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Fabrizio De André |
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intitoliamo un luogo di Sezze a De André |
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Sezze, 19 marzo 2012 18 marzo, arriva il giorno dell'intitolazione Domenica 18 marzo si è tenuta l'intitolazione del marciapiede che circonda il parco della rimembranza a Fabrizio De André. L'evento è arrivato a coronamento dell'impegno profuso dal Circolo Culturale Setina Civitas che per dieci anni ha organizzato a Sezze, con il patrocinio del Comune di Sezze e della Fondazione De André, un tributo al cantautore genovese scomparso l'undici gennaio 1999. Le targhe con la scritta "Passeggiata Fabrizio De André" sono state scoperte alle ore 15,30 alla presenza del sindaco di Sezze Andrea Campoli, dell'assessore alla Cultura Remo Grenga e di un padrino di eccezione come Vittorio De Scalzi. Stiamo parlando della mitica chitarra nonché fondatore dei New Trolls che con De André ha scritto "Senza orario senza bandiera" ed ha suonato con lui a numerosi concerti. La breve cerimonia, a cui hanno parteciperanno i promotori dell'iniziativa e tanti amici, è stata allietata dalla chitarra di Roberto Caetani che ha proposto una canzone dedicata a Faber. Poi alle ore 18,00 tutti all'auditorium Mario Costa per il concerto "Il suonatore Jones" di Vittorio De Scalzi. Quelle che seguono sono le foto della breve quanto semplice cerimonia che di certo sarebbe piaciuta moltissimo a Fabrizio De André, così come sono convinto che aver accostato il suo nome a quello di Sezze porterà prestigio ed onore alla nostra città. Dorme sulla collina 19
marzo 2012, articolo di Franco Abbenda
Bruce Springsteen in “Surrender” canta: Sezze, 28 dicembre 2011 Nasce la "Passeggiata Fabrizio De André" Con delibera n° 204 del 23 dicembre 2011 l'Amministrazione Comunale di Sezze, vista la petizione del Circolo Culturale Setina Civitas sottoscritta da 280 cittadini, intitola il marciapiede che abbraccia il Parco della Rimembranza al cantautore genovese Fabrizio De André scomparso l'undici gennaio del 1999. In uno dei luoghi più belli e frequentati della nostra città nasce dunque la "Passeggiata Fabrizio De André". (nella foto sotto) Ma prima di scoprire la targa, che legherà per sempre il cantautore genovese a Sezze, occorre l'autorizzazione della Prefettura di Latina. Nell'attesa di poter aggiunge presto all'elenco dei paesi che hanno dedicato un luogo a De André il nome di Sezze, che dopo Roma è la seconda città nel Lazio che ha voluto rendere merito all'Opera di un Genio disobbediente, il Circolo Culturale Setina Civitas prepara la decima edizione del Tributo a Fabrizio De André in programma all'auditorium Mario Costa sabato 14 gennaio 2012. |
Sezze, 10 febbraio 2011 il Circolo Culturale Setina Civitas propone di Intitolare
un luogo di Sezze a Fabrizio De André Dopo aver raccolto 280 firme di concittadini, il 10 febbraio 2011, Franco Abbenda e Ignazio Romano, alla presenza dell'Assessore alla Cultura Remo Grenga, hanno consegnato al Sindaco Andrea Campoli la richiesta di intitolare un luogo di Sezze a Fabrizio De André. La proposta è stata accolta favorevolmente dal primo cittadino di Sezze che ha promesso di inserirla nei lavori della commissione comunale che proprio in questi giorni sta lavorando alla nuova toponomastica. Motivazioni
In molte altre città italiane, dopo la morte di Fabrizio
De André (11 gennaio 1999) c’è stato un fiorire di
eventi-concerto, finalizzati a non dimenticare, anzi ad approfondire,
l’artista De André e riproporre contestualmente le canzoni del suo
vasto repertorio.
Sabato
11 gennaio 2003, nasce così la prima edizione setina del Tributo
De André, “…dai diamanti non nasce niente, dal
letame nascono i fior”,
svoltasi presso i locali dell’Osteria Fagiani di Via Corradini. Fu una
serata esperimento, con 12 canzoni di Fabrizio De André eseguite dal
vivo da Franco Abbenda (chitarra e voce) e Carlo Marchionne “D’Arnié”
alle tastiere. Alla fine del concerto, molti dei presenti continuarono
spontaneamente a cantare tanti altri successi del cantautore fino a
notte inoltrata.
Domenica
11 gennaio 2004, presso l’Auditorium S. Angelo, l’Associazione Culturale Setina Civitas, dando seguito
all’iniziativa dell’anno precedente, propone il 2° tributo De André
“In direzione ostinata e
contraria”, in cui oltre alle canzoni di Faber – eseguite dal
vivo da due diversi gruppi musicali – furono lette riflessioni dello
stesso cantante e stralci di articoli di stampa scritti da giornalisti e
critici musicali sull’artista.
Dall’edizione 2005, il Tributo De
André, programmato ininterrottamente, sempre a gennaio, presso
l’Auditorium M. Costa, ed organizzato da Setina Civitas con il
patrocinio del Comune di Sezze e della Fondazione De André, è
diventato un appuntamento fisso nel panorama culturale della nostra città
(cfr. www.setino.it ).
Tutte le edizioni del Tributo De
Andrè di Sezze, dal 2003 al 2011, sono state ad ingresso gratuito ed
hanno visto la partecipazione, come musicisti e attori/lettori, di
centinaia di “amici di De Andrè” che hanno risposto sempre con
entusiasmo (e senza percepire alcun compenso) all’invito a partecipare
all’iniziativa.
Nel corso del 9° Tributo De André
del 15 gennaio 2011, alla luce di quanto previsto dall’art. 6 del Regolamento
sulla Toponomastica e la numerazione civica comunale (approvato con
delibera c.c. n. 2 del 15.1.2010), è stata iniziata una raccolta di
firme per chiedere al Comune di Sezze di intitolare una strada, un
edificio o un altro luogo pubblico “significativo” all’artista
Fabrizio De André.
La raccolta è stata completata in
breve tempo e tutta la documentazione verrà consegnata tra qualche
giorno nelle mani di un rappresentate della Giunta Comunale, al fine di
avviare ufficialmente l’iter, che ci si augura breve ed accolto
favorevolmente.
Nel corso di questi ultimi giorni è
stato individuato un possibile sito, luogo centrale della città ed
ancor privo di intitolazione, da dedicare a Fabrizio De André. Per ogni
comunicazione al riguardo, si comunicano i recapiti dei due referenti
dell’iniziativa: ü
Franco
Abbenda, alecrilorfra@hotmail.com,
tel. 3339507343 ü
Ignazio
Romano, info@setino.it, tel.
3381503955 Alcuni dei Comuni italiani in cui sono presenti strade o piazze intitolate a Fabrizio De André Dal
sito www.faberdeandre.com -
Rimini -
Sarzana (SP) -
Lerici (SP) -
Bassano Romano (VT) -
Mantova -
Rapallo (GE) -
Sarissola (GE) -
Scandicci (FI) -
Pontassieve (FI) -
Provaglio d’Iseo (BS) -
Sassari -
Alessandria -
Cagliari -
Bosaro Rovigo (RO) -
Marciano di Leuca (LE) -
Savona -
Modena -
Zollino (LE) -
Spilamberto (MO) -
Castellalto (TE) -
Polaghe (SS) -
Soveria Simeri (CZ) -
Monteroni d’Arabia (SI) -
Campobello di Licata (AG) -
Castrano (LE) -
Genova -
Firenze -
Asti -
Milano -
Casalnuovo di Napoli (NA) -
Roma Fabrizio De André Biografia
tratta dal sito internet www.viadelcampo.com
Fabrizio
Cristiano De André nacque a Genova Pegli, in via De Nicolay 12, il 18
febbraio 1940. Leggenda vuole che sul grammofono di casa, per alleviare
le doglie della moglie, il professor Giuseppe De André mettesse il
Valzer campestre di Gino Marinuzzi, da cui anni dopo Fabrizio avrebbe
tratto spunto per uno dei suoi primi brani, Valzer per un amore. A
causa della guerra, che aveva indotto molta gente a sfollare, trascorse
i primissimi anni della sua vita nella casa di campagna di Revignano
d'Asti, in compagnia della madre (Luisa Amerio), del fratello Mauro e
delle due nonne, mentre il padre fu costretto alla macchia per sfuggire
ai fascisti che lo braccavano. Quel
breve periodo fu sicuramente uno dei più importanti e formativi per
lui: per il tipo di vita che condusse, libero e spensierato, e per
alcuni incontri determinanti, come quello col fattore Emilio Fassio, che
gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente che Fabrizio
ricercherà per tutta la vita. L'infanzia a Revignano d'Asti e i
personaggi che la popolarono - come la piccola Nina Manfieri (cui molti
anni dopo dedicherà la canzone Ho visto Nina volare) o i contadini
Emilio e Felicina Fassio - rimarranno fonte di rimpianto e di
ispirazione fino alla sua ultimissima produzione. Come
ha raccontato la madre, "Fabrizio era felicissimo di correre per i
campi, di seguire i contadini nel lavoro, di andare a caccia con loro...
Finita la guerra eravamo tutti felici di ritornare in città. Lui era
disperato... Aveva cinque anni. Fu una dura sofferenza per lui, abituato
com'era a correre libero per i prati... Fin da piccolo non sopportava di
veder la gente soffrire. Quando uscivamo insieme, ogni volta che
incontravamo un mendicante mi obbligava a fermarmi e a dargli dei
soldi" [In queste ultime parole emerge la spontaneità, direi quasi
l'innatezza della dimensione solidaristica del futuro anarchico]. Al
termine del conflitto, la famiglia ritornò a Genova stabilendosi nella
nuova casa di Via Trieste 13 . Nell'ottobre del 1946 Fabrizio fu
iscritto alla prima elementare presso l'Istituto delle suore Marcelline,
che egli - manifestando fin da allora l'insofferenza agli spazi
ristretti e alla disciplina, ma anche una vena ironica che saprà spesso
trasformarsi in autoironia - ribattezzò "Porcelline". Vani
essendo risultati i tentativi delle monache di indurlo a studiare, i
suoi decisero di iscriverlo per l'anno successivo a una scuola statale:
Fabrizio iniziò così la seconda elementare alla scuola Armando Diaz,
in via Cesare Battisti 5. Nell'agosto
1948, a Pocol, sopra Cortina, incontrò per la prima volta Paolo
Villaggio, allora sedicenne. I due simpatizzarono subito, ma i sette
anni di differenza non permisero allora che quella simpatia sfociasse in
una vera e propria amicizia. Paolo e Fabrizio si persero così di vista
per ritrovarsi solo una decina di anni dopo sulle tavole di un
palcoscenico; e da quel momento divennero inseparabili. Nell'estate
del 1950, terminata la quarta elementare, Fabrizio trascorse l'ultima
vacanza a Revignano. Il professore aveva infatti deciso di vendere il
cascinale e di acquistare un appartamento ad Asti. Fabrizio soffrì
moltissimo, perché a quel luogo erano legati i suoi più bei ricordi
d'infanzia. Dentro di sé decise che, una volta diventato grande,
avrebbe ricomprato il cascinale e comunque non avrebbe abbandonato quei
posti che tanto amava. Quel desiderio lo avrebbe accompagnato negli anni
a venire e, agli amici che aveva (e che avrebbe avuto) non mancò di
confidare il desiderio di un'azienda agricola tutta per sé. Anni dopo
realizzerà questo sogno, anche se al di là del suo mare, in Sardegna. Nell'ottobre
del 1951 Fabrizio iniziò le medie alla Giovanni Pascoli, nello stesso
complesso scolastico che ospitava le elementari Armando Diaz. Ma,
attratto com'era dal gioco e dalla vita di strada, non mostrava
interesse allo studio, tanto da rimediare una bocciatura in seconda. Il
padre, infuriato, decise allora di affidarlo ai rigidissimi gesuiti
della Arecco, ma un deprecabile episodio con un padre "bulicio"
(omosessuale) lo indusse poi a fargli terminare le medie nell'Istituto
Palazzi", di cui era proprietario. "Dopo
le medie - ha raccontato ancora la madre - si iscrisse al liceo classico
Colombo, che frequentò regolarmente fino alla licenza. Nelle materie
letterarie andava abbastanza bene, anche se non studiava molto, ma in
quelle scientifiche faceva fatica. Comunque non faceva proprio nulla per
prendersi un bel voto; gli bastava la sufficienza... La sua passione era
sempre la musica. Aveva avuto in regalo una chitarra e non la lasciava
mai, neppure quando andava in bagno... Incominciò a scrivere qualche
canzone, a cantarla". Proprio
durante gli anni del liceo avvenne un'esperienza determinante per De
Andrè: nella primavera del 1956, infatti, suo padre portò dalla
Francia due 78 giri di Georges Brassens. Dall'incontro col grande
cantautore francese, Fabrizio ricavò stimoli per la lettura di autori
anarchici che non abbandonerà più: Bakunin e Malatesta, Kropotkin e
Stirner. Inoltre, nel mondo cantato da Brassens, egli ritrovava quei
personaggi così umili e veri che vivevano nei caruggi della sua città
e che troveranno spazio, comprensione e dignità nelle sue canzoni. De
André si iscrisse anche all'università, ma le sue scelte confermarono
la scarsa propensione agli studi "ufficiali": frequentò
medicina, poi lettere e infine giurisprudenza, senza laurearsi. Le sue
giornate trascorrevano infatti tra musica, letture (Villon e Dostoevskij,
sempre Bakunin e Stirner) e, soprattutto, serate in compagnia degli
amici Luigi Tenco, Gino Paoli, Paolo Villaggio e altri. Affermerà in
seguito, ricordando quel tempo: "Ebbi ben presto abbastanza chiaro
che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l'ansia per una
giustizia sociale che ancora non esiste, e l'illusione
di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La
seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane". Intanto,
nel 1958, aveva composto Nuvole barocche e E fu la notte, brani modesti
scritti in collaborazione, che anni dopo Fabrizio definirà come
"due peccati di gioventù". E infatti, già nell'estate del
'60, scrisse insieme a Clelia Petracchi quella che ha sempre considerato
la sua prima vera canzone, La ballata del Miche', che rimane, se non una
delle più belle, una delle più note e, in considerazione dei soli
vent'anni dell'autore, una delle più significative. Nel
luglio 1962 sposò Enrica Rignon (detta Puny) e il 29 dicembre dello
stesso anno nacque il figlio Cristiano. Fabrizio aveva appena ventitue
anni, una famiglia e, più che un lavoro, un hobby poco redditizio. Ma
una svolta nella sua carriera si verificò nel 1965, allorché Mina
interpretò una sua composizione, La canzone di Marinella, che divenne
immediatamente un best seller e lo impose all'attenzione generale.
"Mi arrivano seicentomila lire in un semestre (per quegli anni una
somma davvero considerevole) - dichiarò Fabrizio in un'intervista. -
Allora ho preso armi e bagagli, moglie, figlio e suocero e ci siamo
trasferiti in Corso Italia, che era un quartiere chic di Genova. Quindi
chiusa la storia con la laurea e con tutto il resto. Da quel momento,
cominciai a pensare che forse le canzoni m'avrebbero reso di più e,
soprattutto, divertito di più". Al
33 giri fece seguito nel 1967 Volume I, in cui spiccano Via del Campo,
Bocca di rosa e Preghiera in gennaio: le prime due dedicate, con
profondo senso di solidarietà e comprensione, a due figure di
prostitute; la terza composta in occasione e a ricordo della tragica
morte dell'amico Luigi Tenco, suicidatosi il 27 gennaio a Sanremo. Con
questo album si aprì la stagione più prolifica della carriera di De
André; a breve distanza uno dall'altro uscirono infatti: Tutti morimmo
a stento (1968), Volume III (1968), La buona novella (1970), Non al
denaro non all'amore né al cielo (1971), Storia di un impiegato (1973),
Canzoni (1974) e Volume VIII (1975). Nel
1975 De André, che aveva sempre rifiutato il faccia a faccia col
pubblico, esordì dal vivo nel locale simbolo della Versilia, "La
Bussola". Nonostante i suoi timori (sembra che all'ultimo momento
non volesse più salire sul palco), il concerto fu un vero e proprio
successo. La
sera del 27 agosto 1979 Dori e Fabrizio furono sequestrati e rimasero
prigionieri dell'Anonima per quattro mesi. La drammatica esperienza non
cancellò tuttavia l'amore di Fabrizio per la sua terra d'adozione;
tant'è vero che non vi è traccia di rancore nelle dichiarazioni da lui
rilasciate dopo la liberazione: "I rapitori - disse - erano
gentilissimi, quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva
bevuto un po' di grappa di troppo e si lasciò andare fino a dire che
non godeva certo della nostra situazione". Il
29 ottobre 1980, all'età di sessant'anni, moriva l'amato Brassens,
ucciso da un tumore. De André ebbe a dire un anno dopo, durante
un'intervista concessa al quotidiano "La Stampa": "Pur
avendone avuto la possibilità, non ho mai voluto conoscerlo
personalmente, per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo
anche antipatico. Per me è stato un mito, una guida, un esempio; è
grazie a lui che mi sono avvicinato all'anarchismo. Egli rappresentava
il superamento dei valori piccolo-borghesi e insegnò anche ai borghesi
certe forme di rispetto ai quali non erano abituati. I suoi testi si
possono leggere anche senza la musica. Per me è come leggere Socrate:
ti insegna come comportarsi o, al minimo, come non comportarsi". Dopo
un periodo di riposo, il cantautore tornò all'attività con un album,
Fabrizio De André (Indiano) (detto così per via del disegno di
copertina), che contiene un brano, Hotel Supramonte, che è la
rievocazione dei traumi e delle incertezze patiti durante il rapimento. L'anno
successivo Fabrizio fu colpito da un grave lutto: all'età di 72 anni
moriva infatti suo padre, uomo influente e assai noto a Genova. In
un'intervista all'amico Cesare G. Romana dirà: "Il problema non è
che gli volevo bene, perché questo non finisce. Il problema è che lui
ne voleva a me". Ci
furono, però, anche momenti lieti, come il matrimonio con Dori Ghezzi,
celebrato nel dicembre del 1989 dopo quindici anni di convivenza; e ci
fu anche il matrimonio di Cristiano. Nel
1991, a distanza di sette anni dal suo ultimo tour, Fabrizio tornò a
calcare il palcoscenico con rinnovato successo, traendone l'LP dal vivo
Fabrizio De André 1991 - Concerti. Il
3 gennaio 1995, all'età di ottantatré anni, venne a mancare la madre
Luisa, unica della famiglia a morire di vecchiaia. Nel
1996 uscì Anime salve, scritto in collaborazione con Ivano Fossati, che
ruota intorno al duplice tema delle minoranze isolate e della
solitudine. Nello stesso anno pubblica presso Einaudi Un destino
ridicolo, romanzo scritto a quattro mani con Alessandro Gennari. Riposa
al cimitero di Staglieno, nella cappella di famiglia.
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