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Luigi Di Rosa |
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20 febbraio 2018 : Luigi Di Rosa, traslato nella tomba di famiglia Il Messaggero di Latina, di Alessandro Mattei Dopo oltre 41 anni i resti della salma del giovane Luigi Di Rosa sono stati trasferiti presso la tomba di famiglia per volontà dei parenti. L’estumulazione è avvenuta lo scorso mese ma la notizia si è diffusa nei giorni scorsi. I familiari fanno sapere che il trasferimento dei resti mortali di Luigi sono avvenuti “solo ed esclusivamente per riunire Luigi ai suoi genitori” e perché il monumento dove Di Rosa è stato tumulato nel 1976, nel corso degli anni, era diventato “difficilmente raggiungibile” per la sorella di Luigi, dato che la tomba si trova su una collina e in un luogo spesso scivoloso e reso viscido dall’umidità. Sempre per volontà dei familiari, e soprattutto della sorella di Luigi Di Rosa, la signora Mariella, è stato chiesto però che il monumento all’interno del cimitero di Sezze venga custodito, preservato e lasciato in ricordo del giovane setino ucciso il 28 maggio 1976 dopo il comizio del parlamentare del MSI Sandro Saccucci. Il ricordo del giovane setino in tutti questi anni è rimasto indelebile nella memoria e nella storia della comunità setina. La tragica morte del giovane ha segnato una intera generazione di ragazzi che hanno vissuto direttamente quei tremendi anni di piombo. Il 28 maggio del 1977, ad un anno dalla morte del giovane, l’allora amministrazione comunale di Sezze inaugurò una scultura bronzea dell’artista Reza Olia a memoria delle vittime dell’antifascismo. La statua del giovane è stata collocata in prossimità di Piazza Ferro di Cavallo, dove Di Rosa venne colpito mortalmente dal proiettile partito da una macchina al seguito dell’allora deputato Saccucci dopo il comizio avvenuto in piazza dei Leoni. Il 3 e il 4 luglio di quello stesso anno, nello stesso monumento, venne fatto esplodere un ordigno di tritolo, un attentato ad oggi rimasto impunito, così come la profanazione della tomba di Luigi imbrattata il 2 novembre 1978 con scritte di vernice inneggianti l’odio politico. Da diversi anni la memoria di Luigi è anche strettamente collegata al Premio Nazionale di Storia Contemporanea Luigi Di Rosa, promosso dall’’Associazione culturale no-profit Araba Fenice di Sezze, con il patrocinio e la collaborazione del Dipartimento Di Scienze Storiche dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. 28 maggio
2016 : 40°
ANNIVERSARIO Tre
gli ultimi appuntamenti della sesta edizione del Premio dedicato a Luigi
Di Rosa, il giovane ucciso il 28 maggio 1976 a Sezze e di cui
quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della morte. Domani,
venerdì 27 maggio, alle ore 17.30 presso la sede dell’associazione
culturale no-profit “Araba Fenice”, in via Diaz 25, si parlerà
proprio del processo relativo all’omicidio e della sentenza che ha
dichiarato Luigi Di Rosa vittima della violenza comune anziché del
terrorismo o di violenza politica. Interverranno
in proposito il giudice Otello Lupacchini e l’avvocato della famiglia
Di Rosa, Luigi De Angelis. A moderare la discussione, il giornalista
Sandro Provvisionato. La
mattina di sabato 28 maggio ci sarà invece un corteo che partirà alle
ore 10 dalla sede dell’Araba Fenice e terminerà con la deposizione di
fiori al monumento commemorativo dedicato ai martiri
dell’antifascismo, in Largo Luigi Di Rosa. Il pomeriggio, sempre
presso via Diaz 25, alle ore 17.30, saranno premiati i vincitori del
Premio nazionale di storia contemporanea e interverranno varie
personalità del mondo politico e accademico. Scopo
del concorso è quello di approfondire la ricerca storica nell’arco
temporale che va dal 1968 al 1980, con particolare attenzione ai
cambiamenti sociali e culturali, ai movimenti politici, ai fenomeni
eversivi e terroristici che hanno segnato la storia della Repubblica
italiana e quindi ricordare tutte le vittime degli “anni di piombo”. Anche
quest’anno la manifestazione ha riscosso un enorme successo e ottenuto
prestigiosi riconoscimenti: il Senato della Repubblica e la Presidenza
del Consiglio dei Ministri hanno voluto conferire alla manifestazione le
loro medaglie celebrativa. Il premio gode del patrocinio del Senato
della Repubblica, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della
Regione Lazio, del Consiglio Regionale del Lazio e del Comune di Sezze.
L’Università di Roma “Tor Vergata” e il suo Dipartimento di
Scienze Storiche, Filosofico – sociali, dei Beni Culturali e del
Territorio, oltre a patrocinare l’iniziativa, sono anche i suoi
consulenti scientifici. La manifestazione si fregia, inoltre, della
collaborazione con il Centro Studi di Storia Contemporanea “Luigi Di
Rosa” e con “Misteri d’Italia” (www.misteriditalia.it)
e ha la partnership mediatica di Lazio Tv. Presidente onorario del Premio è la sorella di Luigi, Mariella Di Rosa. 28 maggio 2010 : 34° ANNIVERSARIO Per non dimenticare Luigi Di Rosa comunicato stampa del
Comune di Sezze L'omicidio di Luigi Di Rosa, avvenuto il 28 maggio del 1976 durante il comizio di Sandro Saccucci (importante esponente del Movimento Sociale Italiano), scosse l'intera nazione. Il tragico evento, inoltre, ha segnato profondamente la vita della comunità setina. Nessuno, infatti, ha mai veramente pagato per la sua uccisione. Sono stati commessi anche ripetuti attentati al monumento posto, ad un anno dal suo omicidio, dall'Amministrazione Comunale a memoria di tutte le vittime dell'antifascismo fino ad arrivare alla spregevole profanazione della sua tomba nel 1978. Anche per queste vicende, gli autori sono rimasti ignoti. "Sono trascorsi trentaquattro anni da quel brutale assassinio - ha dichiarato il Sindaco Andrea Campoli - ma nessuno potrà mai dimenticare cosa successe durante quel venerdì sera nei pressi di Piazza Ferro di Cavallo. Tener vivo il ricordo di questo nostro concittadino, scomparso così tragicamente, significa non lasciar cadere nell'oblio la propria storia".
28 maggio
2008 : 32°
ANNIVERSARIO
Il 28 Maggio 2008 ricorre il 32° Anniversario dell’uccisione del compagno Luigi Di Rosa, giovane militante della FGCI di Sezze assassinato da una squadraccia fascista guidata dal deputato missino Saccucci. Dopo l’omicidio, il criminale fascista Saccucci, sotto protezione dello Stato, andò in esilio all’estero e rientrato tranquillamente in Italia, resta ad ora impunito. Sono passati 32 anni dalla morte di Luigi, 32 anni in cui i fascisti oltre che restare impuniti sono anche stati riabilitati. Oggi i fascisti siedono al governo e nelle istituzioni, sputano sulla Resistenza dalle TV e dai giornali dei padroni e sono completamente liberi di scorrazzare per le nostre città: basti pensare che dal gennaio 2005 all’aprile 2008 si sono verificate almeno 262 aggressioni fasciste e 98 atti vandalici o danneggiamenti inneggianti al nazifascismo. Ricordiamo che una delle ultime vittime della violenza fascista è Nicola Tommasoli, giovane di Verona, ucciso a calci e pugni da un gruppo di neo-fascisti perché “diverso”… ultimo di una serie: nel 2007 i fascisti uccidono a Roma il compagno Renato Biagetti e nel 2003 il compagno Davide “Dax” Cesare di Milano. Per dire no alla riabilitazione del fascismo, per rivendicare giustizia contro i crimini fascisti di ieri e di oggi proponiamo nel 32° Anniversario dell’uccisione di Luigi Di Rosa, la promozione di un manifesto antifascista comune da affiggere nei territori in cui operiamo. Invitiamo dunque tutti i sinceri antifascisti a firmare il manifesto e a far pervenire la propria adesione presso l’indirizzo e-mail: luigidirosavive@yahoo.it .
28 maggio
2008 : PER
NON DIMENTICARE È
il 28 maggio 1976. L'Italia è percorsa in lungo e largo dai
molti comizi elettorali che precedono le imminenti elezioni politiche
fissate per il successivo 20 giugno. A Sezze Romano, cittadina in
provincia di Latina, è previsto il comizio di Sandro Saccucci,
importante esponente del Movimento Sociale Italiano. Ex paracadutista
e sospettato di aver partecipato al tentato golpe orchestrato nel
dicembre del 1970 dal principe Junio Valerio Borghese con l'aiuto di
settori «deviati» di istituzioni e servizi segreti, il Saccucci
giunge nel centro pontino con un manipolo di fedelissimi. La scelta
della città è quanto mai provocatoria: Sezze è un centro
tradizionalmente antifascista. L'adunata è prevista per il tardo
pomeriggio e attorno alle 19,30 un corteo di sette o otto auto entra
in paese. A bordo degli automezzi, tra gli altri, vi sono fascisti di
dichiarata fede come: Pietro Allatta, suo figlio Benito e sua sorella
Palma; Ida Veglianti, Mauro Camalieri, Sandro Grasselli, Massimo
Gabrielli e un certo Russini, tutti provenienti da Aprilia; Filippo
Alviti di Bassiano; Spagnolo e Mangani di Latina; il segretario locale
della Cisnal Del Piano; Alessandro Petrianni, Virgilio Grassocci e
Antonio Contento di Sezze; Calogero Aronica e Salvatore Trimarchi del
Portuense; Gabliele Pirone, segretario della sezione missina della
Magliana, Roma. Il manipolo si reca in piazza IV Novembre, luogo per
il previsto raduno. Dal palco su cui sale Saccucci, vi sono molti
camerati armati di bastoni e pistole. Le forze di polizia presenti non
sembrano molto interessate e rimangono in disparte. La tensione è
alta: i fascisti vogliono provocatoriamente portare avanti il comizio
nonostante si trovino in netta minoranza. Ad un certo punto Saccucci
dice: «Noi siamo un partito delle mani pulite!» e quando la piazza
risponde con bordate di fischi e canti inneggianti il comunismo, l'ex
parà, innervosito, aggiunge: «Non volete sentirmi con le buone, mi
sentirete con queste» ed inizia a sparare. Saccucci si sarebbe poi
dato alla fuga dirigendosi con il corteo delle altre auto fuori dal
paese esplodendo numerosi colpi. Quando il seguito delle macchine
giunge nella zona detta del «Ferro di cavallo», un proiettile,
esploso da una «mano» che fuoriesce dall'auto di Saccucci, colpisce
alla gamba sinistra il giovane Antonio Spirito,
studente-lavoratore militante di Lotta continua. Un altro colpo centra
quasi contemporaneamente Luigi Di Rosa. Il ragazzo morirà in
ospedale dopo circa due ore di agonia. In realtà, come le indagini
balistiche condotte dalla polizia scientifica dimostreranno, Luigi
viene investito da due diverse pallottole: la prima, dello stesso
calibro di quella che aveva colpito in precedenza Antonio Spirito, gli
ferisce la mano; una seconda, di diverso calibro e quindi
presumibilmente esplosa da una mano diversa, centrerà Luigi nella
zona del basso ventre, causandone la ferita mortale. Di Rosa, padre
muratore e madre casalinga, aveva ventuno anni e frequentava l'ultimo
anno di un istituto tecnico di Latina. Era un militante, come suo
padre, del Pci ed era iscritto alla Fgci. Nella foto un momento istituzionale tenutosi nella mattina del 28 alla presenza del Sindaco Campoli 28 maggio 2006 :
30°
ANNIVERSARIO 28 maggio 1976, la comunità setina non potrà mai dimenticare questa data, giorno in cui il giovane comunista Luigi Di Rosa venne ucciso con un colpo di pistola per mano fascista. Ieri si è tenuta una semplice ma significativa cerimonia commemorativa. Un corteo di cittadini e rappresentanti delle forze politiche del centrosinistra hanno attraversato il centro storico della città per giungere sul luogo dell’omicidio, in Piazza ferro di Cavallo. Per le istituzioni era presente il commissario prefettizio del Comune di Sezze, Leopoldo Falco, l’onorevole diessina Sesa Amici, il presidente dell’Astral, on. Titta Giorgi, il consigliere provinciale Ds Andrea Campoli, e tutti i segretari di sezione dei partiti dell’Unione. L’amministrazione comunale ha deposto una corona di fiori in ricordo di Luigi Di Rosa. Il commissario Falco dopo un minuto di silenzio ha detto che sono i momenti del ricordo che segnano la dignità di una città. Sesa Amici ha ricordato brevemente la storia di ciò che accadde trenta anni ripercorrendo le tristi vicende che visse anche di persona. Titta Giorgi, allora segretario del Pci, ha preannunciato un convegno al livello regionale per il quale Marrazzo ha espresso il suo assenso. Il Ds Giorgi ha anche ricordato l’interessamento dell’attuale ministro degli esteri D’Alema che già altre volte ha mostrato sensibilità e partecipazione ai tragici fatti di Sezze. Sono passati trent’anni da quel brutale assassinio ma la ferita resta aperta e nessuno potrà mai dimenticare cosa successe durante quel venerdì sera nei pressi di Piazza Ferro di Cavallo. Iniziò tutto in piazza IV Novembre dove il Movimento Sociale Italiano, che allora a Sezze contava circa 300 elettori, si apprestava a sostenere il comizio tenuto dall’onorevole Sandro Saccucci. In quegli anni la politica era passione, esistevano ancora le ideologie e un missino in terra “rossa” (a Sezze negli anni Settanta il Pci aveva quasi il 70%) che ebbe l’arroganza di dire che il Msi aveva “le mani pulite” sulle stragi avvenute durante quegli anni in Italia venne sarcasticamente deriso da una piazza dove erano presenti cittadini comuni e anche compagni del Pci e di Lotta Continua. La platea si accese, vennero lanciate le prime bottiglie, offese e insulti resero ancora più rovente il clima della serata. L’onorevole Saccucci sul piccolo palco sistemato sotto l’orologio della Piazza sparò dei colpi di pistola in aria. Le testimonianze dissero che l’esponente missino pronunciò questa frase :“ Se non volete sentire...mi sentirete con questa”, tirando fuori una pistola. Il comizio si sciolse e i missini salirono in macchina per tornarsene da dove erano partiti. Tra il gruppo di macchine che scortavano il Saccucci vi era una Simca verde. La macchina attraversò le stradine del centro storico, passando davanti al portone di casa dell’allora sindaco Alessandro Di Trapano, fece una pausa a Porta Pascibella e poi imboccò via Gugliemo Marconi. All’altezza di via S.Bartolomeo, nei pressi di Ferro di Cavallo, dalla vettura partirono altri colpi di pistola, il finestrino posteriore era semi aperto. Pochi istanti dopo i presenti sul luogo capirono che si era consumata una tragedia. Riversi sull’asfalto due giovanissimi, Antonio Spirito e Luigi Di Rosa. Spirito venne ferito ad una gamba mentre il ventunenne Di Rosa fu colpito mortalmente. Chi furono i responsabili? Su quella Simca verde i sezzesi videro Pietro Allatta con i suoi due figli e un fascista mai identificato. Iniziò una lunga inchiesta che si concluse solo con la condanna di Allatta, mentre l’onorevole Saccucci venne riconosciuto innocente in Cassazione. |