articoli di Christian Capuani 

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7 maggio 2013 

Comune, il bilancio “tiene”. E quello della Spl? Non pervenuto

Bernabei: “I fondamentali sono a posto, non c’è rischio di dissesto”

Nel 2012 le spese battono gli incassi. Ignoti i conti della partecipata

Un bilancio “che resta lontano da condizioni di disequilibrio finanziario strutturale”, malgrado nell’anno passato i pagamenti siano stati superiori alle riscossioni (il boom delle entrate Imu non ha pareggiato i forti tagli ai trasferimenti statali) e le prospettive non regalino un quadro migliore. E, in più, non si conosce la situazione di società partecipate come la Spl Sezze, che non ha presentato i suoi conti relativi al 2012. È perciò un rendiconto in forte chiaroscuro quello approvato nei giorni scorsi in Consiglio comunale. L’assessore al bilancio Pietro Bernabei, che ha illustrato la relazione sul consuntivo, si mantiene ottimista e sottolinea come il Comune di Sezze sia “un ente sostanzialmente in buona salute”, ma non nega la necessità di adottare “decisioni e meccanismi di correzione delle dinamiche di bilancio”.

Nel bilancio finale del 2012 si evidenzia, dunque, il sorpasso tra le somme riscosse (13 milioni e 134mila euro) e quelle pagate (13 milioni e 520mila euro). Per saldare i conti l’amministrazione setina ha dovuto far ricorso al fondo di cassa, eroso di 386mila euro e ora quantificato in 992mila euro. Resta in attivo anche l’avanzo di amministrazione (ma leggermente inferiore: è di 886mila euro), che prende in considerazione anche i residui attivi e passivi, cioè le somme ancora non riscosse e non pagate.

Il bilancio del Comune di Sezze, rimasto privo delle entrate straordinarie garantite per due anni dall’autovelox (poi dichiarato irregolare) e di molti finanziamenti regionali, resta quindi all’interno dei parametri del patto di stabilità. Il futuro, con i conti della Spl tutti da chiarire, rimane però un’incognita.


5 aprile 2013 

Far tornare in vita il “San Carlo”: più di 6mila firme per la petizione

 Procede spedita la mobilitazione de “Le virgole” per il diritto alla salute

 Un valanga di firme già raccolte per chiedere la riapertura di alcuni servizi e la riqualificazione del distretto sanitario dei Monti Lepini e dell'ospedale San Carlo di Sezze. Sono già più di 6000 le firme raccolte dal comitato civico «Le virgole», che ha deciso di dar battaglia per difendere il diritto alla saluta. E l'iniziativa dei cittadini setini comincia ad estendersi anche ai comuni limitrofi dei Lepini, dove risiedono molti utenti, soprattutto anziani, del San Carlo: domenica mattina, 7 aprile, il gazebo del comitato si sposterà a Roccagorga, nella piazza principale, per raccogliere le firme dei cittadini del posto.

«Nel corso della settimana - spiega il gruppo civico fondato da alcune donne di Sezze - i venticinque componenti del comitato civico hanno stampato 210 fogli per la raccolta delle firme. Ognuno dei quali contiene trenta firme per un totale di 6.300 adesioni raccolte. Ma il comitato intende  raggiungere quota 15 mila firme entro il giugno prossimo, ovvero ben oltre il 10% del reale bacino d’utenza del distretto». L'intenzione de «Le virgole» è di consegnare la petizione popolare nelle mani del presidente della Regione Nicola Zingaretti e dei presidenti di Camera e Senato, così come in quelle del presidente della Repubblica, cui l’appello è indirizzato, «assieme ad un progetto di sanità territoriale».

Le richieste avanzate dall'agguerrito comitato di Sezze partono in primo luogo dalla necessità di dotare l’ospedale di distretto di un budget autonomo che gli consenta di riavviare una serie di servizi indipendenti da quello che, già nel secondo decreto dell’ex governatrice Renata Polverini, doveva essere il suo progetto di riconversione parziale in residenza sanitari per anziani. «Un piano economico indipendente e autonomo - spiegano Le virgole - basato sui flussi e sulle richieste di accesso ai servizi di primo livello che punti ad offrire servizi h24 alla popolazione del distretto dei Monti Lepini. A partire dalla riqualificazione del punto di primo intervento».

Il comitato chiede inoltre che vengano riattivate su Sezze le convenzioni con i medici universitari al fine di garantire il funzionamento delle sale operatorie per gli interventi di bassa intensità. Si darebbe così un senso ai 5 milioni di euro spesi dalla Regione per realizzare i reparti di day surgery, che oggi risultano praticamente chiusi. Il San Carlo, declassato ad ospedale distrettuale di secondo livello, è ormai trasformato in un poliambulatorio funzionante una volta a settimana.


5 marzo 2013 

Carciofi di Sezze, allarme dei coltivatori: in giro falsi spacciati dagli ambulanti

Attenzione ai venditori ambulanti che spacciano per prodotti di Sezze carciofi che non lo sono: è l'allarme lanciato dagli imprenditori agricoli setini e dalle associazioni di categoria per la salvaguardia della produzione locale, sempre più minacciata dagli ortaggi che arrivano da altre province o regioni e vengono presentati come ortaggi in loco.
Ancor prima che il carciofo romanesco faccia la sua comparsa nelle campagne di Sezze - complice il rigido inverno che ne ha ritardato la maturazione - cominciano infatti a spuntare lungo le strade venditori ambulanti con cartelli ben evidenti che promuovono il carciofo di Sezze.
Ma di prodotto locale, su quei banchi, c'è ne ben poco. Anzi, nulla.
Il primo a dare eco alle preoccupazioni delle aziende setine è stato il consigliere comunale dell'Api, Roberto Reginaldi: «Sono arrabbiatissimi i produttori agricoli e i commercianti. I punti dove si posizionano gli ambulanti sono quasi sempre gli stessi, all'ingresso del territorio di Sezze presso l'incrocio de La Storta e lungo la via principale di Sezze scalo.
Ogni anno, con largo anticipo della raccolta del carciofo, assistiamo all'ondata di ambulanti che rendono difficile il lavoro di produttori locali e commercianti già intenti a combattere una dura crisi».
Sul tavolo c'è il problema dei controlli. «Il sindaco Campoli in persona - assicura Reginaldi - ha dato disposizione nel fronteggiare il problema. È proprio problema che danneggia pesantemente i nostri produttori locali e di conseguenza l'indotto».
Preoccupato del fenomeno è anche il presidente della Coldiretti di Sezze, Vittorio Del Duca, che ha annunciato l'intenzione di convocare il consiglio direttivo: «Non possiamo permettere che vengano spacciati per setini prodotti di dubbia provenienza, magari nordafricana e trattati con antiparassitari che da noi sono vietati da almeno 50 anni. È una truffa a danno dei consumatori di passaggio ma è anche un furto di identità e di immagine a danno dei nostri pregiatissimi carciofi che non possiamo più tollerare».


1 marzo 2013 

Anfiteatro mai finito, la Ue conferma: «Recupereremo il finanziamento»

Il commissario alla politica regionale: «Avviate le procedure per riottenere i 220mila euro»

La conferma arriva anche dal commissario europeo per la politica regionale Johannes Hahn: l’Unione europea ha avviato la procedura per il recupero del contributo comunitario per il progetto di ristrutturazione dell’Anfiteatro di Sezze. È quanto ha comunicato il membro della Commissione europea rispondendo all’interrogazione che l’europarlamentare dell’Idv Niccolò Rinaldi aveva presentato lo scorso 9 gennaio. L’Ue è quindi intenzionata a recuperare i 220.917,27 euro versati come parte dei fondi Docup Ob 2000-2006, che il Comune ricevette per la ristrutturazione del Teatro sacro italiano.

L’anfiteatro resta in uno stato di degrado dopo che i lavori non sono stati ultimati malgrado i finanziamenti per due stralci dell’opera. Il primo, al quale contribuì anche la Ue (il resto fu finanziato dallo Stato italiano), è costato 1.291.142 euro. «Gli Stati membri - è la risposta del commissario austriaco Hahn - dispongono di due anni, dopo la scadenza per la presentazione della relazione finale, per completare o rendere operativi i progetti in questione e fornire alla Commissione le informazioni pertinenti sullo stato di avanzamento di queste operazioni. Il progetto è stato indicato quale incompleto e non operativo nella relazione finale del programma regionale Lazio 2000-2006 cofinanziato dal Fesr. Pertanto la Commissione ha avviato la procedura di recupero del contributo Ue versato per il progetto». «Spiace constatare questo ennesimo caso di malcostume italiano che, per non aver rispettato le leggi e i diritti dei cittadini, comporterà un esborso di denaro pubblico» osserva invece l’europarlamentare Rinaldi.

La replica di Iniziativa sociale a Rinaldi.

 Lo scandalo dell’anfiteatro di Sezze è stato più volte sollevato dagli esponenti di Iniziativa sociale, che hanno interessato la Regione Lazio degli accertamenti sul cantiere. E da Gioacchini e Coluzzi arriva una risposta piccata alle parole del capodelegazione dell’Idv all’Europarlamento. «Dove era Niccolò Rinaldi quando l'assessore del suo partito avrebbe potuto intervenire e non lo ha fatto?». Iniziativa sociale replica all’europarlamentare dell’Idv dopo che il commissario per la politica regionale Johannes Hahn ha confermato che l’Ue ha avviato la procedura per riottenere i 220.917 euro stanziati per il recupero dell’Anfiteatro di Sezze, un’opera rimasta incompiuta. E lo fa ricordando che l’assessore ai lavori pubblici della giunta Marrazzo era un esponente dell’Italia dei Valori, quel Vincenzo Maruccio protagonista dello scandalo dei rimborsi sottratti al partito: «Come assessore regionale non solo ben conosceva la questione - sottolineano Luigi Gioacchini e Lanfranco Coluzzi - ma avrebbe potuto interessarsene. Cosa che invece, nonostante la nostra azione di denuncia fosse già attiva all'epoca, si guardò bene dal fare».

Per Iniziativa sociale Rinaldi sta facendo «sciacallaggio»: «Sta tentando di appropriarsi di una battaglia che stiamo portando avanti da anni con l'ausilio degli ex consiglieri regionali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita. La sua interrogazione è arrivata fuori tempo massimo. Il fatto che la Ue stia presentando il conto al Comune di Sezze è frutto di un’attività che solo noi stiamo portando avanti sul nostro territorio, assumendocene in prima persona tutti i rischi».


8 febbraio 2013 

Spl, i lavoratori annunciano lo sciopero per il 19 febbraio

 Campoli perplesso: “Sono sorpreso, è una decisione sproporzionata”

Lo stato d’agitazione proclamato nelle scorse settimane dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori della Spl Sezze si tramuta in sciopero. Una prima giornata di astensione dal lavoro è stata indetta per martedì 19 febbraio. Tutto il personale della società controllata dal Comune per lo svolgimento dei servizi pubblici (e in particolare quello della raccolta dei rifiuti) incrocerà le braccia per chiedere il pagamento dello stipendio nei tempi dovuti, il rinnovo del contratto di servizio tra Comune e Spl e garanzie sul futuro occupazionale.

La decisione di scioperare è stata comunicata ieri dai rappresentanti provinciali dei sindacati di categoria, Giulio Morgia della Fp-Cgil e Massimo Feudi della Fit-Cisl, con una nota inviata alla direzione della Spl e, per conoscenza, al prefetto di Latina e al sindaco di Sezze. La possibilità di un primo giorno di sciopero era stata aperta dopo lo stato d’agitazione proclamato il 28 gennaio. «A tutt’oggi non abbiamo avuto garanzie» sottolineano i rappresentanti sindacali, che hanno ribadito le richieste già avanzate negli incontri avuti a metà gennaio con il presidente della Spl Vincenzo Rosella e con il sindaco Andrea Campoli.

Se la dichiarazione dello stato d’agitazione aveva spiazzato l’amministrazione, anche la proclamazione di un primo giorno di sciopero ha sortito un effetto simile. «Rimango perplesso ma prendo atto di questa decisione» dichiara il sindaco Campoli, che rimarca come la giunta abbia deliberato nei giorni scorsi «il rinnovo alla Spl di tutti i servizi fino a settembre, data ultima entro la quale la società deve essere sciolta». Del resto l’amministrazione non può per ora rinnovare i contratti oltre il 30 settembre.

«Le garanzie richieste dai sindacati le avevo già formalizzate nell’incontro che c’era stato con me il 18 gennaio» ribatte Campoli. «La decisione di scioperare la ritengo non commisurata alle problematiche che stiamo affrontando - aggiunge Campoli - e incongrua rispetto all’impegno che l’amministrazione ha profuso nel passato e sta profondendo ancor oggi per mantenere e tutelare l’interesse della società, dei lavoratori e dell’intera città». Continua a preoccupare la crisi di liquidità dell’azienda: il cda non ha ancora fornito i dati del bilancio 2012 ma si è impegnato a preparare un piano per uscire dalla difficile situazione.


30 gennaio 2013 

Spl, presente e futuro incerto. I lavoratori in stato d’agitazione

 I sindacati: “Preoccupati per stipendi e rinnovo del contratto di servizio”

Il Comune fa i conti: da marzo a luglio previsti problemi di liquidità

 Le rassicurazioni e l’avvenuto pagamento degli stipendi di dicembre, avvenuto solo la scorsa settimana, non bastano: i lavoratori della Spl Sezze sono entrati in stato d’agitazione. È questa la decisione assunta al termine dell’assemblea sindacale che ha avuto luogo lunedì e che apre la strada alla possibilità di dichiarare presto un primo giorno di sciopero. La dichiarazione dello stato d’agitazione ha colto in contropiede l’azienda e l’amministrazione comunale, con cui i sindacati avevano avuto un confronto il 18 gennaio.

Nel documento stilato dalle organizzazioni sindacali, la Fp-Cgil e la Fit-Cisl, si sottolinea come durante l’assemblea dei lavoratori «la grande partecipazione e il nutrito dibattito ha fatto scaturire le maggiori preoccupazioni, quali il mantenimento occupazionale, il pagamento nei tempi dovuti dello stipendio nonché il rinnovo del contratto dei servizi scaduto il 31 dicembre scorso e di cui ancora non si ha notizia». Secondo quanto riportato, l’assemblea dei lavoratori avrebbe riconosciuto «l’impegno profuso dal primo cittadino» ma avrebbe comunque dato l’ok allo stato d’agitazione per mantenere salde le richieste avanzate circa il pagamento degli stipendi e il mantenimento della forza produttiva nella prossima mutazione della società.

Nell’ultimo incontro con i sindacati il primo cittadino Campoli aveva anticipato l’intenzione dell’amministrazione di trasformare la Servizi pubblici spa in azienda speciale prima del 30 settembre, onde evitare la tagliola prevista per le aziende di pubblici servizi nei comuni sotto i 30mila abitanti. Ma intanto c’è la crisi di liquidità dell’azienda (il cui comparto dei servizi ambientali costa al Comune 280mila euro al mese) e il fatto che gli introiti della nuova Tares arriveranno solo a luglio: nel frattempo l’amministrazione, che a sua volta ha problemi di cassa, dovrà dar respiro alla Spl. «È una situazione che riguarda molti comuni italiani» sottolinea Campoli, che spiega come il contratto di servizio non potrà esser stipulato finché non saranno chiariti i nuovi rapporti tra ente e società alla luce di quanto previsto dalla Tares, che sarà incassata dal Comune e non più dalla Spl.

Crisi di liquidità di Comune e Spl, saranno mesi delicati

Occhi puntati sui bilanci del Comune ma soprattutto della Spl. La crisi di liquidità investe l’azienda partecipata, che solo il 22 gennaio è riuscita a saldare i pagamenti degli stipendi di dicembre ai suoi dipendenti. Si guarda con preoccupazione ai conti della Servizi pubblici locali spa, che i revisori dei conti hanno di recente chiesto di liquidare ma l’amministrazione intende trasformare in azienda speciale. Nel frattempo si dovranno far quadrare i conti e capire come rimuovere la spada di Damocle dei debiti pregressi.

Il 22 gennaio si è tenuta anche la commissione capigruppo in cui il dirigente del settore finanziario Francesco Petrianni e l’assessore al bilancio Pietro Bernabei hanno relazionato sullo stato dei conti della partecipata. Ne è emerso un quadro di delicata emergenza per le casse della Spl e di conseguenza anche per il Comune.

Per Petrianni la situazione della società controllata è da legare alle difficoltà economiche sempre maggiori incontrate dalle amministrazioni pubbliche italiane: «Non credo - aggiunge - che la situazione finanziaria della Spl sia dovuta a una cattiva gestione della stessa». Lo stesso dirigente ricorda poi, però, come negli ultimi cinque anni la società pubblica abbia accumulato 3,3 milioni di mancati introiti di Tarsu (a fronte di 16,1 incassati). L’evasione della tassa sui rifiuti resta alta, vicina al 30%.

Il dirigente e l’assessore Bernabei hanno ragionato sulle difficoltà di cassa che Comune e Spl si troveranno ad affrontare fino a luglio, quando sarà incassata la nuova Tares: l’amministrazione dovrà fare ricorso anche ad anticipazioni di cassa per pagare gli stipendi. Qualche malumore in maggioranza, dove gli esponenti della lista Campoli rimproverano al Pd di pensare troppo ai giochi interni: «La Spl è un problema di tutti - rileva il capogruppo Ernesto Di Pastina - e il processo di soluzione deve coinvolgere tutti. Occorre cautela e responsabilità»


10 gennaio 2013 

Rifugiati, adesso l’amministrazione frena sull’accoglienza

Dopo gli episodi del 28 dicembre e del 2 gennaio, che hanno visto un gruppo di rifugiati politici manifestare presso l’ufficio dei servizi sociali e la sede della Karibù (con momenti di disordine pubblico che nel secondo caso hanno portato a un arresto e due fermi), il Comune di Sezze prova a tenere sotto controllo la situazione. C’è da capire che destino avranno i profughi affidati alla cooperativa sociale setina. Nel question-time dell’8 gennaio l’assessore ai servizi sociali Enzo Eramo ha fatto il punto della situazione relazionando in consiglio comunale e rispondendo all’interrogazione presentata dal capogruppo Pdl Lidano Zarra. L’amministrazione, dopo aver chiesto un incontro al prefetto di Latina Antonio D’Acunto per affrontare la questione dell’ordine pubblico, ha incontrato nella giornata di lunedì i rappresentanti della cooperativa sociale che è stata coinvolta operativamente nella gestione dell’«emergenza Nord Africa».

Alla presidente della Karibù, la ruandese Marie Thérèse Mukamitsindo, l’amministrazione Campoli ha chiesto delucidazioni sul destino del progetto d’accoglienza dei profughi arrivati nel 2011 durante i tumulti politici della primavera araba. «Ci ha riferito - spiega Eramo - che il progetto è stato prorogato fino al 28 febbraio e che la gestione è ora affidata al ministero degli Interni e non più alla Regione. Ci ha inoltre detto che il tavolo di concertazione presso la Questura di Latina è sempre attivo». I profughi affidati alla Karibù - e alloggiati presso abitazioni di Sezze - sono attualmente 32, dopo che in tredici hanno accettato la «buonuscita» di 700 euro per uscire dal progetto e abbandonare il territorio comunale.

Una parte degli immigrati attende il completamento del rilascio dei permessi di soggiorno politici o umanitari. Secondo quanto riferito dalla responsabile di Karibù ci sarebbero già accordi con gli stranieri ospitati per uscire dal progetto e lasciare Sezze. Eramo ha ribadito la decisione dell’amministrazione di opporsi a nuove operazioni di accoglienza paventando il rischio di tensioni sociali: «La nostra città non ha ancora metabolizzato i flussi migratori degli ultimi anni». Sulla stessa linea d’onda Zarra (Pdl): «No a una solidarietà di facciata data a tutti. Sezze deve già fare i conti con una situazione sociale già difficile».

CAMPOLI: “STOP AI PROGETTI D’ACCOGLIENZA”. «Sezze è una città che ha dato molto in termini di accoglienza, dimostrando sempre di essere portatrice di una cultura della solidarietà. Ora però, dopo le ripercussioni create da un’emergenza gestita senza coinvolgere direttamente l’amministrazione comunale, ci vediamo costretti a dichiararci indisponibili a proseguire questo progetto». Il sindaco Andrea Campoli spiega così la contrarietà espressa dal Comune a continuare l’accoglienza dei rifugiati politici arrivati sui Lepini durante l’emergenza umanitaria del 2011. Il primo cittadino di Sezze ha espresso la sua posizione in una lettera inviata ieri mattina alla Prefettura di Latina.

Un netto e improvviso cambio di rotta da parte del sindaco di Sezze, visto che l’amministrazione aveva finora sostenuto tutte le iniziative portate avanti sul tema dell’accoglienza dei rifugiati. Subito dopo l’episodio della protesta di mercoledì di un gruppo di profughi affidati alla Karibù (che ha prodotto l’arresto di un ghanese per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e il fermo di due suoi connazionali) Campoli aveva espresso timori sul fatto che la situazione potesse trasformarsi in un’emergenza sociale. «Ribadisco la gravità dell’episodio - si limita a commentare il primo cittadino - ringrazio e solidarizzo con le forze dell’ordine intervenute prontamente».

All’interno dell’amministrazione cominciano a diffondersi timori per una situazione che, già resa difficile dalla complessa integrazione tra il tessuto sociale locale e la folta comunità rumena, rischia di peggiorare ulteriormente. Preoccupazioni che più di qualcuno, da diversi anni, aveva già espresso. Ora il Comune comincia a fare i conti con un problema che rischia di sfuggire di mano. «Episodi come quelli di mercoledì - afferma l’assessore ai servizi sociali Enzo Eramo - minano indubbiamente l’ordine pubblico. Purtroppo ci troviamo nella situazione di dover fronteggiare, senza il supporto necessario delle altre istituzioni, i processi di integrazione di una pluralità di soggetti provenienti da diversi paesi e culture. Per una struttura come quella dei servizi sociali di un Comune è un compito impossibile».


3 gennaio 2013 

PROTESTA DEI RIFUGIATI POLITICI A SEZZE - CAPUANI / LATINA TODAY

Tensione alle stelle questa mattina presso la sede della cooperativa sociale Karibù di Sezze. Uno gruppo di rifugiati politici affidati all'ente di assistenza dei richiedenti asilo se l'è presa vivacemente con la presidente della coop, Marie Thérèse Mukamitsindo, che dopo esser stata accerchiata nel suo ufficio di largo Buozzi si è vista costretta a chiamare le forze dell'ordine. La responsabile di Karibù è stata sottratta alle rimostranze dei profughi dall'arrivo della polizia, che l'ha condotta via. Alcuni immigrati hanno però preso a calci l'auto del 113 e per questo gli agenti della Questura hanno arrestato una persona e ne hanno denunciate altre due.
Si tratta della seconda protesta in pochi giorni: il 27 dicembre un'analoga iniziativa dei rifugiati politici che alloggiano tra Sezze, Roccagorga e Maenza aveva richiesto l'intervento dei carabinieri per riportare la calma. Oggi una trentina di immigrati si sono radunati sotto la sede dell'ente di volontariato, dove la presidente della Karibù aveva dato loro appuntamento per ascoltare le loro richieste. Ma, di fronte all'impossibilità di accontentarle, l'insofferenza dei più agitati si è tramutata nuovamente in una forte contestazione verbale.
Molteplici le ragioni della protesta. Diversi rifugiati politici lamentano una disparità tra le somme di assistenza assegnate dalla Karibù. "A me danno 30 euro al giorno - racconta Issa, giovane del Burkina Faso che vive a Sezze con la moglie e suo figlio - ad altri che abitano da un'altra parte 35". Ma dietro l'angolo c'è anche il problema del programma "Emergenza Nord Africa", varato dalla protezione civile per affrontare l'ondata migratoria del 2011 legata ai tumulti della "primavera araba": il protocollo, che doveva scadere il 31 dicembre, è stato prorogato fino al 28 febbraio, ma ancora non si conosce il destino dei profughi dopo tale termine.



13 dicembre 2012
 

Spl, la situazione è grave ma non è seria: Rosella ritira le dimissioni

Il dietrofront del presidente della spa dopo un colloquio con Campoli

Perplessità in maggioranza. E i revisori dei conti mettono pressione

 Il presidente della Servizi pubblici locali revoca le sue dimissioni «irrevocabili». Situazione paradossale a Sezze, se non fosse già tragica a causa dei conti dell’azienda partecipata dal Comune. Vincenzo Rosella, dal 2008 - in quota Pd - alla guida della società controllata, il 7 dicembre ha comunicato la sua decisione di rimanere al vertice della Spl, che versa in una situazione finanziaria gravissima (più di 4 milioni di euro di debiti). Ritirate dunque le dimissioni che erano state comunicate il 27 novembre: Rosella ha reso noto il suo dietrofront dopo le rassicurazioni fornitegli dal sindaco Andrea Campoli per mettere a disposizione risorse che permettano alla Spl di pagare dipendenti e fornitori. E pensare che il collegio dei revisori dei conti nel frattempo aveva già convocato l’assemblea dei soci per il 18 dicembre con all’ordine del giorno la nomina del nuovo cda e l’approvazione del bilancio.

La vicenda crea molte perplessità in maggioranza, soprattutto nelle file di una parte del Partito democratico e della lista Campoli sindaco. Giovanni Bernasconi, consigliere Pd e presidente della commissione bilancio, chiede a Rosella di chiarire quali siano «gli interessi di pochi» che starebbero minando la gestione della Spl Sezze e quali risorse il Comune dovrebbe mettere a disposizione per gestire l’ordinaria operatività aziendale. «L’amministrazione comunale - fa notare Bernasconi - ha già provveduto, nonostante le risorse esigue di cui dispone a seguito dei tagli dei trasferimenti statali, in sede di approvazione del bilancio di previsione del 2012 a ripianare le perdite d’esercizio 2011 della Spl, a ripristinare il capitale sociale della stessa con un importo superiore a 150mila euro e che la normativa per gli affidamenti in house dei servizi prevede dei vincoli ben precisi in tal senso».

In maggioranza, vista la drammatica situazione economica della controllata e i problemi di cassa del Comune, si fa strada la richiesta di un maggiore controllo sulla gestione economico-finanziaria della Spl e sulle sue politiche occupazionali. Secondo Bernasconi, che chiede «massima trasparenza amministrativa», occorre azzerare il cda della società e nominare come presidente «un tecnico d’indubbia capacità professionale», in attesa di capire se l’azienda dovrà essere sciolta o trasformata entro il 30 settembre 2013.


11 novembre 2012

Comune, conti in rosso. Campoli annuncia il blocco delle indennità

Ente in crisi di liquidità, bilancio “salvato” dall’avanzo d’amministrazione

Il sindaco: “Momento difficile, dobbiamo dare il buon esempio”

Rincari pesanti per ticket mensa e abbonamenti scuolabus, addizionale comunale Irpef e aliquote Imu su prima e seconda casa portate al massimo. E ora la clamorosa decisione di sospendere, fino all’arrivo di tempi migliori, il pagamento delle indennità di sindaco, assessori, consiglieri comunali di maggioranza e cda della controllata Spl Sezze. Una scelta presentata dal sindaco Andrea Campoli sottolineando la volontà degli amministratori «di dare il buon esempio» a fronte dei sacrifici chiesti a cittadini, ma che fa trasparire però le difficoltà di cassa del Comune.

Dai tagli agli emolumenti – su cui però ancora si ragiona in merito alle modalità di questo provvedimento – stando ai calcoli della commissione bilancio, l’amministrazione risparmierà circa 97mila euro in un anno. Poco più del doppio di quanto arriverà dall’incremento delle mense (+ 40mila euro), ma nulla in confronto al taglio dei trasferimenti statali che la giunta deve fronteggiare (un milione e 800mila euro in meno negli ultimi due anni). Cifre che danno conto dei problemi di bilancio. Lo stesso assessore alle finanze Pietro Bernabei, pur mantenendo fiducia sulla possibilità di migliorare la situazione, non ha nascosto le difficoltà di liquidità dell’ente.

A salvare i conti del Comune dal dissesto finanziario per ora ci ha pensato un avanzo di amministrazione di poco più di un milione di euro, accantonato soprattutto grazie ai proventi dell’autovelox collocato sulla Monti Lepini tra il 2010 e il 2011. E proprio i fondi non incassati dalle contravvenzioni al codice della strada (scesi dalla cifra di 2,6 milioni dello scorso anno ai miseri 70mila euro messi nel preventivo 2012) hanno contributo a mettere in difficoltà il bilancio comunale. Non è un caso che l’assessore Bernabei, assieme al recupero dell’evasione fiscale e ad alcuni aumenti per il parcometro e per l’utilizzo di strutture pubbliche, abbia ipotizzato la collocazione di un nuovo autovelox per aumentare le entrate.

L’amministrazione, se vuole evitare il collasso finanziario e il commissariamento, deve trovare una risposta anche alle difficoltà economiche della Spl Sezze, che chiuderà l’esercizio 2012 in passivo ed è destinata a espandersi o a fondersi se vuole evitare la tagliola che riguarda le società partecipate: il 30 settembre 2013 è il termine massimo per decidere il destino della società di servizi pubblici totalmente in mano al Comune.

Nel frattempo il buon esempio non basta. I sindacati unitari hanno infatti chiesto al sindaco Campoli un incontro per discutere della grave ricaduta degli aumenti Imu e Irpef sulle famiglie e sui pensionati di Sezze.

L’annuncio dei tagli. Scelte drastiche, dunque. Nell’ultimo consiglio comunale dell’8 novembre, che ha visto l’approvazione del bilancio preventivo 2012, Campoli ha annunciato l’intenzione di sospendere temporaneamente il pagamento delle indennità di carica destinata al sindaco, agli assessori, ai consiglieri di maggioranza e ai membri del cda della controllata Spl Sezze. «A malincuore abbiamo dovuto chiedere ai nostri cittadini un sacrificio importante in un momento già difficile per le nostre famiglie - ha affermato il primo cittadino - ma una classe politica non può non dare il buon esempio».

Pur sottolineando come «questa classe politica ha goduto finora solo di quello che la legge prevedeva», Campoli ha spiegato di ritenere «un atto dovuto» il blocco delle indennità di carica: «C’è la necessità di questo sacrificio temporaneo fino a quando non sarà completato il nostro lavoro di riassestamento delle funzioni e di ridefinizione dei costi. Questa classe dirigente ha una colpa - ha aggiunto il sindaco - quella di aver innalzato il numero e aumentato la qualità dei servizi. Ora occorre far quadrare i conti».

La maggioranza, che ha cercato di animare internamente un contraddittorio che ha visto ancora assenti gli unici due consiglieri del Pdl, ha approvato un bilancio definito «draconiano» dallo stesso assessore alle finanze Pietro Bernabei. «Tempi ancora peggiori bussano alla porta» aggiunge nel presentare il consuntivo da 21 milioni e 564 mila euro. «La crisi che stiamo vivendo - ha sottolineato Bernabei - è andata accentuandosi negli ultimi anni e ha ormai assunto i toni di un esercizio di vera e propria sopravvivenza». L’assessore al bilancio ha però auspicato il reperimento di maggiori entrate derivanti soprattutto dal recupero dell’evasione con l’obiettivo «di destinarle alla diminuzione della pressione fiscale per i nostri concittadini al fine di riportarla a livelli più umani e accettabili».


1 novembre 2012

Misure drastiche per far quadrare il bilancio: Imu e Irpef al massimo

L’assessore alle finanze Bernabei: “Scelte necessarie per il bene del paese”

Zarra (Pdl): “Un colpo fatale per i pensionati e i lavoratori dipendenti”

Aliquote Imu e addizionale Irpef innalzate fino al massimo previsto dalla legge: misure draconiane e tempi duri per i cittadini di Sezze. Dopo l’aumento dei ticket mensa e degli abbonamenti al trasporto scolastico, l’amministrazione Campoli si trova costretta a proporre altre due amarissime ricette per far quadrare i conti di un bilancio che risente pesantemente dei tagli del governo statale (-1,7 milioni di euro nel fondo di stabilità 2012), ma anche della cattiva condizione della partecipata Spl Sezze e delle pericolose pendenze economiche con la Dondi.

Il consiglio comunale ieri sera ha dato il via libera in una seduta lampo, praticamente priva di dibattito (difficile immaginarlo in un’assise praticamente composta dalla sola maggioranza), alle due misure sull’Imu e sull’Irpef. L’amministrazione ha dovuto anticipare, viste le scadenze poste dal governo, l’approvazione dei due provvedimenti, che inizialmente era stata programmata contestualmente al bilancio di previsione 2012, che sarà approvato solo nella seduta del prossimo 8 novembre.

Tasse, dunque, al massimo. L’aliquota Imu sulla prima casa è stata portata al 6 per mille, mentre la seconda sale al 10,6. Degli sgravi potranno usufruire essenzialmente solo i pensionati. Batosta anche per quello che riguarda l’addizionale Irpef, portata dallo 0,50 allo 0,80%. Per l’assessore al bilancio Bernabei si tratta di misure inevitabili per assicurare il bene del paese: «Assumiamo l’impegno di ridurre le tasse qualora emergesse la disponibilità di risorse». Critico il capogruppo del mini-gruppo del Pdl e dell’opposizione, Lidano Zarra: «Il paese è sull’orlo del disastro e l’amministrazione di sinistra decide di uccidere definitivamente lavoratori e pensionati».


20 ottobre 2012

Aumenti mense e scuolabus, l’amministrazione difende la scelta

L’assessore Eramo: «Abbiamo voluto aiutare chi non può permettersi il servizio»

Zarra critico: «Serviva raddoppiare le tariffe per incassare 40mila euro in più?»

«È stata una scelta di fondo: avremmo potuto trovare le risorse per limitare a tre euro il costo dei ticket mensa ma non avremmo potuto garantire l’esenzione alla fascia più disagiata delle famiglie di Sezze. In termini di scelta politica e di coscienza quella soluzione non avrebbe esaurito il nostro ruolo nei confronti di quelle famiglie che realmente non possono permettersi il servizio». L’assessore alla scuola Enzo Eramo ha spiegato così la decisione assunta dall’amministrazione comunale sulla revisione delle tariffe per mensa scolastica e scuolabus e sulla relativa stesura del regolamento per gli sgravi destinati alle famiglie meno abbienti, approvato martedì pomeriggio in Consiglio comunale. Appena in tempo per l’avvio del servizio mensa (partito mercoledì, anche se i ticket - in attesa della consegna delle domande per l’accesso alle tariffe agevolate - non sono ancora pronti) ma non totalmente in grado di spegnere i malumori dei genitori. E se i più alla fine hanno accettato i rincari, qualche effetto le rimostranze delle famiglie lo hanno provocato, a partire dal nuovo regolamento per arrivare alla possibilità del pranzo al sacco, concessa dalla dirigenza scolastica agli alunni di Sezze scalo.

I servizi scolastici e il bilancio comunale

La giunta Campoli ha inquadrato la scelta dei contestati aumenti dei ticket mensa (raddoppiati da due a quattro euro cadauno: per un blocchetto di venti buoni pasto si spenderà 80 euro) e degli abbonamenti al servizio di trasporto scolastico (passati da 170 a 250 euro all’anno). «Questa amministrazione - ha affermato l’assessore al bilancio Pietro Bernabei - è sempre stata attenta al diritto allo studio garantendo tariffe ridotte e ha fatto uno sforzo notevole per mantenerle». L’assessore ha sottolineato come il Comune spenda 595mila euro all’anno per il servizio di trasporto scolastico (a fronte di 80mila euro di entrate, che saliranno a 120mila con gli aumenti di quest’anno) e 280mila per la mensa (115mila di entrate, a cui si sommano 55mila di rimborsi statali per i pasti a docenti e personale Ata). Cifre che spiegano come le entrate per i servizi scolastici non coprano - come giusto che sia per le attività prive di rilevanza economica per l’amministrazione pubblica - l’intera spesa. Lo stesso sindaco Campoli aveva spiegato che la giunta fino allo scorso anno è riuscita a limitare a 2 euro le tariffe di un servizio, come quello delle refezione scolastica, che al Comune costa 6 euro per pasto. E aveva rimarcato come le amministrazioni locali limitrofe, Latina in primis, avessero già ritoccato le tariffe a partire da qualche anno. Peccato però che le nuove cifre adottate dall’ente di palazzo De Magistris (consultabili in calce al modello predisposto dal Comune per richiedere le agevolazioni) abbiano rapidamente superato quelle in vigore per l’anno corrente nelle scuole di Latina, altra realtà cittadina in cui i genitori si sono mobilitati contro i rincari.

Il dibattito in Consiglio e le critiche del Pdl. 

Alla seduta di Consiglio hanno assistito alcuni dei genitori che nelle scorse settimane hanno portato avanti la protesta contro i rincari. Critico il consigliere del Pdl e dell’opposizione Lidano Zarra: «Prendiamo atto del ripensamento dell’amministrazione rispetto ad agosto, ma non sono le modifiche al regolamento, che erano necessarie e avevamo sollecitato, non risolvono i problemi». Zarra instilla il dubbio, visto che gli aumenti comporteranno un maggiore incasso per l’amministrazione di soli 40mila euro (stante le cifre offerte dall’assessore Bernabei), che non fosse necessario raddoppiare le tariffe «per far quadrare il bilancio». Come dargli torto, se solo si pensa alle cifre spese dall’amministrazione negli anni scorsi per finanziare alcune manifestazioni. «Non era forse meglio ridurre i costi - continua Zarra - abbassando le indennità di funzione, come si sta facendo a livello nazionale?».

La maggioranza, da parte sua, ha ricordato che il Comune deve fronteggiare anche quest’anno un taglio di 1,7 milioni di euro al proprio fondo di stabilità deciso dal Governo. «Se la condizione economica attuale ci spinge a fare delle scelte - ha affermato Giovanni Bernasconi (Pd) ricordando che il regolamento per le riduzioni tariffarie al servizio mensa era vecchio di dieci anni - noi crediamo che vadano tutelate le fasce più deboli. E il nuovo regolamento - si sbilancia, forse eccessivamente, l’esponente democratico - porterà vantaggi all’80% delle famiglie». L’amministrazione si è peraltro impegnata sul fronte dolente dei controlli sulle dichiarazioni Isee tramite gli uffici comunali e investendo del problema la Guardia di Finanza. «Si faranno controlli a campione» ha assicurato l’assessore Eramo. Zarra conserva però i suoi dubbi: «I controlli sulle dichiarazioni Isee saranno come quelli per la Tarsu, che continua ad essere elusa ed evasa dai soliti furbetti?».


9 ottobre 2012

Suspence per la decisione del Tar, Comune-Dondi attese dall’arbitrato

Dondi e Comune di Sezze restano in attesa, con un occhio puntato sulla decisione che il Tar di Latina tarda a comunicare dopo il dibattimento di giovedì scorso e con l’altro orientato verso l’appuntamento di domani, quando le due parti si troveranno di fronte per il nuovo arbitrato intavolato dalla concessionaria. Sul fronte del tribunale amministrativo, che deve pronunciarsi nel merito (o quantomeno comunicare un nuovo rinvio) sul ricorso presentato dalla ditta rovigina contro la delibera di decadenza della convenzione votata nel settembre di un anno fa dal Consiglio comunale, non ci sono ancora novità.

I due contendenti, che hanno già in ballo una nuova disputa davanti al Consiglio di Stato, vedono avvicinarsi la possibilità di un nuovo rinvio da parte del Tar. Qualche perplessità è stata espressa dall’amministrazione sul fatto che i giudici possano decidere sui temi alla base della rescissione unilaterale votata dal Consiglio, legati alle inadempienze contestate alla Dondi, senza poter contare sul parere di un perito. Ed è per questo che i legali della concessionaria hanno chiesto al collegio giudicante di attendere l’esito dell’arbitrato, che domani ha in programma la nomina di un consulente tecnico d’ufficio. Secondo gli avvocati della Dondi, tra cui figura anche Maurizio Mansutti, il Tar di Latina potrebbe anche riconoscere la propria incompetenza sulla materia del contendere rimandando tutto all’arbitrato.


1 luglio 2011

Passa un bilancio minacciato da tagli e patto di stabilità

Il sindaco Campoli: “Scelte impegnative ma chiare. No ad aumento tariffe”  

In un consiglio comunale quasi alla camomilla e snobbato dalla cittadinanza (solo una decina i presenti fuori dall’emiciclo), la giunta Campoli ha ottenuto giovedì sera l’approvazione dell’ultimo bilancio previsionale della legislatura, che terminerà nella prossima primavera. Con i voti favorevoli della maggioranza e di due consiglieri di minoranza (Antonio Vitelli e Serafino Di Palma), il sindaco di Sezze ha ottenuto il via libera alla delibera sui conti. Un bilancio da quasi 23 milioni di euro, sul quale è sorto qualche problema in più rispetto agli anni scorsi. 

«Sono state operate scelte di bilancio importanti, oculate e impegnative, ma sempre chiare, trasparenti e condivise» ha spiegato nella sua relazione Andrea Campoli, che ha sottolineato l’incidenza sul bilancio dei nuovi tagli operati dal Governo ai trasferimenti verso gli enti locali. Due le priorità seguite, ha rimarcato il sindaco, nella stesura del bilancio: non aumentare la pressione fiscale sui cittadini e non abbassare il livello dei servizi. Campoli ha sottolineato le forti ripercussioni dei vincoli del patto di stabilità sulla gestione del Comune e sulla copertura finanziaria delle opere messe in cantiere. 

«Si avvia a conclusione - ha ribattuto dall’opposizione Rinaldo Ceccano (Pdl), che ha sottolineato la crescita delle spese per il personale - l’esperienza illuminata di alcune forze moderate che avevano deciso di allearsi con gli ex Ds. Con questo bilancio quell’esperienza viene meno: i moderati del centrosinistra hanno capito che il cambiamento di un certo modo di fare politica non è possibile con quest’amministrazione». «Non posso rinnovare la fiducia espressa nello scorso ottobre - ha dichiarato invece Roberto Reginaldi (Nuova Area) - perché gli interventi promessi in quell’occasione non sono state fatti. E non so se saranno fatti».


23 giugno 2011

Ospedale San Carlo da Sezze, ecco come sarà riconvertito

Chiusura dei posti letto per acuti, in parte trasformati in infermieristici

Salvi il ‘Primo intervento’ 24 ore, l’attività chirurgica e il centro dialisi

Chiusura dei reparti di medicina e geriatria, parzialmente trasformati in 15 posti di degenza infermieristica, mantenimento della struttura sanitaria distrettuale con la conferma del poliambulatorio, dell’attività chirurgica di bassa intensità, del punto di primo intervento 24 ore su 24 e del centro dialisi: questi i punti del piano di riconversione dell’ospedale San Carlo da Sezze illustrato ieri dal commissario della Asl di Latina Renato Sponzilli al sindaco Andrea Campoli. La riorganizzazione dell’ospedale setino, che entrerà nella fase operativa a partire da fine mese, seguirà quindi la linea già tracciata dai decreti sul riordino della rete sanitaria approvati lo scorso anno dalla presidente della Regione Renata Polverini in qualità di commissario alla sanità. Confermati, dunque, i timori della vigilia sulla chiusura dei posti letti di medicina e geriatria per malati acuti, che l’amministrazione e le forze politiche locali hanno cercato di difendere fino all’ultimo evidenziando la necessità di ospitare i degenti in esubero al Goretti di Latina.

Non sarà uno smantellamento del nosocomio setino, come temuto. Il San Carlo sarà un ospedale distrettuale e, oltre ad offrire servizi poliambulatoriali, manterrà l’attività chirurgica avviata con il day-surgery. 

Il nosocomio di Sezze non perderà soprattutto i presidi a cui i cittadini tengono di più, ovvero il punto di primo intervento 24 ore e il centro dialisi. La riconversione del San Carlo si presenta dunque come un bicchiere mezzo pieno, che l’amministrazione e le forze politiche locali potrebbero mandar giù senza ulteriori resistenze. Anche perché i tempi stringono e la Regione resta convinta, anche per i vincoli dati dal piano di risanamento del debito sanitario, del progetto di riorganizzazione già avviato.


4 giugno 2011

Comune - Dondi, a grandi passi verso la rottura definitiva

Vicina la risoluzione della convenzione. Campoli: “Situazione insostenibile”

Russo ribatte: “Ci ribaltano addosso i punti della nostra ultima diffida”

 Tra Comune di Sezze e Dondi si va verso la rottura definitiva. La giunta Campoli ha deciso: una nuova diffida nei confronti della concessionaria e carte nelle mani di un legale per vagliare la possibilità di rescindere anticipatamente la convenzione per l’affidamento del servizio idrico integrato alla società di Rovigo. L’amministrazione è pronta alla revoca unilaterale della convenzione se la Dondi non provvederà alla «completa eliminazione delle inadempienze contestate». La delibera di giunta numero 99 approvata mercoledì contiene infatti una lunga lista di inosservanze della convenzione siglata nel 1993 - e valevole fino al 2024 - che il Comune contesta alla concessionaria: dalla mancata riattivazione di una delle due pompe di Fonte La Penna (fuori uso dal luglio scorso, con il rischio di ripercussioni sull’approvvigionamento idrico per tutto il paese) all’ignorata richiesta di riparazione dell’impianto di sollevamento idrico di Monte Nero (che serve la zona di Suso), dal malfunzionamento del depuratore dei Casali alla mancata manutenzione del sistema fognario, dal ritardo per gli interventi di riparazione delle perdite dell’acquedotto fino alla questione dell’assenza dell’autorizzazione allo scarico per il depuratore di Sezze scalo.

«È un atto che fa seguito all’iniziativa intrapresa negli ultimi anni per il rispetto della convenzione - spiega il sindaco Andrea Campoli - e siamo arrivati a questo punto malgrado la volontà di ricucire in tutti modi il rapporto con la Dondi. Purtroppo la situazione della gestione idrica si è fatta insostenibile». Il malfunzionamento dell’acquedotto cittadino rischia di lasciare i cittadini con i rubinetti a secco. «Stiamo rischiando il default idrico - avverte Campoli - perché da dieci mesi una delle pompe di Fonte La Penna è ferma. Se dovesse bloccarsi anche l’altra tutto il paese resterebbe senz’acqua». Ora la strada verso la rottura del rapporto con la Dondi sembra segnata. «Attenderemo le loro controdeduzioni - aggiunge il sindaco di Sezze - ma dubito ce ne saranno. Poi valuteremo la risoluzione della convenzione. Direi che c’è una buona possibilità di arrivare a questa soluzione, ma dobbiamo valutare». La nuova diffida emessa dal Comune è l’ultimo atto di un braccio di ferro iniziato da tempo. Negli scorsi mesi la Dondi aveva avviato un nuovo arbitrato avanzando pretese per 11 milioni di euro. «Il contenzioso non c’entra - nega Campoli - ma è una decisione legata ai problemi che, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti i cittadini».

«Che oggi il Comune di Sezze ci ribalti addosso i punti che abbiamo segnalato nel nostro atto di diffida e messa in mora è un fatto piuttosto risibile. È il segno che l’amministrazione si muove con irresponsabilità». Il contrattacco della giunta Campoli non fa scomporre la Dondi, che per bocca del suo dirigente locale Maurizio Russo rimpalla le accuse sulla cattiva gestione dell’acquedotto comunale e si dice per nulla turbata dall’idea che l’ente comunale possa chiedere la rescissione della convenzione. La lunga lista di inadempienze che il Comune addebita alla concessionaria «non costituisce una novità - sottolinea Russo - perché è proprio l’elenco contenuto nell’atto di diffida e di messa in mora che abbiamo notificato all’amministrazione alla fine di aprile». Secondo la Dondi, infatti, gli interventi urgenti sul sistema idrico devono esser finanziati dal Comune. «In una situazione normale il gestore è obbligato a fare manutenzione ordinaria e straordinaria - prosegue Russo - ma quello di Sezze è un caso molto particolare, perché l’amministrazione è molto inadempiemente, come dimostra la sentenza del primo lodo. E nel frattempo il Comune ha continuato a far finta di niente e per questo abbiamo avanzato l’istanza per un secondo arbitrato». Avanzando pretese di crediti per 11,8 milioni di euro.

Intanto resta il grave problema di una rete idrica e di un sistema fognario e depurativo praticamente al collasso: impianti di pompaggio con macchine fuori uso, depuratori malfunzionanti (Casali) o privi dell’autorizzazione allo scarico (Sezze scalo). Ma per la Dondi è il Comune a doversi fare carico del problema. E delle spese. «La recente sentenza del Consiglio di Stato sulla questione delle tariffe - sottolinea Russo - ha stabilito una cosa molto importante, ossia che l’incremento dei costi d’investimento e di gestione non coperti dalle tariffe sia a carico non dell’utenza ma della collettività, cioè del bilancio comunale. E se il Comune non ci ha autorizzato a mettere in tariffa questi costi, noi non possiamo fare la Croce rossa». Solo su una cosa l’amministrazione e la Dondi concordano: il sistema idrico e quello fognario necessitano di interventi urgenti. «Meno male che il sindaco se n’è accorto - afferma Russo -. Negli scorsi anni abbiamo presentato progetti per 15 miliardi di lire per intervenire sull’intero sistema, ma sono rimasti negli armadi del Comune. Siamo costretti a lavorare su una rete che funziona a macchia di leopardo e a fare mille interventi all’anno per sistemare le perdite».


24 maggio 2011

La nuova Monti Lepini non risolve i disagi. Li moltiplica

Tortuosa, insicura e incompleta: i problemi della 156 bis

 Avrebbe dovuto alleggerire il traffico pedemontano raddoppiando il vecchio tracciato già esistente. Avrebbe dovuto evitare i rallentamenti che negli orari di punta interessano la direttrice Latina - Frosinone. Avrebbe dovuto soprattutto garantire la sicurezza attraverso un tracciato privo di curve pericolose, strettoie e deviazioni. E invece la nuova strada regionale dei Monti Lepini si riscopre lenta, tortuosa e insicura. L’incidente che domenica mattina ha visto protagonista un centauro 62enne di Ardea è l’ultimo di una serie che si allunga pericolosamente. Sono almeno cinque, infatti, gli incidenti registrati negli ultimi mesi nel tratto della nuova 156 che congiunge Sezze scalo a Ceriara di Sezze, 6 chilometri di strada a corsia unica costati 36 milioni di euro e aperti al traffico ancora prima di essere completati come da progetto.

La tratta setina della nuova Monti Lepini resta una strada a scorrimento solo sulla carta. Ridotta a imbuto da una pericolosa deviazione realizzata dopo il cedimento di uno dei ponti originari, la 156 diventa scorrevole solo a partire dalla zona di Ceriara. E la variante di progetto resta ferma al palo. Il tratto che la collega a Sezze scalo ha peraltro messo fuori uso la vecchia pedemontana, sul cui tracciato è stata realizzata la deviazione necessaria a rendere percorribile la nuova Monti Lepini, inaugurata dall’Astral con gran fretta nel marzo 2010, a pochi giorni dalle elezioni regionali.

Negli ultimi mesi è stato lo svincolo che collega via degli Archi con la 156 a svelare tutta la sua pericolosità. In crescita i sinistri registrati nella curva a gomito che precede la rotatoria di Sezze scalo: due gli incidenti avvenuti nelle ultime tre settimane. Pare dunque necessario intervenire per mettere in sicurezza questo tratta di strada.


10 marzo 2011

Il Comune aderisce al nuovo arbitrato con la Dondi

La giunta Campoli ha nominato il “suo” componente nel collegio

Il Comune di Sezze aderisce alla domanda di un nuovo arbitrato richiesto dalla Dondi, stavolta per le pendenze economiche del periodo 2005-2010, nominando il proprio legale di parte per il processo arbitrale. Questa la decisione assunta dalla giunta Campoli dopo l'istanza della Dondi pervenuta il mese scorso a palazzo De Magistris. Con la delibera approvata lunedì l'amministrazione accoglie la richiesta di arbitrato avanzata dalla concessionaria dell'acquedotto cittadino, che sostiene di dover ottenere il pagamento di 11 milioni e 803mila euro per i lavori svolti e per le utenze pubbliche degli ultimi 5 anni. La giunta, fatta salva «ogni più ampia facoltà del difensore nominato di far valere eventuali eccezioni pregiudiziali», per contestare le pretese della Dondi ha deciso di costituirsi nell'arbitrato nominando l'avvocato Alberico Marracino, esperto di contrattualistica pubblica, quale componente del collegio arbitrale. Un altro componente sarà indicato dalla Dondi, mentre il terzo nome dovrà uscire da un accordo tra le parti.

Comune di Sezze e Dondi arrivano quindi nuovamente alla soluzione dell'arbitrato per risolvere i contenziosi bilaterali pendenti. Il precedente lodo, chiuso nel 2009 e riguardante il contenzioso fino al 2005, riconobbe alla società di Rovigo  crediti per 2,4 milioni di euro (a fronte di una richiesta superiore ai 9 milioni), mentre il Comune “incassò” solo 958mila euro. Ora lo scenario si ripete e l'amministrazione confida in un esito migliore, mettendo sul proprio piatto della bilancia la documentazione relativa alle fatture per i lavori svolti dalla concessionaria e le richieste di penalità da addebitare alla Dondi per inadempimenti della convenzione. La prima battaglia dell'arbitrato sarà  proprio sui presupposti: l'ente comunale contesta l'utilizzo della clausola compromissoria fatta dalla concessionaria.


19 febbraio 2011

Autovelox, il Comune “tratta la resa” sui ricorsi

Quasi pronta la convenzione per transare con i multati che hanno presentato ricorso

Si procede verso la transazione economica tra il Comune di Sezze e gli automobilisti che hanno presentato ricorso contro le multe emesse tramite gli autovelox della strada regionale 156 dei Monti Lepini. L'amministrazione Campoli si appresta quindi a fare un passo indietro e a rinunciare al braccio di ferro giudiziario intrapreso con i multati, un braccio di ferro che fino ad ora ha visto quasi sempre soccombere l'ente comunale (fatta eccezione per i ricorsi su cui pesavano vizi di forma) davanti al giudice di pace di Sezze. È infatti quasi pronta la convenzione che la giunta ha dato mandato di stilare - con la delibera 5 del 12 gennaio scorso - per un accordo con i rappresentanti legali degli automobilisti che hanno presentato ricorso, una convenzione da presentare poi in sede di giudizio «al fine della cancellazione di tutti i procedimenti in corso in cui vi sia rappresentanza legale».

È chiara la strada intrapresa dall'amministrazione: giungere a un accordo per limitare i risarcimenti che il Comune deve pagare per le centinaia di sentenze emesse dal giudice di pace in favore dei multati da parte e per evitare le spese processuali di un eventuale secondo grado di giudizio, rinunciando all'appello della sentenza. Nella delibera la giunta Campoli prende atto che il giudice di pace setino sta condannando l'ente a pagare le spese legali per somme che variano da 150 a 300 euro per ogni sentenza. L'amministrazione, temendo di dover pagare circa 240mila euro in caso di condanna nei circa 800 ricorsi ancora da esaminare, imbocca quindi la via del dialogo. Ma la transazione, secondo le indiscrezioni, dovrebbe anche coinvolgere i multati che hanno presentato ricorso al giudice di pace senza rivolgersi ad avvocati: in questo caso ci sarebbe semplicemente l'annullamento della contravvenzione.

L'accoglimento in massa dei ricorsi presentati al giudice di pace fa seguito alla perizia del consulente tecnico d'ufficio, che ha evidenziato numerose irregolarità nell'autorizzazione e nell'installazione degli autovelox, ora disattivati. Una sconfitta per la giunta Campoli, che adesso cerca di limitare i danni.


15 febbraio 2011

Anfiteatro, un'opera che rischia di restare incompiuta

Già spesi 2 milioni di euro, ma manca la tensostruttura e un palco

La Regione ha bocciato una nuova richiesta di finanziamento

Un'opera incompleta. E chissà per quanto tempo ancora sarà destinata ad esserlo. È la triste situazione dell'anfiteatro di Sezze, al centro di lavori infiniti e dal costo che con il tempo è andato lievitando. È di circa due milioni l'importo totale degli investimenti fatti dalla Regione (nella parte largamente maggiore) e dal Comune per i due lotti di lavori che non serviti comunque a completare il teatro. Cinque anni di cantiere per un'opera che al momento resta una cattedrale del deserto. E, in attesa di trovare i fondi per completare la struttura concertistica, l'amministrazione rischia di dover correre ai ripari per evitare che la parte già edificata venga presa di mira da vandali, come è già successo.

La questione dell'anfiteatro, sollevata da più parti (anche attraverso un gruppo d'opinione su Facebook, al quale hanno aderito più di 500 persone), è tornata d'attualità in Consiglio comunale la scorsa settimana. L'assessore ai lavori pubblici Pietro Bernabei ha ricostruito le tappe e i costi della vicenda rispondendo a un'interrogazione presentata da Roberto Reginaldi (Nuova Area). L'amministratore ha ricordato come il progetto di edificazione del nuovo Teatro italiano, dopo altre proposte non rese operative, fu approvato grazie allo stanziamento regionale del 2004 legato ai fondi europei del Docup: la giunta Storace deliberò un progetto d'opera di 1.291.000, finanziato per il 90% dalla Regione stessa. Il secondo lotto di lavori si rese necessario l'anno successivo: altro finanziamento di 800mila euro: 70% dalla Regione, 30% dal Comune. Ma terminati i fondi resta ancora da realizzare una tensostruttura e un palco per il coro, non previsti dal progetto originario. «Una volta insediatici - sottolinea Bernabei - abbiamo operato per completare e rendere fruibile la struttura. Abbiamo chiesto un nuovo stanziamento di 540mila euro alla Regione sulla base della legge per il completamento delle opere, ma il nostro progetto non è stato accettato. Continueremo a cercare finanziamenti».


29 gennaio 2011

Vigili del fuoco, il presidio di Sezze verso la riapertura totale

Ok dei sindacati al progetto della direzione regionale del 115

 Riapertura completa per il presidio di Sezze scalo e riduzione a soli 7 mesi all'anno dell'attività del distaccamento di Fondi: queste le scelte contenute nel progetto messo a punto nei giorni scorsi dalla direzione regionale del Corpo dei vigili del fuoco e accettato dai sindacati di categoria. Lo confermano gli stessi rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori: «Nella riunione di lunedì scorso la direzione regionale - spiega Massimo D'Amico della Fns Cisl - ci ha sottoposto la bozza del progetto, che abbiamo accolto favorevolmente. Possiamo dirci abbastanza soddisfatti rispetto alle esigenze che avevamo sollevato». Le sigle sindacali avevano infatti da subito contestato la decisione della Regione di ridurre l'operatività al solo periodo estivo di una delle tre squadre boschive presenti in provincia di Latina: la scelta era caduta proprio su Sezze, a vantaggio di Fondi e Castelforte. 

Di fronte alla necessità di ridurre i costi e tagliare un distaccamento almeno per il periodo invernale, i sindacati avevano chiesto di essere ascoltati sottolineando l'importanza del presidio di Sezze per tutta l'area dei Lepini. «Manca ancora l'atto ufficiale ma si può già dire che presto la sede di Sezze tornerà operativa - conferma D'Amico - per tutto l'anno. Da questa decisione è la politica di gestione del soccorso ad uscire vincitrice. Resta comunque la volontà del sindacato di lavorare al ripristino completo di tutti i presidi». Le squadre boschive, che operano in orario diurno (8 – 20) per tutto l'anno, sono fondamentali non solo per il contrasto degli incendi ma anche per le operazioni d'emergenza e di soccorso che si rendono quotidianamente necessarie sul territorio. E la chiusura di Sezze (che dal 2008 ospitava il presidio precedentemente attivo a Priverno) rende al momento l'area lepina dipendente dall'arrivo di mezzi da Latina e Terracina.


12 gennaio 2011

Protezione civile regionale  “115, presidio di Sezze solo d'estate”

Il distaccamento dello Scalo sarà aperto dal 15 giugno al 30 settembre

Il presidio dei vigili del fuoco di Sezze scalo resterà attivo solo nel periodo estivo, da giugno a settembre. Lo precisa, dopo la decisione della Regione di ridurre da tre a due le squadre “boschive” operanti in provincia di Latina, la Protezione civile regionale. «A Fiumicino, Arce e Sezze (i tre distaccamenti chiusi nel Lazio per i tagli decisi dall'amministrazione regionale, ndr) l’attività dei vigili del fuoco sarà normalmente assicurata - si legge in una nota diffusa dalla direzione regionale della Protezione civile - dal 15 giugno al 30 settembre, ovvero nel periodo estivo in cui è maggiore la necessità di una unità stabile per far fronte all’emergenza degli incendi boschivi. Per tutti gli altri presidi rimane intatto il periodo di operatività dei vigili del fuoco a copertura dei 365 giorni dell’anno». Una situazione, quest'ultima, che riguarda gli altri due presidi pontini, ossia quelli di Fondi e Castelforte. Un'altra novità è costituita dall'attivazione di un presidio nell'isola di Ponza «che garantirà quindi il servizio anche per le isole pontine».

«Va precisato - spiega la Protezione civile della Regione Lazio - che la rimodulazione dei presidi è il risultato di valutazioni tecniche e del costante confronto tra la direzione regionale dei vigili del fuoco e i tecnici della Regione competenti. È opportuno infine ricordare che il Lazio è tra le regioni italiane quella che offre il maggior contributo economico ai vigili del fuoco, garantendo la sicurezza dei cittadini, priorità della Giunta Polverini, per tutti i 365 giorni dell’anno e non limitatamente al periodo dell’emergenza degli incendi boschivi. Da qui l’onerosità della convenzione con i vigili del fuoco - sottolinea in conclusione la nota - che per il 2011 ammonta a circa 4 milioni di euro necessari per finanziare tutte le attività che sono chiamati a svolgere». Intanto i sindacati unitari dei vigili del fuoco hanno ribadito la loro posizione a Domenico Riccio, il nuovo direttore regionale del Corpo, che ora si confronterà con i vertici della Regione.


8 gennaio 2011

  «Se c'è qualcosa da tagliare non è il distaccamento di Sezze»

D'Amico (Fns Cisl): «Situazione inaccettabile per gestione del territorio»

«Se c'è qualcosa da tagliare di certo non è il distaccamento di Sezze, che rappresenta un punto strategico per il soccorso su un territorio che comprende anche Priverno e tutti i Lepini. La scelta della Regione, presa senza ascoltarci, penalizza i cittadini». È fortemente critico il giudizio di Massimo D'Amico, segretario provinciale Fns Cisl, sul taglio di una delle tre squadre “boschive” dei vigili del fuoco. Una situazione che dal 1° gennaio ha colpito il presidio diurno del 115 di Sezze scalo, che in assenza dei fondi regionali ha chiuso i battenti, a differenza dei distaccamenti ancora attivi a Fondi e Castelforte. «Tale situazione è inaccettabile per la gestione del soccorso sul territorio. Siamo assolutamente critici» lamenta D'Amico, che dà notizia dell'incontro che i sindacati unitari Cgil, Cisl e Uil avranno mercoledì prossimo con la presidente della Regione Renata Polverini.

Due le obiezioni sollevate dalle rappresentanze sindacali dei vigili del fuoco alla scelta dell'amministrazione regionale: la mancanza di confronto su una decisione così importante e l'assenza di una logica gestionale in un taglio che penalizza un'area vasta come quella dei Lepini, che per le emergenze deve ora attendere l'arrivo dei mezzi da Latina o Terracina. «Se c'è da tagliare qualcosa - afferma D'Amico - dobbiamo sederci a un tavolo e concertare. La sede dei vigili del fuoco a Sezze è tra le priorità per il soccorso, è un distaccamento strategico per i monti Lepini: nella necessità di chiudere un presidio rappresenta una delle ultime scelte». Anche perché le cosiddette squadre “boschive” non si occupano solo di estinguere incendi: attive dalle 8 alle 20 per tutto l'anno, intervengono in caso di incidenti stradali o di altre emergenze.

«La scelta è evidentemente legata alla politica - fa notare D'Amico - visto che Sezze, a differenza di Fondi e Castelforte, è governata dal centrosinistra. È un'iniziativa autonoma della Regione, non legata alle esigenze del territorio. Ci dispiace che sulla sicurezza dei cittadini contino queste logiche. Se avessero chiesto a noi un parere sulla scelta da fare avremmo escluso la chiusura di Sezze». L'importanza di un presidio sui Lepini per la gestione del soccorso dei vigili del fuoco è peraltro ribadita da un vecchio progetto. «Già ai tempi in cui il presidio aveva sede a Priverno - ricorda D'Amico - fu approvato un decreto che prevedeva la creazione di un distaccamento fisso, compatibilmente con le risorse umane a disposizione, che chiaramente non abbiamo. Ma quella dei Lepini rimane un'area strategica».


28 dicembre 2010

Campoli: “Era una questione politica, non tatticismi”

Il sindaco ritira le sue dimissioni e si accorda con l'Udc-PdN

Il Pdl unica voce critica: “Nessun cambiamento. Una maggioranza ambigua”

Come previsto ormai da giorni, Andrea Campoli ritira le dimissioni presentate il 7 dicembre e resta sindaco di Sezze. Nelle ultime ore a disposizione per riconsiderare la sua clamorosa scelta il primo cittadino torna sui suoi passi e lo fa spiegando le sue ragioni in una conferenza stampa. Campoli ricostruisce lo scenario che lo ha portato alle dimissioni, ma non affonda nella profondità delle crepe che hanno causato la crisi. «Voglio sgomberare il campo - esordisce - da ogni illazione: è stata una mia decisione personale, esclusivamente frutto di una riflessione politica. Non si è trattato di macchinazioni interne: sarei stato poco lungimirante se avessi messo in crisi l'amministrazione per scenari interni al Pd. E l'ho fatto considerando le eventuali ricadute. L'ho fatto per ridare slancio alla nostra azione e per la cittadinanza, che attende risposte sui grandi problemi aperti».

Campoli smentisce di aver fatto calcoli: «Se la mia fosse stata solo tattica politica - dice - avrei avuto a disposizione altre scelte che mi avrebbero tutelato di più, come l'azzeramento della giunta. Ma, essendo stato eletto direttamente dai cittadini, ho ritenuto di prendermi in prima persona la responsabilità delle cose che non andavano, certo che le forze politiche avrebbero capito». Il sindaco sottolinea la «riflessione serrata e condivisa» della maggioranza, che ha partorito un documento che dà «risposte positive ai temi che erano alla base della mia decisione». Temi, come l'approvazione del piano regolatore e dell'avvio a realizzazione di alcune opere pubbliche (il nuovo depuratore, la piscina comunale, l'acquisizione dell'ex campo di aviazione), a cui Campoli vincola la sua ricandidatura nel 2012.

Sui problemi da risolvere il sindaco cita la  «coesione» persa dalla compagine amministrativa e «un processo decisionale meno farraginoso e meno legato ad alchimie incomprensibili», non approfondendo però il discorso su quelli che rappresenterebbero i freni all'azione amministrativa. «Quando la maggioranza perde la capacità di ragionare insieme e di dare risposte alle domande della città, quando viene meno il collante - sottolinea il primo cittadino - c'è il rischio di concentrarsi su sensibilità singole». Da qui alla fine del mandato potrà contare sull'apporto dell'Udc (o meglio, del costituendo Partito della Nazione) in maggioranza: «È un accordo strategico che può rafforzare il progetto del centrosinistra e può diventare un laboratorio politico anche in chiave provinciale. Con l'Udc vi era una situazione anomala, vista la presenza di due assessori e di un consigliere di maggioranza e uno di opposizione che si rispecchiano in quel partito. È un'operazione politica che nasce da un dato di fatto». Campoli ammette però la difficoltà di una maggioranza vasta: «Se tornassi indietro e ci fosse un bivio tra la nettezza delle scelte politiche e programmatiche e la larghezza della maggioranza sceglierei sicuramente la prima via». Un ragionamento che contraddice quanto messo in campo attraverso il nuovo accordo con l'Udc, così come la volontà di riconciliazione con i partiti di sinistra che hanno già lasciato l'alleanza. Sul rapporto con gli altri 4 consiglieri di minoranza che hanno votato l'ultimo assestamento precisa invece che «il Pd ha voluto vagliare la loro disponibilità al dialogo amministrativo su alcuni temi che ci trovino d'accordo in Consiglio comunale, ferma restando la netta distinzione tra i ruoli di maggioranza e minoranza». Sui concorsi, infine, sgombra le nubi da dubbi: «Si è trattato di concorsi ineccepibili: avrebbero dato un esito trasparente in ogni modo».

Il Consiglio comunale

E la maggioranza fa quadrato attorno ad Andrea Campoli, che in Consiglio ha ribadito le ragioni già illustrate nella conferenza stampa di lunedì e ha incassato anche il previsto apprezzamento dei quattro consiglieri di minoranza che negli scorsi mesi hanno votato a favore di diversi provvedimenti dell'amministrazione. L'unica voce d'opposizione resta quella del Popolo della libertà, che ha rubricato come «una questione tattica per reprimere il dissenso interno» la crisi avviata da Campoli e poi chiusa, dopo tre settimane di confronti interni al Pd e alla maggioranza (che ha siglato un accordo con la segreteria locale dell'Udc), con il ritiro della lettera di dimissioni.

«Al di là delle dichiarazioni e delle promesse messe in campo non mi sembra ci sia stato alcun cambiamento» afferma il capogruppo del Pdl Rinaldo Ceccano commentando il patto di legislatura sottoscritto dalla forze di centrosinistra che appoggiano la giunta, «un documento - evidenzia l'esponente di opposizione - che non presenta firme e sigle di partito e conferma l'ambiguità della maggioranza, visto che non certifica chi ne fa parte e chi no». «La maggioranza conferma piena autonomia al sindaco - sottolinea ancora Ceccano in maniera sferzante - come se fino ad oggi ci fosse stata qualche entità esterna che gli abbia impedito di governare. E ha ragione Campoli quando dice che oggi ci sono vincitori e vinti: il vincitore è lui, che continua nella gestione amministrativa avviata nel 2007; i perdenti sono coloro che speravano in un cambio di marcia dell'azione dell'amministrazione».

Dai banchi di maggioranza il capogruppo del Pd Titta Giorgi, pur ammettendo che la decisione delle dimissioni è stata presa dal sindaco «in solitudine» ed «è arrivata come un fulmine a ciel sereno», ha sottolineato come tale passaggio sia servito «a chiarire l'assetto politico mutato» e «a rilanciare l'azione amministrativa». «Nel Partito democratico - aggiunge Giorgi - c'è stata una chiarificazione per superare nel senso politico più profondo le incomprensioni che ci sono state». Campoli ha incassato anche il sostegno dei 4 consiglieri di minoranza - Serafino Di Palma, Antonio Vitelli, Lino Cerrone e Roberto Reginaldi - che hanno votato l'ultimo assestamento di bilancio: «Le dimissioni del sindaco sono sembrate più una questione legata a chiarimenti politici interni al Pd e alla maggioranza, per cui essendo noi minoranze non ci è sembrato opportuno dare alcun giudizio di merito». I quattro si dicono disponibili a continuare a votare «gli interventi che vanno a favore della cittadinanza» e chiedono a Campoli l'impegno a perseguire tre priorità: lo sviluppo delle zone di Sezze scalo, Ceriara e della pianura, la discontinuità nel rapporto con la Dondi e il sostegno al progetto della «Regione delle Province» caldeggiata dal presidente provinciale Cusani.


Il Messaggero anno 2011-2012