SEZZE CHE VERGOGNA

         L'Anfiteatro perduto

Riqualificazione partecipata | Sezze che scompare | Sezze la notte

Teatro Sacro Italiano
Il Teatro Sacro Italiano, più comunemente noto come “L'Anfiteatro di Sezze”, nacque su iniziativa di Filiberto Gigli nei primi anni '50. Il luogo, con tutti i suoi simboli, anche quelli un pò retorici, fu capace di richiamare l'attenzione del Mondo come testimonia il quotidiano “Il Messaggero di Latina” del 30 Luglio 1957: “Ambasciatori di 35 nazioni (…) hanno acceso nel tardo pomeriggio le lampade votive che i loro paesi hanno donato al nuovo Teatro Sacro di Sezze (...)” Quello che venne realizzato fu un intervento architettonico quasi naturalistico; appoggiate sulle curve di livello, una fila ordinata di gradoni di fronte ad un’enorme area pianeggiante permetteva di creare un clima quasi surreale di raccoglimento e unione negli spettatori. “Tremila persone, uomini donne e ragazzi, si spogliano dei panni di tutti i giorni e indossano quelli di mille e mill’anni indietro.” Scrisse la rivista “Rotosei” nel 27 settembre 1957 in riferimento alla prima volta che venne rappresentata la passione di Cristo nel nuovo anfiteatro naturale. Le rappresentazioni della passione in processione per le strade del paese il giorno del venerdì Santo vennero integrate dalle rappresentazioni estive in questo luogo, reso magico dalla massiccia partecipazione di attori e spettatori. 
L’utilizzo dell’Anfiteatro per gli scopi per cui era nato dura però solo alcuni anni. Ne segue la trasformazione della spianata in un campo di calcio con i gradoni ora adibiti a spalti per i tifosi. Non mancano però le manifestazioni canore, memorabile è la "Allora... Canto anch'io" del 1970, e gli spettacoli teatrali nei mesi estivi che, grazie all’elevata capienza della struttura, richiamano fino a diverse migliaia di spettatori. Agli inizi degli anni ‘90, dopo 40 anni dall'inaugurazione, l’Anfiteatro ha bisogno di ristrutturazione. Viene presentato all'APT (l’Azienda di Promozione Turistica) un progetto che prevede la ristrutturazione e messa in sicurezza con un preventivo di 300.000 €. Viene invece approvato dalla Regione Lazio un progetto più ambizioso ed esoso, proposto dall’amministrazione guidata dal sindaco Zarra, che viene finanziato dall'Agenzia DOCUP (Il DOCUP è uno strumento di Programmazione delle Regioni e delle Province autonome finalizzato all'utilizzo di fondi strutturali comunitari) di cui però il 25% dell'intero costo deve essere sostenuto dal Comune richiedente. 

Ad oggi l'opera, non ancora finita, non è mai stata inaugurata e riconsegnata alla comunità.

Seguono alcuni documenti che fanno apprezzare l'importanza che il Teatro Sacro Italiano ha avuto per circa 40 anni nella storia culturale di Sezze e del territorio.

Ringrazio Vincenzo Faustinella per il materiale della manifestazione "Allora...Canto anch'io"


Sezze, 23 febbraio 2018                                                                              comunicato stampa

Enrico Forte (PD): L’anfiteatro di Sezze grande attrattore turistico, un patrimonio che va reso di nuovo fruibile alla comunità.

“L’anfiteatro di Sezze rappresenta una grande risorsa dal punto di vista culturale e turistico e per questo continuerò a seguire da vicino le vicende legate alla sua ristrutturazione  per impegnare la Regione a portare a termine l’opera”.  

E’ quanto dichiarato ieri pomeriggio dal consigliere regionale del PD, Enrico Forte, nel corso di un affollato incontro pubblico a Sezze, alla presenza di cittadini e amministratori.

Davanti da una platea di circa duecento persone, Enrico Forte ha parlato della volontà della Regione di giungere alla valorizzazione delle potenzialità culturali e gastronomiche di Sezze in chiave turistica ed economica, con una particolare attenzione al recupero dell’Anfiteatro. Il grande teatro sacro all’aperto, costruito negli anni cinquanta del secolo scorso per ospitare migliaia di spettatori venuti ad assistere  alle varie rappresentazioni della Passione di Cristo di Sezze, era stato oggetto, all’inizio degli anni duemila, di una profonda ristrutturazione e trasformazione mai portata a termine, tanto che il sito risulta, ad oggi, abbandonato e inutilizzabile.                                                   

“Insieme all’assessore al bilancio e patrimonio della Regione, Alessandra Sartore, stiamo già da tempo studiando la complessa situazione burocratica legata all’Anfiteatro di Sezze, in  modo da mettere in campo le necessarie procedure per consentire il pieno recupero della struttura– continua Enrico Forte - Si tratta di una vicenda non semplice ma è nostra precisa volontà provare a restituire a Sezze e all’intera comunità provinciale e regionale, la piena fruibilità di un bene che potrebbe diventare un importante attrattore turistico, con migliaia di persone che potrebbero assistere dalle gradinate a tanti spettacoli all’aperto, tra cui la Passione di Cristo di Sezze, uno straordinario evento noto in Italia e all’estero, candidato per diventare patrimonio immateriale dell’Unesco. Il mio, il nostro impegno in Regione è quello di provare ad attuare ogni azione possibile in tal senso”. 


Sezze, 25 novembre 2017                                                                                     Mondo Re@le
Nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche spuntano 700mila euro per l’Anfiteatro e la grande croce

Spuntano a sorpresa anche l’Anfiteatro e la croce di viale delle Rose tra gli interventi che il Comune di Sezze ha deciso di inserire all’interno del Piano Triennale delle Opere Pubbliche (2018-2020), approvato di recente in giunta e che per diventare esecutivo dovrà ottenere il vaglio del consiglio comunale, con tutte le polemiche che presumibilmente si creeranno rispetto alle scelte dell’esecutivo guidato da Sergio Di Raimo. Il piano triennale, approvato contestualmente agli interventi da svolgere entro la fine del 2018, ha un valore di investimenti pari a circa 8 milioni di euro, in parte provenienti dalle casse comunali, in parte da finanziamenti di regione, Stato e Comunità Europea. Tra le opere che verranno realizzate nel primo anno compreso nel piano spicca la sistemazione della scuola dei Colli danneggiata dal terremoto dell’agosto 2016, ma anche la messa a norma del “Tasciotti” con oltre 200mila euro di finanziamenti, il parcheggio a raso i località S.Isidoro a Sezze scalo, la sistemazione della viabilità rurale e delle zone colpite da calamità, queste ultime due inserite nei Piani di Sviluppo Rurale della Regione Lazio, per un valore totale di 750mila euro. 

Per il 2019, invece, oltre ai 150mila euro riservati all’efficientamento della pubblica illuminazione nei quartiere periferici, si prevedono oltre 500mila euro per il recupero di Piazza De Magistris, 100mila per la sede comunale, 150 per il San Michele Arcangelo e 500mila per il parcheggio di Sant’Andrea (prima tranche di un’opera che dovrebbe essere conclusa nel 2020). Tra le voci delle opere da realizzare entro il 2019 appaiono un po’ a sorpresa anche l’Anfiteatro e la croce, con una previsione di spesa rispettivamente di 600mila e 100mila euro. Pochi i dettagli che emergono dalle tabelle del Piano Triennale delle Opere Pubbliche, ma già la dicitura “Completamento del Teatro Italiano” fa capire che l’ente sembra orientato a completare la struttura esistente e a renderla fruibile, in barba a chi la ritiene un “ecomostro” e vorrebbe che venga abbattuto e ripristinato lo stato del vecchio Anfiteatro. Poche indicazioni, a parte il costo, anche sulla croce, uno dei simboli della città. Se ne prevede il restauro, ma non è dato sapere se sarà accesa come qualche anno fa. Il culmine dei lavori previsti dal piano approvato all’unanimità dalla giunta, sarà per il 2020. Anche in questo caso un occhio di riguardo verrà riservato alla viabilità urbana, ai parcheggi soprattutto, con due importanti interventi al parcheggio della Vallicella e a quello in via del Mattatoio. Dovrà attendere il 2020, invece, la scuola “Valerio Flacco” di Sezze scalo, il cui intervento di 340mila euro per la manutenzione straordinaria sarà realizzato nel terzo anno. Due importanti e costosi interventi, infine, saranno realizzati entro il 2020, quello a ridosso delle mura poligonali a San Rocco (334mila euro) e quello della rete fognaria in via dei Templi, per il quale saranno necessari quasi 800mila euro. Opere importanti, che potrebbero cambiare il volto della città, ma che rischiano di restare sulla carta per mancanza di fondi, senza la partecipazione dei privati, con tutte le polemiche che potrebbero innescare.


Sezze, 10 maggio 2016                                                                                          Mondo Re@le

Anfiteatro, la Regione vuole indietro 1,3 milioni di euro

Altro che compensazione. La Regione fa sul serio e nonostante la voci circa una compensazione tra i fondi destinati al depuratore e quelli che il Comune ha sperperato nella distruzione dell’Anfiteatro e nella realizzazione dell’Ecomostro in via Piagge Marine (compensazione mai confermata, qualora la si volesse ritenere verosimile), la Pisana ha ufficialmente chiesto all’ente comunale di restituire 1,3 milioni di euro, stanziati in precedenza dall’Unione Europea e dallo Stato per la realizzazione di quello che sarebbe dovuto essere il nuovo Teatro Italiano, costringendo la giunta comunale ad incaricare un avvocato per affrontare un processo che si preannuncia infuocato. La somma che la Regione ha chiesto indietro è di 1.323.651,72 euro, frutto di due distinti finanziamenti nell’ambito del Programma Docup 2000/2006. 

Dopo un tentennamento e una sospensione della richiesta (dovuta al fatto che il Comune aveva affermato di non aver ricevuto le comunicazioni), la vicenda è andata avanti, costringendo il Comune ad intervenire. Per questo motivo la giunta, seguita qualche giorno dopo dal sindaco con un decreto, ha deliberato la necessità di contestare il contenuto della determinazione “poiché – si legge nel documento approvato in giunta – sussistono giusti motivi da far valere innanzi all’autorità giudiziaria affinché dichiari l’inesistenza del diritto di credito della Regione Lazio nei confronti del Comune in relazione all’obbligo di restituzione delle quote di cofinanziamento”. Pochi i dettagli sui quali l’ente cercherà in sedi consone di far valere i propri diritti. Tra questi c’è che la Regione, già in fase tecnico progettuale, non avrebbe rilevato carenze che potessero far presupporre la mancata operatività della struttura e di conseguenza l’impossibilità di usufruire della stessa, ammettendo comunque a finanziamento i due progetti presentati dal Comune. Un appiglio che probabilmente non sarà sufficiente, considerato che la Regione è stata il tramite di un finanziamento europeo e che a certificare la bontà di un progetto e la sua realizzabilità, oltre agli aggiornamenti sui lavori in corso, sono di solito il Responsabile Unico del Procedimento o, spesso e volentieri, il direttore dei lavori. Dopo la deliberazione di giunta il sindaco Campoli ha deciso di affidare all’avvocato Alberto Costantini l’incarico di promuovere un giudizio innanzi al Giudice Ordinario. Il costo per l’ente sarà di 7.282,6 euro.


Sezze, 5 febbraio 2016                                                                                              Sky TG24

E da oggi la brutta figura varca i confini nazionali

A Sezze, in provincia di Latina, oltre 2 milioni di euro di fondi europei dovevano servire a ristrutturare un anfiteatro naturale e invece sono serviti solo a creare uno dei più grandi ecomostri della regione Lazio.Vedi il sevizio televisivo >>   Servizio di Sky TG24


Sezze, 1 giugno 2015                    resoconto a cura dell'Agesci Sezze - Clan CrazyHorse

Consegna della petizione al Sindaco di Sezze, Andrea Campoli e al Presidente della Regione Lazio, Zingaretti

Siamo ormai giunti al momento clou dell’iniziativa. Dopo quasi un anno d’impegno fatto di tante ricerche e una raccolta firme finale, siamo pronti a consegnare il nostro lavoro. Mercoledì 3 Giugno, alle ore 12 circa, presso l’auditorium ‘Mario Costa’ a Sezze, il Clan Crazy Horse presenterà al sindaco Andrea Campoli e, in occasione della sua visita, al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, la ‘Petizione popolare per il completamento e il ripristino dell’agibilità dell’Anfiteatro di Sezze’. Come già detto nell’articolo precedente questa non è la nostra petizione, ma la vostra, di TUTTI! 
Invitiamo dunque chiunque voglia a partecipare con noi alla consegna della Petizione e della raccolta firme al sindaco Campoli e al presidente Zingaretti.


Sezze, 25 maggio 2015                   resoconto a cura dell'Agesci Sezze - Clan CrazyHorse

Raccolte 1122 firme a sostegno della petizione per il completamento e il ripristino dell’agibilità dell’Anfiteatro!

Dichiariamo la raccolta firme conclusa! Vogliamo ringraziare, dal primo all’ultimo, tutti i cittadini che hanno preso a cuore la nostra petizione, ma che dico la nostra, la vostra, di TUTTI! 

Abbiamo raggiunto un risultato che all’inizio difficilmente avremmo pensato raccogliendo ben 1122 firme. Nonostante la sfortuna della pioggia iniziale di sabato mattina molti sono accorsi per testimoniare che a noi questo paese interessa e non possiamo permettere che venga deturpato dall’incuria e dall’indifferenza. Adesso siamo coscienti che i nostri ideali non rappresentano solo le nostre volontà, ma quelle di molti come noi. La raccolta delle firme è sì terminata, ma adesso arriva la parte più difficile, portare la voce dei firmatari a chi di dovere.

Siamo già all’opera per tutto questo, ci saranno novità a breve.


Sezze, 2 maggio 2015                        articolo inchiesta a cura del Gruppo Agesci di Sezze  

Anfiteatro: da simbolo Universale a misero fallimento.

Sabato 16 e domenica 17 maggio si terrà la raccolta di firme per la petizione popolare volta a chiedere il completamento e il ripristino dell'agibilità dei luoghi. Ci saranno due banchetti: uno davanti all'Anfiteatro, il sabato mattina, e il secondo a Ferro di Cavallo, per il resto delle due giornate.

Al Sindaco del Comune di Sezze: Andrea Campoli

Al Presidente della Regione Lazio: Nicola Zingaretti

Al Presidente del Governo Italiano: Matteo Renzi

PETIZIONE POPOLARE PER IL COMPLETAMENTO E IL RIPRISTINO DELL’AGIBILITA’ DELL’ANFITEATRO DI SEZZE

COME SI E’ ARRIVATI ALLA SITUAZIONE ATTUALE

Il Teatro Sacro Italiano, più comunemente noto come “L'Anfiteatro di Sezze”, nacque su iniziativa di Filiberto Gigli nei primi anni '50. Il luogo, con tutti i suoi simboli, anche quelli un pò retorici, fu capace di richiamare l'attenzione del Mondo come testimonia il quotidiano “Il Messaggero di Latina” del 30 Luglio 1957: “Ambasciatori di 35 nazioni (…) hanno acceso nel tardo pomeriggio le lampade votive che i loro paesi hanno donato al nuovo Teatro Sacro di Sezze (...)” Quello che venne realizzato fu un intervento architettonico quasi naturalistico; appoggiate sulle curve di livello, una fila ordinata di gradoni di fronte ad un’enorme area pianeggiante permetteva di creare un clima quasi surreale di raccoglimento e unione negli spettatori. “Tremila persone, uomini donne e ragazzi, si spogliano dei panni di tutti i giorni e indossano quelli di mille e mill’anni indietro.” Scrisse la rivista “Rotosei” nel 27 settembre 1957 in riferimento alla prima volta che venne rappresentata la passione di Cristo nel nuovo anfiteatro naturale. Le rappresentazioni della passione in processione per le strade del paese il giorno del venerdì Santo vennero integrate dalle rappresentazioni estive in questo luogo, reso magico dalla massiccia partecipazione di attori e spettatori. 
L’utilizzo dell’Anfiteatro per gli scopi per cui era nato dura però solo alcuni anni. Ne segue la trasformazione della spianata in un campo di calcio con i gradoni ora adibiti a spalti per i tifosi. Non mancano però le manifestazioni canore e gli spettacoli teatrali nei mesi estivi che, grazie all’elevata capienza della struttura, richiamano fino a diverse migliaia di spettatori. Agli inizi degli anni ‘90, dopo 40 anni dall'inaugurazione, l’Anfiteatro ha bisogno di ristrutturazione. Viene presentato all'APT (l’Azienda di Promozione Turistica) un progetto che prevede la ristrutturazione e messa in sicurezza con un preventivo di 300.000 €. Viene invece approvato dalla Regione Lazio un progetto più ambizioso ed esoso, proposto dall’amministrazione guidata dal sindaco Zarra, che viene finanziato dall'Agenzia DOCUP (Il DOCUP è uno strumento di Programmazione delle Regioni e delle Province autonome finalizzato all'utilizzo di fondi strutturali comunitari) di cui però il 25% dell'intero costo deve essere sostenuto dal Comune richiedente. Tale finanziamento è suddiviso in due lotti: 
Il primo lotto (1.291.142 € di cui fondi comunali pari a 255.973 €) realizzato negli anni 2005-2006 prevedeva:
- demolizione e movimento terra;
- opere di fondazione;
- opere di elevazione;

- opere murarie;
- impermeabilizzazioni. Il secondo lotto (800.000 € di cui 240.000 € di fondi comunali) realizzato nel 2008 prevedeva invece:
- opere murarie;
- coperture;
- impianti elettrici e sanitari;
- pavimenti e rivestimenti;
- tinteggiatura pareti e soffitti;
- infissi interni ed esterni. I lavori sono stati regolarmente portati a termine ma nei due lotti non erano compresi alcune opere fondamentali per l’agibilità e la effettiva utilizzazione di un teatro, quali: - il palco; 
- l’impianto antincendio; - l’impianto per il trattamento degli scarichi fognari; - gli arredi. 
Nel 2012 la comunità europea, vista la perdurante inagibilità del teatro, a distanza di 7 anni dall’inizio dei lavori, fa richiesta di risarcimento dei fondi stanziati. In una lettera di risposta l'amministrazione comunale (sindaco Campoli) lamenta di non aver ottenuto dalla regione Lazio il finanziamento richiesto di 540.000 € per completare l’opera. In subordine si impegna a portare a termine l'opera considerando di:
- realizzare un palco prefabbricato;
- immettere dei bagni chimici;
- realizzare il sistema antincendio;
- bonificare e mettere in sicurezza la struttura. Interventi che richiederebbero almeno sei mesi di tempo e un impegno finanziario di 150.000 €. A tutt’oggi però, nel 2015, l'opera è incompiuta, inagibile e con ordinanza del sindaco di divieto di accesso. Le ultime news riguardanti la costruzione risalgono al 29 marzo 2015 quando il MLIS diffonde la notizia della delibera della giunta regionale dove si legge che “ l’area dell’Anfiteatro, Ecomostro compreso, è stata inserita tra i beni del patrimonio immobiliare da svendere - per fare cassa - della Regione Lazio.” L’area è stata messa in vendita per una cifra addirittura inferiore rispetto a quella dei finanziamenti ottenuti
dal Comune. Una vera e propria beffa per i cittadini, un’ottima speculazione per chi ne entrerà in possesso, un pessimo segnale per il territorio.   
LA SITUAZIONE ATTUALE 
 La situazione dell’Anfiteatro oggi è quanto mai critica. Nonostante la struttura non sia mai stata inaugurata e l’area che lo circonda sia delimitata, in quanto i lavori dovrebbero essere ancora in corso d’opera, non è difficile accedervi non essendoci controlli e barriere sufficienti ad impedirne l’ingresso. Dalle fotografie in nostro possesso è possibile vedere come l’opera sia in balia dell’incuria ma, soprattutto, e ci fa male dirlo, del vandalismo. Si cammina su un tappeto di vetri infranti, di fianco ai quali è ancora possibile vedere gli oggetti con i quali sono stati colpiti e distrutti (sassi e bastoni). C’è sporcizia ovunque, dai numerosi mozziconi di sigaretta a piatti e residui alimentari. Qua e là si possono trovare siringhe ed altri oggetti non propriamente dediti alla diffusione dell’ arte e dello spettacolo. Forse per il freddo, forse chissà, molti oggetti sono stati incendiati e hanno, se possibile, reso ancora più instabile la struttura. Oltre a questi elementi già citati, il segno del degrado umano è ravvisabile dalle numerose scritte con bombolette spray che imbrattano i luoghi interni della costruzione. Ciò che era stato costruito fino ad oggi è inutilizzabile e non basterebbe una semplice ripulita per renderlo agibile; le gradinate cominciano a manifestare i segni delle intemperie e del vandalismo con molti gradini corrosi e smussati; i bagni sono stai distrutti e in alcuni casi sono stati accesi fuochi al loro interno; l’ascensore che collega tutti i piani dell’opera è stato danneggiato e le porte per entrarvi forzate, il rischio di cadere passandogli vicino è elevato.   
I CITTADINI FIRMATARI DEL PRESENTE APPELLO CHIEDONO: 
 1) Che il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti visiti l’Anfiteatro di Sezze per rendersi conto personalmente dello stato di degrado e di abbandono in cui tale struttura versa dopo tanto ingente investimento di risorse pubbliche. 2) Che la regione Lazio, o eventualmente il Governo centrale, conceda un ulteriore contributo volto al ripristino dei danni recati alla struttura, il completamento e la piena agibilità dell’opera. 3) Nell'immediato riteniamo necessario che l’amministrazione comunale di Sezze provveda a rendere agibile la struttura, anche se in modalità provvisoria, garantendo la sicurezza e la possibilità di renderlo fruibile al pubblico.

Segue il servizio fotografico che documenta lo stato attuale dei luoghi.


Le schiave di Cartagine

Sezze, 1 4 marzo 2014

Le schiave di Cartagine è un film di Guido Brignone. È stato girato a Sezze nel 1956 all'interno dell'area dell'Anfiteatro, e vi hanno partecipato come comparse circa 20.000 sezzesi.

 


Striscia la Notizia tarocca l'Ecomostro di Sezze

Sezze 3 Novembre 2011                articolo a cura del Movimento Libero Iniziativa Sociale

Striscia la Notizia ha "taroccato" la situazione reale dell'Anfiteatro di Sezze (LT) con un servizio fuorviante,  a senso unico e tendenzioso. Utilizzando le sole dichiarazioni dell' "amico Andrea", cioè il sindaco Campoli, senza dare alcun tipo di spazio alla controparte, Brumotti, in un clima goliardico di cameratesca allegria, è riuscito a disegnare un quadro della vicenda assolutamente non rispondente alla grave realtà. Sorvolando sul fatto che non sono stati volutamente ascoltati coloro che  dell'Ecomostro hanno fatto un caso nazionale, denunciandolo anche a Striscia con varia documentazione, cioè MLIS e Gruppo Radicale alla Regione Lazio, facendo suonare una sola campana, quella dell'amministrazione locale, è apparso evidente, a chi conosce bene la vicenda, la volontà di realizzare un "servizio copertura". Innanzitutto sono state riportate cifre non corrispondenti al vero: Brumotti ha parlato di un milione e centomila euro finora utilizzati, quando in realtà per il solo primo stralcio sono stati spesi un milione e 291.142 euro e per il secondo 800.000 circa. Siamo quindi, a tutt'oggi, intorno ai due milioni e centomila euro, circa il doppio di quanto riportato da Striscia. Il servizio, poi, è stato impostato a tesi, in maniera tale che passi l'idea che quello scempio deve essere ultimato con utilizzo di ulteriore denaro pubblico, altri 800.000 euro, trovando un primo cittadino compiacente e sorridente, nel ruolo, certamente non inedito, di "pesce in barile". Ma la battaglia di  Movimento Libero Iniziativa Sociale e dei tanti cittadini che ci hanno sostenuto e continuano a sostenerci, parte da un punto di vista radicalmente diverso: l'Anfiteatro, cioè il Teatro Sacro Italiano, non poteva essere abbattuto e l'Ecomostro non poteva essere edificato. Infatti i finanziamenti utilizzati arrivano da fondi DOCUP 2000 -2006 per "lavori di ristrutturazione". Nell'area interessata a tutto si è proceduto tranne che ad una ristrutturazione. Il complesso originario dell'Anfiteatro, opera del Piacentini ad impatto zero sull'ambiente, è stato demolito con le ruspe piuttosto che essere recuperato. L'ambiente è stato irrimediabilmente devastato. L'attuale struttura in cemento, quella per la cui ultimazione qualcuno ha ancora la faccia tosta di chiedere soldi, andrebbe rasa al suolo al fine di ripristinare lo status quo ed i responsabili dello scempio chiamati a risponderne. E' questa la grave realtà di cui parliamo. E grave è anche l'atteggiamento delle diverse amministrazioni, che dall’Europa alla Regione Lazio, dalla Provincia di Latina al Comune di Sezze, continuano a mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda. Striscia ha "dimenticato" di ricordare che da mesi bombardiamo, insieme ai Radicali, la presidente Renata Polverini di interrogazioni rimaste puntualmente inevase. Niente è dato sapere sui progetti, sulle varianti in corso d'opera, sulle relative approvazioni, sulle valutazioni di impatto ambientale, sui vincoli paesaggistici e idrogeologici, nulla su pareri relativi a vincoli archeologici e su eventuali collaudi. E Brumotti si fa due risate insieme al sindaco di Sezze.


Da lassù qualcuno ci guarda

Il degrado di Sezze nelle foto dal satellite

Sezze, 4 maggio 2006                                                                                      di Ignazio Romano

Penso che neppure le vicende belliche, della seconda guerra mondiale, hanno arrecato a Sezze così tanti danni come quelli firmati dai governi che da allora si sono succeduti alla guida della città. Da questa amara considerazione, che può apparire esagerata, parte una denuncia forte da tempo sostenuta su queste pagine, e sempre diretta verso quanti hanno trattato il patrimonio storico ed ambientale del paese, a dir poco, con grande leggerezza, di fatto rendendo Sezze l’ultima ruota del carro.

Raramente nella storia moderna di Sezze l’interesse pubblico è stato messo veramente al centro dei progetti comunali, mentre, il più delle volte, la mancanza di una coscienza civica collettiva ha generato aberrazioni disastrose su tutto il territorio. La cosa non è sfuggita nemmeno all’occhio del satellite (le foto riportate sono tratte da Google maps) che, per esempio, mette in evidenza la recente ferita inferta ai danni dell’Anfiteatro in nome dei cosiddetti lavori di riqualificazione, da tempo fermi.

foto Google maps – l’abitato di Sezze ed il “buco” dell’Anfiteatro indicato dalla freccia

Ma quello che più duole, a quanti amano veramente Sezze, non è ciò che si vede, ma quello che non è più visibile neppure dal satellite: sto parlando delle testimonianze storiche letteralmente cancellate da un’edilizia scellerata, di quelle stesse testimonianze che invece altrove sono state conservate gelosamente. E non occorre neppure allontanarsi di molto: per trovare importanti ruderi, visibili nelle foto realizzate dal satellite, basta spostarsi nella vicina Norma per godersi la visione indisturbata del sito dell’antica Norba. Area archeologica semplicemente incontaminata, priva di elementi di disturbo e scrupolosamente conservata. Un elogio sincero, e la mia personale ammirazione, va ai cittadini di Norma, che hanno saputo conservare i tesori del passato per consegnarli intatti alle future generazioni. Tutto quello che non è accaduto a Sezze.

foto Google maps – il sito dell’antica Norba adiacente all’attuale abitato di Norma

Per me non è affatto facile rassegnarmi e convivere con quella mentalità gretta che è responsabile del degrado esistente nel mio paese, e sento che quando il cuore e la ragione parlano così chiaramente non è possibile ignorarli. Qualcuno, forse più di qualcuno si sentirà offeso, e mi scuso fin d’ora, ma il fatto è che la nostra città è destinata ad un declino crescente, e sarà sempre più difficile arrestarlo se non si interviene con decisione.

Invito tutti i sezzesi a riflettere per tempo e, ora che la politica ha nuovamente “gettato la spugna con gran dignità(come ha scritto De André ) Vi invito a ponderare scrupolosamente l’atteggiamento da prendere verso i temi dell’ambiente e della storia, affinché i futuri governanti non continuino a considerarli come semplici argomenti di folclore. Ma la speranza maggiore, che poi è il mio sogno, è quella di modificare la coscienza collettiva, ed in particolare la mentalità dei giovani, che più di ogni governo possono e devono modificare questa realtà.    

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