CARNEVALE SETINO

   tra le più arcaiche tradizioni italiane

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presentano

il Carnevale Setino

Peppa e Peppalacchio... la tradizione del carnevale setino

Peppalacchio è un fantoccio di paglia, uno spaventapasseri, simbolo della cultura contadina, che si ricollega a remoti riti propiziatori, nel momento del cambio della stagione, relativi ai futuri raccolti agricoli, ma oltre a ciò, esso ha caratteristiche del tutto particolari.
Peppalacchio veniva costruito incrociando due canne robuste cui si dava forma con la paglia.
Gli anziani ricordavano che esso veniva vestito con indumenti umani ormai consunti e da gettare via: camicia, giacca, calzoni e cappello. Alle braccia di Peppalcchio venivano appese, con dei fili di canapa, delle grandi "saraghe", cioè delle aringhe affumicate che emanavano un odore forte e insopportabile.
Peppa, invece, pur essendo uno spaventapasseri fatto con canne e paglia, veniva vestita elegantemente con un abito da sposa bianco, con un lungo velo e, ancor prima che nascesse il vestito bianco (primi anni del secolo) con una vecchia "dragona", cioè il vestito da sposa della festa tipico di Sezze: corpetto, zinale e grande fazzoletto adagiato a coprire petto e spalle.
La tradizione vuole che al momento del matrimonio ella fosse in stato di gravidanza.
Il
giovedì grasso i personaggi venivano sposati.
Sino al 1950, il carnevale setino si svolgeva secondo i riti della tradizione, grazie alla spontanea, libera e gioiosa partecipazione popolare. Il carnevale a Sezze iniziava proprio in questo giorno; infatti la giornata lavorativa finiva per tutti a mezzogiorno.
Dopo pranzo i gruppi spontanei che organizzavano la festa si radunavano, prendevano le maschere preparate prima, addobbavano "Peppo" con le saraghe e le sistemavano su un carretto trainato da cavalli, muli o buoi.
Sullo stesso carro, che rappresentava la testa del corteo nuziale, veniva posta una botte piena di vino per offrire da bere gratuitamente ai partecipanti nei momenti di sosta.
Accompagnavano gli sposi a piedi, per le viuzze del centro storiche, dei gruppi mascherati, in un crescendio di allegria, sberleffi contro i due sposi, frasi ingiuriose indirizzati a personaggi pubblici antipatici, motti di spirito, rumoreggiando e suonando rudimentali strumenti musicali a percussione ed a fiato.

Il martedì era l'ultimo giorno di carnevale.
I contadini andavano di buon ora a lavorare i campi e per tradizione questo giorno era dedicato a piantare le patate. Infatti, si credeva che piantandole l'ultimo giorno di carnevale queste crescessero grandi come la testa di Peppalacchio.
A mezzogiorno si tornava a casa ed era uso consumare un piatto molto ricco. In particolare si preparavano i "maccarugni 'ncasa", cioè pasta all'uovo fatta in casa con sugo di carne, e si mangiava molta carne. Il pranzo terminava con dei dolci tipici: gli "strufoli".
Dopo mangiato si dava inizio alla carnevalata.
Si riprendevano Peppalacchio e Peppa e si riportavano in giro per il paese seguiti dagli stessi gruppi del giovedì. Alla fine della serata tutti i piccoli cortei confluivano nella piazza principale del paese, Piazza dei Leoni.
Lì Peppalacchio, sdraiato su una barella di legno e paglia, veniva sistemato sul rogo, veniva aggiunta altra legna al di sopra e si accendeva il grande falò. Mentre alcune donne a lutto (uomini mascherati) cercavano di consolare Peppa e la accompagnavano nel pianto funebre, gli altri gruppi facevano festa suonando, cantando e ballando intorno al fuoco.
La popolazione assisteva al bruciare del rogo con grande partecipazione e cercava di ricavarne dei presagi per i raccolti della nuova stagione. Più le fiamme sarebbero state alte e Peppalacchio bruciato in fretta, più si prevedevano abbondanti i futuri raccolti nei campi.
Quando il fuoco si era totalmente consumato, si tornava a casa stanchi ma felici della festa: il carnevale era terminato.
Questo rito diventava un momento di aggregazione della comunità setina e nessuna causa poteva impedirne il festeggiamento perché il fatto sarebbe stato di cattivo presagio per la nuova stagione.

I testi sono tratti dalla pubblicazione del 16 febbraio 1990 "Il Carnevale di Sezze, origini mitologiche di Peppalacchio", di Rosolino Trabona e Umberto De Angelis.

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