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Jeph
Anelli
Fiori d'amore
Descrizione:
È
storia della poesia d’amore detta con i fiori ed è scienza
dell’amore d’oggi che può essere detto (soltanto?) con i
fiori.
Jeph
Anelli intende la poesia, dopo e con Eliot, come l’altro modo,
più emotivo, di pensare il mondo e usa i fiori per
evocare tali emozioni. Ma è pur sempre poeta che dice, con i
fiori, l’amore: quello euforico e quello disforico,
l’appassionato e il disperato, del corpo e della mente, della
natura e della cultura.
Rino Caputo
Argomento:
Poesia
Collana:
Fuori Collana
ottobre
2009, 296 pagine - € 20.00 - ISBN: 978-88-6266-188-1 |
Il
linguaggio dei fiori nella poesia amorosa di Jeph Anelli
di
Rino Caputo
Per
dire la poesia dei fiori, a Jeph Anelli serve la scienza, ma non
basta! La scienza è
quella della quantità, innanzitutto, e, soltanto dopo, della
qualità: occorre raggruppare, elencare, classificare per
comprendere e intendere il campo individuato. Ma la scienza è
anche modello, procedura, metodologia, ricerca dell’univoco
tendenzialmente universale. E per sperare di fare davvero scienza
occorre, allora, restare (troppo?) nella quantità, affidarsi
(limitarsi?) all’univoco.
La poesia è, invece,
scarto imprevisto, è regola che viene dopo il volutamente rotto
disordine; è quindi scienza solo alla fine della ricerca, quando
si sedimenta come risultato raggiunto, più e meno felicemente,
dall’osservatore operatore.
I
fiori di Jeph Anelli sono, perciò, dichiaratamente arbitrari,
persino quelli più corrivi (come la ‘rosa’…o la
‘ginestra’…ecc., ecc.), volutamente introvabili nelle
classificazioni date, sia della scienza che della poesia.
Certo, il ‘raccoglitore’ nostro contemporaneo sa le metafore
concresciute nel tempo e negli spazi della poesia euroccidentale
(ma è encomiabile, altresì, il tentativo di odorare, qua e là,
i profumi planetari più lontani). Il sillabario trascelto è però
denso di tradizione e, insieme, fresco di innovazione. E’ storia
della poesia d’amore detta con i fiori ed è scienza
dell’amore d’oggi che può essere detto (soltanto?) con i
fiori.
Jeph
Anelli intende la poesia, dopo e con Eliot,come l’altro modo, più
‘emotivo’, di pensare il mondo e usa i fiori per evocare tali
emozioni. Ma è pur sempre poeta che dice, con i fiori, l’amore:
quello euforico e quello disforico, l’appassionato e il
disperato, del corpo e della mente, della natura e della cultura.
Sicché, dopo Petrarca e i suoi posteri Colleghi, anche per il
nostro antologeta contemporaneo Laura, cioè l’ “amor et
gloria” della poesia, s’identificherà con il Lauro (‘Laurus
amoena’) e il Lauro
sarà la cifra - perennemente ossimorica - della (sua) poesia:
Una
ghirlanda di lauro
mi
cinge il capo
per
il mio successo,
per
il mio trionfo,
per
la mia gloria,
per
la mia vanità:
e
nulla mi fa più male.
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