Sezze paese della Pace

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Una strana guerra da vedere in TV

articolo di Franco Abbenda  -  foto di Vincenzo Serra

Lunedì 24 marzo nell’auditorium Sant’Angelo di Sezze, i DS setini hanno organizzato un incontro, aperto alla cittadinanza, per parlare della crisi internazionale legata al conflitto iracheno in corso e delle prospettive di pace.

Di fronte al numeroso pubblico in sala e dopo alcuni brevi interventi introduttivi (tra i quali i saluti del Sindaco Siddera e dell’On. Sesa Amici), ha preso la parola il Sen. Gavino ANGIUS, capogruppo DS e membro della Commissione Difesa del Senato.

Il suo è stato un intervento quasi…impeccabile!!

Da studioso appassionato e da politico attento, oltre che da esperto comunicatore, ANGIUS ha delineato con  chiarezza, nel corso del suo intervento ininterrotto di un’ora, tutte le possibili variabili di politica internazionale susseguenti all’invasione dell’Irak da parte dell’alleanza militare anglo-americana. Abilmente ha arricchito la sua esposizione con puntuali e sarcastici commenti sul governo Bush e sulle “furbate” del governo Berlusconi, appiattito di fatto sulle posizioni interventiste degli U.S.A., ma “vincolato” dall’art. 11 della Costituzione.  

Con riferimenti alla storia più recente ed agli ultimi conflitti internazionali avviati sotto l’egida dell’O.N.U. (dalla 2° guerra mondiale all’ultimo conflitto nei Balcani), ed alle contestuali scelte di politica estera messe in atto dai precedenti governi italiani (citando più volte la continuità storica della vocazione europeista dell’Italia), il senatore non ha dimenticato di commentare, a volte anche criticandole ma lodandone comunque la ricchezza nella diversità, le molteplici sfaccettature del variegato mondo della sinistra italiana e delle diverse anime del suo partito in particolare.

Angius in alcuni passaggi, ricchi di ricordi personali e mostrando anche di conoscere bene il mondo d’oltreoceano (compresa la produzione editoriale e la realtà accademica), ha riconosciuto agli USA una leadership culturale - economico - storica, in virtù soprattutto della tolleranza dei suoi abitanti e delle innovazioni legislative sempre all’avanguardia nel tentativo di migliorare la pacifica convivenza di popoli diversi (per razza, religione e cultura).

Ma gli Stati Uniti non hanno ancora il potere di decidere (in nome di tutta la comunità internazionale) quale dittatore eliminare o lo Stato da invadere; e per giunta “pretendere” un’approvazione internazionale a quelle che sembrano mire espansionistiche di altri secoli. Secondo il parlamentare DS non ricorrono, nel caso della guerra appena iniziata, neanche gli elementi minimi (effettiva minaccia alla pace internazionale, incombente pericolo per la popolazione, vasto consenso internazionale, risoluzioni ad hoc del Consiglio di sicurezza dell’ONU), che avrebbero potuto dare legittimità ad un conflitto bellico, come già successo per l’intervento armato in Kossovo.

Ed è proprio in questa parte che, a mio parere, la virata in extremis effettuata dal relatore (per comprensibili, seppur non condivisibili, esigenze di real-politik legate alle legittime ambizioni governative dei Democratici di Sinistra), conferisce a tutto l’excursus una connotazione più soft rispetto alle prerogative più radicali di altre associazioni pacifiste, in particolare del mondo cattolico.  

Molto più intransigente infatti appare la posizione del “vecchio adorabile saggio di Piazza S. Pietro” Ciò che dice il Papa in questi giorni, e che ripete da decenni, è che la Guerra, “semplicemente” direi, al di là di diversità geografiche, storiche, culturali e religiose, non è rispettosa della DIGNITA’ dell’UOMO in quanto tale. Nessun elemento aggiuntivo, più o meno nobile e condivisibile, potrà quindi modificare il giudizio negativo che Giovanni Paolo II (e molti altri nel mondo) ha delle guerre di qualsiasi tempo ed in ogni latitudine; anche di quelle che in passato sono state combattute da soldati in casacca crociata e/o con le armi benedette sui sagrati delle Chiese. Il valore della vita di ogni Uomo è veramente superiore a qualsiasi altro valore umano, anche tra i più alti; di conseguenza diventa prioritario ristabilire una scala di valori, e parlare di pregiudiziale incancellabile contro ogni tipo di guerra. 

 

Sappiamo tutti che anche nel mondo cattolico le posizioni in questo campo non sono in linea con quella del Papa, ed i tentativi, goffi in verità, di qualche politico italiano che si richiama ai valori della Chiesa cattolica, di omologare altre posizioni più interventiste, stanno lì a dimostrare che c’è ancora da lavorare per arrivare a parlare di valori universalmente condivisi. In questo momento storico è più facile dichiararsi per la pace, a costo di apparire anti-americani; ma ci sono livelli diversi di pacifismo e non tutti reggono a tutte le possibili variabili in campo. Ammettere in definitiva che si è contro la guerra come principio, ma che in casi particolari (…quanno ce vò ce vò) diventa inderogabile l’intervento armato, vuol dire…che si sta parlando sì di pace, ma non ritenendola in grado di giocare fino in fondo un ruolo imprescindibile nelle controversie di politica internazionale.

Lo spauracchio della guerra viene agitato troppo spesso, anche nei consessi più alti, proprio perché si pensa che dopo ogni tentativo di piegare diplomaticamente “il nemico in gioco”, un potente apparato militare alle spalle possa esercitare un…discreto fascino e rappresentare la soluzione necessaria, seppur deprecata, di ogni contenzioso internazionale. E’ questa mancanza di speranza, di vocazione profetica o di eccessivo realismo politico se vogliamo (posizione peraltro espressa più volte), che ha “impedito” al primo intervento pubblico in terra setina del Senatore ANGIUS di essere condivisibile fino in fondo, vincolato in una rigida veste di dotta ed accorata enunciazione di tesi non pienamente pacifiste: secondo lui infatti la “pace senza se e senza ma” rimane uno slogan da corteo poco attinente ai temi reali della politica del XXI secolo. Piccolissima nota stonata della serata (comunque benvenuta) è il non aver dato la possibilità al pubblico, numeroso ed attento, di intervenire sulle importanti tematiche trattate dal Senatore diessino, ed interagire con un politico di tale livello…sarebbe stata un’occasione da non perdere.         Sezze, 25 marzo 2003                          articolo di Franco Abbenda  -   foto di Vincenzo Serra

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