difendiamo il diritto alla salute

Manifestazioni in difesa dell'ospedale  "San Carlo" di Sezze

18 luglio 2013:

Manifestazione organizzata dal "Comitato Civico Le Virgole"

Sezze scende in piazza in difesa del suo ospedale

"L'ospedale di Sezze deve riaprire". Questo è quello che chiede il Comitato Civico Le Virgole al Sindaco di Sezze all'Assessore hai servizi sociali ed a tutti i rappresentanti istituzionali del territorio.  Nei giorni scorsi con una petizione popolare sono state raccolte 10.000 firme che gelano il sangue a chi aveva già rinunciato all'ospedale di Sezze in favore di fumose soluzioni private. Oggi, con la manifestazione a cui hanno preso parte anche Andrea Campoli, Enzo Eramo, Serafino Di Palma e Roberto Reginaldi, la gente di Sezze è scesa in piazza per ribadire la ferma volontà di volere l'ospedale.

Sezze, il protocollo sindaco-Asl non piace a cittadini e associazioni
«Giù le mani dal San Carlo»
Manifestazione storica per dire non alla trasformazione del presidio

articolo di Elisa Fiore pubblicato su Latina Oggi il 20/07/2013
Manifestazione storica per Sezze che compatta dice no alla definitiva chiusura dell’Ospedale San Carlo ed alla sua trasformazione in residenza sanitaria assistenziale, secondo il protocollo siglato dal sindaco Andrea Campoli con l’attuale direttore generale dell’Asl di Latina Renato Sponzilli. C’erano centinaia di donne, bambini e uomini che ieri pomeriggio hanno sfilato per le vie del paese dopo un primo sit-in di protesta in piazza Ferro di Cavallo. Dietro il lungo striscione con cui il Comitato Le Virgole ha aperto il corteo i bambini, le mamme, dietro di loro un fiume umano che da Ferro di Cavallo raggiungeva senza interruzione, porta Sant’Andrea. Ad aprire il corteo la band di jazzisti Le Virgole, composta da cinque elementi e diretta dal Maestro Marco Tasciotti. Una vera festa che si è snodata lungo le vie del paese, intonando a più riprese l’Inno di Mameli, all’indirizzo di quei rappresentanti istituzionali che avevano deciso di seguire il corteo: il sindaco Andrea Campoli e l’assessore Enzo Eramo, cui si è aggiunto anche il segretario provinciale del Pd Salvatore La Penna. Ma ciò che il Comitato chiede ai rappresentanti istituzionali che hanno fatto un vero e proprio dietrofront rispetto alle posizioni assunte fino a due mesi fa, è il rispetto del patto con i cittadini. 

Un patto di cui dovrà essere garante in prima battuta il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti che dovrà “azzerare” la proposta di trasformazione del San Carlo di Sezze in Rsa e promuovere la sua immediata trasformazione in Casa della Salute attraverso la richiesta di riconversione dei 3 milioni e mezzo di euro di finanziamento del Ministero della Sanità in attrezzature e servizi a destinazione certa. Un punto su cui ancora la politica sta ragionando pur dicendosi favorevole alla Casa della Salute, la cui proposta lanciata dalle Virgole, ha raccolto 10.000 adesioni. Finora infatti il Comune non ha redatto alcun progetto a sostegno della ipotesi contenuta nel protocollo del marzo del 2012, e non ha nemmeno chiesto né alla società immobiliare San.Im. ed alla società Cartesio srl che si è occupata della cartolarizzazione dei 55 ospedali laziali, di stilare un accordo di natura contrattuale. Motivo per cui resta ancora più nebulosa la scelta che questa amministrazione intende adottare anche riducendo i posti di Rsa a solo venti unità. Dal momento che ad oggi non esiste un serio studio di fattibilità gestionale e finanziario. Le cui risorse, com’è noto, vanno reperite all’interno del fondo sanitario nazionale, quindi dalle tasche dei contribuenti che pagano le tasse con i loro salari e con i loro stipendi. Questo Le Virgole lo sanno e lo hanno ben chiarito agli amministratori come Serafino Di Palma, Roberto Reginaldi e soprattutto Atonia Brandolini, che hanno raccolto il loro appello con atti consiliari conseguenti, e che il 5 agosto si recheranno a Parma per andare a visitare una delle Case della Salute che l’Emilia ha già realizzato nel 2006. 

<La proposta di trasformazione in Rsa, senza un serio progetto di fattibilità con cui qualcuno ci dica come spendere quei soldi non ci convince – dichiarano Giampiero Cipriani, uno degli organizzatori della manifestazione – chiederemo invece di istituire un comitato etico di gestione delle risorse per l’ospedale della salute, perché i cittadini devono sapere come vengono spesi i loro soldi e quali servizi possono ottenere a fronte di alcune spese, e magari proporre anche forme di autofinanziamento o reperimento di risorse necessarie alla collettività per un uso corretto della struttura sanitaria di cui ancora disponiamo e per la quale la Asl di Latina paga un affitto alla San.Im.; non intendiamo retrocedere da questa posizione e siamo pronti ad andare sotto il Ministero della Salute per esporre le nostre sacrosante ragioni, è assurdo pensare che si possano riversare 3 milioni di euro in una struttura che di fatto è stata cartolarizzata, che appartiene ad altri. E come cittadini consapevoli ed oculati non intendiamo più tollerare questo tipo di affronti . >

 


2 luglio 2011:

L'ospedale di Sezze resterà aperto

Ecco il futuro del «San Carlo» nella nota del PD

comunicato della segreteria della sezione di Sezze del PD

Dopo tante voci ufficiose, si va ormai delineando il futuro del Nosocomio San Carlo di Sezze.

La notizia è che la dura battaglia di questi mesi ha scongiurato la sua chiusura. Un merito che va

riconosciuto a quanti si sono battuti, sin da subito, con numerose e anche plateali manifestazioni

e iniziative, condotte senza cedere a qualunquistiche tentazioni individualistiche e monocolore,

ma sforzandosi di tenere al centro l’interesse della nostra comunità e della sanità provinciale. Sta

di fatto, però, che la decisione sul futuro dell’Ospedale spettasse alla Polverini e che la volontà

del Commissario ad acta di “punire” la Provincia di Latina abbia prevalso su ogni ragionevole

obiezione, nonostante il fatto che la Asl di Latina non abbia un bilancio in perdita e che gli stessi

vertici dell’Azienda abbiano stilato, negli scorsi mesi, proposte tese a salvare l’ospedale di Sezze

senza alcun aggravio di spesa.

Rimarranno aperti il Pronto Soccorso 24h, 15 posti letto di degenza infermieristica e la chirurgia

ambulatoriale. Un risultato importante, se si considera la iniziale volontà di smantellamento della

struttura e la complessiva diminuzione dei posti letto nella Asl di Latina, che costringerà, anche a

seguito dell’inclusione della stessa in una macroarea che comprende il San Camillo e zone della

provincia romana, al ricovero di molti malati anche a centinaia di chilometri di distanza dai propri

cari.

Il San Carlo rimarrà aperto perché, evidentemente, la Polverini non ha potuto fare a meno di

cedere alle ragioni e alle forti motivazioni di quanti si sono dichiarati contrari al suo Piano

di Riorganizzazione Sanitario, in primis l’Amministrazione Comunale di Sezze e il Partito

Democratico setino; inoltre è stato decisivo l’impegno istituzionale quotidiano del Gruppo del

PD in Consiglio Provinciale e in generale degli esponenti del PD in tutti i livelli istituzionali.

Non tutto è perduto, dunque, ma resta il fatto che le scellerate scelte del centro destra al Governo

della Regione Lazio, su cui il PDL setino e i suoi alleati non hanno mai avvertito la necessità di

esprimersi, se non attraverso artificiosi sondaggi a danno del San Carlo stesso, hanno portato ad una

forte diminuzione della qualità del servizio sanitario provinciale, privandolo della piena efficienza

di una struttura, che grazie agli sforzi degli ultimi anni, stava conoscendo una nuova era.


21 giugno 2011:

Tra pochi giorni sarà operativo il piano della governatrice del Lazio Renata Polverini

Soltanto il punto di primo intervento potrebbe essere mantenuto in vita

Ore contate per il «San Carlo»

Cittadini rassegnati mentre si rincorrono voci sulla riconversione in Rsa

di Elisa Fiore
Ore contate. Nessun moto d’indignazione collettiva. L’agonia del San Carlo di Sezze si traduce in rassegnazione. L’opinione pubblica sedata. Sebbene questa mattina ancora la Commissione capigruppo affronterà il tema. In realtà la stasi che precede il vuoto si respira nelle parole dei pochi operatori rimasti, nelle stanze nuove, arredate con mobili nuovi, bagni con servizi ed accessori nuovi, corridoi nuovi. Un punto di primo intervento appena costruito, con ambienti moderni per ambulatori di radiologia, ecografia, e ben due stanze per il pronto soccorso. Concluso ma chiuso. Al terzo piano ci sono anche le sale operatorie. Due per l’esattezza. Una inutilizzabile perché a meno di quattro anni dalla sua inaugurazione si è constatato che non serviva più! Che importa se la gente non può essere operata qui ed è costretta a scappare dalla provincia di Latina, verso l’Emilia Romagna, la Toscana, finanche il Molise, e in Umbria pure per un alluce valgo. Perché lì usano il laser e qui no. Che importa se non ci sono posti letto per soddisfare nemmeno le

esigenze di un paese in espansione demografica a 80 chilometri da Roma.

La riconversione che è stata annunciata un anno fa e che tra meno di dieci giorni dovrà essere posta in essere, il noto decreto 80, per intenderci, cancellerà buona parte degli interventi messi in cantiere per questo ospedale che, è bene ricordare, crea una maggiore spesa pari ad un milione e mezzo di euro ogni anno. Una goccia nel mare della spesa pubblica.

Dopo le decine di milioni di euro riversati in questa struttura, con i cosiddetti lavori pubblici. E dire che già allora si doveva rientrare dello sciupio perpetrato con sistematica progressione in danno della collettività. Eppure, quali e quanti benefici, hanno ottenuto e avrebbero continuato ad ottenere i cittadini dell’interno comprensorio dei Monti Lepini, compreso quelli della città di Latina, se fossero stati ausiliati dalla presenza di un ospedale pubblico efficiente? Perché i servizi che sono al suo interno non riescono a decollare a pieno regime? Facciamo un esempio: per quale motivo l’ambulatorio di radiologia è «chiuso» agli esterni? Perché con l’apertura a tempo determinato si alimentano i ricorsi all’assistenza ambulatoriale e diagnostica esterna? Perché si continuano ad accreditare i laboratori privati mentre le strutture pubbliche vengono depauperate delle loro risorse? Il piano di riconversione della governatrice Renata Polverini è veramente il frutto di un’analisi dei bisogni e delle necessità espresse da territori in cui l’obbligo al ricorso delle strutture private è l’unica via d’uscita alla mancata risposta del sistema sanitario pubblico? In attesa delle risposte che la politica avrebbe il dovere di consegnare ai cittadini, rendendo attendibile il suo affannoso operato, ricordiamo ai cittadini di Sezze che solo il punto di primo intervento, così com’è strutturato ora, potrebbe essere mantenuto, mentre dall’altro lato, s’inseguono voci su una riconversione della struttura in Rsa. Il minimo che si potrebbe ottenere per una popolazione che intanto attende l’applicazione dei decreti con l’implementazione degli ambulatori di distretto, che al contrario, con la chiusura degli ambulatori ospedalieri, vengono ridimensionati, favorendo ancora una volta il ricorso all’assistenza privata.


6 giugno 2011:

SAN CARLO, SI NAVIGA A VISTA

Fumoso il piano di riordino, per i pazienti inutili ed inefficaci perdite di tempo

di Elisa Fiore

Liste di attesa aperte mese per mese, per gli ambulatori ospedalieri del San Carlo. Si naviga a vista per le prenotazioni, così come per il day surgery. Di mese in mese. Per ora i servizi ambulatoriali ospedalieri, da distinguere dai servizi ambulatoriali distrettuali, (pure quelle allocati nell’ospedale di Sezze) procedono a scarto ridotto. Così se la riconversione doveva essere avviata con la messa in rete di servizi distrettuali più efficienti e capillari, grazie al nuovo piano di

riordino previsto nei decreti del commissario ad acta, Renata Polverini, ecco che sul fronte di

quell’applicazione tutto appare fumoso. E quella riorganizzazione che dovrebbe potersi contraddistinguere per snellezza e riduzione dei costi, appare ferma al palo, anzi, pare limitare fortemente il contributo che i servizi pubblici potrebbero rendere ad un distretto di 85.000 abitanti

costringendo molti di loro a rivolgersi ai privati accreditati. Tant’è che le liste per gli ambulatori, che dal 1 giugno avrebbero dovuto essere «sostituite» con quelle degli ambulatori distrettuali, riescono solo ad aprire di mese in mese. Costringendo i pazienti a inutili e inefficaci perdite di tempo.

Intanto il riordino della sanità locale non sembra ricevere imput. Non ci sono protocolli né accordi, quindi un medico di un ambulatorio ospedaliero, come pneumologia o cardiologia che da 6/10 anni segue un paziente, con il riordino, verrà sostituito per fare spazio ad un altro medico, medico,

pagato pure quello dalla Asl ma in carico al distretto. Perché quei medici ospedalieri oggi impegnati a Sezze a costo zero per la Asl, domani non ci saranno più. 

Quanto peserà in termini di economicità il riassetto? 

Perché non vengono firmati i protocolli?

Quale idea di sanità distrettuale persegue il decreto Polverini? 

Come ancora non è chiaro il motivo per cui la vocazione del San Carlo, venga modificata con una boutade dal sapore elettorale dalla nomenclatura setina, che guarda caso da qualche anno, procede sotto braccio a quella provinciale, favoleggiando per il San Carlo i più fantasiosi futuri. Archiviata la residenza sanitaria assistita (Rsa) si punta dritto verso il centro unico del risveglio. Che chiederà in futuro l’investimento di altri milioni di euro per il riadattamento della struttura assolutamente non funzionale a quel tipo di pazienti, altamente complessi. L’Rsa di fatto c’è già, esiste, perché i 16 posti di Medicina sono di fatto orientati verso pazienti anziani, esattamente come gli altri 8 che vengono assistiti nel reparto di Geriatria. Ed in Regione, secondo la Polverini, ne mancano 720. Allora non resta da chiedersi se davvero il decreto sia stato sventolato sotto il naso dei politici locali per mettere alla prova la loro capacità organizzative e di spesa, o se dalle opportunità offerte dal decreto, come sempre, si saprà trarre solo il peggio. Ovviamente solo per i cittadini.


19 aprile 2011:

L’Ospedale di Sezze non è uno spreco!!! 

NO alla chiusura!

giovedì 21 aprile - ore 18,00 Centro Sociale “U. Calabresi”

Continuare a discutere e a confrontarsi su ogni novità dell’ultima ora è necessario per non far calare l’oblio e il disinteresse sulla vicenda dell’Ospedale di Sezze.

comunicato stampa del Partito Democratico di Sezze
Ad un anno dalla  campagna elettorale, le promesse fatte ai cittadini della Provincia di Latina  dall’allora candidata Presidente Renata Polverini restano solo lettera morta. L’impegno assunto era non semplicemente quello di non tagliare nuovi posti letto, ma di far sì che quei nosocomi già chiusi, come ad esempio quello di Priverno, potessero riacquistare funzionalità e servizi. Con il Decreto del 31 maggio 2010 e con una serie di successivi decreti, la Presidente Polverini, nonché Commissaria ad acta per la sanità, ha calato la scure sull’assistenza sanitaria pubblica della nostra Provincia.

Un primo aspetto su cui occorre porre l’attenzione è l’unilateralità della decisione. L’atto di chiusura, infatti,  arriva senza alcun preavviso. Non c'è stata da parte della Regione la sensibilità e la correttezza di dialogare con gli enti locali e con le comunità interessate, che ora dovranno, in qualche modo, fare fronte a questa emergenza.

Un’emergenza che riguarda l’annunciata chiusura degli Ospedali di Sezze e Gaeta, la correlata diminuzione dei posti letto e il ridimensionamento del distretto sanitario. Più volte  il Partito Democratico si è speso per ribadire quanto questa battaglia non sia una lotta politica di una parte contro l’altra o una sterile rivendicazione campanilistica. E’ sotto gli occhi di tutti che  l’ospedale di Sezze ha alle spalle una lunga storia,  non solo punto di riferimento  per il comprensorio dei Monti Lepini, ma anche valvola di sfogo del già congestionato Santa Maria Goretti di Latina. Il “San Carlo” di Sezze, infatti, dopo la chiusura di alcuni reparti, avvenuta in tempi passati, negli ultimi tre anni era stato oggetto di un importante lavoro di potenziamento. Messa in sicurezza, progettazione e apertura di nuovi ambulatori. Un modernissimo Pronto Soccorso apre le porte a sale operatorie per la piccola chirurgia,  con Day Surgery, spazio per il post acuzie. Inoltre ci sarebbe dovuta essere una imminente apertura di sale per interventi di odontoiatria e l’ultraspecializzato intervento di trapianto di cornea. Di grande valore, inoltre, sono i servizi resi dal locale Consultorio, dal centro dialisi, dal reparto di diabetologia o dal servizio di riabilitazione fisioterapica, che vanta importanti collaborazioni universitarie.

L’Ospedale di Sezze non è uno spreco, ma tutti questi lavori rischiano di rivelarsi di esserlo se la Presidente Polverini non  tornerà sui suoi passi. La comunità di Sezze e il Partito Democratico non sono certo rimasti a guardare. Sono state organizzate manifestazioni di protesta, il Sindaco Campoli, anche in virtù di un documento congiunto approvato in un Consiglio Comunale Straordinario, si è speso in un serrato rapporto con la Regione e i vertici ASL. Di particolare importanza politica è stata la visita della Commissione provinciale Sanità al nosocomio e, al contempo, l’azione intrapresa dal Gruppo PD in Consiglio Provinciale – a maggioranza di centro destra – che ha portato, da ultimo, all’elaborazione di un manifesto, in cui si chiede alla Polverini di rivedere il suo piano di riorganizzazione sanitaria, che poco risponde alle reali esigenze del territorio. In questo manifesto si esplicita poi la richiesta di non chiudere i nosocomi di Sezze e Gaeta.

Quella per la sanità è una battaglia sacrosanta in difesa del diritto ad essere curati, che non è solo un diritto individuale ma della comunità tutta. Il Pd di Sezze è impegnato in prima linea nella difesa di questo diritto, consapevole che quella per l’ospedale è una battaglia di civiltà e per il benessere di tutta la nostra comunità. Sono stati compiuti importanti atti istituzionali e, in attesa che la ASL rediga l’atto aziendale contenente i rilievi mossi dai territori, si attende che dalla Regione arrivi un segnale di ravvedimento per il bene dei cittadini.


28 febbraio 2011:

"VOGLIONO SMANTELLARE L'OSPEDALE PUBBLICO"

Duro intervento del capogruppo del PD Titta Giorgi sulla questione sanità 

di Elisa Fiore

«Basta perdere tempo, è ora di rimboccarsi le maniche» È indignato e pronto a sfidare chi voglia sostenere tesi opposte, sollevando il palleggiamento delle responsabilità, in un momento in cui sarebbe opportuno solo rimboccarsi le maniche e lavorare. «E’ ora di farla finita con questa assurda messa in scena». A parlare è il capogruppo del Pd, il presidente dell’Astral, l’ex consigliere regionale, Titta Giorgi che annuncia: «Sono in attesa delle risposte che la presidente della commissione regionale Sanità, Alessandra Mandarelli, ha dichiarato essere pronta a fornire, assieme ad alcuni vertici regionali del Pdl, ma questa storia deve finire. Su questo ospedale sono stati investiti miliardi di vecchie lire, denaro sonante che in qualità di consigliere regionale, assieme all’assessore Lionello Cosentino, abbiamo destinato al San Carlo di Sezze, nella prospettiva di renderlo efficiente. Al presidente della commissione sanità della provincia, Carmine Cosentino ed al presidente Cusani, chiedo di sapere, una volta per tutte cosa intendano fare. Perché è chiaro che se ci fossero ragioni politiche a noi sconosciute, seppure degne di rilievo, queste dovrebbero essere spiegate nelle giuste sedi. Ma al momento non mi sembra che i livelli provinciali e regionali di questo partito si siano occupati della vicenda. Anzi, al contrario, attendevo una risposta dal consigliere regionale Giovanni Di Giorgi, che evidentemente rammenta della sua setinità solo in occasione delle elezioni. Mentre il direttore generale Renato Sponzilli sembra rispondere solo agli ordini dei suoi sponsor politici. Qui non si sta facendo il bene della sanità, qui si sta portando a termine lo smantellamento di un ospedale». 

Dichiara Giorgi che annuncia: «E’ ora di farla finita con questo costante rimpallo di responsabilità, la Giunta Storace ha decretato al fine di questo nosocomio: la Giunta Marrazzo, attraverso l’ex direttore generale Petti, aveva ridato una fisionomia a tutto quello che era stato fatto fino ad allora, e che sottolineo, si continua a fare per questo ospedale, per il quale mi risulta che il 22 febbraio scorso sia stato dato il nulla osta all’utilizzo dell’ala Est dell’ospedale, dove sono stati realizzati i locali destinati ad ospitare il punto di primo intervento e le altre attività ambulatoriali.

Sono pronto a redigere un libro bianco delle responsabilità di chi ha prodotto questo massacro sociale della salute, citando uno ad uno, i nomi di chi ha contribuito al suo sfascio, questo film è una pellicola già vista. Questo ospedale è dotato di professionalità di tutto rispetto, e la sua struttura è forse tra le migliori a livello regionale, ed allora qualcuno ci deve venire a spiegare cosa significhi "risparmiare". Risparmiare su cosa? – tuona Giorgi – sulla salute di chi poi verrà costretto ad affrontare pellegrinaggi fuori regione per un banale intervento visto le liste d’attesa che caratterizzano la sanità laziale? 

E questo sarebbe il risparmio? In una fase storica come quella attuale si comprimono ancora ulteriormente le possibilità di cura delle fasce più deboli? Cosa si aspetta a ripristinare il servizio di day surgery e dotare le camere operatorie del personale necessario al suo funzionamento? Che fine hanno fatto le attrezzature che le sono state sottratte? Sezze non ha mai avuto l’ambizione di diventare un centro di alta specializzazione. Per ovvie ragioni, ma proprio per questo si sarebbe dovuto ragionare su una sanità di ausilio. Indispensabile solo se efficiente e prossima ai luoghi di residenza dei cittadini. 

Un discorso che vale anche per la sanità privata, che non può solo essere accreditata per ragioni politiche, ma deve dare prova della sua efficienza e della sua disponibilità ad essere realmente d’ausilio alle strutture pubbliche. Non vi è futuro senza un ripensamento globale, ed ora è necessario evitare di "sfasciare" ciò che si è costruito, perché questo rappresenta la negazione di tutte le strategie politiche tese all’efficienza ed al risparmio delle risorse, e dire il contrario, è come mentire sapendo di farlo»


11 febbraio 2011:

IN CONSIGLIO PROVINCIALE ERAMO CHIEDE CHIAREZZA

Intanto la situazione precipita con la chiusura di Sezze e Gaeta 

comunicato stampa

Il consiglio Provinciale “si impegna laddove risultassero disattese le istanze presentate nel documento, a perseguire anche giurudicamente e presso ogni sede opportuna, gli interessi del territorio della Provincia di Latina penalizzato dai decreti della Giunta Polverini e che non trovano alcuna condivisione da parte di questo consesso”.

Così terminava il Manifesto sulla Sanità approvato all'unanimità dal Consiglio Provinciale di Latina qualche mese fa.

Quelli che erano i timori di allora rischiano a breve di divenire reali con la chiusura degli Ospedali di Sezze e Gaeta, la mancata riconversione dell'Ospedale di Priverno, il peggioramento dell'offerta dei servizi sanitari territoriali e il mancato accreditamento delle RSA. Ne emerge una sanità in sofferenza, la cui immagine è rappresentata dalle decine di pazienti in barella senza un posto letto e dalle lunghe liste d'attesa per chi deve sottoporsi ad esami clinici di vario genere.

Ad uno spaccato sociale drammatico per questa Provincia, caratterizzato da una disoccupazione in crescita costante e continua, dall'assenza di un nuovo modello di sviluppo, da un'offerta di servizi sociali che è tra le più basse del Lazio, rischia ora di aggiungersi anche il non avere la possibilità di essere curati.

Tutto questo a fronte di una delle poche ASL con i conti in regola e delle scelte della giunta Polverini che mirano a salvaguardare pezzi della sanità privata romana a danno di quella pubblica e in particolare la sanità delle province.

Chiediamo che il documento approvato all'unanimità dal Consiglio Provinciale si tramuti ora in azione politica dando così concretezza a ciò che è stato scritto e condiviso sulla carta.

Per verificare tutto ciò, anche in previsione del nuovo atto aziendale, il gruppo provinciale del Partito Democratico chiede che venga convocato con urgenza un Consiglio Provinciale che discuta in modo specifico di un servizio, quale quello sanitario, così importante per la vita dei cittadini della provincia.

Il Gruppo Consiliare del Partito Democratico

Capogruppo Enzo Eramo


9 novembre 2010:

FINALMENTE L'INCONTRO CAMPOLI-POLVERINI

Riordino da rivedere e istanze da recepire per l'ospedale di Sezze 

di Alessandro Mattei

Il sindaco di Sezze Andrea Campoli, finalmente, è stato ricevuto dalla presidente della Regione Lazio Renata Polverini. L'incontro, per parlare delle sorti dell'ospedale San Carlo di Sezze, è avvenuto ieri mattina. Il primo cittadino ha esposto al commissario regionale ad acta alla sanità le esigenze sanitarie del territorio e le ragioni contenute nel documento già approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Sezze. Per Campoli e per gli amministratori setini le misure contenute nel Piano di riordino vanno assolutamente riviste. Campoli, durante il vertice, ha ribadito il ruolo strategico del San Carlo, il quale negli ultimi anni ha dato prova di un rilancio dei servizi che non si registrava da decenni rispetto ad altre realtà esistenti in provincia di Latina. La Polverini pare abbia recepito ed accolto le istanze setine, impegnandosi a valutarle nei successivi passaggi che ci saranno; nell'ambito dell'attuazione del Piano di riordino. 

Due, comunque, le novità uscite dall'incontro. Il prossimo 17 novembre una delegazione della commissione sanità della Regione Lazio effettuerà un sopralluogo presso il nosocomio setino, per valutare lo stato del San Carlo e per constatare le potenzialità che la struttura ha e che potrebbe avere per l'imminente futuro. La Polverini, inoltre, ha comunicato al sindaco di Sezze che all'interno del decreto è previsto il rinnovo del direttore generale della Asl il quale dovrà stilare delle proposte sull'offerta sanitaria del territorio. All'interno di queste proposte, ha assicurato la Polverini, non mancherà spazio per il San Carlo di Sezze e quelle volte ad aprire un tavolo di concertazione che recepisca le istanze provenienti dal Comune lepino.


7 novembre 2010:

SPERIAMO CHE QUESTA SIA LA VOLTA BUONA

di Alessandro Mattei

Il sindaco di Sezze Andrea Campoli, già ricevuto in commissione sanità, domani dovrebbe incontrare il presidente della regione Lazio Renata Polverini, per parlare dell'ospedale San Carlo di Sezze. Il primo cittadino intende esporre al commissario regionale ad acta alla sanità le esigenze sanitarie del territorio e si aspetta che dalla Polverini ci siano delle rassicurazioni in merito. Campoli ribadirà i punti del documento approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Sezze, che chiedeva un tavolo di discussione per salvaguardare le offerte sanitarie del nosocomio setino.
«Il decreto di riordino della sanità regionale - sostengono gli amministratori setini - va ad indebolire l'offerta sanitaria senza che vi sia una progettualità nei servizi territoriali, e soprattutto nella prevenzione che potrebbe ovviare alla ospedalizzazione. Con i tagli alla sanità il bacino di utenza dei Monti Lepini, andrebbe poi a collassare ulteriormente l'ospedale Santa Maria Goretti. Le misure contenute nel Piano di riordino - ha affermato il sindaco Andrea Campoli - sono assolutamente da rivedere (...). L'ospedale di Sezze, secondo il Piano, dovrebbe far capo a Latina, ma vi dico che spesso siamo utilizzati noi come un padiglione del capoluogo provinciale, che è in sofferenza. Il nostro presidio assolve a una funzione strategia soprattutto sull'assistenza geriatrica. Inoltre, sono in corso lavori di ristrutturazione ed ampliamento, che male si conciliano con un ridimensionamento globale dell'offerta».


26 ottobre 2010:

INCONTRO CAMPOLI-POLVERINI RINVIATO

di Alessandro Mattei

Incontro rinviato tra il sindaco di Sezze Andrea Campoli e il governatore del Lazio Renata Polverini. Ieri il primo cittadino mentre viaggiava in macchina per recarsi a Roma è stato contattato dalla segreteria della Presidenza della Regione Lazio per annullare il vertice che si sarebbe dovuto tenere nella mattinata. L'incontro, programmato per parlare di sanità e del futuro del nosocomio setino San Carlo, dovrebbe tenersi nei prossimi giorni ed è stato rinviato a causa di un imprevisto della commissaria alla sanità del Lazio. 

Campoli, comunque, spera nel colloquio, nel quale cercherà di convincere il commissario straordinario alla Sanità ad acta della valenza dei servizi che ad oggi il San Carlo offre e che potrebbe offrire a fronte di un Santa Maria Goretti ormai al collasso.


24 ottobre 2010:

DOMANI L'INCONTRO IN REGIONE TRA CAMPOLI E LA POLVERINI

Campoli: "Dove manderete i pazienti dell'ospedale di Sezze?"

di Sergio Corsetti

«Mi aspetto che si inneschi un ragionamento serio e di merito rispetto alle esigenze sanitarie di questo territorio». Queste le aspettative con le quali il sindaco di Sezze, Andrea Campoli, si appresta ad incontrare il presidente della Regione Lazio sulla riorganizzazione della sanità regionale. Domani alle 10.30 Campoli si confronterà a Roma con la Polverini per capire quali sono realmente le prospettive per il San Carlo. «Ribadirò le argomentazioni che ci hanno condotto alla barricate per salvaguardare il San Carlo di Sezze. – dice Campoli - Il punto di partenza è il documento approvato all’unanimità dal consiglio comunale dello scorso mese di giugno che chiedeva un tavolo di discussione per la salvaguardia dell’offerta sanitaria del territorio. Semplicemente sarò latore di queste richieste». 

«Cercherò di capire se veramente hanno un’idea complessiva di sanità. – prosegue il sindaco - Non siamo chiusi alle novità, se ci convincono che l’offerta può essere riorientata su un nuovo modello siamo disponibili a ragionare. Anche se è passato troppo tempo ed è la prima volta che si parla».

Non trattabile appare il tema delle degenze per le post acuzie «è una esigenza di questo territorio nessun modello per quanto innovativo e spinto può supplire a questo». L’obiettivo appare quello di garantire per il San Carlo i posti per la post acuzie, il day surgery, gli ambulatori e la specialistica anche se orientata verso la geriatria, verso i malati di Alzheimer.

«Mi aspetto – aggiunge il sindaco - che acconsentano a riaprire una riflessione con una maggiore analisi della situazione la inviterò a visitare l’ospedale di Sezze che non ha nulla da invidiare alle altre strutture del Lazio e a breve ci sarà la consegna di nuovi spazi e strutture».

«Devono dare la risposta a una domanda: - conclude Campoli - Dove verranno accolti i circa 1.600 pazienti che nel 2.009 sono stati ricoverati al San Carlo? Si tratta di pazienti con caratteristiche particolari con patologie non generiche e bisognosi di reparti sempre specialistici che andrebbero in parte a sovraffollare Latina e ad alimentare i viaggi della speranza a Roma».


22 ottobre 2010:

LUCIDI COMMENTA I RISULTATI DEL SONDAGGIO SULLA SANITA' 

> report del sondaggio

di Lidano Lucidi - Il Cantiere delle Idee
Nelle settimane scorse avevamo lanciato l’idea di un sondaggio, per cercare di capire l’opinione della gente, di come vedono la sanità, di come immaginano il futuro dell’ospedale. Abbiamo raccolto queste impressioni e le abbiamo riepilogate. I risultati, condotti su un campione eterogeneo, non hanno nessuna pretesa di verità, solo uno stimolo al dibattito, e alla ricerca delle reali esigenze della comunità. I risultati emersi sono comunque abbastanza chiari. Gli intervistati vedono nel punto di primo intervento un punto irrinunciabile che andrebbe potenziato. Circa il 50% degli intervistati la pensa in questo modo. Questo dato è in linea con quanto avevamo affermato nei giorni passati, un potenziamento del punto di primo intervento fino a considerare l’idea di un dipartimento per l’urgenze. I benefici che si avranno non sono solo locali bensì provinciali, basti pensare alla situazione del pronto soccorso del Santa Maria Goretti. Vogliamo inoltre porre al centro dell’attenzione anche un altro aspetto, quello di dotare il territorio di un’ambulanza medicalizzata, ovvero di un’ambulanza con medico a bordo. 

Capita infatti che se un cittadino si sente male a Latina viene preso in ambulanza medicalizzata e trasportato al pronto soccorso di Latina, mentre se si sente male a Sezze viene trasportato sempre a Latina, ma in un’ambulanza senza medico a bordo. Un controsenso. Il potenziamento dovrebbe interessare anche questo aspetto. Su quale alternative invece gli intervistati preferirebbero per la sanità setina non c’è una risposta predominante tra RSA, lungodegenza, assistenza domiciliare h 24 e posti letto medicina geriatria post acuzie. Con il 31% comunque si preferisce l’assistenza domiciliare, mentre il 25% per RSA. Queste due soluzioni possono sicuramente convivere anche perché più vantaggiose a livello economico. Ricordiamo e ci domandiamo se il vecchio progetto comunale e i relativi fondi per la RSA possano essere convogliati per la riqualificazione dell’offerta sanitaria. Per quanto riguarda invece il giudizio che si da sul sistema sanitario esso non è lusinghiero, solo il 32% degli intervistati considera non i servizi offerti soddisfacenti, mentre il 68% ne da un giudizio negativo. Un dato assoluto è emerso invece sulla capacità della politica locale di difendere l’ospedale, l’85% dice di no.


19 ottobre 2010:

INCONTRO ISTITUZIONALE PER IL FUTURO DEL SAN CARLO

Il sindaco di Sezze sarà ricevuto lunedì 25 dalla Polverini

di Fabrizio Agostini

L'incontro ci sarà. Il sindaco di Sezze Andrea Campoli andrà in Regione e avrà un colloquio con il presidente Renata Polverini il prossimo lunedì 25 ottobre. Il primo cittadino perorerà la causa intrapresa insieme ai consiglieri comunali e a tanti cittadini per mantenere operativo l’ospedale San Carlo. Il piano sanitario regionale non permette sconti e il nosocomio di via San Bartolomeo subirebbe una conversione al quale l’amministrazione comunale si oppone fermamente. Il vertice dovrebbe essere privato e dunque senza l’intervento di altre figure istituzionali. Campoli illustrerà alla Polverini il ruolo di importanza strategica che ricopre il San Carlo sia a Sezze che in tutto il comprensorio lepino e pontino. 

Per frenare il piano sanitario e la temuta conversione il sindaco insieme a tanti consiglieri ed esponenti di punta della politica provinciale. Durante la manifestazione di protesta del 28 settembre, la più eclatante operata dai setini, i contrari alla conversione occuparono i binari della stazione ferroviaria causando leggeri ritardi nella circolazione. Quel fatto ha avuto delle ripercussioni in quanto la procura di Latina ha aperto un fascicolo per interruzione di pubblico servizio. 

Un atto dovuto quello della magistratura pontina che potrebbe portare all’invio di avvisi di garanzia. Attualmente, però, non c’è nulla di tutto questo fanno sapere fonti interne all’amministrazione comunale setina. La situazione sul fronte politico è ancora calda e l’incontro istituzionale tra la Polverini Campoli sarà decisivo in vista delle prossime mosse. Se il presidente della giunta regionale si mostrerà sorda alle richieste del primo cittadino di Sezze allora è facile prevedere una ripresa della protesta senza esclusione di colpi. Se, invece, il piano verrà modificato secondo le istanze e le problematiche presentante da Campoli allora il San Carlo avrà fatto un passo in più per rimanere come ora. 

Insomma la situazione politica non è affatto semplice. Il presidente Polverini sta intavolando dei colloqui con i singoli amministratori locali e venire incontro a tutte le esigenze potrebbe sembrare utopico. Il fattore più positivo da registrare è il metodo concertativo utilizzato in questo periodo dalla Polverini. Evidentemente le proteste a

qualcosa sono servite, anche quelle che potrebbero portare a strascichi legali. Campoli ha dichiarato spesso che se la voce dell’amministrazione non verrà ascoltata sono pronte altre manifestazioni di protesta a favore del San Carlo.

 


10 ottobre 2010:

QUESTIONE SANITARIA, COSI’ SPINOSA E COSI’ SENTITA

“Il Cantiere delle Idee” di Lidano Lucidi

“La questione sanitaria è molto spinosa, accende scontri da ultrà a seconda di chi governa, crea malumori tra la popolazione. Di fronte a questa situazione, pensiamo sia giunto il momento di mettere sul piatto del ragionamento alcune considerazioni”. Così inizia il suo intervento Lidano Lucidi, portavoce e coordinatore de Il Cantiere Delle Idee e continua: “Dati i dettami del piano sanitario, il punto di primo intervento dovrebbe essere addirittura potenziato poiché dovrebbe mettere in condizione il paziente di essere trasportato nelle migliori condizioni possibili presso il più vicino o più appropriato vero e proprio presidio ospedaliero. Non sono nostre parole, ma quelle del dell’Ordine dei Medici di Latina. Allora perché non partire da qui? Il pronto soccorso del Santa Maria Goretti è al collasso, quindi potenziando il nostro punto di primo intervento si avranno ricadute positive non solo per la nostra comunità, ma anche per quella del capoluogo di provincia e zone limitrofe. Oppure, e meglio, perché non pensare ad un dipartimento per l’urgenze con annesso il pronto soccorso. 

Questo significherebbe avere un pronto soccorso con annessa la sala operatoria funzionante 24 ore su 24 in cui si effettuerebbero gli interventi per le urgenze. Nella discussione generale potrebbero anche essere messi a disposizione i fondi destinati al progetto RSA, sempre se sono ancora a disposizione. Il tema della RSA è uscito fuori dal dibattito politico, sarebbe forse il caso di rimetterlo al centro, soprattutto in questo momento. Da non trascurare anche un altro aspetto, se la logica sanitaria vigente da anni è quella di ridurre il più possibile i ricoveri, perché molto costosi, si potrebbe chiedere un potenziamento dell’assistenza domiciliare 24 su 24 in modo da poter dare assistenza direttamente a casa delle persone. Se si chiedono risparmi, allora bisogna discutere anche dell’utilizzo degli stessi. Di certo abbiamo bisogno di una programmazione di medio e lungo periodo, di una discussione su un tema fondamentale come quello sanitario in senso costruttivo. È la politica che dovrebbe farsi un esame di coscienza e domandarsi come e dove ha condotto il paese, di come sia possibile aver creato un debito sanitario enorme. Speriamo che dalla fase della protesta si passi velocemente a quello della proposta, proprio per questo nei prossimi giorni divulgheremo i risultati del sondaggio che abbiamo fatto per cercare di aver ulteriori spunti di discussione e riflessione”.


4 ottobre 2010

"L'OSPEDALE DI SEZZE È UNA RISORSA DA DIFENDERE"

Sono nato a casa, ma all'ospedale di Sezze nel '91 c'è nato mio figlio

risposta di Ignazio Romano a Lidano Grassucci

Caro Lidano 

ho letto il tuo articolo del 29 di settembre e non mi trovo affatto d'accordo con quanto scrivi. Io sono nato a casa, un paio di anni prima di te, ma all'ospedale di Sezze, prima ancora che venisse intitolato a San Carlo, c'è nato mio figlio, nel 1991, e tutti i suoi coetanei non solo quelli di Sezze. 

Eppure non è né per nostalgia né per affetto che sono legato a questa struttura, ma bensì da un poco di ragione: le due sale chirurgiche, costate milioni di euro alla comunità, e le nuove corsie aperte da pochi mesi sono perfettamente funzionanti, e andrebbero utilizzate bene; la dislocazione geografica fa del "San Carlo" un ottimo presidio sanitario, soprattutto come primo intervento, per quegli abitanti dei Lepini che altrimenti dovrebbero fare chilometri per andare ad ingrossare le file nell'unico ospedale della provincia dislocato in pianura, il "Santa Maria Goretti", che sta per esplodere. 

Ti invito, in un giorno qualunque, a verificare le condizioni dei vari reparti di Latina, magari passando per il prontosoccorso. Per ultimo, ma non meno importante, sarà bene rivedere l'età media della popolazione in Italia, per poi considerare se per una persona anziana, facciamo di ottant'anni, non si chiama qualità della vita quello di avere una struttura sanitaria vicina. Chiudo precisando che non è spendendo milioni di euro per nuove strutture da costruire che si risanano i conti della sanità pubblica (forse per qualche tasca privata)... e la mira, caro Lidano, è quella. Siamo nati e viviamo in montagna, non siamo stupidi.

29 settembre 2010: 

"CI SONO NATO MA NON PROTESTO"

di Lidano Grassucci

Io all’ospedale di Sezze ci sono nato, tanti anni fa. Stava vicino a casa mia, mia madre ci arrivò il giorno del parto sul cassone di un’Ape della Piaggio. Ci ho passato interi pomeriggi assolati nelle estati in cui intorno all’ospedale c’erano solo le cicale. Sono anche nazionalista setino, ma la nostalgia, i ricordi non curano lasciano solo ferite e non le fanno cicatrizzare. Non sarei andato a protestare per la chiusura del San Carlo, quando sono nato io si chiamava solo ospedale, perché la sanità è cambiata oggi è tecnologia, solo tecnologia è quasi senza cuore. 

Oggi quell’ospedale e tanti altri sono già stati “non scelti” dai cittadini che si curano altrove. Quando andai a vivere a Latina mi veniva a prendere mio nonno con il mulo, da Latina a Sezze ci mettevamo tre ore, il tempo con cui oggi vado da Roma a Milano. La via degli archi di San Lidano era bianca e Latina era un po’ più grande di Sezze. Ora è sei volte più grande, con l’auto in 20 minuti sto al piano e le case sono ovunque, quasi non c’è soluzione di continuità.

Mi spiace, con il cuore, se Sezze chiude, lo capisco e credo sia utile con la ragione.

Oggi la sanità del Lazio costa 4 volte quella di un nostro concittadino lombardo, non ce lo possiamo permettere. Oggi dobbiamo salvare le vite di chi sta male ma anche, sono veltroniano in ritardo, le risorse per il futuro dei nostri figli. I piccoli ospedali debbono lasciare il posto a servizi di assistenza territoriale, ma l’ospedale oggi è un’altra cosa. Non credo sia ragionevole difendere l’ospedale di Sezze, vale anche per tutti gli altri piccoli ospedali, ma dobbiamo difendere la salute dei cittadini. Certo che mi dispiace la fine di un mio mondo, ma è inevitabile, per me è anche un po’ morire. Mi chiamo Lidano e dal ’93 nessun bimbo ha più questo nome, sono nato a Sezze e da tempo a Sezze non si nasce più. Ma è il tempo nuovo, ma è il mondo nuovo e sono i cambiamenti che esaltano i ricordi. No, non possiamo difendere l’ospedale di Sezze, o meglio l’ospedale di Sezze c’è è il Santa Maria Goretti di Latina. Quando, da giovane cronista, mi indignai per il degrado del territori che, secondo me aveva causato una frana, un geologo mi guardò ridendo e con pazienza mi precisò: “Tutte le cose che sono in alto prima o poi vengono giù”. Vale anche per gli  ospedali, pure per quello dove sono nato io.


2 ottobre 2010

"GRAVE ATTO DI AGGRESSIONE"

Il presidente del consiglio Giovanni Zeppieri attacca il piano sanitario regionale

di Fabrizio Agostini

Riconversione. Sarebbe questo il destino dell’ospedale San Carlo di Sezze ma riconversione è un termine difficile da decifrare secondo il presidente del consiglio comunale setino Giovanni Zeppieri. Quello di via San Bartolomeo è un nosocomio capace di dare respiro ad un bacino d’utenza piuttosto ampio e riconvertirlo significherebbe di sicuro ridimensionamento.

«Il nostro ospedale - sottolinea Zeppieri - diventerebbe un ospedale di comunità quindi non più capace di ospitare ricoverati. Questo significa chiuderlo e a nostro avviso si tratta di un grave atto di aggressione verso la comunità dei monti Lepini». Una volta riconvertito l’ospedale San Carlo,

dunque, gli abitanti di Sezze, Bassiano, Roccagorga e gli altri paesi limitrofi saranno costretti a recarsi al Santa Maria Goretti di Latina. «La trasformazione del nosocomio del capoluogo - continua il presidente del consiglio comunale - in Dea di II livello è un fattore positivo ma gli spazi

sono ancora minori rispetto a prima e quindi l’ospedale di Sezze mantiene un’importanza strategica in ambito provinciale.

 

Dove andrebbero i pazienti in caso di chiusura? Stiamo parlando della salute dei cittadini e quindi i criteri economici devono essere posti in secondo ordine». Dopo le azioni clamorose dei giorni scorsi, con l’occupazione dei binari da parte del sindaco Campoli e altri esponenti di primo piano della provincia come Titta Giorgi ed Enzo Eramo, si sono mobilitate le istituzioni con delle sinergie. «In questi giorni l’amministrazione comunale di Sezze è in raccordo con l’esecutivo provinciale e in particolare con il presidente Cusani - sottolinea ancora Zeppieri - qualcosa si sta muovendo. Dunque stiamo perseguendo le normali vie istituzionali e vorremmo che queste dessero i risultati che speriamo». Tra il dire e il fare, però, c’è sempre di mezzo il mare e l’obiettivo di tenere aperto il San Carlo appare sempre più lontano. «Se dovessero fallire i canali istituzionali - conclude Zeppieri - siamo sempre pronti ad agire con azioni forti di protesta come quelle già messe in campo nei giorni scorsi». Il leit motiv è sempre lo stesso e la richiesta alla Regione Lazio è sempre quella e il presidente del consiglio di Sezze si associa: «sarebbe opportuno chiudere gli ospedali in deficit che sono a Roma e non nella nostra provincia che, invece, non produce deficit». Al momento la situazione rimane di stallo e questo non fa che aumentare le probabilità di un’attuazione del piano sanitario previsto dall’amministrazione regionale. Le possibilità di salvare il San Carlo sono poche ma non ancora estinte.


29 settembre 2010

Appello del Sindaco Andrea Campoli alla cittadinanza e a tutte le forze politiche a partecipare alle iniziative che verranno organizzate in difesa dell’ospedale di Sezze

Comunicato stampa

La notizia della possibile chiusura dell’ospedale “S. Carlo” di Sezze ha creato allarme e preoccupazione tra i cittadini del comune lepino e le forze politiche locali.

Per questo il Sindaco Andrea Campoli ha rivolto un appello a tutta la comunità setina, invitandola ad unirsi alle iniziative che saranno organizzate in difesa del nosocomio di Sezze.

“Le Istituzioni della Provincia di Latina – si legge nella nota del Primo Cittadino -  si attendevano un confronto con la Presidente della Regione Lazio per ragionare sulla razionalizzazione e ottimizzazione delle strutture sanitarie provinciali, invece inaspettatamente la Regione Lazio annuncia tagli e chiusura. La Città ha dato una prima risposta con una manifestazione di protesta, presso lo Scalo Ferroviario, nella giornata del 28 settembre 2010. Persistendo il rischio di chiusura, il Sindaco e l’Amministrazione Comunale intera fanno appello a tutta la cittadinanza e a tutte le forze politiche a partecipare alle iniziative che verranno organizzate”.


Chiusura degli ospedali di Sezze e Gaeta, taglio di 200 posti letto, è il piano sanitario della Polverini

di Francesca Balestrieri

28 settembre 2010 La Presidente Polverini si appresta a firmare il decreto sui tagli della sanità per 3.068 posti letto di cui 1.623 per riabilitazione e lunga degenza. Il provvedimento prevede la chiusura di 17 ospedali provinciali nel Lazio, tra cui Sezze e Gaeta.

Si tratta di un saccheggio ai danni delle province, dopo che la Polverini ha fatto la campagna elettorale raccontando balle ai cittadini. Non taglierò nessun posto letto perché ho in mente una nuova idea per la Sanità del Lazio e i tagli non servono. Queste erano le sue affermazioni. Il risultato è il taglio di oltre tre mila posti e non c’è nessuna nuova idea di sanità nel Lazio.

Il Taglio di posti letto e la chiusura di ospedali colpisce pesantemente le province non tenendo conto in alcun modo che le Asl provinciali hanno il più basso indice di posti letto per abitanti rispetto a Roma e producono poco o per nulla deficit sanitario.

In particolare per la provincia di Latina si conferma il taglio di Sezze e Gaeta. I posti letto tagliati a Sezze vengono in parte destinati a ma si tratta di una operazione di facciata poiché è noto che il Santa Maria Goretti non ha spazi e che l’ospedale di Sezze aveva la duplice funzione di supporto di latina e di riferimento comprensoriale per l’area dei Lepini.

Nel dettaglio vengono tagliati i seguenti posti letto: Presidio Centro 5; Ospedale di Formia 13; Icot 73; Istituto fisioterapico Franceschini 33 (riabilitazione); Clinica Città di Aprilia 4; Villa Silvana 13 (riabilitazione).

In totale 99 posti letto oltre a quelli di Gaeta e Sezze. Raggiungendo così 200 unità.

È gravissimo che venga colpita la provincia di Latina che ha effettuato l’operazione di risanamento passando dalla perdita di 140 milioni di 

euro nel 2005 al pareggio nel 2010. Ci saremmo aspettati che non si procedesse al taglio uguale per tutti premiando le realtà virtuose e prevedendo la possibilità di fare investimenti su personale e strumentazione.

Invece i tagli non solo riguardano tutte le asl senza distinzione ma si colpiscono più pesantemente le province. Nella nostra provincia oltre alla sanità pubblica  a gestione diretta (chiusura Sezze, Gaeta e tagli a Terracina, Fondi e Formia) vengono colpite senza motivo strutture sanitarie accreditate ( Aprilia e Latina).

Sono tagli a strutture “private” di qualità e non c’è motivo di eliminare posti poiché siamo ampiamente al di sotto dei parametri sia per i posti letto per acuti che per riabilitazione. La devastazione per le altre province, compresa quella di Roma, è di uguale o superiore intensità.

È chiaro il disegno di difendere gli interessi romani della sanità e di riportarci indietro negli anni con la emigrazione dei pazienti delle province a Roma, tendenza che nei cinque anni di governo di centrosinistra era stata fortemente ridimensionata.

Gravissimo è il blocco della costruzione dei due nuovi ospedali , quello dei Castelli e quello del Golfo e nulla si prevede per il personale precario della sanità anche a fronte dell’obbligo che in base alla finanziaria prevederà il taglio del 50 per cento dei contratti con conseguente chiusura di reparti e servizi.

Voglio esprimere apprezzamenti nei confronti del professor Frati, Magnifico Rettore dell’Università “La Sapienza” e Preside della Facoltà di medicina per aver difeso, nei confronti della Polverini, la permanenza del Dea di II livello a Latina, istituito nel 2008, primo ospedale con le alte specialità nel Lazio, fuori dalla città di Roma.


14 settembre 2010

SONDAGGIO SULL'OSPEDALE DI SEZZE

Promosso da “Il Cantiere delle Idee”

La costituenda ed aperta coalizione “Il Cantiere delle Idee” formata dai movimenti politici PSI, PDL, Udeur, lancia un’iniziativa sulla sanità setina rivolgendosi direttamente ai cittadini. È stato infatti elaborato un sondaggio che verrà somministrato a mano, e tramite box, nel quale si chiederà un’opinione sulla sanità locale. A fare un quadro dell’iniziativa è uno dei coordinatori Lidano Lucidi: “L’idea del sondaggio nasce dall’esigenza di far partecipare attivamente i cittadini alla vita politica ed amministrativa di Sezze. Troppo spesso le persone vengono coinvolte solo durante l’elezioni per spuntare una X sulla scheda elettorale, per poi essere dimenticate, o al limite, poco e male coinvolte. A testimonianza di ciò, pochi mesi fa, è stato emanato dalla Regione Lazio un decreto in cui è previsto un ridimensionamento dell’ospedale di Sezze. Da allora ci sono state riunioni, un consiglio comunale convocato ad hoc, volantinaggi, petizioni popolari, interventi sulla carta stampata. Ma da qualche tempo è calato il silenzio. Un tema così importante come la salute dei cittadini, che non viene messo al centro della vita amministrativa. Va bene l’apatia politica degli ultimi tempi, ma così è troppo. 

Tra l’altro il famoso decreto prevede la possibilità di presentare proposte per l’utilizzo delle strutture in relazione al fabbisogno delle popolazioni locali. Ma quali sono i fabbisogni della popolazione di Sezze? Che giudizio hanno i cittadini dell’ospedale? Cosa vorrebbero veder migliorato? È possibile ripensare i servizi sanitari o introdurne di nuovi e innovativi? È sufficiente avere una struttura ospedaliera per garantire la salute delle persone? Sono domande sulle quali sarebbe opportuno sentire l’opinione della cittadinanza, perché sono proprio le famiglie che vivono sulla loro pelle i mal funzionamenti della sanità. La politica dovrebbe lavorare sulla proposta, evitando di non far finta di vedere l’inefficienze, gli sprechi, che si annidano in quella che è l’odierna fabbrica di debiti del sistema sanitario. Rileviamo inoltre come l’amministrazione non abbia provveduto a nominare, soprattutto in questo momento, un assessore alla sanità. Una persona competente che quotidianamente si rapporti con i vari enti istituzionali. Se si sta ripensando la sanità nazionale e regionale, grazie anche all’introduzione del federalismo, non possiamo permetterci di non lavorare 24 ore su 24 per seguire i processi legislativi e sociali in atto. Non basta avere in amministrazione un numero consistente di operatori in ambito sanitario. 

È il tempo della responsabilità amministrativa, dell’innovazione programmatica, di capire i veri bisogni delle famiglie e cercare di risolverli. Le cinque domande su cui chiediamo un parere sono: 1) Quali sono i servizi che ritieni indispensabili per l’ospedale di Sezze? 2) Quali, tra i servizi già esistenti, vorresti veder migliorati? 3) Quali alternative per la sanità setina? 4) Secondo la tua opinione le varie amministrazioni comunali hanno saputo difendere l’ospedale di Sezze? 5) Che giudizio dai all’ospedale di Sezze? Successivamente presenteremo i risultati del sondaggio e sul giudizio della cittadinanza apriremo un confronto propositivo.

Dai una sola risposta per ogni domanda e manda una mail al seguente indirizzo:  lidano.lucidi@libero.it

1) Quali sono i servizi che ritieni indispensabili per l’ospedale di Sezze?

a) geriatria

b) medicina

c) punto di primo intervento

d) poliambulatori

e) day surgery (interventi chirurgici con ricovero giornaliero)

f) servizio prelievi 


2) Quali, tra i seguenti servizi già esistenti, vorresti veder migliorati?

a) geriatria

b) medicina

c) punto di primo intervento

d) poliambulatori

e) day surgery (interventi chirurgici con ricovero giornaliero)

f) servizio prelievi

g) assistenza domiciliare 


3) Quale tra le seguenti alternative preferiresti per la sanità setina?

a) RSA ( residenza sanitaria per anziani)

b) Lungodegenza

c) Assistenza domiciliare 24 ore su 24

d) Posti letto medicina geriatria post acuzie

 
4) Secondo la tua opinione le varie amministrazioni comunali hanno saputo difendere l’ospedale di Sezze?

a) No

b) Sì
c) Non so 


5) Che giudizio dai all’ospedale di Sezze?

a) scarso

b) insufficiente

c) sufficiente

d) discreto

e) buono

f) ottimo


16 giugno 2010

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO

CONTRO LA CHIUSURA DELL'OSPEDALE DI SEZZE

> Convocazione Consiglio Comunale Straordinario

Si è tenuto ieri sera, martedì 15 giugno, presso l'auditorium Mario Costa il Consiglio Comunale Straordinario contro la decisione del Commissario straordinario per la sanità della Regione Lazio, Renata Polverini, di chiudere l'Ospedale “San Carlo  di Sezze. Presenti numerose autorità giunte dai Comuni limitrofi, dalla Provincia e dalla Regione.

Articoli pubblicati sul n° 58 del periodico MondoRe@le

EDITORIALE

di Simone Di Giulio

Tra i tanti interventi che hanno fatto da contorno al consiglio straordinario solo alcuni hanno lasciato un segno... almeno in me. Ovvie e giustificate e le prese di posizione di Montino e Moscardelli, che naturalmente hanno attaccato a spron battuto le decisioni della Polverini. Anche se, oggettivamente, il passaggio del capogruppo del Partito Democratico sulla situazione dell'ospedale di Acquapendente me lo sarei risparmiato. Chissenefrega di Acquapendente e dei poveri abitanti di Viterbo costretti ad andare a Terni a farsi curare? Altrettanto giustificato il restare con i piedi per terra e il cauto ottimismo da parte di Di Giorgi, che comunque fa parte della maggioranza alla Pisana e sa benissimo che già così Latina non viene trattata con i guanti, figuriamoci contrastando la cara governatrice sul primo provvedimento adottato in qualità di presidente della Regione. Le parole che mi hanno colpito di più, invece, sono quelle di Erasmo Spaziani e Annamaria Bilancia. Sentire due esponenti politici di paesi confinanti con Sezze mi ha confermato che facciamo spesso gli scienziati, ma che in realtà abbiamo tanto da imparare. Soprattutto dalla Bilancia, che nel suo accorato intervento ha sottolineato le similitudini con quanto accaduto nella sua città un anno e mezzo fa, con la fine del "Regina Elena" di Priverno. Un appello che purtroppo i sezzesi non hanno potuto cogliere. Meglio così... si sarebbe corso il rischio di sentirsi meno scienziati.

 

“Il San Carlo non è un ospedaletto”

L’attacco di Campoli al provvedimento di Renata Polverini:

“Metodo sbagliato e scelta inaccettabile da parte della Pisana”

di Alessandro Mattei

Per scongiurare la chiusura dell'ospedale San Carlo di Sezze il presidente del consiglio comunale Giovanni Zeppieri ha convocato una assise straordinaria presso l'auditorium del turismo "Mario Costa". Alla presenza di diverse autorità istituzionali, di molti addetti ai lavori e di pochi cittadini (considerato il tema che si trattava), il 15 giugno è andato in scena un consiglio comunale che ha visto buona parte degli amministratori della città, e direi dell'intero comprensorio lepino, d'accordo nel dire "No alla chiusura del San Carlo, sì al diritto della salute di tutti i cittadini". Il primo a prendere parola è stato il sindaco di Sezze Andrea Campoli che, ancora una volta, non ha usato mezzi termini per criticare il decreto di riordino della rete ospedaliera firmato dal commissario straordinario alla Sanità del Lazio, Renata Polverini. E proprio con la presidente della Regione Lazio il primo cittadino ha avuto un lungo colloquio in occasione della visita degli studenti pontini a Israele nell'ambito di percorso di studi sulla Shoah come Memoria dell'Europa. Campoli ha riferito che da parte della Polverini ci sono state delle rassicurazioni, quanto meno sul provvedimento di chiusura degli ospedali di provincia, nel senso che potrebbe essere aperto un dialogo, cosa che il commissario ad acta alla Sanità non ha fatto prima di firmare il riordino degli ospedali del Lazio. A tal proposito Andrea Campoli nel suo intervento ha parlato di "metodo sbagliato" e di "scelta inaccettabile", proprio in virtù del ruolo che il San Carlo negli ultimi anni ha avuto per la sanità provinciale, fungendo "da padiglione del nosocomio Santa Maria Goretti" grazie soprattutto all'apertura del Day Surgery, con i reparti di chirurgia generale e oculistica. Dopo anni di isolamento e di depauperamento, infatti, il nosocomio setino era sul punto di riprendere respiro con una prospettiva tutta in discesa per rilanciare l'offerta sanitaria per tutti i Comuni dei Monti Lepini. "Il nostro non è un ospedaletto - ha chiosato il sindaco di Sezze - ma stiamo parlando di una struttura che oggi più che mai ha un ruolo strategico nell'offerta sanitaria del nostro paese e dei Comuni limitrofi. Non possiamo consentire che una scelta di questo tipo, dettata anche da ricatti, possa ledere l'interesse dei nostri cittadini". Campoli ha annunciato che il percorso per difendere il San Carlo è appena iniziato; ci sarà un lavoro sinergico con tutte le forze politiche disposte a battersi per difendere il diritto alla salute. Noi auspichiamo che ci siano anche quelli che dovrebbero essere i veri protagonisti di questa battaglia, ossia i cittadini.

 

La testimonianza dei consiglieri regionali

Duri attacchi alla Polverini da Montino e Moscardelli. Più cauto e ottimista Di Giorgi

di Alessandro Mattei

Significativa nell'ambito della seduta consigliare straordinaria è stata la presenza di diversi consiglieri regionali. All'assise sul San Carlo hanno preso parte Esterino Montino e Claudio Moscardelli del Partito Democratico e Giovanni Di Giorgi del Popolo delle Libertà. L'ex vice governatore del Lazio alla platea che lo ascoltava ha voluto spiegare il perché di un provvedimento sbagliato che va a tagliare posti letto in quei territori di provincia che necessitano di sanità e di valide prestazioni sanitarie. Il decreto 48/49, riguardante il riordino della rete ospedaliera del Lazio, viene visto dal capogruppo del Pd alla Pisana come una inversione di tendenza rispetto alla politica sanitaria messa in atto dalla Giunta regionale dell'ex governatore Pietro Marrazzo che, nel corso della legislatura, ha potenziato molte strutture sanitarie di Provincia. "Il risanamento della Sanità regionale va fatto - ha detto Montino - ma occorre logica per farlo, e questo decreto dimostra di non averne perché è impensabile chiudere strutture sanitarie strategiche anche per i nosocomi della capitale". Sulla stessa lunghezza d'onda il consigliere regionale Moscardelli che ha parlato della sanità provinciale come una delle poche eccezioni che non produce debito ma eccellenze sanitarie e professionali presenti nei vari distretti del comprensorio. Diametralmente opposto il ragionamento del consigliere del Pdl Di Giorgi, che ha affermato afferma: "L'ospedale di Sezze non chiuderà, ci sarà una ottimizzazione dei servizi e del personale in linea con l'intero Piano sanitario.   Esso contiene elementi importanti al fine di razionalizzare le risorse e migliorare la qualità dei servizi e da questo punto di vista anche l'ospedale di Sezze può trarre grandi benefici". Di Giorgi parla della riconversione del San Carlo in questi termini. "L'ospedale setino diventerà un PTP, (Presidio Territoriale di Prossimità). Per valutare al meglio questa trasformazione occorre tenere presente che la necessità di fornire risposte appropriate alla domanda di salute, espressa soprattutto dagli anziani, implica l'attivazione di nuove forme assistenziali rispetto a quelle offerte tradizionalmente dagli ospedali per acuti. Appare quindi strategico programmare la realizzazione di strutture in grado di fornire risposte socio-sanitarie non basate soltanto sull'alta tecnologia ma che risultino appropriate ai bisogni del paziente e dei suoi familiari". 

 

Tanti politici, poca gente

Nonostante la gravità della situazione i cittadini non hanno risposto all’appello.

Ennesimo segnale del divario tra amministrazione ed elettorato?

di Simone Di Giulio

C'erano proprio tutti all'auditorium "Mario Costa" per il consiglio straordinario sul futuro dell'ospedale "San Carlo" dopo il progetto di riordino della sanità laziale emesso da Renata Polverini. In tanti hanno voluto essere presenti in questo momento davvero delicato per la provincia di Latina, che dopo gli enormi problemi che affronta a livello aziendale, adesso si trova con la grana delle strutture sanitarie e paga a caro prezzo la 'solita' sudditanza da Roma, nemmeno sfiorata dal decreto del commissario ad acta, ma causa primaria degli enormi debiti accumulati dal comparto nel corso dei decenni. Tante, tantissime, le autorità politiche presenti all'audotorium: i consiglieri regionali Montino, Di Giorgi e Moscardelli, i consiglieri provinciali Guidi, Nuglio, Spagnoli, Bevilacqua ed Eramo. Importanti anche le presenze in rappresentanza dei comuni del comprensorio, il sindaco di Bassiano Cacciotti, quello di Roccagorga Amici, quello di Pontinia Tombolillo, quello di Cori Conti, chiaro segnale che la ventilata ipotesi di chiusura dell'ospedale "San Carlo" sarebbe un danno enorme per l'intero territorio dei Lepini. Gli unici assenti di rilievo erano proprio quelli che subiranno sulla loro pelle i tagli imposti dalla Polverini, i cittadini, che nonostante i tanti inviti (volantinaggi alla stazione ferroviaria, incontri di partito, coordinamenti di ogni genere, pubblicità sui social networks più importanti) hanno preferito mancare all'appuntamento. Difficile giustificare la loro assenza limitandosi a parlare di orario complicato in un giorno feriale. Piuttosto questa situazione potrebbe testimoniare per l'ennesima volta lo strappo creatosi tra la politica, le istituzioni in generale, e le persone, che spesso si sentono importanti solo alla vigilia di tornate elettorali. Un vero peccato, perché questo genere di battaglie si dovrebbero affrontare con una compattezza e una unità di intenti che va fuori dagli schemi. Di certo a Sezze dell'ospedale si parla e si parlerà a lungo, magari in piazza o davanti ad un caffè. Ma poi non ci si venga a lamentare se qualcosa non va come si spera. Oppure ci si lamenti… tanto per il sezzese medio (inutile che cerchi di farsi passare come setino) il lamento a titolo perso è diventato valido pretesto per parlare.   

 

Il consiglio approva il documento unitario

Su suggerimento della minoranza si realizzerà un tavolo di confronto con la Polverini

di Simone Di Giulio

L'atto ufficiale della classe politica di Sezze si racchiude in un documento redatto in Commissione Capigruppo il giorno prima del consiglio straordinario e approvato all'unanimità al "Costa" il 15 giugno. Nel testo si bolla come scriteriata la scelta di tagliare 50 posti etto di post-acuzie nei reparti di Medicina e Geriatria dell'ospedale di Sezze, dopo che il nosocomio ha garantito per anni importanti risposte alle esigenze di cura e di diritto alla salute dell'intero territorio provinciale, in particolare per l'area centro-nord della provincia e per il comprensorio dei Lepini. Non condivisibile - secondo i rappresentanti della massima assise cittadina - la scelta di chiudere un ospedale dove di recente sono state aperte due sale operatorie. Nel documento si cerca di non avviare una campagna politica contro la Polverini e contro il centrodestra, ma si punta sulla necessità di far rivedere le posizioni assunte ed emerse nel decreto che, di fatto, sancisce la fine dell'ospedale entro il 31 dicembre prossimo. Il documento, dopo la lettura pubblica da parte del presidente del consiglio comunale Giovanni Zeppieri, e un'ulteriore lettura, stavolta privata da parte del consigliere Enzo Polidoro, ha avuto un'appendice con la proposta della minoranza, Ceccano, Piccolo, Zarra e Reginaldi, che hanno chiesto ed ottenuto l'aggiunta di una postilla per aprire un tavolo di discussione proprio con la neo governatrice del Lazio. Il documento unitario è stato approvato all'unanimità, con 17 voti favorevoli su 17 presenti. Unici assenti il consigliere di maggioranza Lino De Angelis, giustificato, e i consiglieri di minoranza Di Palma, Vitelli e Cerroni, che hanno deciso di astenersi proseguendo nella loro battaglia in favore della Regione delle Provincie. Un'autentica secessione da Roma che forse, in questo delicato momento, poteva anche essere momentaneamente accantonata. Ha votato per la prima volta in consiglio, infine, Giovanni Bernasconi, al debutto in surroga del dimissionario Enzo Eramo.

12 giugno 2010

DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA SALUTE NEL NOSTRO TERRITORIO!
DOCUMENTO COSTITUTIVO DEL COMITATO “SALVIAMO L’OSPEDALE DI  SEZZE”

Si è costituito il “Comitato in difesa dell’Ospedale di Sezze”. Il documento allegato è l’atto costitutivo proposto dai soggetti firmatari, cui altre forme associative e singoli cittadini potranno aderire, contribuendo, con la loro partecipazione, a dare una ferma risposta al provvedimento di chiusura dell’Ospedale di Sezze. Per quanti volessero contattarci, è a disposizione l’indirizzo email: salviamoospedalesezze@gmail.com

Il 31 maggio 2010 la Presidente della Regione Lazio, nonché Commissario straordinario per la sanità, Renata Polverini, ha decretato il taglio dei  posti letto dell'Ospedale “San Carlo  di Sezze. 

Nel “Piano degli interventi per la riconduzione dell’offerta ospedaliera per acuti, riabilitazione post-acuzie e lungodegenza medica agli standard previsti dal Patto per la Salute 2010-2012” si prevede che entro il 31 dicembre 2010 le attività “per acuti” vengano trasferite presso altre strutture. 

Il nosocomio di Sezze, i cui reparti di geriatria e medicina accolgono pazienti da tutto il territorio dei Monti Lepini e non solo, dunque,  chiuderà i battenti, così come quello di Gaeta. La decisione della Presidente Polverini non sembra scaturire da una reale analisi della situazione delle strutture socio-sanitarie della nostra Regione e della nostra Provincia in particolare, ma piuttosto da una politica autoreferenziale e poco vicina alle esigenze dei cittadini.  

Durante l'ultima campagna elettorale l'allora candidata Polverini aveva promesso più volte che mai avrebbe chiuso strutture sanitarie, anzi si era impegnata affinché alcune di esse, già chiuse, come quella di Priverno, potessero essere di nuovo funzionanti. Ora, di quelle parole non resta nulla più che l'amarezza per una decisione che penalizza il nostro territorio e la nostra provincia, già al di sotto degli standard minimi  nel numero di posti-letto per abitanti.  

La chiusura della struttura ospedaliera di Sezze arriva senza alcun preavviso: non c'è stata da parte della Regione la sensibilità e la correttezza di dialogare con gli enti locali, con le comunità che ora dovranno, in qualche modo, fare fronte a questa emergenza. Se, come sembra, la decisione della chiusura del “San Carlo” dovesse essere definitiva, il nostro paese, che spesso negli anni si è distinto per l'attenzione rivolta al settore socio-sanitario, mancherebbe quel ruolo di punto di riferimento per la sanità pontina.

La difesa dell'Ospedale non è, dunque, una battaglia politica di una parte contro l'altra, né una sterile rivendicazione campanilistica, ma è una battaglia in difesa  del diritto alla salute di tutti i cittadini del nostro territorio. Un territorio che non può essere ricondotto ad una semplice delimitazione geografica, ma che deve essere inteso come rete di servizi alla persona, orientata con equità e ponderatezza. 

Il pubblico interesse alla salute pubblica deve coinvolgere una comunità diffusa, che nella identità provinciale sappia trovare la propria dimensione, fatta di valorizzazione delle strutture esistenti e di riconoscimento degli investimenti realizzati. Inoltre, con la sua scellerata decisione di eliminare l' ospedale cittadino, ed in generale con tutto il piano di riorganizzazione dell'offerta sanitaria, dalla Regione Lazio non arrivano alternative valide, come ampliamenti di altre tipologie di servizi sanitari assistenziali a cui la comunità possa rivolgersi.  

Il taglio è dunque scriteriato, irrazionale e privo di una visione generale della sanità del Lazio, ma rientra semplicemente in una logica economicistica e di mercato che poco si adatta alle esigenze primarie della cura e della salute delle persone.  

Per  questi motivi è importante che tutta la comunità, con i cittadini, le associazioni e i partiti politici si unisca nella battaglia civile contro la chiusura dell'ospedale, rivendicando il sacrosanto diritto alla salute. Non si faccia cassa sulla pelle dei cittadini!

Firmatari: 

Partito Democratico, Sinistra e Libertà, Comitato di Sezze per l’acqua pubblica, Legambiente Sezze, Buna Seara Romania, Araba Fenice, CGIL, CISL, Lega SPI Sezze, Lega Pensionati.


2 giugno 2010

Ci risiamo, vogliono chiudere l'ospedale "San Carlo" di Sezze

a cura di Ignazio Romano

Il nuovo governatore della Regione Lazio, Renata Polverini con la sua maggioranza di centro-destra, appena eletta ed al suo primo atto, per ripianare il deficit dell'Ente, chiude dieci strutture sanitarie del Lazio tra cui il "San Carlo" di Sezze. 

Tutto questo mentre l'ospedale di Latina scoppia ed il diritto alla salute, quello che la Costituzione Italiana garantisce al Cittadino, è seriamente messo a rischio. Effetti della crisi e dei troppi sprechi che oggi, per ripianare le casse dello stato, questo governo ha deciso di affrontare tagliando la spesa della sanità e, per distinguersi, quella della scuola.

Lo Stato Sociale insomma, quello in cui per anni ci siamo positivamente contraddistinti, che il mondo intero ci ha sempre invidiato e che solo oggi gli Stati Uniti d'America a fatica stanno conquistando. E da noi perché lo vogliono togliere?

«Nessuno deve essere preoccupato perché non stiamo assolutamente tagliando nulla, anche perché tagliare un posto letto non significa risparmiare, perché rimane il costo della struttura e del personale».

Così la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, a margine delle celebrazioni per l'Unità d'Italia all'Altare della Patria, ha parlato della situazione della sanità del Lazio e dei recenti provvedimenti in materia. «Stiamo procedendo ad una riconversione dei troppi posti letto di ospedale che abbiamo - ha precisato - Daremo risposte diverse al territorio con Rsa e lungodegenze».

> Comunque questa mattina tutti i giornali  titolavano così:

CRITICHE ALLA DECISIONE DELLA POLVERINI

Chiude il San Carlo «Sarà battaglia»

Campoli: pronti alla mobilitazione

2 giugno 2010 - LATINA OGGI - articolo di Alessandro Di Norma

C'è anche il «San Carlo» di Sezze tra i dieci indicati nel piano di riordino della rete ospedaliera del Lazio. La struttura che oggi conta 32 posti di medicina (sub acuzie), 16 di geriatria (post acuzie) e 6 di day-surgery, la chirurgia giornaliera, sarà «disattivata». In altri termini è concreto il rischio della sua definitiva chiusura. In tal caso l’ospedale preposto per accogliere i pazienti prima destinati al nosocomio setino è il Santa Maria Goretti di Latina.

Tale misura è contenuta nei dodici decreti che la neo governatrice del Lazio Renata Polverini nonché commissario ad acta alla sanità ha consegnato al Governo per «attuare il piano di rientro dal deficit». Misure duramente criticate dall’amministrazione comunale di Sezze. Il primo a «complimentarsi » con la governatrice è stato il sindaco Andrea Campoli. «Queste misure - spiega - contraddicono nettamente quanto sostenuto in campagna elettorale. Vale a dire il mantenimento degli attuali ospedali. Aveva, addirittura, annunciato la riapertura di quelli che erano stati chiusi. Le sue scelte - sottolinea Campoli - non le condividiamo poiché non sono corrispondenti alle reali necessità del territorio. 

A pagare per questa situazione, ancora una volta saranno i cittadini. Ci chiediamo dove saranno portati i pazienti considerando le condizioni di affollamento dell’ospedale di Latina? La mia - continua il sindaco - non è una rivendicazione municipalistica ma riconosco semplicemente la funzione strategica dell’ospedale di Sezze per questa parte di provincia. L’atto della Polverini

(il primo della suo mandato, ndr) annulla anni di sacrifici che avevano portato, in un contesto di tagli e riconversioni, a un accrescimento dei servizi offerti dall’ospedale di Sezze come il day-surgery e l’oculistica».  Nel marzo scorso, la Asl aveva, inoltre deciso di istituire un ambulatorio odontoiatrico. Provvedimento che verosimilmente, decadrà. «L’amministrazione comunale - conclude Campoli - è pronta a una mobilitazione istituzionale e popolare per impedire che questo atto si compia definitivamente». 

Sulla stessa linea di pensiero anche il presidente del Consiglio comunale Giovanni Zeppieri che sin da subito ha mostrato forti perplessità sul provvedimento di Renata Polverini. «Daremo battaglia con tutti i mezzi a noi concessi affinché sia evitata la chiusura dell’ospedale di Sezze. Per quanto mi riguarda ho già provveduto a convocare una riunione d’urgenza dei capigruppo nella quale valuteremo la possibilità di convocare un Consiglio comunale straordinario per discutere proprio della delicata questione. E’ mio intento - sottolinea - invitare all’assise anche i consiglieri regionali eletti nella provincia di Latina per affrontare al meglio la situazione che desta forti preoccupazioni non solo alla mia parte politica ma anche in alcuni colleghi dell’opposizione». I decreti firmati lunedì scorso dal commissario Polverini sono necessari per allineare il Lazio allo standard di quattro posti letto per mille abitanti.

Per fare ciò è prevista la divisione in quattro macro aree con la riduzione delle Asl da dodici a otto. Riduzione che comincerà alla scadenza dei contratti dei manager nominati da Piero Marazzo.

L’obiettivo è quello di arrivare in pochi anni a un'unica Asl a Roma, una nella sua provincia e una per le quattro restanti. Tali misure, tuttavia dovranno ancora essere esaminate dal Governo affinché lo stesso sblocchi i 420 milioni di euro di Fas (fondo aree sottoutilizzate) necessari per coprire il deficit dell’anno scorso e scongiurare l’aumento dell’Irpef e dell’Irap.


2 marzo 2002: 

Vogliono chiudere l'ospedale

A sentire i politici sono tutti d’accordo nel difendere l’ospedale civile di Sezze.

Luigi Ottaviani, martedì su Latina Oggi, descrive ed elogia l’andamento positivo della struttura sanitaria. Riporta dati e cifre che parlano chiaro “L’ospedale di Sezze funziona” anzi, viste le carenze del comprensorio, è necessario.

Anche sui giornali, dunque, tutti si danno da fare.

 Eppure la notizia è che sono in pericolo i reparti di CHIRURGIA, RADIOLOGIA, ANALISI e addirittura il PRONTO SOCCORSO. Lo prevede il piano ASL che, sordo ai richiami delle autorità locali (ricordiamo anche la manifestazione sotto gli uffici della regione Lazio di qualche mese fa) resta fermo sulle decisioni prese dal direttore dell'azienda unità sanitaria locale di Latina Salvatore Cerignotta.

 Tutti uniti dunque?... Neanche per sogno!

Alla manifestazione di sabato 2 marzo 2002 (che ho fotografato) ha partecipato solo la maggioranza comunale, e a Ferro di Cavallo (mentre le autoambulanze continuavano la spola con l’ospedale) c’erano circa trecento persone (qualcuno ha malignato fossero i dipendenti della struttura stessa….che malizia questi compaesani ! )

 Dopo gli interventi di Giovanbattista Giorgi (Il Presidente del consiglio comunale ha ricordato la vicenda di OSTETRICIA, sottolineando che il caso non è ancora chiuso) 

del Sindaco Giancarlo Siddera (che mette l’accento sulla volontà reale, da parte di tutte le forze sociali, di dare a Sezze i servizi, volontà mantenuta durante la giunta Badaloni ed ora in pericolo sotto la presidenza Storace alla regione), 

del capogruppo dei DS Italo Marchetti (che invita “Insieme per Sezze” e “Progetto Sezze 2000” a presentare valide alternative di lotta) in fine, c’è stato un intervento non previsto del direttore della Ludoteca setina Rosalino. 

 Come Nanni Moretti, Rosalino Trabona, con parole dure e ricordando di essere setino da venti anni e non di nascita, ha chiesto ai sezzesi:

"CHE COSA VOGLIAMO FARE DI QUESTO PAESE ?"  Rosalino non ha usato esattamente la parola “COSA” ma ha tutta la mia approvazione. Il suo discorso, ampio, non politicizzato e con parole che sono uscite dal cuore (oltre che dal buonsenso) ha sorpreso i presenti. Mettendo a nudo la realtà di un paese che sta morendo, sotto lo sguardo incurante dei suoi abitanti. Impegnati a strumentalizzare beni oggettivamente sociali, a seguire mode e bandiere che portano lontano dalle esigenze e dalla storia di Sezze.

  In tutta questa confusione, una parte dell’opposizione comunale ha le idee chiare. Concordi con il nuovo piano ASL, accettare la dura realtà, tenendo conto che dopo aver speso decine di miliardi, sbagliando bilanci e politiche, Sezze non ha più diritto ai servizi citati, trasformando in questo modo l’ospedale in dormitorio.

  Così, a pagare per le presunte colpe amministrative, saranno i cittadini onesti, che si vedono ridurre prestazioni e servizi garantiti da sempre.

Dopo aver esposto torti e ragioni dei diversi orientamenti politici di Sezze, occorre per tutti fare una autocritica. Rispondendo serenamente alla domanda di Rosalino:

"CHE COSA VOGLIAMO FARE DI QUESTO PAESE ? "

 

Nelle foto ho cercato di cogliere i momenti salienti della manifestazione, e il suo spirito puramente popolare e non politicizzato come si vorrebbe far credere.