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NUOVA INFORMAZIONE |
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"ANNINA" |
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Tragedia in dialetto sezzese di Luigi Zaccheo |
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17 gennaio 2004 - ore 18,00 Cattedrale Santa Maria - Sezze presentazione della tragedia "ANNINA" scritta dal Prof. Luigi Zaccheo nella foto la protagonista della tragedia "Annina". (arc. L.Zaccheo) nella foto Sezze 1920 ai tempi in cui è ambientata "Annina". (arc. L.Zaccheo) L'Arciprete - Parroco Don Luigi Libertini Il Presidente della XIII Comunità Montana - Dr. Domenico Guidi Relatori: Senatore Luigi Zanda Dott. Bruno Raponi, Presidente Tribunale di Latina Interverranno: Consigliere comunale Titta Giorgi Dott. Franco Lazzaro, Procuratore della Repubblica aggiunto di Latina Prof. Fausto Orsini, Preside I.T.C. Vittorio Veneto di Latina Per l'occasione il noto attore Stefano De Sando reciterà alcuni brani della tragedia
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Il Vice Sindaco di Sezze, Giuseppe Ciarlo, durante il suo intervento di seguito l'articolo di Luigi Zaccheo tratto da nuova informazione / ottobre 2003 Lo
stesso dialetto è ormai un fatto di folclore, si conserva la fonia, ma
il lessico è quasi finito e per sempre. Le giovani generazioni non lo
parlano più e molto spesso si vergognano di esprimersi in dialetto per
non essere oggetto di pesante ironia da parte dei numerosi italofoni. La
scomparsa della società agricola ‑ pastorale ha portato con sé
la perdita dei numerosi vocaboli legati a tale società. Ora il
dialetto, e non solo a Sezze, viene usato per far ridere, per raccontare
alcune barzellette o per macchiette di costume, declassato al solo ruolo
buffonesco. Eppure fino agli Anni 60 del secolo appena trascorso, in
occasione della veglia notturna per la morte di un congiunto le donne
per molte ore piangevano e si lamentavano del grave lutto avvenuto in
dialetto, senza certamente suscitare la benché minima ironia, anzi
coinvolgendo i presenti nella loro angoscia. Volutamente
e scientemente ho voluto rivisitare la tragedia Alcesti di Euripide
scrivendone un libero rifacimento, proprio per affrontare con l'ausilio
del solo dialetto il tema della morte, del lutto e del dolore, evitando
le banalizzazioni e soprattutto le macchiette folcloristiche e per
dimostrare quindi l'efficacia dell'idioma locale per manifestare tutta
la gamma delle sensazioni e delle emozioni legate all'esistenza
dell'uomo.
Se
nel rappresentare al pubblico la tragedia "Annina" non ci
saranno risate facili e grasse provocate dal solo uso del dialetto,
allora avrò raggiunto lo scopo che mi sono prefissato, che è quello di
conservare la valenza comunicativa della "lingua" sezzese. Ritengo
che le future generazioni debbano conoscere correttamente la lingua
italiana e alcune lingue straniere, per essere a pieno titolo cittadini
europei e del mondo, ma è altresì importante che non perdano la
conoscenza del proprio dialetto, per non smarrire la propria identità,
la propria peculiare cultura, in ,una parola se stessi. Condivido
appieno le parole di Balzac: "Se vuoi essere universale, parla del
tuo paese", perché l'uomo senza profonde radici, come l'albero, è
destinato a perire e a smarrirsi nella globalizzazione. La brutta parola
coniata di recente "glocalizzazione" (dall'unione di globale e
locale) sicuramente fa giustizia di tanti discorsi tenuti per sradicare
l'uomo dal suo ambiente e per averlo più docile consumatore di prodotti
mondiali. Scrivere
la tragedia Annina, libero rifacimento dell'Alcesti di Euripide, non è
stato affatto agevole e piacevole, perché con la memoria sono dovuto
ritornare ai lamenti delle donne durante la morte di loro congiunti e
soprattutto ho dovuto far rivivere la pesante atmosfera che si respirava
in quelle occasioni. In fondo la festa finale con cui si conclude la
tragedia Annina potrebbe richiamare la tradizione del "consulo"
(grande atto di generosità dei vicini nel fornire un pranzo ai parenti
del defunto) che rappresentava il ritorno alla normalità della vita
quotidiana, dopo che la salma, con tutti gli onori dovuti, era stata
seppellita. Spero con questo lavoro di aver contribuito, anche se in minima parte, alla salvaguardia del dialetto di Sezze, dialetto ricco di storia e di tradizioni sontuose. Si
riportano alcune parti della tragedia "Annina":
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