I Sacconi

Confraternita del Sacro Cuore di Gesù

contatti:  mail sacconi.sezze@libero.it     cellulare 338 105 78 92

 7 aprile 2023                                                                      ore 13,30 Chiesa SS Pietro e Paolo
Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo

Predicatore Padre Diego Pombo I.V.E.

con la partecipazione del Coro Incontu diretto dal M° Carlo Marchionne

La celebrazione di questo evento avviene con l’istallazione della suggestiva immagine del  “Calvario” nella chiesa di San Pietro, montato dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei  Sacconi all’alba del Venerdì Santo di ogni anno e riposto nelle prime ore del giorno successivo.      



15 aprile 2022                                                                      ore 13,30 Chiesa SS Pietro e Paolo
Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo

Predicatore Padre Diego Pombo I.V.E.

con la partecipazione del Coro Incontu diretto dal M° Carlo Marchionne

La celebrazione di questo evento avviene con l’istallazione della suggestiva immagine del  “Calvario” nella chiesa di San Pietro, montato dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei  Sacconi all’alba del Venerdì Santo di ogni anno e riposto nelle prime ore del giorno successivo.                                                                            nella foto sotto il Calvario del Turchi

Il Calvario consiste in un insieme di quattro pitture su tela, che unite e disposte su appositi cavalletti danno forma al monte Calvario, in cima al quale due moduli di pittura su legno ritraggono Gesù sulla croce con Maria, la Maddalena e Giovanni, nel toccante dialogo in cui Gesù, dice rivolto alla madre: "Ecco tuo Figlio", e a Giovanni: "Ecco tua madre".

L’opera, secondo quanto tramandato da d. Vincenzo Venditti, padre spirituale della confraternita dal dopoguerra al 1983, sarebbe da attribuire al pittore setino Giuseppe Turchi (1840 -1895).

Del medesimo avviso è il Maestro Mario Salvatori di Priverno, che su incarico della Confraternita ne eseguì il restauro nel 2002.             nella foto sotto stemma di Castiglia e Leon

Durante tali lavori, lo stesso maestro rinvenne nel retro di una delle tele uno stemma, che fatto esaminare dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, docente di teologia all’Università Gregoriana di Roma, è risultato essere dei regni di Castiglia e Leon, la parte centro-occidentale della Spagna, prima dell'unità nazionale con l'Aragona nel 1475.

Si tratta quindi di sete molto antiche di pregevole fattura, che quando furono dipinte dal Turchi probabilmente erano già state adibite ad altri usi, forse nella stessa chiesa di San Pietro, come tende o tovaglie oppure rimaste chiuse in qualche baule per anni.

Si presume siano giunte in un modo alquanto singolare con la venuta degli Aragonesi a Sezze.

Il contesto è inserito nel periodo in cui ferveva la guerra nel reame di Napoli fra i due contendenti alla corona, Alfonso d’Aragona e Renato d’Angiò, come riferito dal Lombardini nella Storia di Sezze:

Nel novembre 1440 il capitano aragonese Settiballo, che conduceva una compagnia di soldati, domandò licenza di passare la notte a Sezze. La domanda fu accolta e la truppa fu ammessa, ma invece di uscire il di seguente, come aveva promesso, pensò rimanervi a quartiere d’inverno. Avvedendosi i Setini di essere stati ingannati, arrestarono quegli uomini, privati dei cavalli, delle armi e della vestimenta, li trassero in prigione, e dopo quindici giorni li rimandarono con Dio.

Informato Alfonso di quanto era avvenuto da Giorgio di Vicenza e da Ferdinando di Sessa, suoi condottieri, si dolse con i Setini, che aveano trattato come nemiche le sue milizie, in ispecie dopo la tregua che avevano rinnovato. Domandava la restituzione delle armi, dei cavalli e delle vestimenta, in caso opposto pagassero l’equivalente in 800 ducati –

E di tutta evidenza che tra le vestimenta sequestrate dai setini vi potesse essere anche la tela in oggetto.


 2 ottobre 2021                                                                   ore 17,00 Chiesa SS Pietro e Paolo
Presentazione del libro di Dante Ciotti

"Religiosità a Sezze dal XVII secolo"
La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù presso la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Sezze presenta il lavoro di Dante Ciotti.


20 ottobre 2018
Presentazione del libro di Vittorio Del Duca

"La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze detta dei Sacconi"
La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù sabato 20 ottobre 2018 alle ore 18,30 presso la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Sezze presenta il lavoro di Vittorio Del Duca.


Una sorgente di insegnamenti spirituali
a cura di Sinuhe Luccone
Come priore della confraternita sono orgoglioso di poter presentare quest’opera perché ci ha permesso di capire appieno l’importanza di appartenere ad un sodalizio che vanta una tradizione secolare fatta di opere di bene e di preghiera.
E’ un opera che vede la luce dopo oltre cinque anni di lavoro di ricerca in cui non sono mancate le difficoltà dovute alla ricerca dei documenti di archivio necessari per ricostruire la storia di un pio sodalizio che – grazie ai suoi iscritti – ha inciso indelebilmente sul tessuto sociale della città.
Infatti, coloro che sono stati ascritti alla venerabile confraternita del S. Cuore di Gesù di Sezze erano le persone che all’interno della comunità locale godevano di una posizione elevata e di responsabilità, atteso il grado di istruzione che avevano. Si trovano dunque iscritti notai, medici, avvocati, vescovi, che soprattutto nell’800 hanno influenzato la vita sociale, culturale ed economica del paese. Troviamo le famiglie Carnebianca, De Magistris, Demenica, De Ovis, Fasci, Iucci, Lombardini, Pacifici, Pilorci, Tuccimei, Zaccheo, Boffi e tante altre che avevano un peso notevole nella comunità. Si scopre quante opere di carità e di bene i confratelli hanno fatto nel corso dei secoli alla cittadinanza.

Le finalità che hanno ispirato questa opera sono molteplici. La più importante è quella di svelare una sorgente sconosciuta di insegnamenti spirituali collocati negli anni che vanno dal primo settecento ad oggi in cui emerge la straordinaria devozione al S. Cuore di Gesù e la figura del nostro Santo fondatore: San Leonardo da Porto Maurizio.
In questo libro possiamo trovare anche preziose notizie sulla fervente vita religiosa a Sezze nel settecento; l’evento straordinario, nel mese di maggio del 1729 della visita di Papa Benedetto XIII a Sezze e lo stretto legame tra il Cardinale Pietro Marcellino Corradini e San Leonardo da Porto Maurizio.
Racconta in 260 pagine le opere più importanti dalla fondazione sino ai nostri giorni e la descrizione e le manifestazioni di fede con cui uomini illustri hanno servito il Signore e i propri fratelli con umiltà, devozione e carità che sono i grandi primati della nostra confraternita.
Grazie alla ricerca, Vittorio Del Duca è riuscito a ricostruire le vicissitudini della confraternita e tutte le persone che hanno avuto l’onore di farne parte dal 1745 ad oggi. Un lavoro di una difficolta elevatissima, eseguito solo grazie alla passione e all’amore che l’autore nutre per la confraternita.
Leggendo il libro chiunque troverà la presenza di un suo parente – anche lontano nel tempo – che ha fatto parte della confraternita, che ha impiegato il proprio tempo alla devozione al S. Cuore attraverso la preghiera e le opere di carità, nascosto sotto l’umile sacco. 
È l’unica confraternita tra le esistenti ad essere stata fondata direttamente da un Santo.
Si apprende che la Confraternita fu artefice della canonizzazione di San Carlo da Sezze, sotto la spinta di Don Vincenzo Venditti, saccone egli stesso e padre spirituale della Confraternita.
Ben sette Papi hanno indossato l’umile sacco della penitenza della Confraternita del S. Cuore di Gesù, oltre a San Leonardo da Porto Maurizio, San Gaspare del Bufalo e San Paolo della Croce.
Tutto ciò ci fa capire l’importanza di appartenere ad un così nobile sodalizio. Una responsabilità ancora più gravosa se si pensa che la Confraternita madre di Roma, a cui noi siamo aggregati dal 1767 è estinta e noi siamo gli ultimi eredi di una così gloriosa tradizione. Abbiamo l’obbligo di trasmettere e diffondere alle future generazioni il culto del S. Cuore così come è stato annunciato a Santa Mrgherita Maria Alacoque nel convento di Paray Le Monial in Francia, e attirare tutti al S. Cuore di Gesù, la fonte da cui scaturiscono tutte le grazie necessarie alla condizione umana.
Questo libro è uno strumento essenziale per il nostro fine, ed i proventi della vendita del libro andranno interamente devoluti ad opere di carità, come sempre ha fatto la confraternita.

La Confraternita del Sacro Cuore e le sue finalità tra passato e presente

San Leonardo da Porto Maurizio nel fondare a Sezze la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, volle che fosse esemplata a quella del Sacro Cuore di Gesù di Roma che, eretta nel 1729, un anno prima del suo arrivo nel Convento francescano di San Bonaventura a Roma, lo aveva assistito nelle missioni e via Crucis e in tutte quelle che furono fatte varie altre volte a tutto l’anno 1749 [1]- [2] nella Capitale.

Pertanto la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze condivide la stessa Regola dell’Arciconfraternita madre di Roma e ne persegue le medesime finalità nel più grande centro dei Lepini: la devozione e la diffusione del culto del Sacro Cuore di Gesù, in perfetta armonia tra fede, opere di misericordia e carità cristiana, secondo il principio evangelico: se due o tre persone si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro [3].

Le opere di pietà dei confratelli sono riassunte nella Regola e nei vari statuti che si sono succeduti nel tempo, si esplicano nelle questue in occasione del Natale e della Pasqua con distribuzione del ricavato ai poveri ed ai carcerati, nella visita e nel conforto ai malati, nelle esequie e sepoltura dei confratelli. Quest’ultima funzione potrebbe sembrare di poco conto, ma in passato non esisteva alcun servizio pubblico o privato che vi provvedesse ed inoltre le morti per pestilenza erano assai frequenti; quindi il triste compito veniva assolto dalle confraternite o dai familiari del defunto. Per coloro che non appartenevano ad alcun sodalizio e per le famiglie a cui la miseria non permetteva il trasporto della salma, provvedeva la pubblica carità non organizzata: qualche volonteroso raccoglieva le offerte dai passanti e raggiunta una somma sufficiente, incaricava due facchini di portare il cadavere al cimitero, steso su di una tavola.

L’uso del cappuccio nelle confraternite, che successivamente avrebbe assunto nella nostra la funzione di mantenere la segretezza nelle opere di bene e nelle processioni, è sicuramente stato introdotto come protezione dalle malattie contagiose durante le sepolture. A tale scopo infatti, alcune confraternite utilizzarono cappucci muniti di un filtro a forma di becco che, nell’intenzione di chi lo portava, doveva servire a proteggersi dal rischio del contagio [4].

Fu grazie all’opera di San Leonardo da Porto Maurizio, propagata dalle confraternite del Sacro Cuore di cui si onorava di essere fratello, alla fiducia che esse incutevano nei fedeli con l'esempio di povertà e di rettitudine, se le popolazioni italiane, ridestate nella fede e nei buoni costumi, poterono resistere alle idee rivoluzionarie che verso la fine del secolo XVIII causarono altrove disastrose conseguenze [5]

Per quella distinzione che la Regola desiderava nei fratelli, negli Esercizi e nell’Istituto, le funzioni del Venerdì Santo dovevano essere svolte tassativamente nel proprio oratorio, nella chiesa di San Pietro, con Messa Cantata, Tre ore di Agonia ed Ufficio nella sera. Fu per tale occasione che la Confraternita commissionò al pittore setino Giuseppe Turchi il Calvario che ancora oggi i confratelli montano nella chiesa la mattina del Venerdì Santo e smontano all’alba del giorno successivo.

Altri elementi distintivi della Confraternita sono l’Umiltà e la Povertà, per cui è escluso il possesso a qualsiasi titolo di beni immobili, in modo particolare della terra, che le altre confraternite possono tuttora possedere ed assegnare ai propri membri sotto le più svariate forme di contratto (affitto, livello, enfiteusi ecc).

Un altro obiettivo dell'istituzione, oltre a quelli dell’umiltà e della povertà, ma che ad essi è strettamente legato, è quello della mortificazione, perseguita con la totale spersonalizzazione alla quale i fratelli erano tenuti ad obbedire. Il sacco e il cappuccio calato sul volto, nonché l'obbligo di tenere le mani nascoste nelle maniche del sacco, servivano appunto ad evitare che non solo i lineamenti, ma addirittura ogni segno esteriore (ad esempio anelli a sigillo con stemma) potessero svelare l'identità della persona che si era annullata nell’abito penitenziale.

Con singolare capacità "autorigeneratrice", la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze, ha di volta in volta saputo adattarsi alle mutate condizioni dei tempi integrando la Regola con gli Statuti ed aprendo a tutte le categorie sociali, cosa che le ha permesso di poter sopravvivere ai nostri giorni. Recentemente ha rivolto la sua attenzione alla conservazione delle opere d’arte nella chiesa di San Pietro ed al restauro dei suoi registri nell’Archivio Capitolare della Cattedrale, senza mai dimenticare le opere di misericordia e di carità cristiana in casi di necessità particolari.

Fede e Carità restano quindi i  binari su cui muoversi e se la sepoltura dei morti in passato era un opera di grande misericordia, oggi la Confraternita rivolge l’attenzione ad altre forme di carità cristiana: lo smarrimento morale di tanti giovani al quale non si può assistere indifferenti, i tanti anziani che vivono in condizioni di estrema solitudine, le nuove povertà, gli emarginati, i grandi bisogni delle missioni nel mondo. Sono tutte nuove realtà che portano la Confraternita a vivere il presente con tutto il  bagaglio di ricchezza spirituale accumulato nei secoli e che la spronano ad essere nella diocesi e fuori della diocesi una grande forza evangelizzatrice.


[1]ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DEL VICARIATO DI ROMA – Cat. 18, pag. 51, palchetto 149, tomo 115, Memorie e Celebrazioni in onore dei Santi e Beati protettori della nostra Confraternita – Beato Leonardo da Porto Maurizio.

[2] L’ultima Via Crucis a Roma di San Leonardo da Porto Maurizio fu quella al Colosseo nell’anno giubilare 1750.

[3] Matteo, XVIII, 20.

[4] PRIORATO DELLE CONFRATERNITE PER LA DIOCESI DI ACQUI (sito internet) – Cenni storici sulle confraternite–Santuario della Madonna Pellegrina, Acqui Terme. http://www.prioratoconfraterniteacqui.it/cenni-storici-sulle-confraternite.html

[5]AGOSTINO GEMELLIIl francescanesimo - Editore Vita e pensiero, Milano  1932

Un momento della donazione del libro alla Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa di Gerusalemme,presso il Convento dei frati francescani di San Salvatore.
Dopo un intenso viaggio nei luoghi sacri del Cristianesimo tra Israele e Cisgiordania, culminato con la partecipazione alla Via Crucis del venerdì, lungo la Via Dolorosa di Gerusalemme fino al Santo Sepolcro, il libro sulla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze è stato donato dall’autore alla Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa. La biblioteca è da oltre 800 anni affidata all’Ordine dei Frati Minori Francescani, ai quali appartennero San Leonardo da Porto Maurizio, fondatore della nostra Confraternita, nonché lo stesso San Carlo da Sezze.

Il lbro è stato inserito nel Catalogo dalla Biblioteca con il numero di codice BGTS-VC-F20-Y-1 


28 ottobre 2017
Presentazione del libro di Dante Ciotti

"Storia della chiesa dei S.S. Pietro e Paolo" ( con l'annesso colleggio)
La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù sabato 28 ottobre 2017 alle ore 18,00 presso la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Sezze presenta il lavoro di Dante Ciotti che nel suo libro ripercorre la storia della chiesa e dell'annesso collegio gesuita. Interverranno le autorità civili e religiose del paese.


29 settembre 2017
Iniziano ad ottobre nella chiesa di San Pietro i primi venerdì del mese dedicati al Sacro Cuore di Gesù dalla Confraternita dei Sacconi
a cura di Vittorio Del Duca

La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei Sacconi, fondata  da San Leonardo da Porto Maurizio durante alcune sue missioni popolari compiute in paese tra il 1732 ed il 1741, celebra  anche quest’anno nella chiesa di San Pietro, i primi venerdì del mese dedicati al Sacro Cuore. Dureranno in tutto nove mesi con inizio ad ottobre e termineranno a Giugno, mese del Sacro Cuore. Per permettere la partecipazione anche di  coloro che sono impegnati con il lavoro sino a tardi, l’appuntamento è fissato alle ore 20, per tutti i nove venerdì . Sarà presente un sacerdote per la confessione.

Tra le primarie finalità della Confraternita rientrano infatti  quelle della devozione e della diffusione del culto del Sacro Cuore di Gesù, secondo le celebri rivelazioni nel convento di Paray –Le Monial (Francia), con le quali il Signore chiese a suor  Santa Margherita Maria d’Alacoque (1647 – 1690) che la conoscenza e l'amore del suo Cuore si diffondesse come fiamma divina nel mondo, per riaccendere la carità che languiva nel cuore di molti.
Gesù ci assicura attraverso la Comunione nei primi venerdì del mese l’importantissima grazia della morte in grazia di Dio, quindi la salvezza eterna. Ecco le precise parole con cui manifestò la Grande Promessa a Santa Margherita Maria d’Alacoque:
«IO TI PROMETTO, NELL'ECCESSO DELLA MISERICORDIA DEL MIO CUORE, CHE IL MIO AMORE ONNIPOTENTE CONCEDERÀ LA GRAZIA DELLA PENITENZA FINALE A TUTTI COLORO CHE SI COMUNICHERANNO IL PRIMO VENERDÌ DEL MESE, PER NOVE MESI DI SEGUITO. ESSI NON MORRANNO NELLA MIA DISGRAZIA, NÈ SENZA AVERE RICEVUTO I SANTI SACRAMENTI, E IN QUEGLI ULTIMI MOMENTI IL MIO CUORE DARÀ LORO UN SICURO ASILO»
Gesù apparendo a Santa Margherita Maria d’Alacoque e mostrandole il suo Cuore splendente di fulgidissima luce, fece le seguenti promesse per i devoti al suo Cuore:
-Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
-Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise.
-Li consolerò nelle loro pene.
-Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte.
-Spargerò abbondanti benedizioni su di ogni loro impresa.
-I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della Misericordia.
-Le anime tiepide si infervoreranno.
-Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione.
-Benedirò i luoghi, dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata.
-A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò loro il dono di commuovere i cuori più induriti.
-Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato.
-A tutti quelli che per nove mesi consecutivi, si comunicheranno il primo venerdì di ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i santi sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro siculo asilo in quel momento estremo.

Un po’ di storia sulla devozione al Sacro Cuore.
La storia della devozione al culto del Sacro Cuore è molto antica, ed è distinta da quella della introduzione della festività nella liturgia universale della Chiesa. 
In Europa il culto iniziò a diffondersi agli inizi del 1600, per opera di padri Gesuiti come San Giovanni Eudes (1601- 1680), che fu il primo e più ardente apostolo del culto del Sacro Cuore di Gesù e Maria in Francia. 
Dalla Francia, il culto si diffuse in tutta Europa a partire dal 1674, in seguito alle visioni di suor Santa Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690) avvenute nel Monastero della Visitazione di Paray - Le Monial, la quale dopo “ l’aver ricevuto più, e più grazie dal Cielo, venne dichiarata la diletta discepola di Gesù, e del di lui Sacratissimo Cuore.”
Il gesuita Saint Claude de la Colombière (1641 – 1682), confessore della veggente, ritenne autentiche le sue rivelazioni e divenne il principale propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù, ma dopo qualche anno, nel 1676, fu inviato in Inghilterra, dove incarcerato a causa di false accuse, si ammalò gravemente. Rimandato in Francia nel 1679, l’infermità gli impedì di diffondere il culto del Sacro Cuore, ma vi riuscì attraverso alcuni studenti gesuiti, dei quali era direttore spirituale. 
Tra questi studenti vi era Giuseppe de Gallifet (1663 – 1749) che assimilò fortemente il messaggio delle rivelazioni. Divenuto sacerdote, padre De Gallifet dedicò una straordinaria attenzione nell’illustrare e diffondere le rivelazioni e la devozione al Sacro Cuore. A Roma, fu l’artefice principale nell’istituire nel 1729, nella chiesa di San Teodoro al Palatino, l’Arciconfraternita  del Sacro Cuore di Gesù , alla quale venne esemplata  la nostra di Sezze e poi aggregata nel 1767.

Oggi l’Arciconfraternita  del Sacro Cuore di Gesù di Roma non esiste più, come pure le numerose sorte in tutto il centro-sud con lo stesso titolo e  che ad essa  si aggregarono. La  Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze è l’unica rimasta a testimoniare e diffondere la fede e la devozione al Sacro Cuore e a compiere opere di misericordia e di  carità cristiana. E’ stata la principale artefice della canonizzazione di S. Carlo da Sezze.


24 giugno 2017
Festa del Sacro Cuore di Gesù
a cura di Vittorio Del Duca

Sabato 24 giugno, alle ore 17, nella chiesa di San Pietro, la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze detta dei Sacconi celebra la festa del Sacro Cuore ed invita tutti i fedeli ad unirsi nella preghiera.

Quel Cuore fu aperto sulla croce per tutti noi; tutti lo abbiamo ferito con i nostri peccati. Tutti, siamo oggetto della sua carità e delle sue attenzioni e se gli saremo fervidamente devoti e riconoscenti ci colmerà dei suoi benefici.

Programma

Ore 17 – Santa Messa nella chiesa di San Pietro

Alla Santa Messa parteciperà il confratello ultracentenario Enrico Nardozzi e verrà data la croce ad un confratello novizio che diventerà in tal modo oblato.

Ore 18 – Proiezione documentario “Corpus Domini 2016 - I Sacconi di Sezze con Papa Francesco a Roma”.

Ore 19 – Trattenimento culturale - conviviale  


10 febbraio 2017
Diamo un nome ai Sacconi del 1947
a cura di Vittorio Del Duca

 

La prima foto ricordo della Confraternita dei Sacconi

E’ la  più antica che abbiamo ed è custodita nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Sezze, nel faldone della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù. Non riporta alcuna informazione  né dell’anno né dei nomi dei confratelli, tuttavia alcuni particolari significativi la farebbero risalire al 1947. Il luogo è il cortile dell’ex seminario, presso la chiesa di S. Pietro, sede della confraternita.

Nella foto, è stato ben individuato  Salvatore Marchetti, in borghese, in piedi a sinistra con il cappello in mano, nominato nuovo bidello della confraternita nella sessione del 16 marzo 1947, come risulta dal verbale, appresso riportato. Alle sue spalle, sempre in borghese, è stato parimenti individuato Alessandro La Penna, bidello uscente.

“Si notifica ai Confratelli che novello bidello della confraternita è il sig. Marchetti Salvatore, che è già entrato nel regolare esercizio delle sue funzioni. Mentre si fanno i più sentiti ringraziamenti al nuovo incaricato, la Confraternita, su mozione del segretario notificata al Priore e approvata all’unanimità dai confratelli, decide per il bidello uscente un compenso di buona uscita. Ciascuno dei confratelli versa £. 50: complessivamente £ 650, che saranno rimesse al cassiere Di Prospero Vincenzo.”

La presenza contemporanea dei due bidelli, è una circostanza che fa collocare la foto in un spazio di tempo molto ridotto, cioè dalla sessione del 16 marzo 1947 (quando venne nominato il nuovo bidello) al successivo venerdì santo (4 aprile 1947), quando in occasione della Pasqua, entrambi i

bidelli, si sarebbero presentati per riscuotere la giusta mercede dal loro lavoro. Infatti, da un verbale del 22 ottobre 1900  (ARCHIVIO CAPITOLARE DELLA CATTEDRALE  – Faldone Confraternita del Sacro Cuore di Gesù -Risoluzioni, Congregazioni Generali e Segrete della Ven. Confraternita del Sacro Cuore di Gesù in Sezze dall’anno 1850 al..) sappiamo che i bidelli della confraternita venivano tradizionalmente retribuiti due volte l’anno: in occasione delle festività pasquali e della festa patronale di S. Luca (18 ottobre).

Poiché secondo il verbale della sessione del 16 marzo 1947  (nomina del nuovo bidello) risultano assenti giustificati alcuni confratelli  che figurano invece  nella foto (Tamburrini Augusto, Giuseppe e Salvatore Di Trapano), viene rafforzata ancora di più l’ipotesi del venerdì santo (4 Aprile), che da sempre fa registrare una maggiore affluenza di confratelli.

Anche i particolari dei teschi e del libro riconducono al venerdì santo, in quanto è in tale occasione che i fratelli del Sacro Cuore  di Gesù sono soliti portare in processione i loro simboli.      

Inoltre la macchina fotografica, che in quegli anni era privilegio di pochi, oppure strumento da  fotografi professionisti, fa pensare ad una circostanza particolare, quale appunto poteva essere la Sacra Rappresentazione del venerdì santo e, per l’occasione, anche la Confraternita dei Sacconi che vi partecipava, essendo per giunta priore Vittorio Gigli, fratello e collaboratore di Filiberto, il regista della rappresentazione.

Per tali ragioni, è assai probabile che la foto sia del 4 aprile 1947, giorno di venerdì santo, prima o dopo la rituale Agonia e anche l’età dei fratelli individuati riconduce a tale periodo.

Alcuni dei confratelli sono stati così identificati:

Ultima fila in alto, da sinistra verso destra: il primo è Giuseppe Di Veroli, padre di don Renato, storico parroco della chiesa di S. Maria Goretti a Latina; il secondo Vincenzo Del Duca, mio padre; il quinto Salvatore Orsini.

 

Fila intermedia, da sinistra verso destra: il primo che regge il il teschio è Lidano Carnebianca; il terzo Giovanni Angelini; l’ottavo Alfredo Pontecorvi; l’ultimo, in piedi con il teschio (che è anche il primo da destra)  Giuseppe Di Trapano (in paese chiamato affettuosamente Pappinuccio). Alle spalle di Giuseppe Di Trapano, il sacerdote d. Antonio Di Bella.

 

Fila davanti, seduti, da sinistra verso destra: il secondo (in borghese) è stato da alcuni identificato come il confratello decano Zaccheo Nicola, da altri come Millozza Giovan Battista; al suo fianco e terzo nell’ordine è Meschini Giovanni; il quarto Salvatore Di Trapano; il quinto  don Antonio Pacifico (addetto al Seminario per la Società delle Divine Vocazioni); il settimo Augusto Tamburrini; segue per ottavo don Vincenzo Venditti (con il libro e in via del tutto eccezionale vestito con l’abito dei Sacconi) e per ultimo un giovane sacerdote del seminario.

Non essendo stato possibile identificare tutti i confratelli, si riporta un elenco degli iscritti nel 1947, come risulta dai verbali delle adunanze, allo scopo di facilitare una eventuale identificazione  a quanti, non più giovani, potrebbero ancora ricordarli.

A questo proposito, il verbale più rilevante è quello della seduta del 16 febbraio 1947, in cui è scritto che “il nucleo ufficiale della confraternita… a tutta prova conosciuti come fedeli al sodalizio”, cioè costantemente presenti nelle riunioni e funzioni religiose, è costituito di venti fratelli e rispondono ai nomi che qui si riportano in ordine alfabetico: Angelini Giovanni -  Bernardini Giuseppe -  Carnebianca Lidano - Cernicchiola Umberto - Cerocchi Riccardo - Cerocchi Roberto - De Angelis Mario - Del Duca Vincenzo - Di Prospero Vincenzo  - Di Trapano Giovanni-  Di Trapano Giuseppe -  Di Veroli Giuseppe - Gigli Vittorio (priore) -  Maselli Guido - Meschini Giovanni - Millozza Giov. Battista - Pontecorvi Alfredo - Rovere Cesario - don Vincenzo Venditti -Tamburrini  Augusto.

A questi vanno aggiunti alcuni fratelli soprannumerari e novizi : Aiuti Luigi – Cardarello Luigi – Di Giorgi Luigi – Fanelli Giuseppe - Giorgi Evangelista - La Manna Giuseppe – La Penna Vittorio – Orsini Salvatore - Rocca Arturo – Savarese Vincenzo.

I confratelli della foto sono stati protagonisti di un importante periodo di rinascita cultuale e culturale della secolare confraternita. Grazie a loro il sodalizio assunse  la linea medio - borghese con accentuazione proletaria “ aprendosi a tutte le categorie sociali, non solo alla classe gentilizia. Furono inoltre  promotori e  principali artefici del processo di canonizzazione di San Carlo da Sezze. Quando nel 1933 fu fondata l’Associazione della Passione di Cristo, parteciparono con le altre confraternite alla processione liturgica del Venerdi Santo per le vie del paese, fino a quella storica e memorabile di Roma, nell’anno giubilare 1950, che si svolse in via della Conciliazione sotto una pioggia battente valendogli  il plauso del presidente della Repubblica.

L’Associazione della Passione di Cristo nacque ad opera dell’avvocato Filiberto Gigli, che colpito dal profondo sentimento spirituale del popolo setino, volle ridare nuova vita all’antica “Passione” arricchendola di nuovi contenuti artistici e coinvolgendo nel progetto l’intera popolazione.                 Semplici artigiani, operai, contadini, si improvvisarono attori e comparse della Sacra Rappresentazione, coltivando per tutto l’anno le caratteristiche fisiche ( barbe, baffi, capelli) necessarie alle parti da rappresentare, in quanto nessuno portava parrucche, posticci e ceroni.

In verità la confraternita, sin dalla sua istituzione, è sempre stata la prima a sfilare ininterrottamente nella tradizionale processione liturgica del venerdì santo per le vie del paese, assieme alle altre confraternite setine.

Secondo  d. Vincenzo Venditti, per lungo tempo padre spirituale e confratello egli stesso, la Processione del Venerdì Santo avrebbe avuto origine dalle parole di San Paolo Apostolo, che diretto a Roma lungo la via Appia, guardando da Foro Appio il colle su cui si adagiava Sezze, dal quale  proveniva  una moltitudine di persone accorsa ad incontrarlo , vi inviò il “carissimus comes"

(carissimo compagno di peregrinazioni), l'evangelista San Luca, ad annunziare il Vangelo, o Buona Novella, alla ventesima colonia dei Romani (Sezze). (Vincenzo Venditti – Il Sacro mistero della Passione di Cristo. Appunti cartacei  1957 (in onda su “Gazzettino del Lazio “ il 5 settembre 1957 - Rai Radio tre )

E’ per  tale motivo che S. Luca fu a lungo protettore della città e ancora oggi, in occasione della ricorrenza della sua festa (18 ottobre)  si svolge la tradizionale fiera istituita nell’antichità in suo onore. A San Luca radduca!  era l’antico detto della società contadina di Sezze, ad indicare che per la festa patronale dovevano essersi conclusi tutti  i lavori agricoli, (vendemmia, semine, ecc) e si ritornava  in paese per trascorrere l’inverno, dopo una stagione operosa di pernottamento nei campi, abitando le capanne di strame.

I confratelli del Sacro Cuore, ancora oggi incedono incappucciati nella processione del venerdì santo, nel silenzio notturno rischiarato dalle torce a vento, con i teschi e le ossa umane fra le mani, al ritmo cadenzato dello Stabat Mater.                                                  

Le cronache del passato raccontano che al loro passaggio con la salma di Gesù, gli animi rabbrividivano di sacro terrore, mentre grida di donne accorate facevano corona alla statua benedetta dell’Addolorata, cui seguiva dietro immensa commozione di popolo di ogni ceto e condizione sociale che si effondeva in un pianto interrotto, finché il sermoncino finale del sacerdote, sul sagrato della chiesa di S. Pietro, al rientro della processione, non rasserenava gli animi nell’aspettazione della prossima Resurrezione 

(Vincenzo Venditti – Il mistero della «Passione» e il culto dell’Addolorata in Sezze.  - Lazio ieri ed oggi, 1983.)

I Sacconi  portano il Cristo Morto - Repertorio 1991


15 ottobre 2016 ore 9,30                                                                                Basilica di San Pietro
Giubileo delle "Confraternite Romane" aperto a tutti i confratelli d'Italia
a cura di Vittorio Del Duca

Uniti a Gesù per dare più frutti (15,1-11)
“Io sono la vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo taglia e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. 

-Voi confratelli - ha detto S.E. Mons. Filippo Iannone nell’ omelia - avete scelto di essere discepoli di Gesù e siete quindi come i tralci della vite, avete il compito di dare frutti e glorificare il Signore con le opere buone - 
Nella foto sotto un momento dell’ incontro con il cardinale Saraiva Martins


4 giugno 2016 ore 17,30                                                                           Chiesa SS. Pietro e Paolo
Restauro del S.Michele Arcangelo di G.Turchi ad opera di Mario Salvatori
a cura di Vittorio Del Duca
Torna a risplendere nella chiesa di San Pietro a Sezze, dopo un lungo e delicatissimo intervento di restauro durato circa due anni, la mirabile tela del XIX Sec. raffigurante “San Michele Arcangelo” del pittore setino Giuseppe Turchi. 

È la quarta opera del pittore setino fatta restaurare dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù detta dei "Sacconi", dopo la tela del Sacro Cuore di Gesù, il Calvario e la tela dei SS. Cosma e Damiano, tutte situate nella chiesa di S. Pietro. 
La tela in origine era posizionata nel soffitto della vicina chiesa di San Michele Arcangelo, meglio conosciuta dalla popolazione come S. Angelo e fu fatta rimuovere e ricollocare all'interno della chiesa di San Pietro da don Vincenzo Venditti, per lungo tempo e fino alla morte padre spirituale della Confraternita.
Il Turchi per la composizione pittorica si è ispirato all’omonima opera di Ludovico Gimignani conservata nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma
Le operazioni di restauro conservativo dell’opera sono state molto complicate, come ci spiega il restauratore Mario Salvatori, in quanto il Turchi ha usato per dipingere il San Michele una sottilissima tela formata da due lembi di lino cuciti longitudinalmente che erano stati incollati irreversibilmente (in un precedente e mal riuscito restauro) a delle assi di legno imbarcate e sconnesse che gli agenti atmosferici e l’azione devastante di insetti xilofagi avevano reso irrecuperabili.
Si è proceduto quindi alla rimozione delle tavole tramite l’azione meccanica di una fresatrice a pantografo fino ad arrivare al retro del delicatissimo dipinto.
La tela cosi liberata dal fatiscente supporto ligneo è stata foderata su una tela di lino purissimo e rimontata su un telaio di legno ad espansione. 
L’accurata operazione di pulitura ha fatto riemergere in tutta la sua bellezza la preziosissima gamma cromatica del dipinto ricco di giochi prospettici chiaroscurali che ricordano in alcuni tratti la maniera Caravaggesca, con la corazza di un blu lapislazzuli e il mantello di un rosso cinabro e lacca di garanza, colori a quel tempo costosissimi, che fanno intuire la ricca ed importante committenza di chi ordinò l’opera.
La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù ringrazia il restauratore Mario Salvatori per la sua valente e squisita maestrìa e quanti hanno permesso, con il loro prezioso contributo, il restauro di questa importante opera.


26 maggio 2016 ore 19,00                                                              Roma, S. Giovanni in Laterano
La Confraternita dei Sacconi a Roma  per celebrare il Corpus Domini
a cura di Vittorio Del Duca
Non è certamente passata inosservata la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze nella processione del Corpus Domini a Roma con il Papa.
Figlia dei valori cristiani e morali ereditati dalla Venerabile Arciconfraternita del Sacro Cuore di Gesù di Roma, della quale ha condiviso l’abito e la Regola sin dalla sua istituzione, è stata la protagonista indiscussa tra le confraternite, nella celebrazione del Corpus Domini a Roma con Papa Francesco, il 26 maggio 2016.
Non erano pochi i romani che ancora ne conservavano memoria, così la nostra Confraternita, sorta sotto lo stesso titolo di quella di Roma e un tempo conosciuta in loco come quella dei “nobili Sacconi”, ha fatto rivivere alcuni dei momenti della trascorsa vita religiosa della Capitale, quando aveva l’oratorio nella chiesa di S. Teodoro al Palatino e quando al passaggio dei suoi fratelli incappucciati faceva rabbrividire di sacro terrore i cuori dei romani, sia nella via Crucis al Colosseo con il Papa, sia nelle altre importanti processioni quale appunto quella del Corpus Domini.
E’ stato un momento di grande commozione assistere alla messa con il Santo Padre, ma anche di viva soddisfazione. Di questo siamo sommamente grati a tutti i confratelli che ci hanno preceduto, perché è grazie a loro se oggi possiamo vantare l’appartenenza a questa illustre Confraternita: dote preziosa di fratellanza umana e cristiana da tramandare ai posteri.

Servizio fotografico di Nicola Ottaviani


20 maggio 2016 ore 19,00                                                              Roma, S. Giovanni in Laterano
La Confraternita dei Sacconi a Roma con Papa Francesco per celebrare il Corpus Domini
a cura di Vittorio Del Duca
L’appuntamento, che è particolarmente caro alla Chiesa della Capitale, è previsto per il 26 maggio alle ore 19 sul sagrato della basilica di S. Giovanni in Laterano, dove il Papa, vescovo di Roma, presiederà la solenne celebrazione del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. 

La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Sezze si unirà in questa occasione alle confraternite romane come continuatrice delle opere e delle finalità dell’estinta Arciconfraternita del Sacro Cuore di Gesù della chiesa di S. Teodoro al Palatino, alla quale si aggregò nel1767.
Al termine della celebrazione in piazza San Giovanni, essa sarà in processione con il Papa e le altre confraternite, quindi percorrendo via Merulana raggiungerà il sagrato della basilica di Santa Maria Maggiore dove la preghiera si concluderà con la solenne benedizione di Papa Francesco.
A Sezze invece, come da consuetudine la confraternita dei Sacconi parteciperà Domenica 29 maggio alla celebrazione del Corpus Domini in Cattedrale e quindi alla processione per le vie del paese con la tradizionale Infiorata.
A tal proposito, considerato che negli ultimi anni si è registrato un affievolimento di questa bella tradizione dell’Infiorata, come pure quella dell’esposizione di drappi alle finestre, la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù fa appello a tutti i cittadini, in particolar modo ai giovani, ai ragazzi e a tutte le associazioni che hanno a cuore il nostro paese, di compiere ogni sforzo per ravvivare questa nostra antica usanza e far sì che non abbia giammai a cadere nell’oblìo.


Primo venerdì del mese, ore 20,00                                             Sezze, parrocchia di San Pietro

"Promesse"

Tra le primarie finalità della Confraternita, rientrano anche quelle della devozione e della diffusione del culto del Sacro Cuore di Gesù, secondo le celebri rivelazioni nel convento di Paray –Le Monial (Francia) con le quali il Signore chiese a suor S. Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690) che la conoscenza e l'amore del suo Cuore si diffondesse nel mondo, come fiamma divina, per riaccendere la carità che languiva nel cuore di molti.
Egli ci assicura l’importantissima grazia della morte in grazia di Dio, quindi la salvezza eterna. Ecco le precise parole con cui Gesù manifestò la Grande Promessa a S. Margherita Maria Alacoque:
«IO TI PROMETTO, NELL'ECCESSO DELLA MISERICORDIA DEL MIO CUORE, CHE IL MIO AMORE ONNIPOTENTE CONCEDERÀ LA GRAZIA DELLA PENITENZA FINALE A TUTTI COLORO CHE SI COMUNICHERANNO IL PRIMO VENERDÌ DEL MESE, PER NOVE MESI DI SEGUITO. ESSI NON MORRANNO NELLA MIA DISGRAZIA, NÈ SENZA AVERE RICEVUTO I SANTI SACRAMENTI, E IN QUEGLI ULTIMI MOMENTI IL MIO CUORE DARÀ LORO UN SICURO ASILO»
2 -Le promesse di Gesù ai devoti del Sacro Cuore
Gesù apparendo a Santa Margherita Maria Alacoque e mostrandole il suo Cuore splendente di fulgidissima luce, fece le seguenti promesse per i devoti del suo Cuore:
-Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
-Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise.
-Li consolerò nelle loro pene.
-Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte.
-Spargerò abbondanti benedizioni su di ogni loro impresa.
-I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della Misericordia.
-Le anime tiepide si infervoreranno.
-Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione.
-Benedirò i luoghi, dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata.
-A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò loro il dono di commuovere i cuori più induriti.
-Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato.
-A tutti quelli che per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì di ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i santi sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro siculo asilo in quel momento estremo.
Un po’ di storia sulla devozione 
La storia della devozione al culto del Sacro Cuore è molto antica, ed è distinta da quella della introduzione della festività nella liturgia universale della Chiesa. 
In Europa il culto iniziò a diffondersi agli inizi del 1600, per opera di padri Gesuiti come San Giovanni Eudes (1601- 1680), che fu il primo e più ardente apostolo del culto del Sacro Cuore di Gesù e Maria in Francia. 
Dalla Francia, il culto si diffuse in tutta Europa a partire dal 1674, in seguito alle visioni di suor Santa Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690) avvenute nel Monastero della Visitazione di Paray - Le Monial, la quale dopo “ l’aver ricevuto più, e più grazie dal Cielo, venne dichiarata la diletta discepola di Gesù, e del di lui Sacratissimo Cuore.”(1)
Il gesuita S. Claude de la Colombière (1641 – 1682), confessore della veggente, ritenne autentiche le sue rivelazioni e divenne il principale propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù, ma dopo qualche anno, nel 1676, fu inviato in Inghilterra, dove incarcerato a causa di false accuse, si ammalò gravemente. Rimandato in Francia nel 1679, l’infermità gli impedì di diffondere il culto del Sacro Cuore, ma vi riuscì attraverso alcuni studenti gesuiti, dei quali era direttore spirituale. 
Tra questi studenti vi era Giuseppe de Gallifet (1663 – 1749) che assimilò fortemente il messaggio delle rivelazioni. Divenuto sacerdote, padre De Gallifet dedicò una straordinaria attenzione nell’illustrare e diffondere le rivelazioni e la devozione al Sacro Cuore. A Roma, fu l’artefice principale nell’istituire la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù (2).
NOTE
(1) –“La Regola” dell’Arciconfraternita del Sacro Cuore di Gesù -, Ediz. 1743, Proemio, pag.10
(2) - -La Civiltà Cattolica, anno 69, 1918, vol III, Roma1918, pag. 420
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1 – Bollettino Salesiano –Periodico mensile cooperatori Don Bosco- Anno 40, n.6 - 1916
2 – Regola dell’Arciconfraternita , Ediz. 1743, Proemio, pag.10

Confraternita del Sacro Cuore di Gesù