Valorizzazione dei Beni Culturali di Sezze

la rinascita culturale di Sezze

Sezze, 20 maggio 2018                                                                                 

a cura di Ignazio Romano

passeggiata del gruppo In Difersa dei Beni Archeologici

L'Antignana nella preistoria

Descrizione percorso
Luogo di Partenza: Sezze (LT) presso ristorante "Il Faraone" in zona Casali

Data escursione: Domenica 20 maggio 2018
Orario di partenza: 9:00
Orario di ritorno previsto: 13:30 al punto di partenza
Lunghezza percorso andata e ritorno: circa 7 Km di sentiero sterrato

Dislivello: circa 390 m (parcheggio auto a 250 m - Monte Cerro a 640 m)
Difficoltà: E (Sentiero escursionistico)
Tempo di percorrenza: 4 ore circa 
Raccomandazioni: Calzature e bastoncini da trekking, cappellino, acqua e merenda al seguito

La passeggiata è aperta a tutti, non occorre la prenotazione, ma il percorso è consigliato solo ad adulti a causa della forte pendenza di alcuni tratti dovuta al dislivello del tracciato.

Il gruppo "In Difesa dei Beni Archeologici" su Monte del Cerro guidati degli archeologi Vittorio Mironti e Rachele Modesto e del geologo Vittorio Faustinella.

Il sito preistorico di Monte del Cerro (presentato al convegno del 22 aprile)

a cura di Vittorio Mironti

Il sito di Monte del Cerro, posto sulla vetta dell’omonimo rilievo a circa 648 m s.l.m. in una zona subito all’interno dei preappennini, domina la sottostante piana dell’Antignana caratterizzata da una depressione con al centro un piccolo bacino lacustre probabilmente rimaneggiato da interventi artificiali in epoca storica. La geo-morfologia dell’area potrebbe far ipotizzare la presenza in passato di una zona umida più ampia, ma al momento non esistono studi di dettaglio al riguardo. La zona dell’Antignana oggi è sfruttata per il pascolo tradizionale o semibrado di ovicaprini, equini e bovini e per la semina di foraggio da destinare al bestiame.

Il sito (già segnalato dal Groningen Institute of Archaeology – GIA: Van Leusen 2010) è caratterizzato da un muro in pietrame a secco che si sviluppa con andamento ellittico e cinge l’intera vetta. Il monte controlla ampie porzioni di territorio, infatti, oltre alla Piana dell’Antignana, risultano ben visibili vaste porzioni della Pianura Pontina fino alla costa, il Promontorio del Circeo e le Isole Pontine. Inoltre, dal sito sono ben visibili ampie aree della conca di Suso (Sezze – LT) e del complesso montuoso del Monte Semprevisa.

L’imponente struttura di cinta rappresenta l’evidenza maggiore riscontrata e questa ha permesso l’individuazione del sito da immagini satellitari. Nell’area sono presenti anche frammenti di ceramica d’impasto e manufatti litici scheggiati, ma allo stato attuale rimane difficile stabilire con certezza la correlazione tra questi ultimi e la struttura muraria individuata. Il sito di Monte del Cerro potrebbe essere interpretato (in via del tutto preliminare) come un insediamento, di dimensioni non elevate, che ricalca i modelli insediativi dei siti d’altura abbastanza diffusi nell’area in esame in una fase avanzata della Preistoria recente (Mironti et alii cds).

Notizie sull'Antignana

a cura di Vittorio Del Duca
Cicerone, nel libro
II “De Oratore”, accennando all’insalubrità del clima della villa di Marco Antonio, fa supporre la sua esistenza nel territorio pontino, essendo allora il più esteso centro di malaria vicino Roma. 

I ruderi veri e propri della villa si troverebbero ai piedi del monte “Antignana” e ritenendosi tale vocabolo una facile corruzione dialettale di “Antoniana”, ciò ha sempre di più avvalorato l’opinione di una villa della gens Antonia a Sezze (1), il cui più famoso rappresentante fu Marco Antonio, il triumviro rivale di Ottaviano perdutosi sciaguratamente appresso a Cleopatra. 
La villa, che si estendeva oltre il monte, dovette essere assai sontuosa, come richiedeva il lusso di quei tempi e il fasto di tanta famiglia. Scrive il Lombardini
(2)(3) che il sacerdote Gaetano Gnessi di Bassiano, morto nonagenario, raccontava di aver rinvenuto, andando a caccia negli anni giovanili sul monte Campo Rosello, parte di un grande condotto di piombo. Un altro pezzo eguale essendosi rinvenuto nel monte Antoniano, opinava che quella conduttura poteva essere servita per l’acqua della sorgente S. Angelo in quella villa patrizia. 

Alla domanda se ancora conservasse il condotto, il sacerdote rispose di averne fatto pallini da caccia. Non deve meravigliare se l’acqua giungeva nella villa Antoniana da così lontano, perché “quei padroni del mondo solevano far condurre per lunghissimi canali le acque a ricreare i boschetti dell’infecondo platano, del gracile mirto e dell’alloro, e farle zampillare nelle fontane dei loro giardini, nei bagni voluttuosi, e nei vivai delle domestiche murene.” (4). I pochi resti di questa antica villa sono ancora visibili ai piedi del monte, da chi percorre via Acquapuzza, l’antica via pedemontana volsca. 
Da questa via si accede ad un tratturo, che costeggiando la cosiddetta valle della Ciambrusca, conduce alla pineta del m. Antignana, quindi alla sommità del monte. Lungo questo sentiero, sito al di là del Fosso Uèniero (l’antico fosso delle “Uvenere”), non è raro incontrare esemplari spontanei di “ vitis setina”, come pure nella pineta. 

L’Antignana è infatti una delle colline di Sezze dove duemila anni fa esistevano vigne di vino cecubo, tanto apprezzato sulle tavole degli imperatori e nei carmi dei poeti (5). Se ancora oggi è possibile trovarne i ricacci è perché le loro radici, quando lasciate crescere allo stato spontaneo negli habitat naturali, senza subire le offese dell’aratro o di altri mezzi meccanici, riescono sempre ad emettere nuovi germogli.
Saliti sul monte, dove si gode di un bellissimo ed ineguagliabile panorama della città di Sezze, ci appare come d’incanto una superba ed estesa spianata ricca di storia, di fascino e di colori, divisa al centro da un largo stradone in terra battuta che una volta si collegava, dalla parte di Sermoneta, al lungo e preistorico tratturo Caniò, permettendo la transumanza delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostavano dai pascoli di queste zone collinari e montane verso quelli della palude. 

Passeggiando in questa grande spianata si incontrano decine di pozzi romani ricolmi di acqua, resti di capanne, abbeveratoi, pascoli e recinti per il bestiame, persino un magnifico laghetto artificiale dei primi del Novecento, ancora efficiente. L'Antignana è uno dei luoghi del territorio setino ancora in grado di offrire al visitatore una natura incontaminata, paragonabile alla zona delle Quartare o a quella della Longara, dove il fascino semplice del passato si unisce a paesaggi unici ed incantevole da ammirare insieme agli amici del gruppo In Difesa dei Beni Archeologici.
Note:
1- Vincenzo Tufo – Storia antica di Sezze- Veroli, Tipografia Reali 1908 – pag. 195
2- Filippo Lombardini – Storia di Sezze – Editrice Lizzini - Velletri 1909 – pag. 32
3- Filippo Lombardini – op. cit. – pag. 32
4- Filippo Lombardini – op. cit. – pag. 32
5- Plinio, Giovenale, Marziale, Plutarco, ecc