3
dicembre 2016
La
sezione ANC di Sezze celebra la Virgo Fidelis
di
Lidano Pagani
Sabato
3 Dicembre 2016 alle ore 10,30 a
Porta Sant'Andrea
durante una semplice cerimonia è stata deposta una corona sotto la
lapide che ricorda i caduti della Seconda Guerra Mondiale.
Alle
ore 11,00
presso la Cattedrale di Santa Maria è
seguita la solenne celebrazione eucaristica
in onore della Virgo
Fidelis patrona
dell'Arma dei Carabinieri.










23
giugno 2016
Assicurazione
per nuclei familiari contro furto, rapina e atti vandalici
di
Vittorio Accapezzato
Una gravissima e inumana aggressione a scopo di rapina avvenuta a Sezze l’altro ieri, a un’anziana concittadina di 88 anni di ridotta capacità motoria riapre il problema sull’insicurezza e tranquillità. La sicurezza è la base della libertà. Senza sicurezza non siamo liberi di fare niente. La sicurezza è un bene comune della vita personale e sociale, che dovrebbe essere tutelato come peculiarità primaria di un Paese civile. È una condizione indispensabile, sebbene non sufficiente, di libertà. Le forme d’incertezza, oggi, sono molteplici. In Italia gli anziani che vivono soli hanno paura a uscire da casa a fare la spesa, per il terrore di trovare poi la casa occupata, da altri. Molti anziani sono aggrediti in casa e derubati, spesso per poche decine di euro.
A volte sono barbaramente uccisi com’è successo ad
Aprilia. La crescita di questi episodi violenti deve indurci a capire che qualcosa non funziona e cambiare il rigore nel perseguire questi delitti, la velocità dei processi e la certezza della pena. . Quale libertà ci resta, se l’insicurezza è in crescita infettiva? Se un numero crescente di cittadini ha paura d uscire o anche a restare solo dentro casa? Quando un furto, una truffa, una violenza colpisce una persona anziana, produce un danno forte. Accanto al danno economico (pesante per persone spesso già in condizioni di povertà) si determina un colpo psicologico che può avere effetti drammatici. L’assoluta centralità dei temi della legalità e della sicurezza, chiede che le Amministrazioni adottino misure rivolte alla tutela dei cittadini in termini di prevenzione ma anche nell’affrontare le conseguenze del dopo il furto. Un furto rappresenta un danno economico e psicologico difficilmente sostenibile dalle famiglie colpite. E’ il caso, come già hanno fatto diverse amministrazioni Comunali a valutare una polizza assicurativa collettiva a un prezzo simbolico per i cittadini, in grado di coprire furti, rapine e gli atti vandalici, sul modello di quelle già fatte in altri Comuni.
Di fronte a furti, scippi e che interessano ormai sempre più spesso la quotidianità di molti cittadini è il caso che il consiglio comunale impegni sindaco e giunta a valutare la soluzione migliore in termini economici e temporali i per garantire una polizza assicurativa collettiva molto vantaggiosa per i cittadini.
Detta iniziativa deve essere ritenuta complementare e non sostitutiva dell'azione preventiva e repressiva delle forze dell'ordine che agiscono sul territorio ma garantire l'aiuto e la vicinanza alle persone che hanno subito danni materiali o traumi, cercando di alleviare quelle problematiche che di solito conseguono un evento criminoso. Con questo tipo d’intervento non intende sostituire l'indispensabile attività di prevenzione del crimine da parte delle forze dell'ordine, ma garantire l'aiuto e la vicinanza alle persone che hanno subito danni materiali o traumi, cercando di alleviare quelle problematiche che di solito conseguono un evento criminoso.
14
giugno 2016
LA DELIBERA DELLA LOTTIZZAZIONE VIA ROCCAGORGA IN CONTRASTO CON LA NUOVA LEGGE NAZIONALE 2039/2016 DEL GOVERNO
RENZI
di
Vittorio Accapezzato
Una maggioranza bulgara, che spesso si scontra, con una minoranza ridotta purtroppo numericamente dalla scomparsa del dott. Zara. Il successore, Moraldo al momento ha occupato il suo posto, ma non la linea politica del PDL ora Forza Italia. Si deve dare atto ai consiglieri Brandolini e Di Palma che alzano lo scudo di contrasto su argomenti che incidono sul futuro urbanistico di
Sezze.
La Giunta Comunale, con delibera n.37 del 23/5/2016 approva in virtù
dell’Art. 37 delle N.T.A. del vigente Piano Regolatore Generale (zona G – Campagna Parco) approvato dalla G.R. del Lazio con Deliberazione n° 1425 del 27/06/1976, che prevede l’attuazione del P.R.G. mediante Piani Particolareggiati o Piani di Esecuzione e Urbanizzazione e devono interessare una superficie territoriale non inferiore a mq. 20.000,00. Sul piano giuridico, nulla da eccepire ma su quello politico, le eccezioni sono notevoli.
Proprio, il 12/5//2016 (11 giorni prima della delibera di Giunta) la Camera dei deputati ha approvato la legge 2039 Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato.
La presente legge, in coerenza con gli articoli 9, 44 e 117 della Costituzione si basa sul riuso e la rigenerazione urbana, oltre alla limitazione del consumo di suolo.
La pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica si adegua alle norme di cui alla presente legge, avvantaggiando il riuso e la rigenerazione urbana.
Già alcuni Comuni Italiani virtuosi nei quali i terreni edificabili ritornano agricoli.
Il Piano Regolatore Generale di Sezze, risale a quarant’anni fa e prevedeva l’insediamento di un certo numero abitanti che ora è superato dai tempi dove
la popolazione è in calo demografico. E’ un Piano sovradimensionato, pensato ieri, per portare nelle casse del Comune denaro derivante dagli “oneri di urbanizzazione e costo di costruzione” D.P.R. 380/01, può essere utilizzato nel bilancio indipendentemente dalla sua destinazione.
Sezze è tra i comuni italiani si trovano in difficoltà economiche a causa del patto di stabilità e dei tagli nel trasferimento delle risorse dagli enti centrali e, per questo, cerca risorse proprio attraverso gli oneri di urbanizzazione. Per la Giunta rinunciare a introiti non trascurabili: è una scelta forte e coraggiosa, che non ha fatto.
Non è tutt’oro quello che luccica. Non si deve dimenticare, infatti, che ogni edificio costruito ex novo su un terreno libero, comporta un aumento forte dei costi di allestimento e gestione dei servizi comunali: fognature, illuminazione, strade, trasporti, ecc. E allora vale la pena approvare una lottizzazione contro corrente in un’Italia che vuole cambiare e richiamarsi alla legge Governativa in corso sul Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato?
Nonostante la necessità di nuove costruzioni a
Sezze, non sia giustificata né dall’attuale congiuntura economica, né dall’andamento demografico. Ci sono più 540.000 le case non vendute in Italia, il 26% delle quali di nuova costruzione. In media, ogni mille case, 15 non hanno proprietario Perché non dire basta al consumo di suolo non solo a parole, ma anche nei fatti per divenire un’amministrazione virtuosa?
29
maggio 2016
Quarantennale
Promozione Vis Sezze 1975-76
Alle
ore 17,00 presso l'auditorium Mario Costa di Sezze, dopo la
proiezione e una mostra fotografica per ricordare a quarant'anni di
distanza il passaggio dalla Prima Categoria alla Promozione della mitica
Vis Sezze, si terrà la consegna degli attestati a tutti i protagonisti
di quella storica pagina sportiva.









nella
foto sopra i protagonisti di quei giorni fantastici in un Anfiteatro
spettacolare
nella
foto sotto la formazione che nel 1980 affrontò la nazionale Ungherese

18
maggio 2016
di
Vittorio Accapezzato
Paese
mio addormentato sulla collina
Delusione, rabbia, malinconia e tanto patire nel vedere di anno in anno deteriorarsi la nostra Sezze da sentirmi quasi estraneo di questa Città, che tanto ho amato e continuo ad amare perché ricca di fascino naturale e posizione geografica.
Sono sofferenze che mi vengono ogni giorno dal suo, profondo, grave e sempre più diffuso abbandono. Dov’è finita la Sezze che ho conosciuto e in cui ho posto le mie radici di figlio. Da qualche tempo ormai è sopita come afferma la canzone di Migliacci:
“Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato, la noia, l’abbandono, il niente son la tua malattia, paese mio ti lascio, io vado
via”.
Da diversi anni si riscontra, con profonda amarezza, che le città è abbandonata, intristita, degradata.
La bella Sezze degli anni 50-60 non esiste più, c'è un vecchio paese assediato dalle macchine, dal
degrado e dall’incuria.
C'è una Sezze diversa senza identità, con strade che non portano da nessuna parte, c'è un anfiteatro distrutto, un ospedale che non è più ospedale, il bosco Cappuccini completamente abbandonato e impraticabile, i parchi e le fontane sporche, le panchine distrutte e indegne, oltre alla grande insufficienza di parcheggi, di ritrovi e di spazi aperti per il gioco dei bambini.
Oggi Sezze non gode per niente di buona salute sia sul piano sociale, umano, ambientale e territoriale, è in una condizione di crescente e diffuso degrado.
Troppo facile addossare la colpa a cittadini maleducati o a giovani intemperanti perché governare e garantire un territorio urbano sicuro e pulito è di se un invito irrinunciabile a costumi sociali più civili mentre
accondiscenderne l'abbandono significa favorire il malcostume e la strisciante abitudine all’incuria .
Le strade comunali sono un colabrodo per non parlare di quelle di campagna.
Che cosa può offrire ai nostri figli, questo luogo ormai dormitorio che non è stato in grado, di crescere e migliorare le sue risorse negli anni passati dove l’economia era ancora fiorente.
L’Agricoltura, l’edilizia, l’artigianato, il commercio hanno problemi, anzi, hanno enormi difficoltà. Il boom di qualche anno fa si è trasformato in un boom al contrario.
Contestare mi porterebbe a scoppiare la collera che è in tutti noi contro di coloro che riteniamo responsabili. Non è mia intenzione. Alimenterei un fuoco che già avvampa e non costruisce niente.
Numerosi problemi ancor oggi irrisolti, tanti dei quali sono stati oggetto di mie diverse considerazioni, per i quali si nota una certa lentezza nell’affrontarli e le poche le soluzioni adottate sono ormai superate dai mutamenti nel frattempo intervenuti.
Chi ha la mia età, si ricorda di una Sezze che era tra la più imponente cittadina della provincia di Latina. Era una Città curata nel verde, nelle strade, con diversi servizi pubblici efficienti come la Pretura, il Commissariato ecc. e fiorenti esercizi commerciali.
Chi arriva a Sezze, si accorge che di sezzesi, in giro, ce ne sono pochi. Negli autobus si ha la sensazione di trovarsi nella condizione “dello straniero in casa propria”. Non si tratta di turisti o villeggianti, ma d’immigrati.
Nessuno li conta, nessuno sa dirci quanti di questi sono occupati, quanti lottano per la sopravvivenza, quanti risiedono in alloggi agibili e quanti in locali (ex stalle, forni e cantine) inagibili.
Siamo ormai a un punto senza ritorno; le condizioni di gravità estrema in cui versa la nostra Sezze chiedono un forte cambio di marcia; e un grande impegno; richiedono idee e tanta, tanta capacità nel fare, rimuovendo quelle maledette vecchie e nuove condizioni di sottosviluppo strutturale, sociale, economico.
Ci si trova, purtroppo, con uno sviluppo in sostanza inesistente, in un periodo di crisi, di tasse, di poca compattezza sociale, di pochi ideali, d’interessi privati, di poco amore e rispetto. Il passato è divenuto la nostra consolazione.
Come sarebbe bella la politica se fosse esercitata con spirito volontario e senza scopo di lucro! Pensate se i rappresentanti istituzionali fossero ricompensati solo in base ai risultati conseguiti. Molte risorse potrebbero essere liberate, e numerosi opportunisti sarebbero costretti ad abbandonare la politica! Sognare una città differente è legittimo e naturale, ma cambiarne la mentalità è cosa difficoltosa.
Se chi vuol dormire, non è svegliato o sollecitato, continua a dormire.
C’è tanto lavoro da fare, ma va fatto, basta dormire! .
Ne va del futuro dei nostri giovani che non possono più assistere passivamente al degrado civile e morale di una città che ha il dovere il risollevarsi.
8
maggio 2016
Omaggio
a Giuseppe Di Prospero
Domenica
8 maggio alle ore 18,30 presso l'Auditorium San Michele Arcangelo




27
aprile 2016
di
Rita Palombi
La
saggezza degli antichi nel paese desertificato
La saggezza degli antichi
è un fatto assodato che solo gli sprovveduti riescono a sottovalutare.
Sembra una frase scontata ma non lo è affatto, se consideriamo lo stato dei lavori dell'asse viario di collegamento tra due
capoluoghi di provincia come Latina e Frosinone.
E
per la precisione parliamo della S.R.156 dei Monti Lepini nel tratto compreso tra Sezze e Ceriara di
Sezze, all'altezza delle sorgenti Sardellane poco dopo il lago
delle Mole Muti.
Una zona ricca di bellezze paesaggistiche, di beni storici, archeologici e soprattutto di una grande risorsa idrica che fornisce acqua a buona parte dei comuni della provincia di Latina.
Gli antichi narrano di quei luoghi ricchi di cavità. In effetti, siamo in presenza di montagne dall'aspetto carsico
pieno di acque sorgive con una particolare caratteristica ambientale riconducibile al concetto di biodiversità e tale da godere di un microclima che rappresenta la culla di molte specie floreali e
faunistiche, simile
ma più importante dei Giardini di Ninfa.
Insomma un giacimento di ricchezze naturali e variegato posto appena
fuori casa nostra.
Purtroppo, questa grande risorsa non è mai stata considerata tale da chi ha amministrato il territorio e
di conseguenza la triste realtà è
quella di trovarci con un "fardello" realizzato a metà ed in perenne programmazione per quanto concerne lo stato dei lavori, con un numero di varianti
tali da averne perso il conto e le previsioni di spesa.
La modifica dell'asse viario in questione nasceva con un'idea risalente agli
anni settanta, il cui scenario economico era completamente diverso dalle esigenze attuali e da quelle che sono le prospettive di sviluppo future. Oltretutto, la localizzazione risulta essere completamente
"fuori luogo" se consideriamo l'acqua come il petrolio del futuro.
Anche questo episodio è l'ennesima dimostrazione di come vengano fatte scelte
disastrose e in controtendenza a scapito dei cittadini, perché anziché valorizzare un sito ricco di
biodiversità, di risorse idriche, di beni paesaggistici ed archeologici, cosa si
è
scelto di fare?
Un attraversamento viario obsoleto che non ha alcuna caratteristica infrastrutturale con la conseguente lapidazione di una parte di territorio ricco di beni comuni.
Le varianti che si sono susseguite per la realizzazione di questo tratto viario, avrebbero dovuto tener conto delle esigenze attuali evitando così l'accumulo di debito pubblico senza alcun risultato.
Una cosa intelligente che potrebbe fare il Comune di Sezze è
quella di farsi rimborsare in termini economici, dall'ente regionale preposto alla gestione stradale, per il danno ambientale subito!
Poi mi chiedo, ma quanti danni ambientali assillano questo territorio? Un'articolata collezione e a tal fine, ci sarebbe da stilare un trattato.
Oltretutto mi chiedo, dove si trovavano i nostri amministratori quando è
stato approvato il progetto di variante per questo tratto di strada? Possibile che nessuno
è stato in grado di visionare questi progetti prima dell'approvazione di variante e che tanto danno stanno arrecando al territorio ed ai suoi cittadini?
Tutto ciò che è vera poesia in questo paese viene vista come una minaccia, al contrario si lodano quelle imprese faraoniche che distruggono tutto quello che di bello esiste lasciando spazio ad un
paese desertificato, svuotato di contenuti e privo di servizi.
Lo scenario di "desertificazione" mi fa balzare alla mente una calzante citazione di Italo Calvino che riporto
a conclusione dell'articolo.
"A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili. [...] Riedificano la città di Ersilia altrove. [...]
Poi l'abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case. Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma."

21
aprile 2016
di
Simone Di Giulio
Sezze,
è morto Lidano Zarra
Si
è spento oggi pomeriggio a Latina, dove si trovava ricoverato da
qualche settimana, Lidano Zarra, consigliere comunale ed ex sindaco di
Sezze. Il politico, medico molto conosciuto e stimato in città, sarebbe
deceduto in seguito a complicazioni cardiache dopo aver avuto un ictus
qualche settimana fa. Nato a Sezze il 27/11/1949, di estrazione
socialista, Zarra si era interessato e avvicinato alla politica a
cavallo degli anni ’90, arrivando ad essere candidato sindaco nel
2003, a capo di una serie di liste civiche con le quali riuscì al
secondo turno ad avere la meglio sull’esponente del centrosinistra
Giovanbattista Giorgi. Nello stesso periodo fu eletto in consiglio
provinciale.
La
sua esperienza alla guida della città, però, durò soltanto due anni e
mezzo, prima della sfiducia avvenuta il 7 aprile 2006. Nel 2007 fu
candidato con un altro raggruppamento di liste di centrodestra, che
includeva l’Udc, ma raccolse solo il 25% dei consensi, che comunque
gli consentì di entrare in consiglio comunale. Nel 2012 tentò di nuovo
la corsa alla carica di sindaco candidandosi a capo del Popolo della
Libertà, venendo sconfitto da Campoli e la coalizione del
centrosinistra. Attualmente ricopriva la carica di consigliere comunale
all’interno del Gruppo Indipendente di Minoranza. Da diversi anni era
in condizioni di salute precarie, ma nonostante tutto aveva portato
avanti con orgoglio il suo ruolo di amministratore, mentre era andato in
pensione da medico.
4
aprile 2016
di
Vittorio Accapezzato
Un
difensore civico in difesa dell'utente sanzionato
Sono arrivate da parte della società Dondi bollette con richiesta di sanzioni per il ritardo nel pagamento della bolletta dell’acqua.
C’è rabbia nel paese di chi si trova a pagare more e interessi sulle bollette già pagate ma con un po’ di ritardo.
I rallentamenti nella consegna della corrispondenza sono un vecchio problema che riguarda quasi tutte le città, grandi e piccole d’Italia.
La fiacca consegna della corrispondenza (divenuta una vera e propria piaga), cagiona conseguenze pesanti, anche di natura economica, quando si tratta ad esempio di bollette recapitate oltre la scadenza dei termini per il pagamento. Molte le bollette sono recapitate in ritardo, spesso arrivano che sono già scadute e sulla busta non c'è nemmeno il vecchio timbro postale che attesti la data di arrivo e di consegna. Ritardi e disservizi, insomma, tutti a scapito degli utenti che si vedono recapitare sempre più spesso gli interessi di mora per il ritardo nei pagamenti.
Chi può attestare la data di consegna da poter dimostrare di aver realmente ricevuto in ritardo la bolletta e che, dunque, il pagamento oltre la scadenza non è a lui imputabile? A questo punto inizia lo “scaricabarile”, un antico modo di agire che in Italia perdura da epoca remota. Lo “scaricabarile” è nell’addossare ad altri, responsabilità e colpe, in modo da rendere impossibile risalire al vero responsabile. Di chi è la colpa? Di chi le consegna o di chi le spedisce? E l’unica vittima però, è il cittadino. Chi può accertare se le società fanno agli uffici preposti la consegna delle bollette da recapitare, o a ridosso della data di pagamento o addirittura ormai già scadute? Nel linguaggio legale si usa il termine “probatio diabolica” ovvero prova del diavolo. L'espressione è usata per indicare una prova impossibile per risalire a tale accertamento, poiché la posta massiccia non è tracciabile per mancanza di timbro postale né di partenza né di arrivo della corrispondenza. Quest’uso del termine è usato per dire che non vi sono prove per dimostrare che il diavolo esiste, ma non si può anche provare che "il diavolo non esiste". Considerata l’impossibilità di poter dimostrare su chi penda la responsabilità dei ritardi nel recapito della corrispondenza perché le colpe devono ricadere sui cittadini che hanno
correttamente pagato e il cui ritardo di qualche giorno non è certamente amputabile alla loro negligenza? Stando che l’evento ha colpito diversi utenti, è da chiedersi che il Comune a difesa dei propri cittadini, attraverso un difensore civico faccia opposizione al pagamento d’interessi di mora sul ritardato pagamento non essendo possibile individuare una tracciabilità di consegna della corrispondenza ordinaria. Vittorio Accapezzato
26
Gennaio
2016
di
Rita Palombi
Il
muro dell'anfiteatro

Un muro rappresenta un elemento architettonico che definisce un limite territoriale suscitando un'attrazione inconscia quasi inspiegabile.
Muro e limite rappresentano due aspetti fondamentali per esprimere un pensiero in merito al progetto urbano che si vuole realizzare sull'area adibita a mercato settimanale e sita nei pressi dell'ex anfiteatro.
Giorni fa, ho potuto apprendere dai giornali che esiste l'intenzione di abbattere il muro di cinta che delimita i due ambiti territoriali, ovvero l'area del mercato e quella dell'ex teatro sacro.
Sempre in merito a quest'area, tempo fa, sono state espresse opinioni da vari soggetti e da rappresentanti di associazioni di categoria, richiamando l'attenzione ad intervenire su questa specifica area con la necessaria riflessione per meglio comprendere gli effetti delle trasformazioni prodotte negli anni sull’ambiente, sia dal punto di vista fisico che visivo.
Proprio queste opinioni confermano la necessità di pensare ad una riqualificazione dell'area che tenga conto delle uniche tracce storiche sopravvissute allo scempio perpetrato sull'ex anfiteatro. L'approccio progettuale da mettere in pratica deve racchiudere una grande sensibilità tale da sviluppare un tipo d'intervento di recupero dell'area e non certamente quello di proseguire il feroce accanimento di distruzione palesato negli anni e rafforzato dal "monumento all'ignoranza" cosi come definito da autorevoli colleghi.
Per maggiore chiarezza sulla mia posizione di difesa del muro, faccio un esempio pratico introducendo il concetto con due domande.
Qual è la percezione che si avverte in uno spazio rinascimentale? Che sensazione si prova quando si passeggia per le vie di un centro storico medioevale?
Il cittadino prova un piacevole senso di benessere oggettivamente inspiegabile e non sa per quale motivo quegli spazi urbani trasmettono questa piacevole sensazione. Certo è che quei luoghi sono definiti da elementi architettonici collocati in modo da formare uno spazio urbano limitato e proporzionato sull'esigenza dell'essere umano, tale da contribuire alla qualità di vita che vi si svolge.
Quando, invece, questo spazio non ha valenza urbana ed è indefinito, come lo è l'area del mercato settimanale, togliere l'unico elemento certo che limita fisicamente lo sguardo e il piacere della scoperta, potrebbe essere considerato un grave errore progettuale così da provocare al fruitore un senso di smarrimento. La scoperta va intesa come rievocazione del gioco infantile da espletare con camminamenti sospesi verso la pianura pontina e rafforzando l'elemento muro come asse attrezzato; lo sguardo va inteso come caratteristica principale dell'idea d'infinito leopardiano da realizzare con bucature sul muro così da incorniciare scorci di paesaggio.
"Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo
esclude." G. Leopardi
Una metafora poetica per contribuire, in piccola parte, a restituire dignità a quel luogo fisicamente scomparso ma, ancora vivo nella memoria dei
setini.
8
Gennaio
2016
di
Vittorio Accapezzato
Lettera Aperta al Vescovo
Diocesano
Eccellentissimo Vescovo monsignor Mariano
Crociata, sono un anziano parrocchiano e le scrivo per mio conto e in nome di un gruppo di fedeli della Comunità di San Pietro di
Sezze.
Nel mese di settembre 2015 con decorrenza 1 ottobre 2015 Lei ha disposto una serie di nomine per alcune parrocchie tra le quali: Parrocchia S. Maria e S. Pietro
(Sezze) come Amministratore parrocchiale padre Nilton Monzon, sacerdote
dell’IVE (Istituto del Verbo Incarnato) che guiderà queste nostre due comunità.
Nulla da eccepire circa la sua ponderata scelta. C’è doveroso farle pervenire il nostro disappunto che vuole essere interamente costruttivo. Nessuno di noi mette in dubbio il suo comportamento che certamente è stato fatto per migliorare il nostro cammino di fede e di spiritualità.
Probabilmente a Lei sarà sfuggito che la chiesa di S. Pietro non ha più parroco dal 1985 e cioè da trent’anni dall’episodio del prete falso Giovanni Foresti.
I motivi che spingono il vescovo a nominare un amministratore per un determinato periodo di tempo prima di scegliere un titolare sono:
1° per poter individuare con maggior calma la persona più opportuna per quella determinata carica;
2° per lasciar decantare eventuali fatti difficili avvenuti con il termine dell'incarico del titolare precedente per morte, per raggiungimento del limite di età o per altri motivi;
3° per poter valutare con calma l'annessione rispettivamente della diocesi o della parrocchia ad altro organismo similare.
Queste ragioni, della nomina di amministratore parrocchiale, possono essere valide solo per la parrocchia di S. Maria il cui parroco don Giordano Pisanelli è stato da Lei trasferito solo da Ottobre 2015 e non per la Parrocchia di S. Pietro, priva da anni di sacerdote preposto.
Il parroco è il pastore della parrocchia affidatagli, ed esercita la cura pastorale di quella comunità sotto l'autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare. La nostra Comunità di S. Pietro è venuta a perdere il punto di riferimento, una figura guida, come si legge nel Vangelo: il Buon Pastore che potesse educare i nostri ragazzi e guidarci al cammino verso Dio.
Questa figura non c’è più da trent’anni. Sempre sacerdoti provvisori con il piede in due staffe, nonostante la chiesa di San Pietro abbia anche un appartamentino al piano primo sopra il garage, distaccato dai locali del seminario di cui si vocifera inagibile.
Allora perché nominare un amministratore parrocchiale?
Eppure piccole parrocchie come: Santa Lucia, San Sebastiano e Rocco (Colli), S. Francesco Saverio (Chiesa Nuova) e San Carlo (Scalo) hanno un loro parroco. I nostri dubbi Eccellenza, se non è peccato manifestarli, ricadono nell’ipotesi del 3°punto “ il dover valutare da parte Vostra con calma l'annessione rispettivamente della diocesi o della parrocchia ad altro organismo similare.”
In pratica la fine della comunità parrocchiale tradizionale di S. Pietro.
Nominare un sacerdote amministratore pastorale di due grandi parrocchie, senza togliere niente alle grandi capacità di padre Nilton significa che lo stesso per tirare la carretta dovrà fare giganteschi sforzi e non potrà mai, con tutta la buona volontà assolvere i grandi compiti di un sacerdote.
Con queste due grandi comunità, certamente non potrà correre dappertutto e non avrà spazio da dedicare all’ascolto delle problematiche dei fedeli. Forse le nostre tradizioni sono ancora radicate in una fede un po’ remota. Al centro della nostra vita c’era la parrocchia piena di attività comunitarie. Sarà un compito difficile e faticoso per un amministratore parrocchiale di due grandi comunità che dovrà gestire anche altre chiese, come quella di San Lorenzo, San Giuseppe e
Ceriara.
Dovrà coordinare il programma delle Sante Messe e certamente non potrà soddisfare le varie esigenze. Infatti, gli orari delle Sante Messe di San Pietro non permettono una presenza massiccia dei fedeli, per ovvi motivi. Il calendario attuale è così predisposto: una sola messa al giorno nei giorni feriali dal lunedì al venerdì alle ore 8,30 e alle ore 18,00 il sabato e alle ore 10,30 la domenica. Purtroppo con questi orari invernali, si notano grandi assenze di fedeli e il sabato sera si contano appena venti presenze.
In altri termini: si stanno tamponando i vuoti alla bell’e meglio, si fanno andare le cose come possono andare, poi si vedrà.
Se così fosse ci sembra una logica poco responsabile. E, quel che mi pare più grave, un ragionamento privo di speranza nel futuro della nostra Chiesa.
Tutto ciò non vuole essere una disapprovazione, ma un invito alla riflessione da parte Sua su quanto sta accadendo ed eventualmente considerare di porvi un efficace rimedio.
Nel ringraziarLa, per la
santa pazienza, con Ossequio La salutiamo.
Gennaio
2016
foto
di Ignazio Romano
Penny
e i suoi cuccioli
