson College” sulle opere italiane di cinema e teatro dedicate al caso Moro, il significativo riconoscimento da parte di Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate rosse che, nella ristampa presso Rizzoli del libro dedicato a suo padre, Un uomo così, ha espressamente inserito lo spettacolo Se ci fosse luce (i misteri del caso Moro) fra le opere più coinvolgenti dedicate alla tragica vicenda.


Domenica 11 maggio 2014, alle ore 18 presso l’Auditorium “Mario Costa”, con il patrocinio del Comune di Sezze, la Compagnia “Le Colonne” presenta SE CI FOSSE LUCE (i misteri del caso Moro), scritto e diretto da Giancarlo Loffarelli, con, oltre all’autore: Marina Eianti, Elisa Ruotolo, Luigina Ricci, Emiliano Campoli e Maurizio Tartaglione. Scene di Mario Tasciotti, audio Armando Di Lenola, luci Fabio Di Lenola.

I fatti
Tra il primo gennaio 1969 e il 31 dicembre 1987, ci furono in Italia 14.591 atti di violenza con motivazione politica, che fecero 491 morti e 1.181 feriti. Numeri che dicono con chiarezza che in quei diciannove anni si combatté in Italia una vera e propria guerra.
All’interno di questa guerra, si colloca l’evento più tragico della storia della Repubblica italiana: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro con la strage della sua scorta. Un evento che non ha eguali nella storia contemporanea: capi di Stato e uomini politici di primo piano sono stati assassinati, gli Stati Uniti hanno avuto l’assassinio di John F.
Kennedy, ma non s’è mai verificato che uno degli uomini politici più importanti di uno Stato venga rapito, tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni (dal 16 marzo al 9 maggio 1978) nella sua capitale e alla fine venga ucciso.
A più di trent’anni di distanza da quel tragico evento, la coscienza collettiva sembra essersi dimenticata di tutto questo: cosa sanno, oggi, le nuove generazioni di quei fatti? Chi è disposto ancora a parlarne? Sembra che su quell’evento si sia deciso di far calare il velo dell’oblio. Eppure ancora molti sono i misteri che lo circondano.
Come facevano le Brigate rosse a sapere il luogo preciso in cui Moro sarebbe passato la mattina del 16 marzo 1978? Perché, anziché fuggire rapidamente, i terroristi si attardarono a finire tutti gli uomini della scorta con un colpo di grazia? Cosa faceva un ufficiale dei servizi segreti quella mattina sul luogo dell’agguato? Perché le Brigate rosse collocano il loro covo in uno stabile dove ben 24 appartamenti sono riconducibili ai servizi segreti?...
Lo spettacolo teatrale Se ci fosse luce (i misteri del caso Moro) intende contribuire a far conoscere alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni e a far ricordare a quelli che “c’erano”, ciò che accadde nel cuore di Roma il 16 marzo 1978, quello che seguì nel corso di 55 giorni fino al rinvenimento del cadavere di Moro la mattina del 9 maggio.
Lo spettacolo non dà risposte che, finora, nemmeno la Magistratura ha saputo dare, ma solleva tutti i dubbi e le domande che attendono ancora una risposta, nella convinzione che ogni passo in più verso la verità è un contributo al rafforzamento della democrazia.
Lo fa trattando una materia che ha tutta l’inesorabilità della tragedia greca, con uno stile rapido, incalzante e coinvolgente, che alterna ritmi frenetici a momenti di un lirismo struggente e che trascina il pubblico in un vortice di fatti e persone da cui si esce con una maggiore consapevolezza di ciò che avvenne e di ciò che furono, in Italia, i cosiddetti “anni di piombo”.
Il testo teatrale è frutto di un lavoro di ricerca durato quattro anni, tiene conto di gran parte di quanto è stato pubblicato sull’argomento, di quanto, in diversi archivi, è possibile leggere, sia del materiale processuale che delle Commissioni parlamentari d’inchiesta, avvalendosi anche della preziosa consulenza dell’Archivio Flamigni.
Il titolo, Se ci fosse luce, è una frase che Moro stesso scrive nell’ultima lettera alla moglie dal carcere brigatista (una lettera recapitata alla famiglia il 5 maggio 1978): “… vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.” Moro, evidentemente, qui si riferisce alla luce sovrannaturale che la sua profonda fede gli fa sperare, ma è da ritenere che “se ci fosse luce” anche su quanto avvenne in quei 55 giorni che lo videro prigioniero delle Brigate rosse, ci si potrebbe avvicinare molto di più a una verità che, a trent’anni di distanza, è ben diversa da quella giudiziaria.
Il testo è stato scritto per sei attori che non hanno ruoli fissi ma spaziano continuamente dalla funzione di narratori degli eventi a interpreti diretti di essi, incarnandone, di volta in volta, i protagonisti: Moro, gli uomini della scorta, i brigatisti, i politici del tempo… 
E’ pensato e scritto in modo che chiunque possa seguirne lo sviluppo, anche se fosse totalmente privo di una qualsiasi informazione preliminare sulla vicenda, proprio perché intende contribuire a far conoscere a chi, in quel tempo, non era ancora neppure nato, uno dei fatti più importanti della nostra storia recente, probabilmente il delitto politico più sconvolgente compiuto a Roma dopo l’assassinio di Giulio Cesare.
Lo spettacolo teatrale tratto da quel testo riesce, in settanta minuti tirati, senza interruzione, a rendere la tensione di quei 55 giorni e a produrre un coinvolgimento emotivo che permette di sentire come contemporanei quei fatti.


Sezze, 30 ottobre 2009 - Presentato il film documentario I misteri del caso Moro alla presenza di Agnese Moro (figlia dello Statista ucciso dalle Brigate rosse) Sergio Flamigni (già componente delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro) Giuseppe De Lutiis (storico) e Ilaria Moroni (ricercatrice dell’Archivio Flamigni).


Roma, 5 maggio 2008 - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Debuttera' domani in prima nazionale lo spettacolo "Se ci fosse luce. I misteri del caso Moro" scritto, diretto e interpretato da Giancarlo Loffarelli, in programma al Teatro dell'Orologio di Roma fino all'11 maggio. Lo spettacolo, in omaggio allo statista italiano a trent'anni dalla morte, e' nato dall'adattamento teatrale tratto dal materiale inedito messo a disposizione dall'archivio del senatore Sergio Flamigni che la compagnia "Le colonne" portera' in scena raccontando, al tempo stesso, l'uomo di Stato e l'uomo privato attraverso le lettere che Moro scrisse agli amici del partito, al papa, ai familiari.
Lettere in cui Moro, interpretato dallo stesso autore e regista Giancarlo Loffarelli, alterna momenti di speranza ad altri di disperazione, tra ricordi privati e raccomandazioni di impegni quotidiani, tra accuse di errori e ringraziamenti agli amici. Lo spettacolo e' basato anche sulle testimonianze raccolte a seguito di interviste ad Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse e ad Agnese Moro, figlia dello statista, che ha ricostruito la figura di suo padre.


24 aprile 2008 -  Moro. I dubbi, il mistero...

Lo spettacolo applaudito martedì 22 aprile al «D’Annunzio» di Latina

All’uscita dal teatro la sensazione prevalente è una certa indignazione. O meglio, lo sdegno per quello che forse c’era da sapere e che nessuno saprà mai sulla più grande tragedia dell’Italia repubblicana. Neanche trenta anni, infatti, sono bastati per conoscere tutta la verità. E gli attori sono bravissimi ad instillare nel pubblico i dubbi che ancora avvolgono

il caso Moro. «Se ci fosse luce. Il mistero di Aldo Moro» è lo spettacolo delle domande, una messa in scena più parlata che recitata: come facevano i brigatisti a conoscere il tragitto che Moro e la sua scorta avrebbero effettuato quella mattina? E ancora. Perché i terroristi si attardarono a finire uno ad uno gli uomini della scorta? Forse non si voleva che, sopravvissuti, parlassero delle possibili connivenze delle Br con i servizi segreti? Dubbi pesantissimi, misteri, si succedono in una scenografia spoglia. E allora si rimane a bocca aperta, con il cuore in gola, di fronte ad un Aldo Moro - Giancarlo Loffarelli che si sente tradito dal comportamento degli stessi uomini della Dc. «Il mio sangue ricadrà su di voi», recita Loffarelli citando le lettere che l’onorevole fece recapitare dalla famigerata prigione alla famiglia. E accanto a lui si muovono come fantasmi gli altri artisti, interpretando dapprima le parti dei brigatisti e poi quelle dei democristiani e dei comunisti decisi

nella loro linea della fermezza in virtù di quel principio che «non si tratta mai con degli assassini sanguinari. Mai». Lo spettacolo lascia emergere come qualche tempo prima il

governo avesse comunque trattato con i terroristi dell’Olp, ma quella era un’altra storia... Moro viene processato, finisce per confessare l’esistenza di Gladio e dei finanziamenti illeciti alla Dc: il famoso memoriale Moro che scottò tutti quanti ne ebbero a che fare, a cominciare da quel Mino Pecorelli ucciso anni dopo per mano della mafia. Così, mentre i depistaggi si susseguono (ricordate il lago della Duchessa?), gli attori scendono tra la platea, amplificando un senso di pathos già ampiamente palpabile e ancora i dubbi: sì, per Loffarelli, le Br furono un movimento autonomo ma forse il loro atto finì per favorire gli obiettivi taciti dei servizi segreti americani, israeliani, russi, italiani. Tutti interessati, secondo tale ricostruzione, a che Moro non venisse salvato e le sue carte andassero perdute. Per sempre. Il sipario si chiude sulle note di «Generale» perché Loffarelli lo statista di Maglie se lo configurava così: come quel generale che, finita la guerra, se

ne torna a casa a mangiare funghi quando viene Natale.

articolo di Federico Miola


19 aprile 2008,  Aldo Moro a trent'anni dalla sua scomparsa

Un convegno e poi "Se ci fosse luce" al teatro D'Annunzio di Latina martedì 22 aprile 2008
Sul palco c’è chi l’ha conosciuto personalmente e chi, invece, nella sua condotta politica si è sempre ispirato ai suoi insegnamenti. Perché tutta la vicenda politica e umana di Aldo Moro è stata unica nel panorama italiano, fino alla sua tragica conclusione. Correva
l’anno 1978, per l’esattezza il 9 maggio, quando un commando delle Brigate rosse uccideva, dopo cinquantacinque interminabili giorni di trattative e fermezze, lo statista. E il paese da allora non sarebbe stato più lo stesso. Colpito fino al cuore dello stato, umiliato per lo smacco subito ma arricchito dall’eredità politica di un grande uomo delle istituzioni. Fu quel fatto, per quanto doloroso, a fortificare una democrazia ancora fragile, o meglio, a renderla effettivamente compiuta. Ne convengono tutte le autorità riunite ieri alla Facoltà di Economia e Commercio di Latina per celebrare a distanza di trenta anni l’uomo e il politico Aldo Moro: il senatore Saverio D’Amelio, l’assessore all’Università Maurizio Galardo, quello alla Cultura Bruno Creo. «E’ allora che nacque la democrazia compiuta in Italia, quel sistema dell’alternanza che vige ancora oggi - spiega Galardo. E che permette a due governi sostenuti da una maggioranza risicata di alternarsi nella conduzione del paese. Sì, il processo di pacificazione nacque in quei giorni, quando il Pci si avvicinò per la prima volta al potere». Si compiva allora quel progetto che con grande lungimiranza Moro aveva coltivato da anni, nonostante le palesi resistenze interne al suo stesso partito, dilaniato dalla lotta fratricida tra le correnti. «La politica dello statista pugliese era sempre stata attenta a tutte categorie sociali - asserisce il senatore D’Amelio che lo ha conosciuto. Un interclassismo, che forse prefigurava, in nuce, l’apertura al Pci. Sempre nel rispetto del suo partito. Ma in lui era più forte l’esigenza di far cadere gli steccati, le barriere ideologiche per creare una società che fosse più giusta. E d’altronde come si poteva escludere dalle stanze dei bottoni un partito sostenuto da una buona parte dei lavoratori e non solo?». E per quell’utopia Moro fu ucciso. «Le Br non volevano che quel progetto di dialogo e di inserimento del Pci nelle istituzioni si realizzasse. E allora chi colpire se non il più strenuo assertore di quella idea?». Una figura, quella di Moro, scomoda ieri come oggi. E forse anche dimenticata se il regista Giancarlo Loffarelli ha sentito l’esigenza di scrivere e dirigere uno spettacolo sui tanti misteri che ancora oggi costellano tutta la sua storia. «Se ci fosse luce. I misteri del caso Moro», «fortissimamente» voluto da Gianluigi Polisena, andrà in scena martedì alle 21 al Teatro D’Annunzio per rompere, per dirla con l’autore, quell’oblio che fagocita «l’affaire Moro»,

contribuendo a far conoscere alle nuove generazioni cosa accadde a Roma quel 16 marzo 1978. «Leggevo oggi che la Facoltà di giurisprudenza ha bocciato con voto bipartisan la proposta del rettore di intitolare allo statista di Maglie l’Università di Bari. E questo è un chiaro sintomo di come Moro dia ancora fastidio. Nello spettacolo ho voluto sottolineare che è una figura di un vincitore, ucciso tra tanti dubbi». Gli stessi che avvolgono ancora oggi il più insoluto tra i misteri d’Italia.

articolo di Federico Miola


Sezze, 9 maggio 2007
ore 21,00                                                  Auditorium Mario Costa

  con

Emiliano Campoli, Marina Eianti

Giancarlo Loffarelli, Luigina Ricci

Elisa Ruotolo, Maurizio Tartaglione

 

voce registrata Fabio Federici

 

scene e costumi

Mario Tasciotti

 

regia

Giancarlo Loffarelli

 

tecnico audio Armando Di Lenola; tecnico luci Fabio Di Lenola; trasporti AcLc

consulenza storica Archivio Flamigni; organizzazione Gianluigi Polisena

con il patrocinio del Comune di Sezze

Per chi pensa che la Grande Storia non ci è distante.

Per chi c’era e non vuole dimenticare.

Per chi non c’era e vuole sapere.

Per chi non crede che si sappia tutto quello che c’è da sapere.  

SE CI FOSSE LUCE
I FATTI

 

Tra il primo gennaio 1969 e il 31 dicembre 1987, ci furono in Italia 14.591 atti di violenza con motivazione politica, che fecero 491 morti e 1.181 feriti. Numeri che dicono con chiarezza che in quei diciannove anni si combatté in Italia una vera e propria guerra.

 

All’interno di questa guerra, si colloca l’evento più tragico della storia della Repubblica italiana: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro con la strage della sua scorta. Un evento che non ha eguali nella storia contemporanea: capi di Stato e uomini politici di primo piano sono stati assassinati, gli Stati Uniti hanno avuto l’assassinio di John F. Kennedy, ma non s’è mai verificato che uno degli uomini politici più importanti di uno Stato venga rapito, tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni (dal 16 marzo al 9 maggio 1978) nella sua capitale e alla fine venga ucciso.

 

A trent’anni di distanza da quel tragico evento, la coscienza collettiva sembra essersi dimenticata di tutto questo: cosa sanno, oggi, le nuove generazioni di quei fatti? Chi è disposto ancora a parlarne?

 

Sembra che su quell’evento si sia deciso di far calare il velo dell’oblio. Eppure ancora molti sono i misteri che lo circondano.

 

Come facevano le Brigate rosse a sapere il luogo preciso in cui Moro sarebbe passato la mattina del 16 marzo 1978? Perché, anziché fuggire rapidamente, i terroristi si attardarono a finire tutti gli uomini della scorta con un colpo di grazia? Cosa faceva un ufficiale dei servizi segreti quella mattina sul luogo dell’agguato? Perché le Brigate rosse collocano il loro covo in uno stabile dove ben 24 appartamenti sono riconducibili ai servizi segreti?...

 

All’approssimarsi del trentesimo anniversario della strage di via Fani e dell’assassinio dell’on. Aldo Moro, questo spettacolo teatrale intende contribuire a far conoscere alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni e a far ricordare a quelli che “c’erano”, ciò che accadde nel cuore di Roma il 16 marzo 1978, quello che seguì nel corso di 55 giorni fino al rinvenimento del cadavere di Moro la mattina del 9 maggio.

 

Lo spettacolo non dà risposte che, finora, nemmeno la Magistratura ha saputo dare, ma solleva tutti i dubbi e le domande che attendono ancora una risposta, nella convinzione che ogni passo in più verso la verità è un contributo al rafforzamento della democrazia.

 

Lo fa trattando una materia che ha tutta l’inesorabilità della tragedia greca, con uno stile rapido, incalzante e coinvolgente, che alterna ritmi frenetici a momenti di un lirismo struggente e che trascina il pubblico in un vortice di fatti e persone da cui si esce con una maggiore consapevolezza di ciò che avvenne e di ciò che furono, in Italia, i cosiddetti “anni di piombo”.


IL PERCORSO COMPIUTO

 

Un Convegno preparatorio allo spettacolo teatrale s’è svolto a Latina presso l’Aula Magna dell’Università, Polo Pontino dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” il 17 novembre 2006 e ha avuto in qualità di relatori: il senatore Sergio Flamigni, uno dei massimi studiosi del caso Moro già membro della Commissione parlamentare sul caso Moro e della Commissione parlamentare sulle stragi; Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate rosse; Agnese Moro, figlia dello Statista e autrice di un volume che ricostruisce in maniera delicata e profonda la figura di Aldo Moro.

 

Il 6 febbraio 2007 lo spettacolo ha debuttato a Latina presso il Teatro “Gabriele D’Annunzio” con un ottimo successo di pubblico (fra cui circa tremila studenti).

 

Con lo spettacolo del prossimo 9 maggio, compiendo il 29° anniversario della morte dell’on. Aldo Moro e aprendo, di fatto, le tante iniziative che concorreranno a far memoria di quegli eventi nel corso del trentennale, la Compagnia teatrale “Le colonne” è la prima Compagnia che, per questa occasione, porta in scena quegli avvenimenti.


NOTE DELL’AUTORE

 

Mi sono interessato al cosiddetto “caso Moro” da sempre. Da circa quattro anni ho cominciato a studiarlo con maggiore profondità: ho letto tutto quello che in materia è stato pubblicato e tutto quello che, in diversi archivi, era possibile leggere, sia del materiale processuale (5 processi hanno prodotto una mole impressionante di materiali) che delle Commissioni parlamentari d’inchiesta, avvalendomi della preziosa consulenza dell’Archivio Flamigni.

 

Sulla base di questo studio, nell’arco di un anno, ho scritto il testo SE CI FOSSE LUCE (I misteri del caso Moro).

 

Il titolo è una frase che Moro stesso scrive nell’ultima lettera alla moglie dal carcere brigatista (una lettera recapitata alla famiglia il 5 maggio 1978): “… vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.” Moro, evidentemente, qui si riferisce alla luce sovrannaturale che la sua profonda fede gli fa sperare, ma io ritengo che “se ci fosse luce” anche su quanto avvenne in quei 55 giorni che lo videro prigioniero delle Brigate rosse, ci si potrebbe avvicinare molto di più a una verità che, a trent’anni di distanza, è ben diversa da quella giudiziaria.

 

Il testo è scritto per sei attori che non hanno ruoli fissi ma spaziano continuamente dalla funzione di narratori degli eventi a interpreti diretti di essi, incarnandone, di volta in volta, i protagonisti: Moro, gli uomini della scorta, i brigatisti, i politici del tempo…

 

L’ho pensato e scritto in modo che chiunque potesse seguirne lo sviluppo, anche se fosse stato totalmente privo di una qualsiasi informazione preliminare sulla vicenda, proprio perché mi interessava particolarmente contribuire a far conoscere a chi, in quel tempo, non era ancora neppure nato, uno dei fatti più importanti della nostra storia recente, probabilmente il delitto politico più sconvolgente compiuto a Roma dopo l’assassinio di Giulio Cesare.

 

Da questo mio testo ho tratto uno spettacolo teatrale che potesse riuscire, in settanta minuti tirati, senza interruzione, a rendere la tensione di quei 55 giorni e a produrre un coinvolgimento emotivo che permettesse di sentire come contemporanei quei fatti.

 

Ho chiesto a Mario Tasciotti, lo scenografo con cui collaboro da anni, un impianto scenografico essenziale che riuscisse a essere funzionale ai numerosi cambi d’ambientazione. Ne è venuta fuori una struttura modulare di cubi e scale in legno che, spostata a vista dagli stessi attori, accenna, di volta in volta, al luogo della strage (via Fani), ai covi delle Brigate rosse, al Parlamento italiano, al luogo del rinvenimento del corpo di Moro (via Caetani).

 

Ho utilizzato una colonna sonora che avesse due funzioni: sottolineare emotivamente i diversi momenti (Shostakovič e Mozart) ed evocare le atmosfere del tempo (brani musicali usciti nel 1978: De André, De Gregori, Vecchioni, Guccini).

 

Il resto è affidato alla recitazione degli attori, che spazia dal lirico all’epico, e alle luci, che ritagliano spazi fisici e luoghi interiori.

 

Giancarlo Loffarelli


L’AUTORE

 

Giancarlo Loffarelli è nato nel 1961 ed è laureato in Filosofia presso l'Università "La Sapienza" di Roma e, sempre presso la stessa Università, in Lettere (presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo).

 

E' direttore artistico dell'associazione culturale "Le colonne", attiva dal 1979 nel campo della ricerca teatrale. Con essa ha firmato numerose regie teatrali. Ha svolto attività di docenza di recitazione, regia e storia del teatro in numerosi corsi di formazione per attori e per insegnanti delle scuole materne ed elementari, medie e superiori sull'uso didattico del teatro e diversi laboratori teatrali, anche con detenuti e malati mentali. E' stato allievo di Ugo Pirro per quanto riguarda l'attività di sceneggiatore e ha realizzato cortometraggi, anche come regista, da sue sceneggiature. Ha collaborato come critico teatrale e cinematografico alla rivista "Tempo presente".

 

Ha curato la traduzione in italiano di diverse opere quali: Mourning becomes Elettra di Eugene O'Neill, Our town di Thornton Wilder, Tailleur pour dames e Chat en poche di Georges Feydeau, Oedipus der Tyrann di Friedrich Holderlin. Ha scritto e rappresentato adattamenti da racconti e romanzi quali Quaderni di Serafino Gubbio operatore da Luigi Pirandello, Le notti bianche da Fedor M. Dostoevskij, Senilità da Svevo e I delitti della rue Morgue da Edgar Allan Poe, Malombra da Fogazzaro.

 

Qui di seguito, un elenco analitico delle pubblicazioni e dei riconoscimenti:

 

-       Nel 1991, con il testo teatrale Commedia, dramma, quasi una tragedia vince il Premio di drammaturgia “Titta Zarra” (giuria presieduta da Gianni Borgna);

-       Sul n° 523 del giugno 1992 della rivista “Sipario” viene pubblicato il suo dramma Il silenzio e le voci;

-       Pubblica in volume la commedia Opera buffa (Latina, 1994);

-       Pubblica in volume la commedia La donna di Boemia (Latina, 1995);

-       Nel giugno 1995 la sua commedia Meglio questa! è in scena al “Teatro dei Satiri” di Roma;

-       Nel giugno 1996 la sua commedia Un albergo molto strano è in scena al “Teatro dei Satiri” di Roma;

-       Nel marzo del 1999 vince il premio come “Miglior autore” alla Rassegna “Drammaturgia emergente” con la commedia I Lieder di Schumann (giuria presieduta da Aldo Nicolaj);

-       Nel mese di agosto 1999, per la stessa commedia, riceve il premio “Protagonisti del teatro” del “Festival del teatro italiano” (direzione artistica di Franco Portone e Renato Giordano);

-       Nel mese di ottobre 1999 la sua commedia Meglio questa! è andata in scena all’interno della manifestazione “Enzimi” organizzata dal Comune di Roma; il testo è tradotto e pubblicato in lingua russa;

-       Nel mese di settembre 2000, la sua commedia Radio Zero è andata in scena all’interno della manifestazione “Enzimi” in forma di mises en espace;

-       Nel dicembre 2000 riceve il secondo premio al Premio “Vallecorsi” di Pistoia con la commedia Una storia da lontano;

-       Nel maggio del 2001 riceve, per la commedia I Lieder di Schumann, una Menzione speciale a “Napoli drammaturgia in Festival” (giuria presieduta da Manlio Santanelli);

-       Nel novembre 2002, il suo testo Un altro uomo è vincitore della XXVIII edizione del Premio Nazionale di teatro “Fondi La Pastora”;

-       Nel maggio 2004, ancora con il testo I Lieder di Schumann vince il premio quale miglior autore al Premio Nazionale “Giorgio Totola” di Verona. La stessa commedia, nel frattempo, è stata rappresentata a Roma presso il Teatro Tirso e al Festival del Teatro italiano dalla Compagnia “Marte 2010”, a Roma presso il Teatro Testaccio, a Salerno e a Verona dalla Compagnia “Delitto d’autore” ed è stata tradotta in lingua turca per il Teatro Stabile di Istanbul e in lingua francese per l’Università di Nizza;

-       Nel marzo 2005 esce il suo romanzo Lo scrigno (Torino, 2005);

-       Nel febbraio 2006 debutta Amira e gli altri, un testo teatrale scritto a quattro mani con l’inviato di guerra della RAI Franco Di Mare.


LA COMPAGNIA

 

La compagnia teatrale "Le colonne" nasce nel 1979 e opera ininterrottamente nel campo teatrale all'interno dell'omonima associazione culturale che si occupa della produzione cinematografica, oltreché teatrale.

 

Ha messo in scena più di quaranta spettacoli per più di 2.000 repliche complessive, privilegiando il repertorio italiano (Pirandello, Eduardo, Dario Fo, Diego Fabbri...) e comunque il teatro europeo dell'Otto e Novecento (Feydeau, Labiche, Cechov...) senza tralasciare puntate sul teatro americano (Tennessee Williams, Eugene O'Neill...).

 

Il valore artistico dell'associazione è stato peraltro riconosciuto da diversi enti locali che hanno contribuito sotto varie forme alla realizzazione di diversi progetti; in particolar modo, accanto a numerosi Comuni e Istituti scolastici, il Consorzio Biblioteche Monti Lepini, la Regione Lazio e l'Amministrazione provinciale di Latina.

 

Accanto a questo lavoro di produzione, la compagnia ha anche svolto una frequente attività di docenza all'interno di laboratori teatrali tenuti presso le scuole (di ogni ordine e grado) e rivolti a docenti o ad alunni, nonché presso la Casa circondariale di Latina con detenuti e il DSM con malati psichiatrici.

 

Qui di seguito, un elenco dei principali spettacoli prodotti negli ultimi anni:

 

   Il 4 agosto 1989 debutta a Fondi all’interno del Premio Lazio Teatro del Festival del Teatro italiano Fondi-La Pastora, con la commedia di Eduardo De Filippo Le bugie con le gambe lunghe;

-    Il 9 agosto 1990 debutta, all’interno dello stesso Premio, con Unici!, due atti unici (L’uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello e Non tutti i ladri vengono per nuocere di Dario Fo);

-       Il 19 gennaio 1992, debutta presso il Teatro comunale di Latina con Piccola città di Thornton Wilder;

-       Il 26 gennaio 1994, presso il teatro “Tirso de Molina” di Roma, debutta con la commedia di Giancarlo Loffarelli Lettere lontane;

-       Il 17 gennaio 1995 debutta presso l’ex seminario dei Gesuiti, in Sezze, con Quaderni di Serafino Gubbio operatore, adattamento teatrale dal romanzo di Luigi Pirandello;

-       Nel giugno 1995 con Meglio questa! di Giancarlo Loffarelli è in scena al “Teatro dei Satiri” di Roma;

-       Il 10 giugno 1996 ancora con una commedia di Giancarlo Loffarelli, Un albergo molto strano, la compagnia è in scena al “Teatro dei Satiri” di Roma;

-       Il 6 marzo 1999 la compagnia rappresenta la commedia I Lieder di Schumann di Giancarlo Loffarelli presso il teatro Tordinona di Roma;

-       L’ 8 aprile 1999, presso la Sala Mandarà della città di Vittoria, inizia la tournée siciliana con Le notti bianche, adattamento teatrale dal romanzo di Fëdor Dostoevskij;

-       Il 7 dicembre con la commedia Meglio questa! di Giancarlo Loffarelli è in scena all’interno della manifestazione “Enzimi” organizzata dal Comune di Roma;

-       Il 2 aprile 2000, con la commedia Una storia da lontano di Giancarlo Loffarelli è in scena presso il Teatro “Tirso de Molina” di Roma;

-       Il 26 agosto 2000, la compagnia porta in scena presso il Teatro della Concordia di Montecastello di Vibio (PG) la commedia di Giancarlo Loffarelli Confessioni;

-       Nel febbraio 2001 debutta presso il Teatro comunale di Latina con Non si sa come di Luigi Pirandello;

-       Il 7 febbraio 2002, presso lo stesso teatro, la compagnia porta in scena Senilità, adattamento teatrale dal romanzo di Italo Svevo;

-       Il 13 luglio dello stesso anno, debutta a Montalto di Castro, con La cagnotte di Eugene Labiche;

-       Nel 2004, debutta presso il Teatro comunale di Latina “Gabriele D’Annunzio”, con Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare;

-       Nel 2005, debutta presso il Teatro comunale di Latina “Gabriele D’Annunzio”, con Il burbero benefico, di Carlo Goldoni.

 


...se ci fosse luce...

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 foto di Ignazio Romano