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Associazione Culturale Le Colonne |
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TEATRO 30 anni di attività I misteri del caso Moro Un paese legge Dante Una città per la Costituzione |
25 maggio 2018 - ore 17,00 - Teatro Argentina di Roma >> Premio
Nazionale "Calcante" Ad
aggiudicarsi questo prestigioso Premio, quest’anno è stato Giancarlo
Loffarelli, con il suo dramma ERINNI,
pubblicato dalla rivista “Ridotto” edita dalla SIAD (Società
Italiana Autori Drammatici). La
Giuria del Premio ha così motivata la propria scelta: “Il testo è
drammaturgicamente ben svolto, con l’andamento di un dialogo
realistico, con una sua consistenza e dignità e il gusto di colpi di
scena di singolare invenzione. Lo stile segue l’andamento tradizionale
di un dramma di tipo realistico, a cui non sono estranei riferimenti
simbolici e la volontà di individuare una sorta di nemesi storica
applicata al privato, con risvolti che richiamano, fin dal titolo, il
mito greco e la volontà ineluttabile di una oscura divinità abitata
nell’uomo. Ben articolato nei dialoghi fra i personaggi, la vicenda si
svolge in vari anni: nel 1938, poi nel ’43, infine nel 2000, come si
evince nella scena iniziale e in quella conclusiva. La scena unica è
una trattoria romana di poche pretese. Nella prima scena una giovane
donna - Sara - riceve la visita di un novantenne, Albert, tedesco che
ritrova il luogo in cui anni prima era stato e si ferma a mangiare.
Vedendo una foto incorniciata, mentre mangia, stramazza al suolo
fulminato. Un complesso susseguirsi di eventi, attraverso dei flashback,
viene rappresentato dall'inizio alla conclusione della storia. L'autore
padroneggia la vicenda con il gusto dell'intreccio e dei colpi di scena
che conducono ogni volta il lettore a una situazione imprevista. Il
finale è tragico e fulminante.” Giancarlo
Loffarelli è drammaturgo, sceneggiatore e regista. Direttore artistico
dell'associazione culturale "Le colonne". Nel 2017, con il
testo teatrale Stupidi anni! (Vita
e morte di Cesare Pavese) ha vinto il Premio letterario
internazionale “Lago Gerundo”, nel 2014, ha vinto la 58ª edizione
del Premio nazionale di drammaturgia “Vallecorsi” di Pistoia con il
dramma Da quali stelle?, sugli
ultimi anni di vita di Friedrich Nietzsche. Nel 2011, il suo testo
teatrale Etty Hillesum ha
vinto il Premio nazionale di drammaturgia “Calcante” organizzato
dalla Società Italiana Autori drammatici ed è stato pubblicato sulla
rivista “Ridotto”. Con il testo I
Lieder di Schumann ha vinto il Premio Nazionale “Giorgio Totola”
di Verona. Con il suo testo Un
altro uomo ha vinto il Premio Nazionale di teatro “Fondi La
Pastora”.
Sabato
3 dicembre 2016, alle ore 18, presso la Sala polifunzionale “Le
colonne” "Don Lorenzo Milani. Prete, maestro, cittadino" Sabato 3 dicembre 2016, alle ore 18, presso la Sala polifunzionale “Le colonne” di Tito in via Roma a Sezze, l’Associazione culturale Le colonne presenta il libro di Giancarlo Loffarelli Don Lorenzo Milani. Prete, maestro, cittadino, Pazzini editore. A presentarlo sarà Franco Abbenda, mentre le letture di alcuni brani del libro saranno affidate a Marina Eianti della Compagnia teatrale Le colonne. Coordinerà l’incontro Emiliano Campoli e sarà presente l’Autore. Con
chiarezza, completezza e capacità di coinvolgimento, il testo si
propone di far conoscere a chi ne ha sentito soltanto il nome e di far
riscoprire a chi lo ha letto in passato, don Lorenzo Milani nella
pienezza della sua complessa e articolata personalità. I momenti
fondamentali della sua vita, la radicalità delle sue scelte e la
potenza esplosiva dei suoi scritti, pubblici e privati, vi vengono
analizzati per far emergere l’attualità di un uomo, un sacerdote, un
maestro il cui insegnamento profetico ha ancora tanto da dire su alcune
questioni nevralgiche dei nostri giorni come la potenza rivoluzionaria
del messaggio cristiano, la centralità della scuola per la costruzione
di una civiltà più a misura d’uomo e la sfida di una convivenza
pacifica fra i popoli. La lettura del testo è utile a chi, giovane, ha
sentito soltanto il nome di don Milani e a chi lo ha letto in passato,
per poterne scoprire o riscoprire la testimonianza in occasione del
cinquantenario della morte (26 giugno 1967). Giancarlo Loffarelli è laureato in Filosofia e in Lettere, docente di ruolo nei Licei e docente a contratto presso “La Sapienza” Università di Roma. Drammaturgo e regista, è uno dei fondatori del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea e i suoi testi teatrali sono rappresentati da diverse Compagnie italiane, hanno ricevuto premi e sono stati tradotti in diverse lingue. Ha pubblicato romanzi e saggi. Con il film La porta, ha vinto il concorso “Fammi vedere” del Consiglio italiano per i rifugiati. Il corto è stato trasmesso dalle reti RAI come spot “Rai per il sociale”. 24
luglio 2016 - ore 21,00 - Cavea del Parco Nazionale del Circeo a
Sabaudia Domenica 24 luglio
2016, presso la Cavea del Parco Nazionale del Circeo, a Sabaudia, alle ore 21, all’interno della Rassegna “Il parco e la commedia”, andrà in scena lo spettacolo teatrale I LIEDER DI SCHUMANN di Giancarlo Loffarelli, prodotto dalla Compagnia teatrale Le colonne, con Marina Eianti, Giancarlo Loffarelli, Elisa Ruotolo ed Emiliano Campoli. Luci di Fabio Di Lenola e audio di Armando Di Lenola. 24
giugno 2016 - ore 22,00 - cortile del Museo Archeologico di Sezze Venerdì
22 gennaio 2016 - ore 21,00 - Auditorium Mario Costa Venerdì
22 gennaio 2016, alle ore 21, presso il Teatro “Mario Costa” di
Sezze, all’interno della stagione teatrale organizzata
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Sezze, andrà in scena lo
spettacolo Senza senso (unico)
portato in scena dalla Compagnia teatrale “Le colonne” per la regia
di Giancarlo Loffarelli e l’interpretazione di Roberto Baratta, Marina
Eianti, Emiliano Campoli, Luigina Ricci e Marco Zaccarelli. (tecnico
audio, Armando Di Lenola; tecnico luci, Fabio Di Lenola). Il
divertentissimo spettacolo è pensato a metà strada fra il teatro e il
cabaret. Attraverso, infatti, un filo rosso costituito dalle canzoni e
dalle musiche del tempo, vengono presentati alcuni momenti del teatro
umoristico del Novecento. Alle atmosfere suggestive che rievocano il
passato fanno da contrappunto le esilaranti trovate degli scrittori più
divertenti del XX secolo in una carrellata che va dal periodo della
rivista per giungere al
teatro contemporaneo: da Eduardo De Filippo a Dario Fo, dai
fratelli De Rege a Stefano Benni passando per Achille Campanile. Ingresso
7€. o per abbonamento. Sabato
10 ottobre 2015 - ore 18,00 - Antiquarium Comunale
L’associazione
culturale Le colonne, che da anni rappresenta con successo in tutta
Italia lo spettacolo Se ci fosse
luce (I misteri del Caso Moro) e che a questa vicenda ha dedicato un
film Documentario, torna a fornire un contributo alla ricerca e alla
riflessione su questa tematica presentando il libro di Sergio Flamigni Patto
di omertà. Il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro: i silenzi e le
menzogne della versione brigatista, Kaos edizioni. Alla
presentazione sarà presente l’Autore e Ilaria Moroni, Direttrice del
Centro Documentazione Archivio Flamigni. Secondo
la vulgata ufficiale, sulla strage di via Fani e sul sequestro e
l’uccisione di Aldo Moro si sa tutto ed è tutto chiaro (e chi lo nega
è un dietrologo complottista). Questa vulgata ufficiale si basa sul
“memoriale Morucci”, documento scritto dall’ex brigatista Valerio
Morucci nel doppio ruolo di dissociato (per la magistratura) e di
semi-pentito (per la Democrazia cristiana).
Confezionato
in carcere dall’ex terrorista con la collaborazione del giornalista
democristiano Remigio Cavedon, il memoriale Morucci è stato benedetto
dalla Dc e infine avallato dall’ex capo delle Br Mario Moretti e da
una parte della magistratura. Si tratta in realtà di un documento zeppo
di omissioni, di reticenze, di bugie, di vuoti e di ambiguità, che
racconta una verità ufficiale menzognera dall’inizio (la strage di
via Fani) alla fine (la prigionia e l’uccisione di Moro).
In questo libro l’ex senatore Sergio Flamigni denuncia la inattendibilità del memoriale Morucci, e ne ricostruisce la genesi (ispiratori, beneficiari e finalità). E dimostra come il documento sia l’approdo del “patto di omertà” stipulato degli ex terroristi con settori politici, statali e istituzionali. 8
marzo 2015 Auditorium
Mario Costa Sabato
21 marzo, ore 21,00 e Domenica 22 marzo, ore 18,00 Neil
Simon, nato a New York nel 1927, è uno dei più importanti commediografi del secondo Novecento, autore di numerose commedie, molte delle quali trasportate nel cinema, spesso per l’interpretazione della coppia Jack Lemmon e Walter Matthau (A piedi nudi nel parco, La strana coppia, Appartamento al Plaza, Il prigioniero della Seconda strada, Quel giardino di aranci fatto in casa, I ragazzi irresistibili, California Suite). 16
gennaio 2015 VENERDÌ 16 GENNAIO 2015 ORE 21
SEZZE - AUDITORIUM “MARIO COSTA” 26
novembre 2014 Il cortometraggio
"La porta" di Giancarlo Loffarelli ha vinto il Premio “Fammi vedere”, organizzato dal C.I.R. (Consiglio Italiano per i Rifugiati). La cerimonia di premiazione si è svolta lunedì 24 novembre presso il Circolo di Montecitorio a Roma. 28
ottobre 2013 Giancarlo Loffarelli è il vincitore della 58ª edizione del Premio Nazionale di “Vallecorsi” Con il suo dramma teatrale
Da quali stelle?, Giancarlo Loffarelli è il vincitore della 58ª edizione del Premio Nazionale di drammaturgia “Vallecorsi” di
Pistoia. Così ha deciso la giuria composta dagli attori Ugo Pagliai, Nando Gazzolo e Franca Nuti, dal regista Antonio Calenda e dai critici teatrali Andrea Bisicchia, Gastone Geron, Carlo Maria Pensa e Giovanni Antonucci. La cerimonia di premiazione si svolgerà a Pistoia il prossimo 4 ottobre, quando del testo verrà presentata anche una mise en éspace. 28
ottobre 2013 “Un testo intenso in cui all’accurata ricostruzione dei fatti si è intrecciata la narrazione della struggente vicenda umana che ha tenuto alta l’attenzione su una tragica pagina della storia d’Italia, riportandola alla memoria di chi c’era e rendendola accessibile a chi, pur venuto dopo, non può non conoscere.” Con
questa motivazione della giuria, Giancarlo Loffarelli si è aggiudicato
il Premio quale migliore autore alla 66ª edizione del Festival nazionale d’Arte drammatica di Pesaro, il
prestigioso e più antico premio teatrale italiano (la prima edizione è
del 1948 e con essa la città di Pesaro volle ricominciare a vivere dopo
la Seconda guerra mondiale). Interpretato, con lo stesso Loffarelli, da Marina Eianti,
Emiliano Campoli, Luigina Ricci, Elisa Ruotolo e Maurizio Tartaglione
(scene e costumi di Mario Tasciotti, collaborazione tecnica di Armando
Di Lenola e Fabio Di Lenola), lo spettacolo era stato selezionato,
insieme ad altre sette compagnie fra le oltre ottanta che avevano
presentato domanda di partecipazione ed era stato portato in scena lo
scorso 18 ottobre dinanzi a più di 500 persone che avevano riempito la
platea, i quattro ordini di palchi e la piccionaia del bellissimo Teatro
Rossini di Pesaro. Le ripetute acclamazioni alla fine dello spettacolo
da parte di un pubblico (con notevole partecipazione di giovani)
profondamente commosso, nonché le critiche entusiastiche fatte
registrare sulla stampa locale, lasciavano immaginare un esito positivo
che, di fatto è giunto nella giornata di domenica 27 ottobre, quando,
nella Sala della Repubblica del Teatro Rossini si è svolta la
premiazione. Lo
spettacolo è ormai in scena da sei anni, da quando debuttò al Teatro
D’Annunzio di Latina nel 2007. In questo periodo aveva già conseguito
diversi riconoscimenti: premi (come il prestigioso Premio nazionale di
drammaturgia “Ugo Betti” di Camerino), una tesi di Laurea discussa
su questo testo presso l’Università di Siena, l’inserimento del
lavoro teatrale de “Le colonne” all’interno di uno studio
americano pubblicato dal “Dickinson College” sulle opere italiane di
cinema e teatro dedicate al caso Moro, il significativo riconoscimento
da parte di Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate
rosse che, nella ristampa presso Rizzoli del libro dedicato a suo padre,
Un uomo così, ha
espressamente inserito lo spettacolo Se
ci fosse luce (i misteri del caso Moro) fra le opere più
coinvolgenti dedicate alla tragica vicenda. La
Compagnia teatrale “Le colonne”, con questo successo, continua il
proprio cammino attraverso la messinscena di testi teatrali sia classici
che contemporanei interpretati con grande cura dei dettagli e intensità
espressiva. Giancarlo Loffarelli aggiunge un nuovo riconoscimento ai tanti già ottenuti per diversi suoi testi teatrali: “Miglior autore” alla Rassegna “Drammaturgia emergente” con la commedia I Lieder di Schumann (giuria presieduta da Aldo Nicolaj) nel 1999; la traduzione in lingua russa della sua commedia Meglio questa! inserita all’interno di un volume contenente opere di sei autori italiani, pubblicato a Mosca nel 2010 al fine di far conoscere le tendenze della nuova drammaturgia italiana; il Premio “Vallecorsi” di Pistoia con la commedia Una storia da lontano; la Menzione speciale a “Napoli drammaturgia in Festival” (giuria presieduta da Manlio Santanelli) nel 2004 e il Premio “Forio d’Ischia” per la migliore messinscena nel 2006 con I Lieder di Schumann; la vittoria nel 2002 con il dramma Un altro uomo della XXVIII edizione del Premio Nazionale di teatro “Fondi La Pastora”; ancora con il testo I Lieder di Schumann la vittoria quale miglior autore al Premio Nazionale “Giorgio Totola” di Verona, commedia poi tradotta in lingua turca per il Teatro Stabile di Istanbul e in lingua francese per l’Università di Nizza; la vittoria, nel mese di marzo 2011, con il suo testo teatrale Etty Hillesum del Premio nazionale di drammaturgia “Calcante” organizzato dalla Società Italiana Autori drammatici, testo poi pubblicato sulla rivista “Ridotto”. 14
ottobre 2013 Continua
a raccogliere consensi la Compagnia teatrale “Le colonne” con lo
spettacolo Se ci fosse luce (i misteri del
caso Moro) scritto e diretto da Giancarlo Loffarelli
(interpreti, con lo stesso Loffarelli, Marina Eianti, Emiliano Campoli,
Luigina Ricci, Elisa Ruotolo e Maurizio Tartaglione; scene e costumi di
Mario Tasciotti, collaborazione tecnica di Armando Di Lenola e Fabio Di
Lenola). Lo spettacolo, infatti, è stato selezionato per la 66ª
edizione del Festival nazionale d’Arte drammatica di Pesaro, dove la
Compagnia “Le colonne” lo porterà in scena il prossimo 18 ottobre
alle ore 21 presso il Teatro “Rossini”. Al concorso, oltre alla
Compagnia teatrale “Le colonne”, sono state ammesse altre sei
Compagnie provenienti da tutta Italia (Torino, Bolzano, Venezia,
Salerno, Mantova e Verona). Lo
spettacolo è ormai in scena da sei anni, da quando debuttò al Teatro
D’Annunzio di Latina nel 2007. In questo periodo aveva già conseguito
diversi riconoscimenti: premi (come il prestigioso Premio nazionale di
drammaturgia “Ugo Betti” di Camerino), una tesi di Laurea discussa
su questo testo presso l’Università di Siena, l’inserimento del
lavoro teatrale de “Le colonne” all’interno di uno studio
americano pubblicato dal “Dickinson College” sulle opere italiane di
cinema e teatro dedicate al caso Moro, il significativo riconoscimento
da parte di Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate
rosse che, nella ristampa presso Rizzoli del libro dedicato a suo padre,
Un uomo così, ha
espressamente inserito lo spettacolo Se
ci fosse luce (i misteri del caso Moro) fra le opere più
coinvolgenti dedicate alla tragica vicenda. Lo
spettacolo prende spunto dal fatto che, tra il primo gennaio 1969 e il
31 dicembre 1987, ci furono in Italia 14.591 atti di violenza con
motivazione politica, che fecero 491 morti e 1.181 feriti. Numeri che
dicono con chiarezza che in quei diciannove anni si combatté in Italia
una vera e propria guerra. All’interno di questa guerra, si colloca
l’evento più tragico della storia della Repubblica italiana: il
rapimento e l’uccisione di Aldo Moro con la strage della sua scorta.
Un evento che non ha eguali nella storia contemporanea: capi di Stato e
uomini politici di primo piano sono stati assassinati, gli Stati Uniti
hanno avuto l’assassinio di John F. Kennedy, ma non s’è mai
verificato che uno degli uomini politici più importanti di uno Stato
venga rapito, tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni (dal 16
marzo al 9 maggio 1978) nella sua capitale e alla fine venga ucciso. A
più di trent’anni di distanza da quel tragico evento, la coscienza
collettiva sembra essersi dimenticata di tutto questo: cosa sanno, oggi,
le nuove generazioni di quei fatti? Chi è disposto ancora a parlarne?
Sembra che su quell’evento si sia deciso di far calare il velo
dell’oblio. Eppure ancora molti sono i misteri che lo circondano. Come
facevano le Brigate rosse a sapere il luogo preciso in cui Moro sarebbe
passato la mattina del 16 marzo 1978? Perché, anziché fuggire
rapidamente, i terroristi si attardarono a finire tutti gli uomini della
scorta con un colpo di grazia? Cosa faceva un ufficiale dei servizi
segreti quella mattina sul luogo dell’agguato? Perché le Brigate
rosse collocano il loro covo in uno stabile dove ben 24 appartamenti
sono riconducibili ai servizi segreti?... A poco più di trent’anni dalla strage di via Fani e dell’assassinio dell’on. Aldo Moro, questo spettacolo teatrale intende contribuire a far conoscere alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni e a far ricordare a quelli che “c’erano”, ciò che accadde nel cuore di Roma il 16 marzo 1978, quello che seguì nel corso di 55 giorni fino al rinvenimento del cadavere di Moro la mattina del 9 maggio. Lo spettacolo non dà risposte che, finora, nemmeno la Magistratura ha saputo dare, ma solleva tutti i dubbi e le domande che attendono ancora una risposta, nella convinzione che ogni passo in più verso la verità è un contributo al rafforzamento della democrazia. Lo fa trattando una materia che ha tutta l’inesorabilità della tragedia greca, con uno stile rapido, incalzante e coinvolgente, che alterna ritmi frenetici a momenti di un lirismo struggente e che trascina il pubblico in un vortice di fatti e persone da cui si esce con una maggiore consapevolezza di ciò che avvenne e di ciò che furono, in Italia, i cosiddetti “anni di piombo”. 13
giugno 2013 Mi sono laureato in Filosofia e poi in Lettere con indirizzo in Discipline dello spettacolo. In entrambi i casi presso l’Università di Roma “La Sapienza”. La filosofia e il teatro costituiscono da sempre i mondi in cui sono vissuto. Entrambi, fra l’altro, costituiscono ciò che mi dà da vivere: la filosofia con l’insegnamento nel Liceo classico che ho dapprima frequentato come alunno e ora come docente; il teatro con la Compagnia che ho fondato nel 1979, quando avevo diciotto anni. Scrivo testi teatrali e nel 2012 sono stato uno dei drammaturghi italiani che ha fondato il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (CENDIC). Il contatto più diretto fra filosofia e teatro, probabilmente, l’ho sperimentato quando, alcuni anni fa, scrissi un testo (con il quale ho ottenuto un riconoscimento al Premio “Vallecorsi” di Pistoia) dal titolo Una storia da lontano sulla complessa vicenda del rapporto fra Hannah Arendt e Martin Heidegger. Sei stato mio professore al liceo, vediamo innanzitutto cosa è per te l’insegnamento. L’insegnamento, per me, è un modo per non essere soltanto spettatori della storia. Ce ne sono altri, ovviamente, e diversissimi fra loro (avere figli, produrre arte, fare politica, accoltellare qualcuno…), ma da un po’ di tempo a questa parte sento per me congeniale in maniera eminente contribuire alla crescita di giovani proponendo loro criteri di scelta e di orientamento nel mondo che per me sono importanti al fine di lasciare le cose un po’ meglio di come le ho trovate. Credo che tutti concordino nel rilevare che le cose, in molteplici settori, non vadano come si vorrebbe. Di fronte a questa banalissima considerazione, si può reagire pensando che nulla si possa fare per modificare qualcosa o, al contrario, credere che ci si possa impegnare per cambiare. Nella maggior parte dei casi, chi è convinto di questa seconda ipotesi, pensa che i cambiamenti possano essere diretti e veloci. Io mi sto convincendo sempre più che i cambiamenti più profondi e duraturi li si possa produrre soltanto in maniera lenta e indiretta. Ritengo che l’insegnamento, l’e-ducare nel senso più originario del termine, sia una delle strade più efficaci. Peccato che non si viva sufficientemente a lungo per vederne gli effetti! E la filosofia? La filosofia è ciò che si trova nascosto nella parola stessa perché troppo evidente: cercare di saper gustare la vita. Cos’altro significa ”filìa” se non ricerca, tensione verso qualcosa? E “sofìa”, “sàpere”, non semplice conoscenza ma capacità di gustare. Purtroppo ho l’impressione che gli ambienti accademici abbiano fatto di tutto per trasformarla in altro e io non credo che, circa la filosofia, possano esistere, per così dire, mezze misure: o è indispensabile per la vita o non serve ad alcunché. Ne ho una conferma quotidiana nel rapporto con i miei alunni: se non riesco a far sperimentare loro che la comprensione della parola “spirito” in Hegel è fondamentale per la loro vita, è una totale perdita di tempo che debbano dedicare tre ore settimanali della loro vita ad ascoltare le mie spiegazioni. Quando cominciai a lavorare alla mia tesi di laurea in Filosofia teoretica (ero al secondo anno di corso) credevo che dire “teoretica” significasse occuparsi di quanto più lontano vi fosse dalla “vita di tutti i giorni” e mi sembrava così nobile non avere di queste preoccupazioni. Furono due anni di lavoro che capovolsero, letteralmente, le mie ingenue certezze. Considero una missione aiutare i miei allievi a non cadere nella stessa ingenuità. E il rapporto tra autobiografia e filosofia? Un rapporto inscindibile. Proprio per quanto dicevo circa la natura della filosofia, a mio avviso la filosofia è una scrittura sulla propria vita, una ri-flessione. Se guardo al mio percorso filosofico, lo vedo profondamente intrecciato alla mia vita, al mio carattere, ai miei incontri, alle mie passioni. Quando dico intrecciato intendo proprio che non riuscirei a comprendere cosa ha determinato cosa. So, per esempio, che il mio modo d’intendere il calcio nell’atto del praticarlo è profondamente legato a Heidegger, ma non saprei dire se pratico il calcio in un certo modo perché influenzato da Heidegger o se abbia cominciato a frequentare Heidegger perché intendo il calcio in un certo modo. Ti occupi di teatro: quanto dei tuoi studi filosofici entra nel teatro? Quale rapporto c’è tra le due cose? Non c’è soluzione di continuità. Considero Čechov uno dei miei massimi riferimenti filosofici e Gadamer una delle fonti maggiori d’ispirazione per la mia attività drammaturgica. Spesso sperimento degli incroci ricchi di stimoli, come quando ho portato in scena Bianche statue contro il nero abisso, una mia lettura nietzschiana di Pirandello. Ma, più in generale, nel teatro sperimento continuamente l’assenza, perché ciò che realmente è presentato sulla scena è ciò che è assente, osceno, proprio nel senso che è fuori della scena, come la tragedia greca ha insegnato a tutto l’Occidente. Quali libri filosofici sono importanti per la tua vita? E quali consiglieresti di leggere a una persona che si avvicini al pensiero? A cosa stai lavorando in questo periodo? Sto per terminare un romanzo scritto in forma diaristica dal titolo Io sono un ermeneuta. Diario postumo di un docente di scuola superiore in cui racconto un anno di vita (dal 31 agosto al 31 agosto dell’anno successivo) di un insegnante. Se penso che sono entrato nel mondo della scuola il primo ottobre del 1967, a sei anni, in prima elementare; ho terminato la mia carriera di alunno il 17 luglio 1980, il giorno in cui ho sostenuto il colloquio per quello che, allora, si chiamava Esame di Maturità; qualche mese dopo, nel marzo del 1981 ho iniziato la mia prima supplenza in una scuola superiore e, da quel momento, non ho più smesso d’insegnare; se penso a tutto questo, dicevo, mi accorgo che la scuola non è il mio lavoro ma la mia vita. In questo romanzo ho provato a condensare in un anno di scuola questa esperienza di vita. 3
gennaio 2013 Lunedì
7 gennaio, alle ore 21, presso il Teatro “Lo spazio” di Roma
(via Locri, 42. Zona S. Giovanni), all’interno della rassegna
“Inedite Visioni”, organizzata dal Centro Nazionale di Drammaturgia
Italiana Contemporanea, andrà in scena il testo teatrale di Giancarlo
Loffarelli SONATA in do minore n° 8 op. 13, prodotto dalla
Compagnia teatrale “Le colonne”. In scena, con l’autore, Luigina
Ricci. La particolare originalità del testo consiste nel fatto che esso
è strutturato secondo la tipica composizione musicale della “forma
sonata”, che è sempre bitematica e tripartita: due temi (uno detto
“maschile” e uno “femminile”) vengono esposti (prima parte),
sviluppati (seconda parte) e infine ripresi (terza parte). In
particolare, il testo segue la struttura della Sonata in do minore n° 8
op. 13 di Ludwig van Beethoven, meglio conosciuta come “Patetica”,
che è più volte suonata dal protagonista maschile del testo nel corso
della vicenda rappresentata. 15
ottobre 2012 La
giuria del premio, infatti, presieduta dal prof. Giovanni Antonucci
(allievo di Giovanni Macchia e Giacomo Debenedetti, storico del teatro,
producer RAI di programmi televisivi nel campo del teatro di prosa, già
membro della Commissione Consultiva per il Teatro del Ministero dei Beni
e delle Attività Culturali) lo ha premiato con la seguente motivazione:
“Il tragico destino di Etty Hillesum, giovane ebrea morta ad Auschwitz,
è stato oggetto di testi letterari e teatrali di successo. Tuttavia
questo dramma, nonostante affronti una storia ben conosciuta, ripercorre
la vita di questa donna intelligente e appassionata con una scrittura
scenica di qualità. Interpretato da soli quattro interpreti, alcuni dei
quali impersonano più personaggi, è costruito con rigore, ma anche con
una forza che riesce a emozionarci.” Lo
spettacolo è nel repertorio della Compagnia teatrale “Le colonne”,
diretto dall’autore, con le interpretazioni di Marina Eianti, Luigina
Ricci e Federico Ciarlo, che lo ha portato in tournée a partire dal 27
gennaio 2011 (Giornata della memoria) fino allo scorso maggio a Roma
presso il Teatro dell’Orologio. Etty
Hillesum è una straordinaria figura di donna che, sia pur brevemente,
ha vissuto il cuore del XX secolo in uno dei suoi momenti più bui.
Ebrea olandese, muore ad Auschwitz. Benché ci abbia lasciato soltanto
il suo diario e le sue lettere (pubblicati oggi in Italia da Adelphi),
Etty Hillesum si presenta in tutta la complessità di una giovane donna
dall’intelligenza acutissima, dalla religiosità profonda,
dall’umanità eroica che la porta a dedicarsi totalmente agli altri
deportati durante il periodo di internamento, dapprima nel campo di
Westerbork, in Olanda e poi ad Auschwitz. Ma intelligenza, religiosità
e profonda umanità, in lei coesistettero con una strabordante voglia di
vivere, con una piena affermazione della sua femminilità a cui non
erano estranei una profonda sensualità e un terreno gusto per la vita. Lo spettacolo teatrale ripercorre la vita di Etty Hillesum così come essa emerge dalle sue lettere e dal suo diario, restituendoci l’alto profilo di una donna che non perse mai la sua profonda dignità anche quando fu fatta precipitare nel fango dei campi di internamento e poi di sterminio. Attorno a lei, le vicende del suo popolo e dell’umanità travolta dalla lucida follia nazista. Dai momenti felici della sua giovane esistenza ad Amsterdam al progressivo sprofondare nella tragedia, affrontata con lo spirito positivo che la porterà a scrivere, su una cartolina che lascerà cadere da una fessura del treno piombato che la porterà via dal campo di Westerbork verso quello di Auschwitz: “Abbiamo lasciato il campo cantando!” 12 agosto 2012 >> Premio nazionale di Teatro Allerona (Terni) Continua
a raccogliere consensi la Compagnia teatrale “Le colonne” con lo
spettacolo Se ci fosse luce (i misteri del
caso Moro) scritto e diretto da Giancarlo Loffarelli
(interpreti, con lo stesso Loffarelli, Marina Eianti, Emiliano Campoli,
Luigina Ricci, Elisa Ruotolo e Maurizio Tartaglione; scene e costumi di
Mario Tasciotti, collaborazione tecnica di Armando Di Lenola e Fabio Di
Lenola). Sabato scorso 11 agosto, infatti, all’interno del Premio
nazionale di Teatro svoltosi ad Allerona in provincia di Terni, lo
spettacolo ha conquistato ben due premi: il premio quale spettacolo con
il miglior gradimento del pubblico e la Menzione speciale della Giuria
con la seguente motivazione: “Per la notevole e accurata ricerca
storica su uno dei più tragici eventi della nostra storia recente, con
un importante valore sociale, base per una pregevole opera teatrale
capace di coinvolgere ed emozionare il pubblico”. Al concorso erano
state ammesse come finaliste sette Compagnie (fra cui “Le colonne”)
provenienti da tutta Italia, selezionate fra le 58 che avevano fatto
richiesta di partecipazione. Lo
spettacolo è ormai in scena da cinque anni, da quando debuttò al
Teatro D’Annunzio di Latina nel 2007. In questo periodo aveva già
conseguito diversi riconoscimenti: premi (come il prestigioso Premio
nazionale di drammaturgia “Ugo Betti” di Camerino), una tesi di
Laurea su questo testo discussa presso l’Università di Siena,
l’inserimento del lavoro teatrale de “Le colonne” all’interno di
uno studio americano pubblicato dal “Dickinson College” sulle opere
italiane di cinema e teatro dedicate al caso Moro, il significativo
riconoscimento da parte di Agnese Moro, figlia dello statista ucciso
dalle Brigate rosse che, nella ristampa presso Rizzoli del libro
dedicato a suo padre, Un uomo così,
ha espressamente inserito lo spettacolo Se ci fosse luce (i misteri del caso Moro) fra le opere più
coinvolgenti dedicate alla tragica vicenda. Tra
il primo gennaio 1969 e il 31 dicembre 1987, ci furono in Italia 14.591
atti di violenza con motivazione politica, che fecero 491 morti e 1.181
feriti. Numeri che dicono con chiarezza che in quei diciannove anni si
combatté in Italia una vera e propria guerra. All’interno di questa
guerra, si colloca l’evento più tragico della storia della Repubblica
italiana: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro con la strage della
sua scorta. Un evento che non ha eguali nella storia contemporanea: capi
di Stato e uomini politici di primo piano sono stati assassinati, gli
Stati Uniti hanno avuto l’assassinio di John F. Kennedy, ma non s’è
mai verificato che uno degli uomini politici più importanti di uno
Stato venga rapito, tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni (dal
16 marzo al 9 maggio 1978) nella sua capitale e alla fine venga ucciso.
A più di trent’anni di distanza da quel tragico evento, la coscienza
collettiva sembra essersi dimenticata di tutto questo: cosa sanno, oggi,
le nuove generazioni di quei fatti? Chi è disposto ancora a parlarne?
Sembra che su quell’evento si sia deciso di far calare il velo
dell’oblio. Eppure ancora molti sono i misteri che lo circondano. Come
facevano le Brigate rosse a sapere il luogo preciso in cui Moro sarebbe
passato la mattina del 16 marzo 1978? Perché, anziché fuggire
rapidamente, i terroristi si attardarono a finire tutti gli uomini della
scorta con un colpo di grazia? Cosa faceva un ufficiale dei servizi
segreti quella mattina sul luogo dell’agguato? Perché le Brigate
rosse collocano il loro covo in uno stabile dove ben 24 appartamenti
sono riconducibili ai servizi segreti?... A poco più di trent’anni dalla strage di via Fani e dell’assassinio dell’on. Aldo Moro, questo spettacolo teatrale intende contribuire a far conoscere alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni e a far ricordare a quelli che “c’erano”, ciò che accadde nel cuore di Roma il 16 marzo 1978, quello che seguì nel corso di 55 giorni fino al rinvenimento del cadavere di Moro la mattina del 9 maggio. Lo spettacolo non dà risposte che, finora, nemmeno la Magistratura ha saputo dare, ma solleva tutti i dubbi e le domande che attendono ancora una risposta, nella convinzione che ogni passo in più verso la verità è un contributo al rafforzamento della democrazia. Lo fa trattando una materia che ha tutta l’inesorabilità della tragedia greca, con uno stile rapido, incalzante e coinvolgente, che alterna ritmi frenetici a momenti di un lirismo struggente e che trascina il pubblico in un vortice di fatti e persone da cui si esce con una maggiore consapevolezza di ciò che avvenne e di ciò che furono, in Italia, i cosiddetti “anni di piombo”. 15 giugno 2012 >>
Così
è la (mia) vita 19 giugno a Formia, 26 giugno a Sperlonga, 30 luglio a Minturno Dopo
la “Prima” lo scorso 8 maggio presso il Teatro “Gabriele
D’Annunzio” di Latina, lo spettacolo teatrale
Così è la (mia) vita, un’originale produzione
dell’Associazione culturale “Le colonne”, scritto e diretto da
Giancarlo Loffarelli, con l’interpretazione di Maurizio Maturani (in
arte Martufello), realizzata
per volontà della Provincia di Latina, prosegue la sua tournée facendo
tappa il prossimo 19 giugno, alle
21, presso la Corte comunale di Formia. Lo spettacolo proseguirà il
martedì successivo 26 giugno,
sempre alle 21, a Sperlonga e ancora per diverse date per chiudere la
tournée il 30 luglio presso il Teatro romano di Minturno.
Lo
spettacolo si presenta con una struttura dichiaratamente metateatrale.
Siamo all’interno di un teatro in cui una Compagnia stabile sta
provando l’allestimento del proprio nuovo spettacolo. Raccontato con
un frenetico registro comico, è il lavoro consueto delle prove,
trascorso tra l’impegno di provare un nuovo testo e la vita quotidiana
dei componenti la Compagnia teatrale, con i propri problemi:
sentimentali, economici, familiari, che s’intrecciano tra di loro
creando equivoci e malintesi. Presenza costante nella vita del gruppo,
accanto ai membri della Compagnia, è il custode del teatro, che di esso
è anche un po’ il factotum: dal fare le pulizie a rispondere al
telefono, da attrezzista ad addetto alla biglietteria. Vera e propria
memoria storica del teatro, benché bizzarro e imprevedibile, egli è
una sorta di nume tutelare a cui tutti si rivolgono, a cui confidano i
propri problemi, le proprie gioie e i propri timori. Il suo sarcasmo e
la sua disincantata visione del mondo rovesciano le prospettive e
producono inediti contesti. Egli ha un unico cruccio, mai rivelato ad
alcuno: a causa di un
indicibile segreto, non aver potuto diventare quell’attore che avrebbe
desiderato diventare, per cui il suo lavoro altro non è che un ripiego
obbligato non volendo abbandonare il mondo del teatro di cui ha sempre
sentito di non poter fare a meno. L’unica cosa che egli ha potuto fare
è stato, assistendo immancabilmente a tutte le prove, imparare a
memoria le parti di tutti i personaggi che gli sono passati davanti,
salvo poi rivisitarle per fornire a esse la sua personale
reinterpretazione in chiave comica. La vita del gruppo teatrale e del
bizzarro custode sembra ormai essersi indirizzata su questo ripetitivo
copione quando, un giorno, proprio nel momento in cui alla Compagnia si
presenta la grande occasione di un inaspettato salto di qualità, accade
l’irreparabile. Guidato
dal meccanismo metateatrale e dallo scoppiettante ritmo comico tutto
costruito sulle bizzarrie del protagonista, lo spettatore si trova
dinanzi al mondo teatrale letto e interpretato come una sorta di
microcosmo in cui non è difficile scorgere il nostro mondo, con le sue
ambizioni, i suoi tic, le sue manie, i protagonismi, descritti con una
garbata ma esilarante ironia che ne fa esplodere tutti i paradossi e le
contraddizioni. Al tempo stesso, intrecciata alla satira sulla società
contemporanea, la commedia presenta anche una ilare riflessione sulle
ragioni di un successo o di un insuccesso nella vita, su quanto essi
siano dovuti al caso, al destino, alla determinazione delle persone. Il
testo, infine, si avvale dell’esperienza diretta, benché mediata
dalla finzione drammaturgica che ne modifica non pochi tratti, della
vita artistica di Martufello stesso, cui è affidata l’interpretazione
del protagonista dello spettacolo. La carriera di Martufello, in
effetti, si presenta come una sorta di modello reale di come la
determinazione di un giovane di provincia possa condurre al coronamento
del proprio sogno artistico ed esistenziale. In
scena, accanto a Martufello e all’autore, gli attori della Compagnia
teatrale “Le colonne”: Marina Eianti, Roberto Baratta, Luigina Ricci
ed Emiliano Campoli. Le scene e i costumi sono di Mario Tasciotti. Audio
e luci sono curate da Fabio Di Lenola e Armando Di Lenola. L’ingresso a tutti gli spettacoli è libero fino a esaurimento
posti. Ulteriori dettagli sono disponibili sul sito www.lecolonne.net Venerdì 25 e Sabato 26 maggio 2012, alle ore 20,45, presso la Sala Grande del Teatro dell’Orologio, in via dei Filippini 17/a a Roma, all’interno della Rassegna “Nuda anima” >> Etty Hillesum
La
Compagnia teatrale Le colonne presenta lo spettacolo ETTY HILLESUM scritto e diretto da Giancarlo Loffarelli, in cui
si racconta la breve ma intensa vita di Etty Hillesum, ebrea olandese
morta giovanissima ad Auschwitz, straordinaria figura di donna e
d’intellettuale,
vissuta nel cuore del XX secolo in uno dei suoi momenti più bui. Benché
ci abbia lasciato soltanto il suo diario e le sue lettere (pubblicati
oggi in Italia da Adelphi), Etty Hillesum si presenta in tutta la
complessità di una giovane donna dall’intelligenza acutissima, dalla
religiosità profonda, dall’umanità eroica che la porta a dedicarsi
totalmente agli altri deportati durante il periodo di internamento,
dapprima nel campo di Westerbork, in Olanda e poi ad Auschwitz. Ma
intelligenza, religiosità e profonda umanità, in lei coesistettero con
una strabordante voglia di vivere, con una piena affermazione della sua
femminilità a cui non erano estranei una profonda sensualità e un
terreno gusto per la vita. Lo
spettacolo teatrale ripercorre la vita di Etty Hillesum così come essa
emerge dalle sue lettere e dal suo diario, restituendoci l’alto
profilo di una donna che non perse mai la sua profonda dignità anche
quando fu fatta precipitare nel fango dei campi di internamento e poi di
sterminio. Attorno a lei, le vicende del suo popolo e dell’umanità
travolta dalla lucida follia nazista. Dai momenti felici della sua
giovane esistenza ad Amsterdam al progressivo sprofondare nella
tragedia, affrontata con lo spirito positivo che la porterà a scrivere,
su una cartolina che lascerà cadere da una fessura del treno piombato
che la porterà via dal campo di Westerbork verso quello di Auschwitz:
Abbiamo lasciato il campo cantando! Con
l’Autore, sulla scena ci saranno Marina Eianti (che interpreterà il
ruolo di Etty Hillesum), Luigina Ricci e Federico Ciarlo. Completano il
gruppo di lavoro della Compagnia Le colonne Armando Di Lenola in qualità
di tecnico delle luci, Fabio Di Lenola, tecnico audio, mentre la
realizzazione dei costumi è stata affidata a Laura Giusti e Albana
Abenda. La
scena nuda, su cui lo spettatore può vedere, come unici oggetti di
scena alcune valigie, elemento metonimico che rimanda al destino nomade,
alla diaspora del popolo ebraico e, soprattutto, alle deportazioni, è
il contesto in cui l’intensa interpretazione di Marina Eianti dà
corpo alla figura di Etty Hillesum, alla quale fanno corona gli altri
attori, che si calano nei panni, di volta in volta, dei parenti e degli
amici di Etty, delle vittime e degli aguzzini dell’immane tragedia che
furono i campi nazisti. Una recitazione intima, alternata a una
narrazione dinamica, sottolineata da un contrappunto musicale in cui le
allegre ballate di Marlene Dietrich si mescolano alla Passione
secondo Matteo di J. S. Bach, è al servizio di un racconto che non
perde mai la sua tensione fino al’epilogo, che chiude lo spettacolo
così come esso era iniziato. Il
testo ETTY HILLESUM di Giancarlo Loffarelli è testo vincitore del
prestigioso premio nazionale di drammaturgia “Calcante” organizzato
dalla Società Italiana Autori Drammatici. Domenica 15 maggio 2011 ore 18,00 Auditorium Mario Costa >>
Se
ci fosse luce Domenica 15 maggio 2011, alle ore 18, presso l’Auditorium “Mario Costa” di Sezze, la Compagnia teatrale “Le colonne” presenta lo spettacolo Se ci fosse luce. I misteri del caso Moro di Giancarlo Loffarelli. Oltre allo stesso autore, che firma anche la regia dello spettacolo, in scena saranno: Marina Eianti, Elisa Ruotolo, Emiliano Campoli, Luigina Ricci e Maurizio Tartaglione. Le scene sono di Mario Tasciotti; tecnico audio è Armando Di Lenola, tecnico luci è Fabio Di Lenola.Questo testo, scritto nel 2006, è stato portato in scena in prima assoluta presso il Teatro “Gabriele D’Annunzio” di Latina il 6 febbraio 2007 dalla Compagnia “Le colonne” con la regia dell’Autore. Sabato 31 maggio 2008, ha ricevuto la segnalazione della Giuria della XV edizione del Premio “Ugo Betti per la drammaturgia” di Camerino, presidente Marco De Marinis, con la seguente motivazione: “Testo molto ben documentato e dall’avvincente ritmo drammaturgico. Se ci fosse luce è un ottimo esempio nella tradizione del teatro-inchiesta alla Peter Weiss in forma di oratorio civile che pone inquietanti interrogativi sulle molte verità non risolte del caso Moro.”Oltre che dalla Compagnia teatrale “Le colonne”, il testo viene portato in scena in diversi teatri italiani dalla Compagnia “Velluto rosso” di Arezzo. Venerdì 4 giugno 2010 ore 21,00 Auditorium Mario Costa >>
Central
Park West Saggio finale della scuola di teatro 2009-2010 Venerdì 4 giugno, alle ore 21, presso l’Auditorium “Mario Costa” di Sezze, gli allievi del Secondo anno di corso della Scuola di teatro della Compagnia teatrale “Le colonne”, porteranno in scena la commedia di Woody Allen Central Park West per la regia di Giancarlo Loffarelli. Lo spettacolo costituisce il saggio finale del Secondo anno del corso iniziato a ottobre dello scorso anno e che ha preparato gli allievi principalmente nella messinscena di commedie brillanti. In scena: Francesca Federici, Angelica Carandente, Federico Ciarlo, Andrea Zaccheo e Virginia Carandente. Oltre che grande regista, attore e autore cinematografico, Woody Allen ha al suo attivo un’importante attività di commediografo. Nelle sue commedie è facile ritrovare i temi classici dei films che lo hanno reso celebre: le ambientazioni alto borghesi, l’ironia su una classe intellettuale americana troppo snob, i tic della cultura ebraica, le nevrosi metropolitane; tutto espresso con la consueta ironia e le fulminanti battute. In particolare, Central Park West è un concentrato della caustica comicità di Woody Allen. Nell’elegante appartamento di Phyllis (Francesca Federici), affermata psicanalista, in Central Park West, a New York, giunge la sua amica Carol (Angelica Carandente) chiamata urgentemente da Phyllis che ha bisogno di un sostegno psicologico perché è appena stata lasciata dal marito, Sam (Andrea Zaccheo). Carol si è precipitata dall’amica proprio nel giorno in cui suo marito, Howard (Federico Ciarlo), già tendente alla depressione ha dovuto ricoverato in un ospizio il suo anziano padre. L’arrivo inaspettato di una paziente di Phyllis, Juliet (Virginia Carandente), si rivela come la proverbiale miccia che fa esplodere una situazione che s’è andata già progressivamente surriscaldando, in una divertente girandola di tic e nevrosi che i vari personaggi smascherano negli altri ma non in se stessi. Le luci sono affidate a Fabio Di Lenola, l’audio ad Armando Di Lenola, mentre l’organizzazione è curata da Marina Eianti ed Emiliano Campoli. Mercoledì 13 maggio 2009 ore 21,00 Auditorium Mario Costa Saggio
finale della scuola di teatro 2008-2009
Sabato 21 Febbraio 2009 ore 20,30 Auditorium Mario Costa The Backstreetsin concerto Sezze torna a essere sensibile al grande tema della solidarietà. L'occasione è offerta dall'associazione culturale "Le colonne", da sempre attiva nei temi dell'integrazione, della crescita culturale e della costruzione di un tessuto sociale che sappia guardare alle altrui difficoltà, compiendo il proprio dovuto atto di aiuto e sostegno. Come sempre accade, per l'associazione "Le colonne", il veicolo scelto è quello dell'arte, avendo scelto, per questa occasione, il concerto della band pontina "The backsteets". L'incasso sarà devoluto in beneficenza, al netto delle spese, ad EMERGENCY, che sarà presente alla serata, con del proprio materiale informativo. La band di Latina capitanata dai fratelli Montecalvo, continua ad essere sensibile a queste richieste di aiuto. Nell'occasione, presenteranno brani tratti dal primo CD in lavorazione "Without roots... NO FUTURE", messaggio chiaro in questo mondo che sta andando a rotoli ... . Per crescere ed andare avanti bisogna avere delle radici forti e non dimenticarle, altrimenti il futuro non darà nulla di buono. Questo è il messaggio che la band sta cercando di mandare nel primo cd che sta per uscire (prima dell'estate). Non mancheranno nella serata le "scorribande" giocose che coiunvolgeranno anche l'audience dei due fratelli Montecalvo a ritmo dei brani di Bruce Springsteen e di Rock Americano. La realizzazione di questa serata è stata resa possibile grazie all'aiuto e alla partecipazione del Signor Mauro Rossi, all'interessamento dell'assessore alla cultura della Provincia di Latina Fabio Bianchi e dell'Assessore alla cultura del Comune di Sezze Remo Ghenga, con il patrocinio del Comune di Sezze. Aprirà il concerto la band setina dei DR. BRAIN - Ingresso 3,00 € dal
13 dicembre 2008 al 31 gennaio
2009
Auditorium "San Michele Arcangelo" di Sezze con il patrocinio del Comune di Sezze presentaScritturae incontro con l'autore Auditorium "San Michele Arcangelo" L'Associazione Culturale "Le Colonne" , da quasi trent'anni, è attiva nel settore della promozione culturale, sia in ambito locale che in quello regionale e nazionale. Tra le altre cose, nel corso del 2008, ha attivato il suo Primo Corso di Recitazione Teatrale, cui è ancora possibile aderire telefonando al numero 392-2075489. Pur essendo maggiormente nota per la propria attività di produzione e messinscena teatrale, nel tempo, essa, ha saputo organizzare momenti di riflessione e discussione letterarie e cinematografiche, i quali si sono rivelati importanti veicoli di partecipazione e formazione. Sotto quest'ottica nasce "Scritturae", calendario di incontri con autori e interpreti, che si pone come obiettivo quello di intraprendere un percorso attraverso le varie tecniche di scrittura e comunicazione. Tale calendario è articolato in quattro incontri, che avranno ad oggetto altrettante tipologie di elaborazioni artistiche. Le forme scelte sono quella cinematografica, avendo previsto un documentario su uno sceneggiatore premio Oscar per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, per la regia di Elio Petri e con la magistrale interpretazione di Gian Maria Volonté, la scrittura narrativa, con un romanzo giallo, la scrittura musicale e quella saggistica. Tutti gli appuntamenti si svolgeranno presso l'Auditorium "San Michele Arcangelo" di Sezze. Il primo appuntamento è previsto per sabato 13 dicembre 2008, alle ore 18:00, con la proiezione del film-documentario "Soltanto un nome nei titoli di testa" di Daniele Di Biasio, già presentato alla LXV edizione della Mostra del Cinema di Venezia. (Ingresso gratuito) Daniele
Di Biasio, diplomato in Regia e Sceneggiatura con un corso biennale
tenuto da G. De Santis e Ugo Pirro, ha scritto soggetti e sceneggiature
per la televisione (Gennarino il Mastino, Ballerine e Radio airbag), ha
collaborato come critico letterario e cinematografico con riviste e
quotidiani (Avvenimenti, America Oggi, ecc...). E' autore di un libro di
racconti (Prossima destinazione), edito da Manni Editore. Sceneggiatore
e regista per il cinema e la televisione. Ha realizzato il corto
"Codici" 1998, i documentari "Pesci Combattenti"
2002, "Via dell'Esquilino" 2005, "Soltanto un nome nei
titoli di testa" 2008 Il Film racconta la figura di uno dei più grandi sceneggiatori italiani: Ugo Pirro. Per Daniele Di Biasio "raccontare Ugo Pirro è un raccontare la figura dello sceneggiatore, colui che scrive il film e poi resta nell' ombra, in disparte. Poche volte, infatti, il pubblico ricorda il nome o la filmografia dello sceneggiatore perché è "soltanto un nome nei titoli di testa". I suoi film, da "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" alla "Classe operaia va in paradiso", sono diventati simboli del cinema di impegno civile. In un'epoca in cui gli autori occupavano la Mostra di Venezia, Pirro era in prima fila, accanto a tanti, da Goddard a Zavattini. Con quest'ultimo ebbe una lunga e significativa corrispondenza. Si scrivevano di viaggi e incontri, ma soprattutto parlavano di idee, di metodo creativo, della solitudine dello sceneggiatore, di chi, volontariamente, scrive immagini che qualcun altro interpreterà e trasformerà in film. Alcune di queste lettere sono lette da due attori (Franco Nero e Massimo Ghini), che hanno lavorato a film scritti da Pirro in momenti diversi della sua carriera, "Il giorno della Civetta" e "Celluloide". "Con l'aiuto delle immagini dei film, delle sue interviste e di autori e attori che hanno lavorato con lui,-spiega il regista- voglio ricostruire come individuava un' idea e come, non senza contrasti e difficoltà, questa idea diventava il copione di un film". Nel documentario si alternano interviste da lui rilasciate in molte trasmissioni Rai, repertorio dell'Archivio del Movimento Operaio e interventi di autori che hanno lavorato con lui (Carlo Lizzani, Enrico Vanzina, Andrea Purgatori). "Chi ha conosciuto Ugo Pirro -spiega Di Biasio- non può non essere rimasto colpito dal suo modo di intendere il cinema, il racconto per immagini. Tutto ciò che guardava o leggeva finiva, con il tempo, per diventare l' idea per una pellicola. E' per questa ragione che fare un documentario su Ugo Pirro non può prescindere dal raccontare il suo istinto creativo, la sua veggenza, il suo impegno politico e civile" Nei primi anni '90, Ugo Pirro curava una rubrica sul Messaggero. Nei suoi articoli, in anni non sospetti, aveva individuato i grandi problemi di oggi, dall'immondizia alla mancanza di valori nelle nuove generazioni. Ancora prima, negli anni '80, scrisse un testo: "Sala dei professori", che racconta di un preside ebreo che in nome della laicità della scuola fa togliere i crocefissi dalle aule. Un episodio che molti anni dopo ha riempito le pagine della cronaca. Lo sceneggiatore Ugo Pirro era capace di vedere avanti, di cogliere e raccontare con anticipo qualcosa che stava per accadere o cambiare nella società. "Con anticipo…- amava ripetere ai suoi allievi - "…ma non troppo, perché altrimenti non vi capiscono". Sabato 20 dicembre 2008, alle ore 18:00, sarà la volta de "Il colpevole è Maigret", romanzo giallo, presentato nell'edizione 2008 della Fiera del libro di Torino, scritto da Giancarlo Loffarelli, insieme ad altri sette autori, seguendo un intreccio narrativo sicuramente innovativo ed interessante. Diversi i motivi che convergono a denotare l'indubbia originalità del romanzo.-spiega Loffarelli- Se tali motivi li si volesse presentare nella successione con cui essi si presentano all'occhio del lettore, si dovrebbe cominciare dalla pagina 5, dove, come se ci trovassimo dinanzi a un testo teatrale, ci vengono presentati i "personaggi" del romanzo. Già nella stessa pagina, però, quello che potrebbe sembrare un testo teatrale si presenta subito anche come una sorta di locandina dello spettacolo tratto da quel testo teatrale: accanto ai "personaggi", infatti, compaiono gli "interpreti", che altri non sono se non gli stessi autori del romanzo i cui nomi il lettore ha già avuto modo di leggere sulla copertina. Insieme a Arrigo Casalini, Laura De Bortoli, Gabriella Geddo, Antonietta Lombardozzi, Anna Maccario e Pierpaolo Rovero, sotto la direzione di Francesco Rodolfo Russo, direttore editoriale della "Giancarlo Zedde", scrittore, poeta e animatore culturale, Giancarlo Loffarelli ha potuto sperimentare una particolare forma di scrittura partecipata, che costituisce la caratteristica principale di questo romanzo. "Il
colpevole è Maigret"
ruota intorno a
un copione che sembra collegare vicende distanti una quindicina d'anni:
la sparizione di due donne. Cronologicamente la prima svanisce da una
villa di Bordighera mentre la seconda dalla Facoltà di Architettura
dell'Università di Torino. Quest'ultima scomparsa dà l'avvio alla
storia sviluppata da un narratore, che concepisce i personaggi e
suggerisce la traccia, e da sette interpreti che, alternandosi nei
capitoli, raccontano soggettivamente la porzione di verità di cui sono
in possesso. I sette protagonisti sono impersonati da altrettanti autori
che nella realtà possiedono competenze analoghe a quelle dei personaggi
del romanzo. "Il colpevole è Maigret", già di per se, si mostra quale contaminazione tra varie forme di comunicazione artistica, infatti il primo capitolo, antefatto dell'intera vicenda, si presenta sotto forma di scrittura fumettistica, arte praticata da uno dei personaggi del romanzo. La sorpresa del lettore continua quando giunge a pagina 9,-continua Loffarelli- laddove inizia il primo Capitolo del romanzo. Qui, anziché trovare, come ci si aspetterebbe, il testo letterario del capitolo, ci s'imbatte in una tavola disegnata. L'effetto di spaesamento comincia a montare. Il libro sembra ora presentarsi come un "fumetto". Le sei pagine che compongono, infatti, il primo capitolo riportano 25 tavole disegnate in un affascinante bianco e nero: una casa in collina immersa in un paesaggio notturno, giovani corpi addormentati, una giovane donna che si sveglia ed esce fuori dalla casa fino a inoltrarsi in un bosco, un misterioso precipitare di eventi, il corpo della ragazza riverso a terra. Morta? Addormentata? Finalmente, il lettore giunge a pagina 15, dove inizia il secondo Capitolo. Qui il nostro lettore sembra rincuorarsi: finalmente qualcosa di "normale". Una rigorosa narrazione in terza persona, come ci si sarebbe aspettato fin dall'inizio, compone l'intero capitolo. Certo, quanto si narra nel secondo Capitolo non presenta alcun collegamento con le tavole del primo, ma, forse, più avanti si capirà meglio. A pagina 33, però, vale a dire all'inizio del terzo Capitolo, il lettore è nuovamente sorpreso: ora la narrazione non è più in terza persona ma in prima. Egli intuisce che a parlare è uno dei personaggi del romanzo che vive in prima persona gli avvenimenti narrati. Da questo momento, è un precipitare continuo nel corpo della vicenda, di personaggio in personaggio, ognuno intento a raccontare in prima persona gli avvenimenti che il narratore, di tanto in tanto, torna a raccontare in terza persona. Fino alla fine. Quando si scopre chi è l'assassino della povera ragazza dell'inizio. Il nostro lettore, però, già conosce l'autore del delitto. Fin da quando egli ha preso in mano il romanzo che ha appena terminato di leggere, sulla copertina era già stampata la soluzione del "giallo": Il colpevole è Maigret.Già! Ma chi è Maigret? Dopo essere stato presentato nell'edizione 2008 della Fiera del libro di Torino, "Il colpevole è Maigret" giunge a Sezze, offrendo una valida occasione per conoscere e interagire con l'autore e per ascoltare alcuni brani tratti dal lavoro di Giancarlo Loffarelli, che verranno interpretati dagli attori Marina Eianti, Roberto Baratta e Elisa Ruotolo, della Compagnia Teatrale "Le Colonne". Per domenica 4 gennaio 2009, sempre alle ore 18:00, è prevista l'esibizione del "Quartetto Rodrigo", composto dai chitarristi Paolo Giusti, Fabio Morosillo, Massimiliano Romano e Marco Martelli. Dopo il linguaggio documentaristico-cinematografico e la scrittura narrativa, con un romanzo giallo, è giunto il momento musicale.
Il "Quartetto Rodrigo" è una formazione chitarristica nata nel 2007 dal sodalizio artistico, dalle affinità musicali e dall'amicizia personale di questi quattro chitarristi pontini. Pur provenendo da diverse esperienze musicali e da differenti percorsi formativi, i quattro musicisti hanno come denominatore comune la scuola chitarristica del M° Massimo Gasbarroni che ha curato la loro preparazione fino al conseguimento del diploma, presso il Conservatorio "O. Respighi" di Latina e il "S.Pietro a Majella" di Napoli. In conclusione, sabato 31 gennaio, ore 18:00, verrà presentato "Il Paese doppio. Questione atlantica e questione morale negli scritti di Aldo Moro", di Giancarlo De Angelis, saggio vincitore del premio Città di Castello 2007. (Ingresso gratuito) interverranno Il Senatore Sergio Flamigni, il Prof. Francesco M. Biscione, il Dr. Buno Vella, l’Onorevole Domenico Di Resta. Sabato
31 gennaio, alle ore 18:00, presso l’Auditorium “San
Michele Arcangelo” di Sezze si chiude questo ciclo di incontri
culturali denominato “Scritturae”. Dopo
l’ottima riuscita della proiezione del film documentario di Daniele Di
Biasio, la presentazione del romanzo giallo “Il colpevole è Maigret”
di Giancarlo Loffarelli e il concerto del “Quartetto Rodrigo”, verrà
presentato il libro di Giancarlo De Angelis “Paese
doppio. Questione atlantica e questione morale negli scritti di Aldo
Moro”, edito dalla casa editrice Edimond. L’appuntamento, già di particolare interesse, verrà impreziosito dalla presenza di esponenti politici e illustri conoscitori sia degli scritti e del pensiero dell’Onorevole Aldo Moro, che dei fitti misteri che si celano dietro il suo rapimento e la sua tragica morte, per mano delle Brigate Rosse. Interverranno,
infatti, il Consigliere Regionale Domenico Di Resta, il Professor
Francesco Maria Biscione, esperto del caso Moro e studioso
attento degli scritti lasciati dal presidente democristiano durante i
giorni di prigionia, il Dottor Bruno Vella e il Senatore Sergio
Flamigni. Il
Senatore Sergio Flamigni, dopo aver iniziato l'attività politica
nel 1941 con la partecipazione all'attività clandestina di un gruppo
culturale di giovani antifascisti di Forlì, ha aderito al Partito
comunista, per poi sedere sugli scranni parlamentari per ben nove
legislature, dal 1968 al 1987, facendo parte di numerose commissioni
parlamentari di inchiesta , tra cui quella sul caso Moro, quella sulla
loggia massonica P2 e la Commissione speciale bicamerale antimafia. Al
termine della sua esperienza parlamentare
ha continuato nella sua attività di studio e ricerca, sia pubblicando
numerosi saggi, ultimo dei quali è "Le idi di Marzo - Il delitto
Moro secondo Mino Pecorelli" (2006), sia costituendo il Centro di
Documentazione “Archivio Flamigni” di Oriolo Romano. Per
l’Associazione culturale “Le Colonne”, quest’occasione si
presenta come la continuazione del percorso di studio delle vicende
legate allo Statista della democrazia cristiana, iniziato con la
messinscena dello spettacolo teatrale “Se ci fosse luce. I misteri
del caso Moro”, di Giancarlo Loffarelli, che, dopo una tournèe
iniziata nel 2007, nei prossimi mesi, tornerà in scena nella provincia
di Latina. Per l’ autore, Giancarlo De Angelis “Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro sono stati l’evento cruciale del primo cinquantennio della nostra repubblica; eppure l’intera vicenda è stata consegnata prematuramente all’archivio della memoria, sebbene la comprensione degli eventi rimanga parziale e tutti i protagonisti non abbiano assolto fino in fondo al dovere della verità, alimentando dubbi ricorrenti e serie perplessità su quanto è accaduto. La percezione del suo autentico significato è stata addirittura più chiara a ridosso dei fatti che nel successivo trentennio. La storiografia non ha dato un contributo significativo alla collocazione della figura di Moro lungo l’impervio cammino della giovane democrazia italiana, anzi ha spesso eluso la questione. La politica, da parte sua, lo ha presto cancellato dal proprio orizzonte ideale e ha archiviato ancora più in fretta quella stagione, cosicché la stessa discussione sulle sorti dell’Ulivo come contenitore delle culture cattolica, socialista e comunista non ha mai evocato il pensiero, la riflessione, le scelte dello statista democristiano, vero demiurgo dell’incontro della cultura cattolica prima con quella socialista, poi con quella comunista. L’opinione pubblica, infine, ha dimenticato altrettanto rapidamente, travolta dalle molteplici emergenze del tempo presente.” |