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Sezze verso le Amministrative |
Orazio Mercuri propone su questi temi di importante attualità a Sezze, di aprire una discussione. Con la collaborazione di tutti gli amici del Portale apriamo un FORUM controllato, con tutti gli interventi riportati come segue: |
Orazio Mercuri: QUALI
CRITERI Ci si pone, ora, la domanda quale sia il miglior criterio da utilizzare per la presentazione e formazione di un governo da dare alla città di Sezze. Sinceramente
non penso che questo sia effettivamente il problema che risolve i
problemi ma darò in ogni modo un mio parere poiché mi è stato
chiesto. Parere di persona lontana dagli schemi e dall’agone politico
ormai da anni. La
mia lontananza (e credo di essere in buona compagnia o se crediamo
meglio, numerosa) politica penso che sia dovuta proprio al fatto che si
pensa di poter affrontare e risolvere le varie situazioni semplicemente
con qualche trovata più o meno buona. Sappiamo tutti che non è così
anche se spesso facciamo finta di dimenticarlo. E’ opportuno credo
porci prima delle domande quali: 1)
1)
Un
amministratore deve essere un buon manager? 2)
2)
Un
amministratore deve essere un buon politico? 3)
3)
Che cosa
intendiamo per “uomo politico”? 4)
4)
Il
clientelismo lo riteniamo ancora valido e di supporto per
l’affermazione dei nostri ideali? 5)
5)
Una squadra di
governo va presentata prima della competizione elettorale o dopo? 6)
6)
E se prima,
qualora l’assetto di tale squadra dovesse cambiare, è giusto
continuare a gestire fino a fine legislatura semplicemente
sostituendola? 7)
7)
Una squadra di
governo a chi deve rispondere innanzitutto: a chi ha portato più voti o
all’intera comunità che è stata coinvolta a discutere un programma
di evoluzione sociale? 8)
8)
Se tale
programma non trova attuazione entro date certe con scadenze
prestabilite di verifica autoimposte (visto che la legge non lo
prevede), la squadra di governo è giusto che continui la sua azione di
governo (?) fino a fine legislatura? 9)
9)
Cosa
intendiamo per evoluzione sociale: più parcheggi, più feste e più
sagre, belle vetrine, possibilità di possedere una bella casa, che è
giusto possedere una bella macchina, un bel televisore, poter stare in
pantofole la sera…? 10
10)
Che cosa intendiamo per senso di responsabilità? 11
11) Chi
si propone alla guida della comunità si è mai chiesto da che è mosso:
altruismo, senso civico, interesse personale economico, ambizione …?
(su questi punti si potrebbe distribuire un questionario). 12
12)
Ha mai avuto
il coraggio di confrontarsi, serenamente, apertamente, costantemente su
cosa lo muoveva a dar vita a questo suo impegno? 13
13)
Tener vivo
questo confronto, renderlo un momento fondante (almeno con chi sta
collaborando più attivamente), pensiamo sia una cosa inutile o un
processo che può aiutare a meglio comprendere se stessi e poter meglio
indirizzare quindi una comunità con più saggezza e maggiore libertà
da stati d’animo che potrebbero venirsi a formare nel tempo? Non
ho certo la pretesa di avere una risposta a tutte le domande che ho
posto innanzitutto a me stesso, ma qualche breve parere cerco di darlo.
Velocemente. Un
amministratore, per cercare di rispettare l’ordine delle domande
poste, deve sforzarsi di circondarsi di ottimi managers (o bravi
tecnici che dir si voglia) ma innanzitutto deve aspirare ad
essere sempre più un eccellente politico e circondarsi di persone che
abbiano a cuore proprio questo ideale: - “coltivare il proprio animo
per essere liberi e rendere liberi”. Essere un uomo politico per ognuno di noi vuol dire sicuramente un qualcosa di diverso, per me vuol dire innanzitutto essere un uomo che sente su di sé la responsabilità che sta guidando una comunità, un insieme di coscienze che aspirano a liberarsi dalla loro pochezza umana e che dirigono tutta la loro energia per giungere ad una serena realizzazione interiore, relazionale ed espressiva. In parole ancora più semplici ad affermare il loro potenziale creativo nel sociale. Questa esigenza, se non chiaramente compresa (come purtroppo oggi è), viene sostituita con surrogati (che a noi tutti fa piacere goderne) come al punto 9. Purtroppo, per troppo tempo i laici hanno rinunciato ai percorsi formativi dell’essere, adagiandosi su una scuola che dà solo nozioni e non riesce a dare strumenti e percorsi capaci di comprendere il proprio essere per vivere in modo consapevole, saggio, libero; non riesce (anche perché chi dovrebbe educare a ciò non sa come fare e forse neanche si pone il problema di come fare) a condurre la persona ad esplorare il suo mondo interiore (che ad oggi fa più paura agli adulti che ai bambini). I risultati di una società così gestita sono sotto gli occhi di tutti (ma ci serve davvero far finta di interessarci ai “mostri” di Cogne e giù di lì per far finta di non sapere a che è dovuto tutto ciò?). Infatti quando non c’è conoscenza di sé, in ognuno di noi, in ogni individuo regna la confusione e controllare masse di coscienze confuse, allo sbando continuo per chi detiene il potere fondato sulla forza, sulla coercizione, sulla prepotenza (come oggigiorno) è un gioco da nulla. Una semplice domanda “politica” che riguarda i nostri tempi: come mai il ministero della pubblica istruzione è stato sempre nelle mani dei soliti noti ed ora c’è uno scontro in atto per privatizzare (o demolire) la scuola? Insomma, chi guida una città non sta lì per mettere a posto le strade o far attenzione al colore delle finestre nel centro storico (cose che naturalmente vanno fatte), ma per condurre la comunità verso una evoluzione di coscienza che significa mettere in atto un processo che conduce l’uomo, ogni uomo (intendendo ovviamente anche ogni donna) a scoprire le sue immense possibilità! E
qui mi chiedo se è possibile condurre una comunità se non si avverte
minimamente di iniziare un percorso di conoscenza e quindi di governo di
sé. E, scusate, questa e solo questa per me è cultura, coltivazione
di sé nella costante osservazione interiore e nel costante
confronto per individuare i propri limiti e le proprie potenzialità e
ciò va fatto senza vergogna e con onestà. Insomma, per dirla con una
parola, anche la maieutica dovrebbe riconquistare il suo giusto e
naturale spazio. Il resto viene da sé. Comunque, per concludere: il clientelismo ha fatto il suo tempo, senza metterci a giudicare se è stato bene o male (per rimanere nell’ottica suddetta), lo abbiamo sperimentato sia a destra che a sinistra che al centro e l’unica cosa che si è ottenuta è quella che ognuno, a turno, ha aperto il suo negozio servendo più o meno bene i propri clienti sempre in seconda battuta. Ovviamente. Anche se in modo diffuso chi più chi meno ne ha usufruito questo non ha contribuito ad erigere una civiltà degna di questo nome. Sicuramente ha eretto una schiera di caporali. La comunità nel suo complesso non ne ha tratto sicuramente un grande beneficio e coloro che hanno avuto, hanno avuto semplicemente quanto detto al famoso punto 9. Se questo è sufficiente va bene così (si fa per dire vero). Per aiutarsi a dissolvere questo problema (buona parte potrebbero averla proprio coloro che fanno parte delle maggioranze di governo che dovrebbero esercitare una funzione di controllo ancor più dell’opposizione visto che innanzitutto la maggioranza ha la responsabilità del buon governo) sarebbe opportuno che gli atti, tutti gli atti amministrativi, anche i più insignificanti (o meglio, forse questi per primi) venissero resi pubblici in tempo reale per dar modo alla comunità di esercitare un effettivo controllo su chi governa, magari creando un sito internet. Trasparenza,
trasparenza, trasparenza (ora va di moda la triplice e usiamola anche
noi). Se non abbiamo nulla da nascondere e nulla di cui vergognarci la
trasparenza non può spaventarci. Di grande utilità sarebbe ricevere la
disponibilità di chi ha avuto esperienza nella gestione amministrativa
che dovrebbe essere caratterizzata dal disinteresse personale, su tutti
i livelli, ed essere impregnata proprio da quello spirito di servizio
che dovrebbe essere il sale per chi detiene la responsabilità. Continuiamo
verso la conclusione (mi lascio sempre prendere un pò la mano). Sempre per trasparenza, una squadra andrebbe presentata prima della competizione elettorale e in largo anticipo in modo tale che la comunità abbia il tempo di conoscerla e valutarla. La squadra iniziale può essere leggermente modificata (nel senso che qualcuno può essere sostituito) ma non può essere stravolta. Inoltre, il programma che si presenta deve contenere in sé tempi di attuazione certi e chiaramente riscontrabili e se non viene rispettato nei tempi prestabiliti, dimissioni. Per finire, è naturale che si deve rispondere alla comunità, non certo ai potenti (poco saggi) di turno. Infatti, se fossero potenti e anche saggi beh, allora apparterrebbero ai Grandi! In questo caso rientrerebbero nella categoria dell’”Uomo” che tende all’evoluzione delle coscienze della comunità di cui porta la responsabilità. Almeno a questo dovremmo tendere. Buon Lavoro. Sezze, 21 ottobre 2002 Orazio Mercuri |