Associazione Leonardo Onlus Sezze

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presenta il libro

C’era una volta la RCA Conversazioni con Lilli Greco

Venerdì 26 febbraio 2010 ore 18.00 Auditorium "Mario Costa"                  INGRESSO  LIBERO 

Comunicato stampa a cura di Vincenzo Faustinella

Venerdi 26 febbraio alle ore 18,00, presso l’Auditorium Mario Costa, Lilli Greco tornerà a Sezze, sua città natale, per presentare il libro “C’era una volta la RCA – Conversazioni con Lilli Greco”, Coniglio Editore, 2007 (prefazione di Paolo Conte).

Alla manifestazione parteciperanno Maurizio Becker e Francesco Coniglio, rispettivamente autore ed editore dell’opera letteraria che ripercorre gli anni della mitica RCA sulla via Tiburtina, a Roma.

Ospiti d’onore della serata saranno Jimmy Fontana - con il quale il maestro Greco improvviserà qualche brano al pianoforte, tra cui anche Il mondo, che è stato arrangiato proprio dal musicista setino - e Lina Wertmuller – per la quale, invece, Greco ha composto la colonna sonora del film Ferdinando e Carolina.

Il Sindaco di Sezze, Andrea Campoli, che ha già attivato la procedura amministrativa per il riconoscimento della Cittadinanza Benemerita a Lilli Greco, porterà i saluti di tutta la cittadinanza a questo suo illustre “compaesano”, nonché agli altrettanto illustri ospiti convenuti.

La serata sarà presentata dalla giovane giornalista setina, Paola Bernasconi.

Oltre al patrocinio del Comune di Sezze, l’organizzazione potrà avvalersi della collaborazione dell’Associazione Culturale Noi di Suso.

Lilli Greco

pseudonimo di Italo Nicola Greco (Sezze, 1934), è un produttore discografico, compositore, musicista, e arrangiatore italiano.
Dopo essersi diplomato in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma con il maestro Rodolfo Caporali, inizia la carriera concertistica che abbandona nel 1957, quando viene assunto dalla RCA Italiana come assistente musicale, attività a cui presto affiancherà quella di produttore discografico.
Negli anni sessanta lavora con tutti i nomi più prestigiosi di questa casa discografica: per citarne alcuni, ricordiamo Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Gabriella Ferri; in alcune occasioni si dedica anche alla composizione.
Negli anni settanta fonda insieme a Paolo Dossena la Delta, casa discografica con la quale scopre e lancia Riccardo Cocciante; la Delta lavora anche come casa di produzione, e in questa veste collabora con la RCA Italiana e le altre etichette satelliti come la IT, producendo i dischi di molti cantautori come Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Paolo Conte (è proprio Greco che convince quest'ultimo a cantare, oltre che a scrivere canzoni per se stesso).
Negli anni ottanta si dedica alla composizione di colonne sonore, diventando consulente musicale per Lina Wertmuller. Ha a che fare anche con altri musicisti quali Gaio Chiocchio, gli Avion Travel, Marcello Murru, Roberto Sironi o Nicoletta della Corte.

nella foto sotto Lilli Greco con Lina Wertmuller         qui sopra con un giovanissimo Francesco De Gregori

Sui libri e sulle home page dei siti dedicati a Sezze, alla voce: personaggi famosi, il nome Lilli Greco non compare ancora. E perché dovrebbe? Chi sarà mai questo Lilli Greco da meritarsi cotanta benemerenza da comparire al fianco dei vari Valerio Flacco, Pietro Marcellino Corradini, fino a i più recenti Emanuela Leggeri e Maurizio Martufello?
Agli appassionati di musica, e in modo particolare ai conoscitori dell’intera discografia di Francesco De Gregori, da Theorius Campus in poi, il nome Lilli Greco non è nuovo. Anzi, per loro, adesso, questo nome evocato nella canzone Marianna al bivio (Album Alice non lo sa) - dove, appunto, << ...Lilli Greco non capisce, ma che Iddio lo benedica...>> - ha finalmente un volto e anche un’origine a dir poco sorprendente.
Italo Nicola Greco, detto Lilli, è nato infatti a Sezze, il 1 giugno del 1934, da Bruno Greco e Monti Maria. La famiglia dei Greco, compreso il ramo genealogico dei Grecco (la consonante doppia è dovuta certamente ad un errore di trascrizione amanuense in sede anagrafica) è originaria della zona dei Colli di Suso.
Viaggiando su Wikipedia dopo aver digitato il nome Lilli Greco, oltre alle sue origini - comprovate tra l’altro da un atto di nascita cartaceo ben conservato negli archivi dell’Ufficio anagrafe del Comune di Sezze - è possibile ottenere le seguenti informazioni:
Dopo essersi diplomato in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma con il maestro Rodolfo Caporali, inizia la carriera concertistica che abbandona nel 1957, quando viene assunto dalla RCA Italiana come assistente musicale, attività a cui presto affiancherà quella di produttore discografico.
Negli anni sessanta lavora con tutti i nomi più prestigiosi di questa casa discografica: per citarne alcuni, ricordiamo Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Gabriella Ferri; in alcune occasioni si dedica anche alla composizione.
Negli anni settanta fonda insieme a Paolo Dossena la Delta, casa discografica con la quale scopre e lancia Riccardo Cocciante; la Delta lavora anche come casa di produzione, e in questa veste collabora con la RCA Italiana e le altre etichette satelliti come la IT, producendo i dischi di molti cantautori come Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Paolo Conte (è proprio Greco che convince quest'ultimo a cantare, oltre che a scrivere canzoni per se stesso). 
Negli anni ottanta si dedica alla composizione di colonne sonore, diventando consulente musicale per Lina Wertmuller. Ha a che fare anche con altri musicisti quali Gaio Chiocchio, gli Avion Travel, Marcello Murru, Roberto Sironi o Nicoletta della Corte.

Quattro cani per strada

di Francesco De Gregori

<<Qualcuno di voi conosce il significato del testo di questa canzone? Ho sentito dire che i Quattro cani sono dei  personaggi noti…>>.

<<Io ricordo solo una dichiarazione, riguardo al fatto che la canzone “è la più personale che abbia mai scritto”. Sembra strano però, comunque dopo questa dichiarazione è automatica l’idea che sono quattro amici. E come Falco 67 anch’io penso che il quarto sia proprio lui>>.

<<Anch’io sapevo gli stessi personaggi che ha scritto Marco: e cioè Venditti, Patty Pravo, lo stesso Principe e una certa (sic) Lilly Greco. Sapete dirmi chi è?>>

[tratto da una discussione in rete apparsa sul sito www.degregori.ircq.it il giorno 05-09-2002, ora riportata nel libro C’era una volta la RCA – Conversazioni con Lilli Greco- pag.102 Coniglio Editore – Roma 2007 ]

Lilli Greco con Maurizio Becker

Conversazioni con Lilli Greco

Trent'anni di storia della musica italiana con partecipazioni straordinarie
di Giorgio Maimone
Uno di quei bei libroni grandi che dà soddisfazione tenere in mano. Uno di quei bei libroni per leggere i quali ci vuole molto tempo davanti. Sono 350 pagine di grande formato, ricche di immagini ma anche di testimonianze. Un lavoro che deve essere costato parecchia fatica e parecchio tempo all'autore e curatore Maurizio Becker: dall'idea alla realizzazione tre anni di lavoro, come spiega nell'introduzione. Anche perché quello che sembra un libro di agiografia aziendale (la Rca, ora come quasi tutte le case discrografiche inglobata nella Sony) è in realtà un'agiografia personale, tutta rivolta alla figura di Lilli Greco, celebre nel mondo della canzone d'autore per la frase di Francesco De Gregori: "Lilli Greco non capisce / ma che iddio lo benedica / tra un bicchiere e una bistecca mi diverte" ("Marianna al bivio" da "Alice non lo sa").
E chi è Lilli Greco e perché merita un libro di 350 pagine king size? Lilli è stato uno dei produttori principi della Rca negli anni in cui la casa discografica americana, o meglio la sua filiale romana, era al centro della politica culturale italiana, in particolare per quanto riguarda i cantautori. Da lì sono passati in tanti: se la storia del cantautorato italiano muove i primi passi (quelli storici) da Milano con Nanni Ricordi che era riuscito a conoscere il talento di Gino Paoli, Luigi Tenco, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi, Fabrizio De André, i passi successivi, ossia la seconda ondata dei cantautori, viene fuori da Roma, dalla Rca, dalla triade Micocci, Melis, Lilli Greco, rispettivamente direttore artistico, big boss e produttore della Rca. Vogliamo fare dei nomi? Paolo Conte, Lucio Dalla, Piero Ciampi, Francesco De Gregori, Antonello Venditti.

Ma non sono i soli. Tra le "grinfie" di Lilli Greco sono passati anche Gianni Morandi, Patty Pravo, Gabriella Ferri, gli Avion Travel, Nada, Gianni Meccia (il cantautore per cui venne coniato il termine "cantautore"), Edoardo Vianello Rita Pavone, i Rokes, Jenny Sorrenti, Angelo Branduardi e persino, per un breve periodo, ma quello culminato nel successo di "Vengo anch'io, no tu no" Enzo Jannacci.
E allora, diciamocelo subito, il personaggio che viene fuori, Lilli Greco così come lui stesso si racconta e come viene fuori dai racconti degli artisti e dei collaboratori a vario livello, è un personaggio tutt'altro che simpatico. Presuntuoso, umorale, assolutamente sicuro delle sue idee e poco disposto ad ascoltare quelle degli altri, sempre sicuro di essere nel giusto e con idee musicali ispirate a una formazione classicheggiante. Dice di lui Vincenzo Micocci (il Vincenzo che Fortis avrebbe volentieri ammazzato: "Vincenzo, io ti ammazzerò") che Lilli Greco "sbagliava le gomme" agli artisti che produceva. "in fin dei conti - dice Micocci - non credo che Greco abbia la natura dei discografico: gli sfugge quel punto delicatissimo che è il contatto con il mercato".

La lettura quindi del maxi-volume diventa tanto più importante quanto più si lascia Lilli Greco dietro le quinte e in questo la scrittura e l'importazione del volume da parte di Becker aiuta. Ogni pezzo delle memorie di Lilli Greco è affrontata per temi coerenti, magari approfondendo un'artista o una canzone e, a fianco, come incastonata nel testo, ma differenziata da un fondino di un colore diverso c'è sempre l'intervista di un'artista o di un tecnico o collaboratore della Rca che racconta la sua versione dei fatti. E queste interviste, che rappresentano un po' il controcanto alle elucubrazioni di Lilli sono la parte vincente del libro, quelle che ne fanno una sorta di "Imperdibile" per chi voglia percorrere la storia della musica d'autore e italiana in genere dagli anni sessanta al duemila.
A livello diverso intervengono Paolo Conte con una prefazione di suo pugno, Vincenzo Micocci, Venditti, Meccia, Jimmy Fontana, Sergio Bardotti, Francesco De Gregori, Edoardo Vianello, Luis Bacalov, Lina Wertmuller, Franco Migliacci, Patty Pravo, Gianni Morandi, Armano Trovajoli, Ennio Morricone, gli Avion Travel e Mario Castelnuovo. Molto piacevoli anche i titoli dei capitoli che vanno da: "Magic moments in via Tuburtina" a "E Morricone soffiò", da "Duello in sala A" a "In provino veritas" e terminano con "Il disco è finito"

Di particolare interesse i due capitoli dedicati a Patty Pravo, il cui destino si è più volte mischiato con quello di Lilli Greco. Il primo è "Sconcerto per Patty" e si riferisce a un bizzarro episodio che, in un certo senso, è coinciso con uno dei cambi pelle di Patty Pravo, quello che da ragazza del Piper la trasformò in signora della musica italiana. Il disco era "Concerto per Patty" e proponeva nello spazio di un Lp, un brano di 12 minuti e 20", inciso con un'orchestra di 80 elementi che fu un insuccesso clamoroso. Secondo capitolo dedicato a Patty è "Duello in sala A" e si riferisce a cinque anni dopo. Per un lustro le strade professionali di Lilli Greco e Patty Pravo non si erano più mischiate dopo l'insuccesso precedentemente descritto. Siamo a tempi di "Pazza idea" che Patty afferma di avere inventato in proprio e Lilli racconta in maniera differente. I due però lavorano come separati in casa: Lilli fa le basi prima e chiama Patty solo per cantare, a lavoro finito. Clima molto teso, ma ancora più teso nel 1988 ai tempi di "Pigramente signora", dal clima teso si era passati ai dispetti. Buffo che Patty, in un'intervista a fianco, ricordi molto pacatamente il periodo e non pretenda rivincite di sorta. Molto più signora.
Di grandissimo livello la parte iconografica che comprende,
nonostante le difficoltà di reperimento e la mancanza di aiuto da parte della Rca, molte copertine d'epoca e fotografie originali e in buona parte inedite, anche di momenti "dietro le quinte" dell'epopea Rca: da Lucio Dalla che canta in mutande, allo stesso Dalla e a Baglioni con gli occhiali in campo per giocare a pallone a Melis e Paul Anka che giocano a tennis insieme, a Dino e Oscar Prudente in posa su una pista da bowling (entrambi mancini). Da incorniciare infine una dichiarazione di Lilli Greco (in fondo è il suo libro!): "Per me Battisti incarna la decadenza della musica leggera italiana. E' da allora che in Italia non si fanno più canzoni". Transeat.

C'era una volta la Rca (Conversazioni con Lilli Greco)
Maurizio Becker
Coniglio Editore - 2007 (finito di stampare nel mese di settembre)
352 pagine - € 48,00 - Nelle librerie

Lilli Greco con Paolo Conte

RCA La culla della canzone italiana

di Antonio Ranalli

Un libro-conversazione col produttore Lilli Greco racconta gli anni d’oro della casa discografica Rca, che lanciò artisti come De Gregori, Dalla, Venditti, Conte. Storia di un sogno: raggiungere gli standard degli americani.

Ennio Morricone ricorda i litigi con Franco Migliacci e Lilli Greco perché voleva che le canzoni non fossero banali. Litigi che però, sottolinea il premio Oscar, “finivano sempre all’osteria a mangiare pasta e fagioli”. Questo è quello che poteva succedere alla Rca situata al chilometro 12 di Via Tiburtina a Roma, un luogo in cui è nata e cresciuta buona parte della musica italiana, da Lucio Dalla a Paolo Conte, da Renato Zero ad Antonello Venditti, da Francesco De Gregori a Patty Pravo, passando per Domenico Modugno, Gino Paoli, Rita Pavone e Gianni Morandi. A ripercorrere la storia di questa grande avventura artistica, nata 50 anni fa per volere di Papa Pio XII, è il bellissimo libro di Maurizio Becker C’era una volta la Rca. Conversazioni con Lilli Greco (Coniglio Editore, 352 pagine, 48,00 euro). Un’opera monumentale, ricca di aneddoti, interviste agli artisti e ai protagonisti della casa discografica, oltre a bellissime foto che completano l’opera da un punto di vista visivo. A fare da trait d’union con i suoi ricordi è appunto il produttore Lilli Greco, che mise per la prima volta piede in Rca nell’autunno del 1958 come assistente musicale, quando gli studi si trovavano ancora in Viale Pola. 

L’etichetta statunitense viveva un momento particolare. Era arrivata nel dopoguerra per volere di Pio XII, che chiese all’allora presidente della Rca Victor, Frank Folsom, di costruire una fabbrica a Roma nel quartiere San Lorenzo, colpito dalle bombe della guerra. Questi, grazie al piano Marshall, aprì prima una sede di rappresentanza e poi nel 1951 il famoso stabilimento di Via Tiburtina. Dapprima la casa discografica si limitava a stampare e distribuire i dischi che arrivavano direttamente da oltreoceano. Successivamente, iniziò a dedicarsi agli artisti italiani, con la direzione affidata al conte Enrico Pietro Galeazzi. Le vendite però non davano i risultati sperati e così, nel 1954, qualcuno pensò anche di chiudere. Fu ancora Papa Pacelli a imporre una sorta di nuova gestione, facendo nominare direttore il suo allora giovane segretario Ennio Melis, figura che diventerà fondamentale. La Rca è stata la prima compagine estera a investire anche sul prodotto locale, cosa che qualche anno più tardi verrà imitata anche dalle varie Emi, Wea e Cbs. Se il compianto Ennio Melis è stato per la Rca il direttore illuminato, cui tra l’altro si deve la parola “cantautore”, Lilli Greco invece è stato il fautore di quel suono che per tanti anni avrebbe contraddistinto i dischi usciti da Via Tiburtina, un po’ come quando negli anni 60 la Motown e la sua divisione soul furono così famosi da creare il Motown Sound. Prima di questo libro di lui si sapeva poco, se non altro che da molti artisti era piuttosto temuto. 

Eppure nonostante la sua formazione al Conservatorio di Santa Cecilia, e una promettente carriera da pianista classico, Lilli Greco ancora oggi osserva che “c’è differenza tra una musica di Mozart e Buonanotte fiorellino di De Gregori”. Alla Rca si cercava di raggiungere la qualità sonora dei dischi americani. “Nel 1959-1960” ricorda Greco “quando il mercato iniziò a tirare e noi a pubblicare i primi dischi, ci chiedemmo come adeguarci agli standard americani. Alla fine capimmo che il nodo cruciale stava nella fase del missaggio: è li che nasce il sound”. I primi dischi venivano registrati in presa diretta ma “con l’avvento delle macchine a tre piste, iniziammo a intervenire sul suono. I mixer di vecchia generazione avevano solo tre bottoni: alte, medie, basse. I nuovi filtri offrivano invece la possibilità di abbracciare tutto lo spettro delle frequenze udibili dall’orecchio umano, da 60 a 12 mila periodi”. Ma è solo con la creazione nel 1962 degli studi di Via Tiburtina che vennero allestite sale dotate di mixer particolari. Ad affascinare in quel periodo erano anche le “invenzioni sonore” di Phil Spector. “Era senza dubbio un caso curioso” prosegue Lilli Greco. “Il primo a parlarmene fu Jimmy Fontana. Ascoltando You’ve Lost That Lovin’ Feeling dei Righteous Brothers, Jimmy notò che i suoni erano rallentati e mi chiese: perché non facciamo una cosa del genere anche noi? Stavamo lavorando a Il mondo, una canzone che per i suoni contenuti si poteva benissimo prestare all’esperimento. 

Così andammo da Ennio Morricone, che era il maestro incaricato di curare l’arrangiamento, e gli facemmo ascoltare il pezzo dei Righteous Brothers. Inizialmente non era d’accordo. Diceva: ma perché dobbiamo seguire gli americani? Alla fine però l’esperimento lo incuriosì, perché si rese conto che in effetti un sound di quel tipo in Italia non si era mai sentito”. Leggendo il libro dalle frasi degli artisti arrivano anche rivelazioni inedite. “Con Lilli non era facile lavorare” spiega Morricone (cui tra le altre cose si deve l’arrangiamento di Sapore di sale di Gino Paoli) “ma quella della Rca era una famiglia. Bacalov, io ed altri, pochi altri, ci trovavamo di fronte a bellissime canzoni, come Io che amo solo te, ma anche ad altre con i giri di Do, Re, Sol. Con l’arrangiamento volevamo riscattare la banalità di certi pezzi. La Rca andava bene perché si osava. Ora non c’è più perché non è più tempo di osare”. Il paroliere e produttore Franco Migliacci, che si definisce “un abusivo della musica leggera”, ricorda che i successi scritti per Gianni Morandi e Rita Pavone erano dovuti al fatto che “io scrivevo per la gente. Lilli era una specie di medico dei pazzi. Una volta mi chiese ‘perché non canti?’. Io lo feci, ma di nascosto. Ricordate la sigla del cartone animato Mazinga? Beh, ero io a dire Mazinga!”.

I grandi protagonisti della musica italiana degli anni 60 ci sono tutti. Quello con Patty Pravo per Greco è stato “senz’altro un rapporto difficile. In fondo le scintille fra me e Nicoletta ci sono state da subito e la storia de La bambola lo dimostra”. La stessa Patty Pravo conferma gli attriti ma spiega anche che “senza quelli non ci sarebbero stati neppure i punti di incontro” e su La bambola afferma che “sapevo sarebbe stata la mia condanna. Nel senso buono, ovviamente. La registrai forse un po’ controvoglia”. E poi i grandi sforzi per imporre al pubblico Paolo Conte. Greco ricorda che, nella seconda delle tre serate organizzate per farlo conoscere, al Teatro Centrale, dietro il Teatro Argentina, c’era solo “qualche volontario” e il suo dentista con la moglie. E si scopre anche che quando scoppiò il fenomeno Rita Pavone, negli anni 60, alla Rca qualcuno pensò di far arrivare alla Fiat delle lettere in cui si suggeriva il lancio di un’automobile dedicata a lei, la Pavoncella. E che Lucio Dalla viveva sempre all’interno degli stabilimenti e che ogni volta che suonava finiva in mutande perché, come racconta il fonico Giovanni Fornari “si divincolava come un gatto”. 

Più che una casa discografica la Rca era un laboratorio, e dove persino il mitico bar degli studi era un crocevia di incontri che si tramutavano in collaborazioni artistiche. “La Rca era una casa discografica-editoriale che scovava e acquisiva talenti, li curava, li allevava e ne pubblicava i dischi” commenta Lilli Greco. “Oggi si vuole solo far uscire questa cosa nera (il cd) che intrappoli l’attenzione della gente. In discoteca chissà quanti piccoli Mozart muoiono, dobbiamo prenderli e insegnare loro un mestiere autentico. Paolo Conte è nel mondo intero perché è una persona colta, non è un impiegato della musica”. Triste la conclusione di Lilli Greco per il quale i dischi oggi “sono un po’ come stampare dei biglietti da visita. Invece di usare il disco per tramandare il lavoro di un artista, si fanno dischi per tentare di vendere”. Oggi passando sul grande raccordo anulare all’altezza di Via di Sant’Alessandro si può scorgere ancora quella che era la Rca: lo storico marchio campeggia ancora in alto, in bella evidenza, ma al posto delle sale di registrazione ci sono magazzini per abiti e scarpe.

la serata di Lilli Greco

 vera, concreta, dissacrante 

Il Sindaco Andrea Campoli ha proposto per Lilli Greco la cittadinanza benemerita