Viaggio tra le genti del mondo

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I segni del potere e il potere dei segni

di Mariagrazia Modica

Africa: le guerre dimenticate è il titolo della conferenza che si è svolta il 20 maggio 2006 presso la Domus S. Petri di Modica con relatori d’eccezione: Don Tonio Dell’Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi nonché collaboratore dell’associazione Libera, diretta da don Luigi Ciotti e Rita Borsellino, e la nostra sorella missionaria Concetta Pedrilliggieri. Tra di loro, tra di noi, amici dell’Africa, aleggiava lo spirito di don Tonino Bello, il titolo del presente articolo è una sua significativa citazione che penso sintetizzi egregiamente il senso di questa iniziativa promossa dal Cenacolo culturale Bonhoeffer e dalla Caritas cittadina.

Congo, Ruanda, Sudan:  le morti di soldati e soprattutto le violenze perpetrate a danno dei  civili nei conflitti non illuminati dai riflettori dei media, milioni di vite umane la cui sorte non interessa perché non fa notizia,  hanno invaso le nostre coscienze con tutta la loro orribile e deprecabile mostruosità.

Di contro con forza sono state ribadite e rimarcate le responsabilità dei Paesi costruttori e venditori di armi, non ultimo l’Italia, nonché gli interessi che spingono Europa ed ora anche l’America a rivolgere uno sguardo smanioso verso l’Africa o meglio le ricchezze africane. E tutto questo mentre le forze dell’ONU osservano, spesso con indifferenza, le lotte tribali diventando complici di una precarietà endemica a cui purtroppo si è fatta l’abitudine.

Ma per una volta le leggi spietate dell’informazione sono state invertite. Anche se in una piccola e circoscritta occasione come la nostra si è dato spazio e voce a storie di ordinaria ingiustizia che le grandi testate giornalistiche, i network televisivi o radiofonici più seguiti riportano in maniera sommaria e marginale o rimandano per dare spazio ad altro.

Stigmatizza don Tonio: è più interessante leggere del cane di Bush che di gente che muore a troppa distanza da noi ed è diversa da noi. Certo pur avendo lo stesso sangue, siamo diversi, le nostre morti hanno reazioni e conseguenze diverse: nessuno fa caso ad un congolese che muore, è uno dei tanti di cui si conosce a malapena il nome e approssimativamente l’età. I segni del potere sono questi. Quando si impone una notizia piuttosto che un’altra per questioni di audience, quando l’economia di sfruttamento e la politica affaristica vanno a braccetto, quando si cerca il povero per quietare i sensi di colpa o peggio si strumentalizza per consolidare il potere. L’inviato speciale non può andare in Africa per raccontare la storia di Leona che lava l’unico vestitino all’unica fontana che esiste nel piccolo e sperduto villaggio di Muhanga e attende poi pazientemente che asciughi, perché preferisce sfoggiare in tv cravatte sgargianti e vestiti delle migliori griffe collegandosi dalle più belle città europee raccontandoci spesso il nulla. Ovviamente è più redditizio e più sicuro.

Ma esistono le adozioni a distanza, il gemellaggio tra famiglie, certo iniziative lodevoli che sopperiscono ad un’assenza totale di uno stato fantoccio delle grandi potenze, ma, ripete più volte con determinazione don Tonio, non risolvono, non eliminano il problema che ruota su più alte sfere, spesso inaccessibili e incomprensibili al semplice sostenitore. Sarebbe opportuno tenersi comunque informati attraverso siti come ad esempio quello di Misna.

Concetta invita a considerare il sostegno economico da un altro punto di vista, la gente africana ne ha certamente bisogno ma ancor più del denaro ha bisogno di vivere almeno nel e per il pensiero di qualcuno, che non sia solo il proprio vicino di capanna. Una lettera, un messaggio, una foto portati magari dal volontario di turno o dai missionari stessi dal ritorno dai loro viaggi di sensibilizzazione sono attesi da gente che esiste, fa parte di questo mondo e non vuole essere dimenticata.

Il preoccuparsi, il prendersi cura più che un atteggiamento, che a volte è solo di circostanza, deve diventare un habitus mentale. E’ così che il segno acquista valore, che si impone e cerca si sovvertire la logica del mondo. Un sorriso, una carezza, una stretta di mano. La rinuncia al benessere sconsiderato, la testimonianza della speranza che non muore, la protesta pacifica contro i soprusi, lo schierarsi dalla parte degli ultimi.

Il potere dei segni un giorno invertirà la rotta, crediamoci.

Il grande niente africano

di Cristiana Grassucci

Africa ……………………………….......

www.smilemission.it

Le parole (almeno non le mie) non bastano a trasmettere le emozioni, gli stati d’animo, le sensazioni che cercano di uscire a tutti i costi e che l’Africa riesce a tirare fuori anche dalla persona meno sensibile.

E' il Mal d’Africa?…….…l’immensa malinconia che ti assale al ritorno e la sconcertante sensazione di essere stato laddove c’è tutto quello che abbiamo dimenticato qui da noi.

Noi che non ci accorgiamo del valore del “Niente”

che apparentemente  non abbiamo bisogno di niente

Del niente che ci manca davvero

del niente che non si può comprare

del niente che hanno gli altri che non hanno niente

del niente del cielo

del niente degli sguardi della gente che non ha niente

del sorriso dolcissimo dei bimbi che non hanno niente

 ……è il “Niente” africano …..che ti da tanto !!!

Ed è così l’Africa, ti prende l’anima e il cuore!!!

Ecco quindi, attraverso gli “occhi” della macchina fotografica, (la mia fedele amica di viaggio) le immagini della mia memoria di viaggio!!!

Dalla maestosità del Baobab, al sorriso di un bimbo herero con la sua macchinina interamente in fil di ferro; allo sguardo intenso di una ragazza herero che non chiede altro che “cose nuove”; all’immensità del Parco dell’Etosha, l’immenso deserto salino che nel dialetto locale vuol dire “posto dell’acqua asciutta”, con gli elefanti; alla curiosità e alle risate dei bimbi himba  mentre sperimentano trombette e bolle di sapone; agli uomini himba che si lavano e pettinano in riva al Kunene River; allo spettacolo delle otarie a Cape Cross; alle immense e colorate dune di sabbia del deserto del Namib, Sesriem e Sossusvlei; ai tanti  Himba  che ho incontrato percorrendo con la jeep il Kaokoveld, il Marienfluss, con i corpi ricoperti da argilla per proteggersi dal sole e dagli insetti; alla bimba himba che è riuscita a farmi le treccine nelle Epupa Falls, ai confini con l’Angola; alle immagini, tanto diverse dalle nostre, della maternità; ai tantissimi bimbi africani che mi porterò sempre nel cuore.

Ed è proprio tutto questo GRANDE NIENTE AFRICANO che ha impressionato le mie pellicole……….e la mia anima !!!

foto di Cristiana Grassucci

 

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