|
I Sacconi |
![]() |
Confraternita del Sacro Cuore di Gesù contatti: mail sacconi.sezze@libero.it cellulare 338 105 78 92 |
||
7
aprile 2023
ore 13,30 Chiesa SS Pietro e Paolo Predicatore Padre Diego Pombo I.V.E. con la partecipazione del Coro Incontu diretto dal M° Carlo Marchionne La celebrazione di questo evento avviene con l’istallazione della suggestiva immagine del “Calvario” nella chiesa di San Pietro, montato dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei Sacconi all’alba del Venerdì Santo di ogni anno e riposto nelle prime ore del giorno successivo.
15
aprile 2022
ore 13,30 Chiesa SS Pietro e Paolo Predicatore Padre Diego Pombo I.V.E. con la partecipazione del Coro Incontu diretto dal M° Carlo Marchionne La celebrazione di questo evento avviene con l’istallazione della suggestiva immagine del “Calvario” nella chiesa di San Pietro, montato dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei Sacconi all’alba del Venerdì Santo di ogni anno e riposto nelle prime ore del giorno successivo. nella foto sotto il Calvario del Turchi Il
Calvario consiste in un insieme di quattro pitture su tela, che unite e
disposte su appositi cavalletti danno forma al monte Calvario, in cima
al quale due moduli di pittura su legno ritraggono Gesù sulla croce con
Maria, la Maddalena e Giovanni, nel toccante
dialogo in cui Gesù, dice rivolto alla madre: "Ecco tuo
Figlio", e a Giovanni: "Ecco tua madre". L’opera,
secondo quanto tramandato da d. Vincenzo Venditti, padre spirituale
della confraternita dal dopoguerra al 1983, sarebbe da attribuire al
pittore setino Giuseppe Turchi
(1840 -1895). Del medesimo avviso è il Maestro Mario Salvatori di Priverno, che su incarico della Confraternita ne eseguì il restauro nel 2002. nella foto sotto stemma di Castiglia e Leon Durante
tali lavori, lo stesso maestro rinvenne nel retro di una delle tele uno
stemma, che fatto esaminare dal padre gesuita Jean-Paul
Hernandez,
docente di teologia all’Università Gregoriana di Roma, è risultato
essere dei regni di Castiglia e Leon, la parte centro-occidentale
della Spagna, prima dell'unità nazionale con l'Aragona nel 1475. Si
tratta quindi di sete molto antiche di pregevole fattura, che quando
furono dipinte dal Turchi probabilmente erano già state adibite ad
altri usi, forse nella stessa chiesa di San Pietro, come tende o
tovaglie oppure rimaste chiuse in qualche baule per anni. Si
presume siano giunte in un modo alquanto singolare
con la venuta
degli Aragonesi a Sezze. Il
contesto è inserito nel periodo in cui ferveva la guerra nel reame di
Napoli fra i due contendenti alla corona, Alfonso d’Aragona e Renato
d’Angiò, come riferito dal Lombardini nella Storia di Sezze: Nel
novembre 1440 il capitano aragonese Settiballo, che conduceva una
compagnia di soldati, domandò licenza di passare la notte a Sezze. La
domanda fu accolta e la truppa fu ammessa, ma invece di uscire il di
seguente, come aveva promesso, pensò rimanervi a quartiere d’inverno.
Avvedendosi i Setini di essere stati ingannati, arrestarono quegli
uomini, privati dei cavalli, delle armi e della vestimenta, li trassero
in prigione, e dopo quindici giorni li rimandarono con Dio. Informato
Alfonso di quanto era avvenuto da Giorgio di Vicenza e da Ferdinando di
Sessa, suoi condottieri, si dolse con i Setini, che aveano trattato come
nemiche le sue milizie, in ispecie dopo la tregua che avevano rinnovato.
Domandava la restituzione delle armi, dei cavalli e delle vestimenta,
in caso opposto pagassero l’equivalente in 800 ducati – E
di tutta evidenza che tra le vestimenta
sequestrate dai setini vi
potesse essere anche la tela in oggetto. 2
ottobre
2021
ore 17,00 Chiesa SS Pietro e Paolo "Religiosità
a Sezze dal XVII secolo" 20
ottobre 2018 "La
Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze detta dei Sacconi"
Una
sorgente di insegnamenti spirituali Le finalità che hanno ispirato questa opera sono
molteplici. La più importante è quella di svelare una sorgente sconosciuta di insegnamenti spirituali collocati negli anni che vanno dal primo settecento ad oggi in cui emerge la straordinaria devozione al S. Cuore di Gesù e la figura del nostro Santo fondatore: San Leonardo da Porto Maurizio. La
Confraternita del Sacro Cuore e le sue finalità tra passato e presente San
Leonardo da Porto Maurizio nel fondare a Sezze la Confraternita del
Sacro Cuore di Gesù, volle che fosse esemplata a quella del Sacro Cuore
di Gesù di Roma che, eretta nel 1729, un anno prima del suo arrivo nel
Convento francescano di San Bonaventura a Roma, lo aveva assistito nelle
missioni e via Crucis e in tutte quelle che furono
fatte varie altre volte a tutto l’anno 1749 [1]-
[2]
nella Capitale. Pertanto
la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze condivide la stessa
Regola dell’Arciconfraternita madre di Roma e ne persegue le medesime
finalità nel più grande centro dei Lepini: la devozione e la
diffusione del culto del Sacro Cuore di Gesù, in perfetta armonia tra
fede, opere di misericordia e carità cristiana, secondo il principio
evangelico: se due o tre persone
si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro [3].
Le
opere di pietà dei confratelli sono riassunte nella Regola e nei vari
statuti che si sono succeduti nel tempo, si esplicano nelle questue in
occasione del Natale e della Pasqua con distribuzione del ricavato ai
poveri ed ai carcerati, nella visita e nel conforto ai malati, nelle
esequie e sepoltura dei confratelli. Quest’ultima funzione potrebbe
sembrare di poco conto, ma in passato non esisteva alcun servizio
pubblico o privato che vi provvedesse ed inoltre le morti per pestilenza
erano assai frequenti; quindi il triste compito veniva assolto dalle
confraternite o dai familiari del defunto. Per coloro che non
appartenevano ad alcun sodalizio e per le famiglie a cui la miseria non
permetteva il trasporto della salma, provvedeva la pubblica carità non
organizzata: qualche volonteroso raccoglieva le offerte dai passanti e
raggiunta una somma sufficiente, incaricava due facchini di portare il
cadavere al cimitero, steso su di una tavola. L’uso
del cappuccio nelle confraternite, che successivamente avrebbe assunto
nella nostra la funzione di mantenere la segretezza nelle opere di bene
e nelle processioni, è sicuramente stato introdotto come protezione
dalle malattie contagiose durante le sepolture. A tale scopo infatti,
alcune confraternite utilizzarono cappucci muniti di un filtro a forma
di becco che, nell’intenzione di chi lo portava, doveva servire a
proteggersi dal rischio del contagio [4]. Fu
grazie all’opera di San Leonardo da Porto Maurizio, propagata dalle
confraternite del Sacro Cuore di cui si onorava di essere fratello, alla
fiducia che esse incutevano nei fedeli con l'esempio di povertà e di
rettitudine, se
le popolazioni italiane, ridestate nella fede e nei buoni costumi,
poterono resistere alle idee rivoluzionarie che verso la fine del secolo
XVIII causarono altrove disastrose conseguenze [5]. Per
quella distinzione che la Regola desiderava nei fratelli, negli Esercizi
e nell’Istituto, le funzioni del Venerdì Santo dovevano essere svolte
tassativamente nel proprio oratorio, nella chiesa di San Pietro, con Messa
Cantata, Tre ore di Agonia ed
Ufficio nella sera. Fu per tale occasione che la Confraternita
commissionò al pittore setino Giuseppe Turchi il Calvario che ancora
oggi i confratelli montano nella chiesa la mattina del Venerdì Santo e
smontano all’alba del giorno successivo. Altri
elementi distintivi della Confraternita sono l’Umiltà e la Povertà,
per cui è escluso il possesso a qualsiasi titolo di beni immobili, in
modo particolare della terra, che le altre confraternite possono tuttora
possedere ed assegnare ai propri membri sotto le più svariate forme di
contratto (affitto, livello, enfiteusi ecc). Un
altro obiettivo dell'istituzione, oltre a quelli dell’umiltà e della
povertà, ma che ad essi è strettamente legato, è quello della
mortificazione, perseguita con la totale spersonalizzazione alla quale i
fratelli erano tenuti ad obbedire. Il sacco e il cappuccio calato sul
volto, nonché l'obbligo di tenere le mani nascoste nelle maniche del
sacco, servivano appunto ad evitare che non solo i lineamenti, ma
addirittura ogni segno esteriore (ad esempio anelli a sigillo con
stemma) potessero svelare l'identità della persona che si era annullata
nell’abito penitenziale. Con
singolare capacità "autorigeneratrice", la Confraternita del
Sacro Cuore di Gesù di Sezze, ha di volta in volta saputo adattarsi
alle mutate condizioni dei tempi integrando la Regola con gli Statuti ed
aprendo a tutte le categorie sociali, cosa che le ha permesso di poter
sopravvivere ai nostri giorni. Recentemente ha rivolto la sua attenzione
alla conservazione delle opere d’arte nella chiesa di San Pietro ed al
restauro dei suoi registri nell’Archivio Capitolare della Cattedrale,
senza mai dimenticare le opere di misericordia e di carità cristiana in
casi di necessità particolari. Fede
e Carità restano quindi i
binari su cui muoversi e se la sepoltura dei morti in passato era
un opera di grande misericordia, oggi la Confraternita rivolge
l’attenzione ad altre forme di carità cristiana: lo smarrimento
morale di tanti giovani al quale non si può assistere indifferenti, i
tanti anziani che vivono in condizioni di estrema solitudine, le nuove
povertà, gli emarginati, i grandi bisogni delle missioni nel mondo.
Sono tutte nuove realtà che portano la Confraternita a vivere il
presente con tutto il
bagaglio di ricchezza spirituale accumulato nei secoli e che la
spronano ad essere nella diocesi e fuori della diocesi una grande forza
evangelizzatrice. [1]ARCHIVIO
STORICO DIOCESANO DEL VICARIATO DI ROMA – Cat. 18, pag. 51,
palchetto 149, tomo 115, Memorie e Celebrazioni in onore dei Santi e Beati protettori della
nostra Confraternita – Beato Leonardo da Porto Maurizio. [2] L’ultima Via Crucis a Roma di San Leonardo da Porto Maurizio fu quella al Colosseo nell’anno giubilare 1750. [3] Matteo, XVIII, 20. [4] PRIORATO DELLE CONFRATERNITE PER LA DIOCESI DI ACQUI (sito internet) – Cenni storici sulle confraternite–Santuario della Madonna Pellegrina, Acqui Terme. http://www.prioratoconfraterniteacqui.it/cenni-storici-sulle-confraternite.html [5]AGOSTINO
GEMELLI
– Il francescanesimo
- Editore Vita e pensiero, Milano 1932 Un momento della donazione del libro alla Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa di Gerusalemme,presso il Convento dei frati francescani di San Salvatore. 28
ottobre 2017 "Storia della chiesa dei S.S. Pietro e Paolo"
( con l'annesso colleggio) 29
settembre 2017 La
Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei Sacconi, fondata da
San Leonardo da Porto Maurizio durante alcune sue missioni popolari
compiute in paese tra il 1732 ed il 1741, celebra
anche quest’anno nella chiesa di San Pietro, i primi venerdì
del mese dedicati al Sacro Cuore. Dureranno in tutto nove mesi con
inizio ad ottobre e termineranno a Giugno, mese del Sacro Cuore. Per
permettere la partecipazione anche di
coloro che sono impegnati con il lavoro sino a tardi,
l’appuntamento è fissato alle ore 20, per tutti i nove venerdì . Sarà
presente un sacerdote per la confessione. Tra
le primarie finalità della Confraternita
rientrano infatti quelle
della devozione e della diffusione del culto del Sacro Cuore di Gesù,
secondo le celebri rivelazioni nel convento di Paray –Le Monial
(Francia), con le quali il Signore chiese a suor
Santa Margherita Maria d’Alacoque (1647 – 1690) che la
conoscenza e l'amore del suo Cuore si diffondesse come fiamma divina nel
mondo, per riaccendere la carità che languiva nel cuore di molti. Un
po’ di storia sulla devozione al
Sacro Cuore. Oggi
l’Arciconfraternita del
Sacro Cuore di Gesù di Roma non esiste più, come pure le numerose
sorte in tutto il centro-sud con lo stesso titolo e
che ad essa si
aggregarono. La Confraternita
del Sacro Cuore di Gesù di Sezze è l’unica rimasta a testimoniare e
diffondere la fede e la devozione al Sacro Cuore e a compiere opere di
misericordia e di carità
cristiana. E’ stata la principale artefice della canonizzazione di S.
Carlo da Sezze. 24
giugno 2017 Sabato
24 giugno, alle ore 17, nella chiesa di San Pietro, la Confraternita
del Sacro Cuore di Gesù di Sezze detta dei Sacconi celebra la festa del
Sacro Cuore ed invita tutti i fedeli ad unirsi nella preghiera. Quel
Cuore fu aperto sulla croce per tutti noi; tutti lo abbiamo ferito con i
nostri peccati. Tutti, siamo oggetto della sua carità e delle sue
attenzioni e se gli saremo fervidamente devoti e riconoscenti ci colmerà
dei suoi benefici. Programma Ore
17 – Santa Messa nella chiesa di San Pietro Alla
Santa Messa parteciperà il confratello ultracentenario Enrico Nardozzi e verrà data la croce ad un confratello novizio che
diventerà in tal modo oblato. Ore
18 – Proiezione documentario “Corpus Domini 2016 - I Sacconi di
Sezze con Papa Francesco a Roma”. Ore
19 – Trattenimento culturale - conviviale
10
febbraio 2017 La
prima foto ricordo della Confraternita dei Sacconi E’
la più antica che abbiamo
ed è custodita nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Sezze,
nel faldone della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù. Non riporta
alcuna informazione né
dell’anno né dei nomi dei confratelli, tuttavia alcuni particolari
significativi la farebbero risalire al 1947. Il luogo è il cortile
dell’ex seminario, presso la chiesa di S. Pietro, sede della
confraternita. Nella
foto, è stato ben individuato Salvatore
Marchetti, in borghese, in piedi a sinistra con il cappello in
mano, nominato nuovo bidello della confraternita nella sessione del 16
marzo 1947, come risulta dal verbale, appresso riportato. Alle sue
spalle, sempre in borghese, è stato parimenti individuato Alessandro La Penna, bidello uscente. “Si
notifica ai Confratelli che
novello bidello della confraternita è
il sig. Marchetti Salvatore, che è già entrato nel regolare
esercizio delle sue funzioni. Mentre si fanno i più sentiti
ringraziamenti al nuovo incaricato, la Confraternita, su mozione del
segretario notificata al Priore e approvata all’unanimità dai
confratelli, decide per il bidello uscente un compenso di buona uscita.
Ciascuno dei confratelli versa £. 50: complessivamente £ 650, che
saranno rimesse al cassiere Di Prospero Vincenzo.” La presenza contemporanea dei due bidelli, è una circostanza che fa collocare la foto in un spazio di tempo molto ridotto, cioè dalla sessione del 16 marzo 1947 (quando venne nominato il nuovo bidello) al successivo venerdì santo (4 aprile 1947), quando in occasione della Pasqua, entrambi i bidelli,
si sarebbero presentati per riscuotere la giusta mercede dal loro
lavoro. Infatti, da un verbale del 22 ottobre 1900 (ARCHIVIO
CAPITOLARE DELLA CATTEDRALE –
Faldone Confraternita del Sacro Cuore di Gesù -Risoluzioni,
Congregazioni Generali e Segrete della Ven. Confraternita del Sacro
Cuore di Gesù in Sezze dall’anno 1850 al..) sappiamo
che i bidelli della confraternita venivano tradizionalmente
retribuiti due volte l’anno: in occasione delle festività
pasquali e della festa patronale di S. Luca (18 ottobre). Poiché
secondo il verbale della sessione del 16 marzo 1947
(nomina del nuovo bidello) risultano assenti giustificati
alcuni confratelli che
figurano invece nella
foto (Tamburrini Augusto, Giuseppe e Salvatore Di Trapano), viene
rafforzata ancora di più l’ipotesi del venerdì santo (4 Aprile),
che da sempre fa registrare una maggiore affluenza di confratelli. Anche
i particolari dei teschi e del libro
riconducono al venerdì santo, in quanto è in tale occasione
che i fratelli del Sacro Cuore
di Gesù sono soliti portare in processione i loro simboli.
Inoltre
la macchina fotografica, che in quegli anni era privilegio di pochi,
oppure strumento da fotografi
professionisti, fa pensare ad una circostanza particolare, quale
appunto poteva essere la Sacra Rappresentazione del venerdì santo
e, per l’occasione, anche la Confraternita dei Sacconi che vi
partecipava, essendo per giunta priore Vittorio Gigli, fratello e collaboratore di Filiberto, il regista
della rappresentazione. Per
tali ragioni, è assai probabile che la foto sia del 4 aprile 1947,
giorno di venerdì santo, prima o dopo la rituale Agonia e anche
l’età dei fratelli individuati riconduce a tale periodo. Alcuni
dei confratelli sono stati così identificati: Ultima
fila in alto, da sinistra verso destra: il primo è Giuseppe Di Veroli,
padre di don Renato, storico parroco della chiesa di S. Maria
Goretti a Latina; il secondo Vincenzo Del Duca, mio padre; il quinto Salvatore
Orsini. Fila
intermedia,
da sinistra verso destra: il primo che regge il il teschio è Lidano
Carnebianca; il terzo Giovanni
Angelini; l’ottavo Alfredo
Pontecorvi; l’ultimo, in piedi con il teschio (che è
anche il primo da destra) Giuseppe Di Trapano (in paese chiamato affettuosamente
Pappinuccio). Alle spalle di Giuseppe Di Trapano, il sacerdote d.
Antonio Di Bella. Fila
davanti, seduti,
da sinistra verso destra: il secondo (in borghese) è stato da
alcuni identificato come il confratello decano Zaccheo Nicola, da altri come Millozza Giovan Battista;
al suo fianco e terzo nell’ordine è Meschini
Giovanni; il quarto Salvatore
Di Trapano; il quinto don
Antonio Pacifico (addetto al Seminario per la Società delle
Divine Vocazioni); il settimo Augusto
Tamburrini; segue per ottavo don
Vincenzo Venditti (con
il libro e in via del tutto eccezionale vestito con l’abito dei
Sacconi) e per ultimo un giovane sacerdote del seminario. Non
essendo stato possibile identificare tutti i confratelli, si riporta
un elenco degli iscritti nel 1947, come risulta dai verbali delle
adunanze, allo scopo di facilitare una eventuale identificazione
a quanti, non più giovani, potrebbero ancora ricordarli. A
questo proposito, il verbale più rilevante è quello della seduta
del 16 febbraio 1947, in cui è scritto che “il
nucleo ufficiale della confraternita… a tutta prova conosciuti
come fedeli al sodalizio”, cioè costantemente presenti nelle
riunioni e funzioni religiose, è costituito di venti fratelli e
rispondono ai nomi che qui si riportano in ordine alfabetico: Angelini
Giovanni -
Bernardini Giuseppe - Carnebianca
Lidano - Cernicchiola Umberto - Cerocchi Riccardo - Cerocchi Roberto
- De Angelis Mario - Del Duca Vincenzo - Di Prospero Vincenzo
- Di Trapano Giovanni- Di
Trapano Giuseppe - Di
Veroli Giuseppe - Gigli Vittorio (priore) -
Maselli Guido - Meschini Giovanni - Millozza Giov. Battista -
Pontecorvi Alfredo - Rovere Cesario - don Vincenzo Venditti
-Tamburrini Augusto.
A
questi vanno aggiunti alcuni fratelli soprannumerari e novizi : Aiuti
Luigi – Cardarello Luigi – Di Giorgi Luigi – Fanelli Giuseppe
- Giorgi Evangelista - La Manna Giuseppe – La Penna Vittorio –
Orsini Salvatore - Rocca Arturo – Savarese Vincenzo. I
confratelli della foto sono stati protagonisti di un importante
periodo di rinascita cultuale e culturale della secolare
confraternita. Grazie a loro il sodalizio assunse
“la linea medio - borghese con accentuazione proletaria “ aprendosi
a tutte le categorie sociali, non solo alla classe gentilizia.
Furono inoltre promotori
e principali artefici
del processo di canonizzazione di San Carlo da Sezze. Quando nel
1933 fu fondata l’Associazione della Passione di Cristo,
parteciparono con le altre confraternite alla processione liturgica
del Venerdi Santo per le vie del paese, fino a quella storica e
memorabile di Roma, nell’anno giubilare 1950, che si svolse in via
della Conciliazione sotto una pioggia battente valendogli
il plauso del presidente della Repubblica. L’Associazione
della Passione di Cristo nacque ad opera dell’avvocato Filiberto
Gigli, che colpito dal profondo sentimento spirituale del popolo
setino, volle ridare nuova vita all’antica “Passione”
arricchendola di nuovi contenuti artistici e coinvolgendo nel
progetto l’intera popolazione.
Semplici artigiani, operai, contadini, si improvvisarono
attori e comparse della Sacra Rappresentazione, coltivando per tutto
l’anno le caratteristiche fisiche ( barbe, baffi, capelli)
necessarie alle parti da rappresentare, in quanto nessuno portava
parrucche, posticci e ceroni. In
verità la confraternita, sin dalla sua istituzione, è sempre stata
la prima a sfilare ininterrottamente nella tradizionale processione
liturgica del venerdì santo per le vie del paese, assieme alle
altre confraternite setine. Secondo d. Vincenzo Venditti, per lungo tempo padre spirituale e confratello egli stesso, la Processione del Venerdì Santo avrebbe avuto origine dalle parole di San Paolo Apostolo, che diretto a Roma lungo la via Appia, guardando da Foro Appio il colle su cui si adagiava Sezze, dal quale proveniva una moltitudine di persone accorsa ad incontrarlo , vi inviò il “carissimus comes" (carissimo
compagno di peregrinazioni), l'evangelista San Luca, ad annunziare il
Vangelo, o Buona Novella, alla ventesima colonia dei Romani (Sezze). (Vincenzo
Venditti – Il Sacro mistero
della Passione di Cristo. Appunti cartacei
1957 (in onda su “Gazzettino del Lazio “ il 5 settembre 1957
- Rai Radio tre ) E’
per tale motivo che S. Luca
fu a lungo protettore della città e ancora oggi, in occasione della
ricorrenza della sua festa (18 ottobre)
si svolge la tradizionale fiera istituita nell’antichità in
suo onore. A San Luca radduca! era
l’antico detto della società contadina di Sezze, ad indicare che per
la festa patronale dovevano essersi conclusi tutti
i lavori agricoli, (vendemmia, semine, ecc) e si ritornava
in paese per trascorrere l’inverno, dopo una stagione operosa
di pernottamento nei campi, abitando le capanne di strame. I
confratelli del Sacro Cuore, ancora oggi incedono incappucciati nella
processione del venerdì santo, nel silenzio notturno rischiarato dalle
torce a vento, con i teschi e le ossa umane fra le mani, al ritmo
cadenzato dello Stabat Mater.
Le cronache del passato raccontano che al loro passaggio con la salma di Gesù, gli animi rabbrividivano di sacro terrore, mentre grida di donne accorate facevano corona alla statua benedetta dell’Addolorata, cui seguiva dietro immensa commozione di popolo di ogni ceto e condizione sociale che si effondeva in un pianto interrotto, finché il sermoncino finale del sacerdote, sul sagrato della chiesa di S. Pietro, al rientro della processione, non rasserenava gli animi nell’aspettazione della prossima Resurrezione (Vincenzo Venditti – Il mistero della «Passione» e il culto dell’Addolorata in Sezze. - Lazio ieri ed oggi, 1983.) I Sacconi portano il Cristo Morto - Repertorio 1991 15
ottobre 2016 ore 9,30
Basilica di San Pietro Uniti a Gesù per dare più frutti (15,1-11) 4
giugno 2016 ore 17,30
Chiesa SS.
Pietro e Paolo È
la quarta opera del pittore setino fatta restaurare dalla Confraternita del Sacro
Cuore di Gesù detta dei "Sacconi", dopo la tela del Sacro Cuore di Gesù, il
Calvario e la tela dei SS. Cosma e Damiano, tutte situate nella chiesa di S. Pietro. 26 maggio 2016 ore
19,00
Roma,
S. Giovanni in Laterano Servizio fotografico di Nicola Ottaviani 20 maggio 2016 ore
19,00
Roma,
S. Giovanni in Laterano La
Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze si unirà in questa occasione alle confraternite romane come continuatrice delle opere e delle finalità dell’estinta Arciconfraternita del Sacro Cuore di Gesù della chiesa di S. Teodoro al Palatino, alla quale si aggregò nel1767. Primo venerdì del mese, ore 20,00 Sezze, parrocchia di San Pietro "Promesse" Tra le primarie finalità della
Confraternita, rientrano anche quelle della devozione e della diffusione del culto del Sacro Cuore di Gesù, secondo le celebri rivelazioni nel convento di Paray –Le Monial (Francia) con le quali il Signore chiese a suor S. Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690) che la conoscenza e l'amore del suo Cuore si diffondesse nel mondo, come fiamma divina, per riaccendere la carità che languiva nel cuore di molti. |