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SEZZESE |
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anno 2014 |
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19 dicembre 2014 di Mariella Di Rosa e Gian Carlo Mancini Risposta al Sindaco di Mariella Di Rosa e
Gian Carlo Mancini L’assenza del sindaco non si limita all’8 maggio 2014, ma all’intera edizione della manifestazione e a quella dell’anno precedente. C’è da ricordare, inoltre, che non si è trattato di un “semplice convegno” – come sostiene nella sua risposta – ma di un’iniziativa, che riguarda la storia forse più tragica della nostra comunità, tenuta presso il Senato della Repubblica, a sottolinearne il carattere istituzionale, dove l’associazione è stata invitata per i meriti del lavoro che porta avanti. Per quanto riguarda il coinvolgimento di Mariella all’iniziativa di Brescia, è ben vero che nel mese di novembre il sottoscritto ha fatto presente al primo cittadino l’indisponibilità materiale della signora Di Rosa, ma questo non ha nulla a che vedere con l’iniziativa di dicembre. La deposizione della formella dedicata a Luigi, che si sarebbe dovuta tenere il giorno 20 novembre e a cui si riferisce il sindaco, è stata appunto rinviata al mese successivo e di questo Mariella non era al corrente, né tantomeno è stata coinvolta a manifestazione avvenuta. Al sindaco faccio presente, infine, che se lui ha sempre agito senza nessun tornaconto personale, né economico né accademico, il sottoscritto e l’associazione di cui faccio parte abbiamo sempre investito con la medesima onestà del primo cittadino, e con enorme piacere, salvo donazioni o contributi esterni, i nostri soldi personali perché crediamo fermamente nei nostri progetti. Ci sorprende, quindi, che il sindaco abbia voluto precisare che il viaggio a Brescia se lo sia pagato da solo, quando nessuno lo ha mai messo in dubbio. Per chiarire definitivamente le incomprensioni, auspichiamo un incontro tra le parti in causa e una partecipazione più attiva dell’amministrazione comunale tutta ai prossimi eventi in memoria di Luigi Di Rosa, che dovrebbe solo avere giustizia e riposare in pace. 18 dicembre 2014 intervento del Sindaco Andrea Campoli Intervento del Sindaco Andrea Campoli circa la partecipazione alla manifestazione di Brescia dedicata alle vittime del terrorismo. 17 dicembre 2014 di Mariella Di Rosa e Gian Carlo Mancini Lettera di Mariella Di Rosa e Gian Carlo Mancini al Sindaco di
Sezze Motivi di salute hanno impedito al presidente dell’Araba Fenice, associazione che da diversi anni si occupa di vittime del terrorismo e per questo invitata a sua volta all’iniziativa, di presenziare. Siamo lieti che almeno il Sindaco abbia potuto partecipare. Dispiace, invece, che il Primo cittadino di Sezze non abbia ritenuto opportuno coinvolgere Mariella Di Rosa, sorella di Luigi e presidente onorario del premio nazionale di storia contemporanea a lui dedicato. Dopo un periodo di oblio, salvo la deposizione da parte dell’amministrazione cittadina di una corona di alloro il 28 maggio di ogni anno, presso il monumento dedicato ai martiri dell’antifascismo, l’interessamento dell’associazione Araba Fenice ha fatto sì che la tragedia di Luigi fosse raccontata nelle scuole e nelle università, anche estere, dedicandogli un Premio Nazionale di storia contemporanea e un Centro Studi frequentato da storici, magistrati e famigliari delle vittime. Ma quello che più ha amareggiato è stata l’assenza clamorosa del nostro Sindaco l’8 maggio 2014 in occasione di un convegno internazionale sugli anni di piombo tenutosi alla biblioteca del Senato della Repubblica alla presenza di autorità, parenti delle vittime, studiosi e studenti di Sezze. Invitato, non si è presentato, né ha delegato qualcuno al suo posto. Meno male che almeno questa volta sia riuscito a liberarsi dai suoi numerosi impegni per raggiungere la lontana Brescia e onorare la figura di Luigi, almeno lì. 10 novembre 2014 un commosso saluto La comunità setina saluta commossa Antonio Montanari detto "Cicione" Ci sono persone che nell’immaginario collettivo, specialmente nelle realtà di piccoli paesi, nel corso della loro vita diventano subito dei personaggi. E alla loro morte quindi, il lutto di cari e famigliari diventa una sorta di lutto cittadino. E’ quanto accaduto a Sezze per la morte di Antonio “Cicione” Montanari, classe 1948, un omone dalla stazza tanto imponente quanto la spiccata simpatia innata che lo contraddistingueva. Dalla sua stazza mista alla sua bontà il soprannome Cicione con cui tutti lo conoscevano. A Sezze lo conoscevano praticamente tutti ma era la generazione legata alla storica squadra di calcio, alla Vis ad averne meglio impressi i trascorsi. Padre di famiglia, due figli Nerio ed Emanuele, operaio Enel in pensione e storico interprete del sommo sacerdote Kaifa durante la processione del Venerdì Santo, per tanti anni ha difeso la porta del Sezze. Abbandonata l’attività agonistica è rimasto legato al mondo dello sport nelle vesti di arbitro di calcio a 5 e ha trasmesso la sua passione per il calcio e per il ruolo ad entrambi i figli, anche loro, con fortune alterne, portieri. 30 ottobre 2014 componimento in dialetto di Franco Abbenda 15 ottobre 2014 comunicato stampa www.danielenardi.org Daniele Nardi presenta: "Arrampicare, crescere e conoscere" Oggi
(Mercoledì 15 ottobre)
l’alpinista lepino Daniele Nardi è stato ospite dell’Istituto
Giovanni
Cena di Latina
per
presentare un progetto che
mira a valorizzare e informare in merito alle possibilità offerte dal
territorio della Regione Lazio. Questa
mattina (Mercoledì 15 ottobre)
dalle ore
9:00 alle ore 13:15 l’alpinista Daniele
Nardi è stato ospite dell’Istituto
Giovanni Cena di Latina
per presentare “Arrampicare: crescere e conoscere”. Il progetto, nato da un’idea dell’alpinista lepino
tramite la sua associazione Mountain Freedom e l'associazione Arte e Cultura per i Diritti
Umani, punta a sensibilizzare quante
più persone possibili sui Diritti Umani ed a sottolineare la funzione
sociale ed educativa legata allo sport ed alla pratica di esso. L'idea
di Nardi si è sviluppata
ponendo particolare attenzione ai giovani ed alle fasce deboli che dallo
sport possono trarre spinta ed energia per crescere e migliorare il
proprio status, rivalutando le capacità proprie di ogni individuo e la
possibilità di realizzare sogni ed aspettative attraverso sacrificio,
impegno e dedizione. Daniele Nardi il 19 dicembre partirà per effettuare il terzo storico tentativo di scalare il Nanga Parbat (la nona montagna più alta della Terra con i suoi 8125 metri situata in Pakistan) in inverno.
Impresa mai riuscita a nessuno nella storia dell’alpinismo. Simbolo
del PROGETTO è “l’Alta
Bandiera dei Diritti Umani sulle Cime del Mondo”, vessillo che
Daniele Nardi e l'associazione Arte e Cultura per
i Diritti Umani ha ideato per coinvolgere i giovani e gli adulti
sul tema dei Diritti Umani. Chiunque
può apporre la propria firma sulla Bandiera, offrendo
simbolicamente il proprio impegno verso la diffusione e il rispetto dei
Diritti Umani. Daniele Nardi, in ogni spedizione
alpinistica, porta con sé la bandiera per farla sventolare sulle più
alte montagne del mondo, un gesto di grande forza simbolica.
Attualmente l’Alta Bandiera dei Diritti Umani sulle Cime del Mondo è
stata firmata da migliaia di studenti e personaggi dello sport e dello
spettacolo. 3 ottobre 2014 comunicato dell'Associazione "Difendiamo Sezze" difendiamosezze@libero.it A tutela della setinità Difendiamo Sezze, i Sezzesi, la storia e la millenaria cultura di questo paese. 29 settembre 2014 di Lucia Fusco luciafusco@hotmail.it Scheggia di tempo, grande gemma “Lucietta” 21 Agosto 2014 Come in un sogno… ma accadde nei primi anni Settanta… via
Roccagorga, Suso… 8 settembre 2014 di Elisa Raimondi Canzone per un amico - in ricordo di Fausto De Angelis In questi giorni ho lavorato molto nel mio giardino, ma non è stata la stessa cosa. Passare la carta vetrata, poi l’impregnante sulla staccionata di legno, tagliare l’erba, rimettere a posto le piante in un silenzio assordante, così assordante che ho dovuto romperlo, pompando musica nelle orecchie con le cuffie.
Di Marx, di teologia, della storia politica della mia terra; di libri letti, commenti di articoli di giornali acquistati puntualmente ogni mattina all’edicola vicino casa. Ad ogni discussione redarguirmi bonariamente, informarsi del lavoro e magari chiedermi di preparagli un caffè. Fausto era così, un politico eremita, che nella vecchiaia aveva trovato, lontano dalla politica urlata, la sua dimensione filosofica. Ma certo, il suo passato ruggiva. Non l’ho conosciuto come sindaco, consigliere o in qualsiasi altra carica da lui ricoperta, ma come vicino di casa, amico, nonno, marito e padre. Ho le foto della mia prima festa di compleanno a casa sua. Me lo ricordo seduto a capotavola, nel suo rustico, gli occhiali da vista saldamente inforcati, accarezzare il cagnolino accucciato vicino a lui e intanto leggere L’Unità, la Repubblica e qualche quotidiano locale. Chissà cosa avrebbe detto di questo governo Renzi; la triste fine editoriale de L’Unità lo avrebbe ucciso. Purtroppo l’ha fatto qualcos’altro. Ma il suo ricordo è sempre lì, nel rustico, a capotavola, a leggere e commentare con un ironico sorriso sulle labbra. 7 settembre 2014 di Lidano Lucidi Il ruolo della cultura e l'importanza della qualità della vita oggi Le discussioni che mi stanno appassionando in questi anni sono i progetti legati al rilancio della cultura e alla qualità della vita. Non abito a Roma ne a Latina, ma i progetti di pedonalizzazione dell’area circostante al Colosseo con investimenti nel recupero della cultura della città eterna mi interessano molto più che dell’inondazione di promesse ed annunci di grandi rivoluzioni che non arrivano mai. Il progetto Ztl a Latina mi incuriosisce perché mette al centro del dibattito un nuovo modo di vivere la città. Non entro nel merito dei progetti perché in quelle città non ci vivo, ma il mettere come punto centrale la qualità della vita dei cittadini, la cultura, il recupero dei beni storici ed archeologici, la vivibilità dei parchi e degli spazi in cui le famiglie possano passare momenti in tranquillità lo trovo l’unica cosa interessante. Soprattutto in un paese che vive solo di annunci, di gente con l’elmetto in testa che spinge gli altri alla guerra. Posso dire che a Sezze mi piacerebbe che si sperimentasse con costanza il progetto della domenica a piedi nel centro storico. Potremmo provare e vedere come va. Mi piacerebbe che il parco dei cappuccini la domenica chiudesse, la sbarra all’entrata c’è, in modo che i ragazzi e le famiglie possano passeggiare in tranquillità in un posto bellissimo. Ma non è il Comune che deve fare, sono contro l’idea dell’amministrazione impegnate a fare le manifestazioni. Meglio che il Comune affidi l’organizzazione all’associazioni, ai commercianti ai privati in generale. L’amministrazione dovrebbe fare da filtro, dare le concessioni, propagandare gli eventi, programmare gli stessi per evitare che lo stesso giorno ci siano più eventi che si fanno la guerra tra loro mentre in altri giorni non si fa niente, in modo da attrarre gente da fuori con una certa abitudine e non solo per i grandi eventi come la Sagra del Carciofo e il Venerdì Santo. Bisogna liberare ed agevolare la libera iniziativa di chi a voglia di fare. Mi piacerebbe che la domenica a Sezze Scalo si chiudesse la strada che va alla stazione ferroviaria così non si passeggia tra le macchine. Mi piacerebbe che i parchi venissero affidati in gestioni ad associazioni che hanno voglia di impegnarsi per la propria comunità e non nascono solo per vendere panini alla sagra del carciofo, o prendere qualche finanziamento pubblico. Mi piacerebbe avere parchi sempre puliti e multe salatissime per chi distrugge panchine, i giochi per i bambini o i cestini. Mi piacerebbe avere un’amministrazione che abbia un assessore alla cultura, perché a Sezze un assessore alla cultura non c’è. Mi piacerebbe un paese in cui le scelte siano condivise, discusse e non calate dall’alto, un paese in cui è la politica ad andare dai cittadini e non viceversa. Un paese in cui se uno decide si rischiare in proprio e si candida a gestire un impianto, i campi da tennis per intenderci, sia agevolato a fare e non ostacolato, anche perché il Comune ci perde tra investimenti che rimangono in proprietà pubblica e soldi per l’affitto che avrebbe intascato più di duecentomila euro. Mi piacerebbe un paese che si riempisse meno la bocca della parola partecipazione e riattivasse la consulta dell’associazioni, ferma da molti anni e l’unica capace di mettere intorno al tavolo diverse associazioni. Si può riformare senza dubbio, dividerla per aree omogenee, ma non si può accettare l’idea di farla cadere nell’oblio. Mi piacerebbe un paese in cui si litiga, si polemizza, per migliorarlo, e non un paese ovattato, in cui ci si sforza a credere che tutto va bene, mentre assiste impotente che centinaia di giovani hanno la valigia in mano per cercare un futuro lontano dai propri cari. Nello stesso tempo mi piacerebbe anche che i giovani si lamentassero di meno e si diano da fare per migliorare il proprio paese, dedicando meno tempo a farsi i selfie e più tempo per la collettività, quella vera e non quella virtuale. 15 luglio 2014 di Giovanni Andreozzi La carcioffola nun va mai rubata, perché è gli frutto della verità Tata,
ogni vota che dicevo na bucìa ca
i bocchi i teneva contachi pe' la famigliola. ca
le carcioffole a Sezze crescono 'n quantità. 4 giugno 2014 comunicato di Luigi Tasciotti Noi che eravamo... Piccoli - è la proposta dell'ass. Giotto
10 maggio 2014 articolo di Paola Di Veroli, mamma, insegnante, di genere femminile. Azzurro o rosa? Questo è il problema! Quote rosa sì, quote rosa no. Intanto potremmo iniziare una battaglia di genere parlando di quote azzurre sì, quote azzurre no. L’ironia serve a tranquillizzarmi… Cosa dire di Sezze e della questione “genere”? La voglia è lasciar perdere, soprattutto dopo la vergognosa lettera che nel mese di marzo l’assessore Leggeri ha scritto alla consigliera Brandolini (prot. n 0006085 del 20-03-2014 categoria I classe 24 Uff. ASSE. Leggetela, soprattutto se avete bisogno di essere svegli; attenzione però al carico di nervosismo che potrebbe innescare). La consigliera, tra l’altro, aveva scritto al sindaco. Leggeri a che titolo ha risposto? Ha la delega alle Pari Opportunità? Cosa lo rende così esperto di “rosa”? Bando alle perplessità. I contenuti della lettera sono offensivi e lesivi della dignità di chiunque. Ne riporto stralci significativi: - “l’applicazione delle quote rosa preclude una reale applicazione della totale meritocrazia”: ma da che parte stanno i rappresentanti da me eletti? Dalla parte della legge, che così prevede, o altrove, tra l’altro in buona e numerosa compagnia? E perché, quando a Roma c’era la giunta Alemanno, le forze di centrosinistra – Pd in testa – arrivarono alle vie legali per far rispettare la legge? Eh, la gloriosa autocrazia setina… - - “le quote rosa favoriscono la delegittimazione della figura femminile”: senza parole. Secoli di storia delle donne, delle battaglie e delle conquiste (Leggeri caro, si ricorda che in Italia le donne hanno potuto votare per la prima volta al referendum del 1946?) non possono essere svilite così. Ormai ritengo che a queste provocazioni non si debba nemmeno rispondere sul piano culturale. Come ormai non rispondo più quando da più parti si proclama l’inutilità delle letterature classiche: come far capire, ad esempio, che la tragedia greca era strettamente legata alla democrazia di Atene, anzi, ne era il principale collante? Medea chi? La questione delle donne ripudiate cosa? Avrei tanto da dire su questo, ma è un’altra storia. Mi vergogno ormai dei rappresentanti setini del Pd: hanno sottoscritto una tessera di partito, hanno aderito ad uno statuto che promuove e sostiene concretamente la parità di genere, hanno fatto stravincere congressualmente Renzi che dà esempi evidenti di promozione del ruolo femminile e poi? Davvero qualcuno pensa che il Pd non abbia donne in grado di essere, almeno sulla carta, culturalmente e professionalmente preparate? Il problema è che la “meritocrazia” di cui parla l’assessore Leggeri – e temo che la lettera sia stata scritta a molte mani – si traduce per i nostri politici in “quanti voti porti”? Caro Leggeri, quando parla di merito intende una sorta di procedura concorsuale che lei ha affrontato per diventare assessore? Se è così, visto che il numero più alto di laureati ed eccellenze è rappresentato da donne, ci dica dove si fa questa domanda di partecipazione! Non mi risponda alle elezioni, perché ricordo che la Brandolini portò al Pd qualcosa come 250 voti (voto più voto meno) e il Pd la liquidò con un arrivederci senza grazie. Volutamente interrompo il breve scritto, ognuno tragga le proprie considerazioni. 24 marzo 2014 di Vittorio Accapezzato Il COMUNE APPLICHI LA LEGGE. FACCIA RISPARMIARE IL CITTADINO 23 marzo 2014 di Lucia Fusco luciafusco@hotmail.it Miserabili Da giorni e giorni al telegiornale parlano di “prostitute bambine”, di “madri incapaci di educare” e amenità varie. Come donna, madre e come persona vorrei sentire parlare di pedofili che molestano e violentano delle bambine dodicenni, invece niente... I nostri giornalisti, i politici, il clero, gli intellettuali si adoperano per consolidare una restaurazione del pensiero e dei costumi che per me,
“veterofemminista”, è sconcertante; mi fa soffrire, mi fa sentire calpestata, così com’è stata calpestata la vita della piccola Giuseppina, protagonista di questo racconto. E’ più facile stare dalla parte del potente… 18 marzo 2014 di Lucia Fusco luciafusco@hotmail.it Santa
e la famiglia egoista Tornata a casa chiedevo a mia nonna chi fosse quella donna misteriosa, e perché non ci guardasse mai, perché fosse sempre così silenziosa e uggiosa. Mia nonna diceva: <<Fì, chella è Santa, mò si mammoccia, non poi capì, capirai quanno sarai grossa, mò n’ ci penza’…>> Non erano cattivi, erano allegri, contenti e sazi, indifferenti alla miseria intorno a loro. La mattina presto Santa lavava a mano i panni di una famiglia di otto persone, preparava la colazione, accudiva alla casa, preparava il pranzo, molto spesso accendendo il forno a legna, per preparare pane, pizza, arrosti, patate, pasta al forno, in abbondanza. Dopo mangiato, mentre i signori riposavano, Santa rigovernava la cucina e preparava un fagotto con i cibi avanzati. Quello era il suo compenso: pranzo e cena per se’ e la sua famiglia. Più tardi lavorava in giardino e nell’orto, stirava i panni del bucato, rigovernava di nuovo le stanze e preparava per la cena. La vita è stata dura con lei: suo marito è morto all’improvviso lasciandola sola con due bambini piccoli da crescere; ha continuato ad affrontare la vita, umilmente lavorando, e quando non c’era lavoro faceva l’erba pazza nel prato. Mia nonna Lidia aveva la mucca e vendeva il latte: quando i bambini di Santa andavano a giocare vicino a casa sua, di nascosto ai suoi familiari e soprattutto alla suocera Filomena che avrebbero potuto rimproverarla, faceva bere loro un bicchiere di latte, perché aveva pena di quegli orfani, sempre affamati, e dava loro una patata che nascondevano sotto la maglia. Mia mamma aveva sei anni e si meravigliava: <<Mà, che ci fao co na patata sola?>>, <<Zitta,
Pierì, ‘n ti fa atticchià, Santa la mette alla menestra e ci dà sapore…>>. Santa vive ancora nella sua casina… sola, vecchissima, coraggiosa, mi dicono con una pensione di 450 euro al mese. La famiglia dei ricchi egoisti è finita piuttosto malamente. Si sono allontanati tra loro e vivono distanti, il benessere senza giustizia ha dato loro una vita senza spinte verticali, la casa della villeggiatura è stata abbandonata, deserta come i loro cuori quando non permettevano a Santa di tornare a casa dopo una giornata di lavoro gratis, come le tasche di Santa che lavorava senza compenso, e riceveva un’elemosina in cambio delle sue fatiche. Santa ha accettato questa violenza per sfamare se’ e i suoi bambini, per estremo bisogno. Quel mondo è ormai risolto, molte di quelle persone riposano per sempre, ma l’eco di quelle vite rimbomba forte in me e mi spinge a scrivere e a raccontarvi le loro povere storie… 12 marzo 2014 di Lucia Fusco luciafusco@hotmail.it Tomassino Dopo averci pensato un po’ s’innamorò di una bellissima donna: Nunziata, alta e mora, un tipo fiero, forte, con un sorriso dolce. Si amarono con forza e con passione, così come affrontarono la vita e il lavoro. Ebbero quattro figli, due maschi e due femmine. Ebbero tanta dolcezza ma anche tanto dolore. Ma questa è un’altra storia. 3 marzo 2014 di Raffaele Imbrogno r.imbrogno@tin.it Su&Giù Nel
numero di gennaio/febbraio 2003 di una interessante rivista locale Su&Giù
partorita dalla fertile mente di Pietro
Contento, provavo a scrivere qualcosa relativamente al naufrago del
nuovo secolo, prendendo spunto sia da un libro di Serge
Latouce (uscito in quei giorni), sia dalla situazione dei molti
stranieri presenti su territorio setino. L’immagine molto accattivante
che accompagnava il testo era un cartello stradale con su scritto Sezze
Rumeno. Ricordo che qualcuno fraintendendo furbescamente sull’essenza
dello scritto e girando intorno a questo immagine, alzo delle critiche
molto deboli ed inutili. Ma adesso ripensandoci una cosa fu sbagliata:
non registrare questa specie di marchio. Si perché dopo diverso tempo
è stata da poco pubblicato un testo dal titolo Benvenuti
a Sezze Rumeno (politiche di sicurezza e immigrazione del comune di
Sezze Romano), scritto da Luigi
Fattorini ed edito a fine 2013 per i titoli Book Sprint edizioni. Il
testo di più di 260 pagine, rappresenta il lavoro di tesi di Fattorini
per la Facoltà di Scienze Politiche Sociologia e Comunicazione.
Fattorini è nato a Sezze dove ha vissuto per anni ed oggi è Ispettore
Capo della Polizia di Stato. Il lavoro è una ricerca qualitativa e quantitativa sulla relazioni esistenti tra le politiche di sicurezza adottate dal Comune di Sezze ed il fenomeno migratorio in particolare per gli anni 2000 – 2011. Un testo che va ad illuminare una realtà di cui si parla molto nel nostro paese ma che poi pochi conoscono nella sua complessa realtà e nelle sue mille sfaccettature. Dai
dati mostrati nel testo emerge che a fronte di una popolazione che dal
2005 al 2010 è passata da 22.924 residenti a 24.790, la componente
residenti stranieri è passata da una incidenza percentuale di 5,1
(1.179 in totale) a 12,4 (3.066). “La
presenza di stranieri nel comune di Sezze rappresenta un dato
eccezionale se comparato agli altri comuni della medesima provincia che,
pur essendo stai anch’essi interessati da un massiccio fenomeno
migratorio, non hanno registrato un così elevato numero di stranieri,
rispetto alla popolazione totale.” (pag. 99). Nella parte dell’indagine qualitativa del libro vengono raccolte dall’autore alcune interviste a degli opinion leader e a degli esperti del fenomeno. Tra
questi spiccano le considerazioni di Antonio
Turri responsabile per il Lazio dell’Associazione Libera
relativamente alla possibilità di contaminazioni tra il fenomeno
migratorio ed il crimine organizzato a Sezze. “Al
di là delle differenti visioni che si possono avere sul fenomeno
migratorio in generale, nel comune di Sezze, nell’ambito del mercato
del lavoro, si sono consolidati dei comportamenti palesemente in
contrasto con l’ordinamento giuridico ma che sembrano essere accettati
e tollerati da tutta la cittadinanza ‘assuefatta’ a convivere con
situazioni di lavoro nero. … ma c’è la mafia nei cantieri edili,
c’è la mafia che io chiamo di contaminazione, cioè lo sfruttamento
della manovalanza rumena, soprattutto nel settore dell’edilizia e
nell’agricoltura, che è, di per se, mafiosa, anche se non è svolta
da elementi di Casal del Principe, tiene conto di quello, una sorta di
riduzione in schiavitù di interi pezzi della popolazione migrante che
si trova nel nostro Paese e che vien da altere realtà. A Sezze questa
è la negatività di Sezze, ci sono dei lestofanti, definiamoli così,
dei delinquenti, formalmente delle persone ‘per bene’ che la mattina
fanno caporalato, anche in forma mafioso, che portano a lavorare le
donne sui campi prendendo una parte, una percentuale della loro già
misera giornata di lavoro. Questo è visibile a Sezze basta andare nelle
piazze di raccolta la mattina verso le 4 o le 5. Alcune
persone sono caporali loro connazionali, altri sono nostri connazionali,
come una sorta, diciamo di assuefazione al fenomeno che è totale…”.
(pag. 134.) Considerazioni
importanti sono presenti lungo tutto il testo e sarebbe bello che
qualche Associazione delle tante attive (qualche volta fin troppo) del
nostro territorio inviti l’autore a presentare il suo scritto in una
assemblea pubblica. 17 febbraio 2014 articolo di Luca Morazzano - pubblicato da Mondo Re@le "Sei di Sezze"; più di un flash mob e oltre il gruppo di Facebook Mentre in macchina percorrevo i chilometri che separano Maenza, il paese dove oggi abito, dalla mia Sezze, tra i tanti pensieri nella testa, c’era quello che il primo Flash Mob del gruppo Facebook “Sei di Sezze” potesse rivelarsi un flop. La paura era quella che, per l’ennesima volta l’abisso tra il dire e il fare si rivelasse incolmabile. In questo caso che dallo scrivere comodamente seduti a casa o al lavoro, barricati dietro una tastiera e uno schermo di computer, e il levare le “ch…pe” dalla sedia di domenica, in un orario, diciamocelo pure, un po’ scomodo, e andare di persona al monumento per partecipare da un evento nato così, quasi per gioco fosse ben altra cosa. Di domenica ci sono i pranzi luculliani in famiglia che alle 14 sono ancora in corso, alle 15 ci sono le partite da seguire comodamente spaparanzati sul divano davanti alla tv. Eppure la cosa ha funzionato, forse complice il bel tempo. Evidentemente, così come è parso giusto al sottoscritto, prendere la macchina e raggiungere il Monumento (Parco della Rimembranza), lo stesso è stato per tanti altri, oltre 200 persone, che hanno partecipato. Certo poteva andare meglio visto che sul gruppo gli iscritti sono intorno ai 2500 ma non bisogna disdegnare il risultato. Logistica, organizzazione, diffusione della notizia, orario e via dicendo, non sono state delle migliori; potevano e dovranno essere migliorate. Innanzitutto bisognerà coinvolgere chi su facebook non c’è e a chi il gruppo social lo frequenta bisognerà dare maggior preavviso e maggior margine di organizzazione. Innanzitutto bisognerà coinvolgere tutte le fasce d’età. Ma già che si parla di ciò che si dovrà fare, lascia presagire l’esito positivo. Perché lasciar morire una cosa così, nata spontanea, in un paese dove si è lasciato morire già troppe cose, non sarebbe giusto. Si pensa a costituire un’associazione, all’organizzazione del prossimo evento, magari allietato da musica, balli, recite, letture e di più giorni. La giornata meteorologicamente stupenda ha fatto il resto regalando la miglior cornice alle foto che hanno immortalato un evento di cui forse, nei prossimi anni, si parlerà nonostante non c’erano le istituzioni, non c’era la cultura quella con la C maiuscola dei capacchioni, niente poesie, niente libri, ma c’erano i sezzesi con la voglia di ritrovarsi insieme, uniti da tradizioni comuni, un comune dialetto e il desiderio di tornare a vivere Sezze. Se questa voglia resterà, se il gruppo di facebook continuerà a rappresentare un punto di incontro e uno scrigno in cui riversare aneddoti, ricordi e racconti, quello che è nato per gioco, potrà si diventare cultura popolare, quella più vera e che è di tutti. Questo il link del gruppo Facebook. 15 febbraio 2014 articolo di Simone Di Giulio - pubblicato da Mondo Re@le “Sei di Sezze se…” su Facebook, arriva anche il Flash-Mob Continua a mietere proseliti il gruppo Facebook “Sei di Sezze se…” che, oltre ad aver coinvolto sul più famoso social network quasi 2.300 utenti, adesso rilancia organizzando per domani, domenica 16 febbraio, un Flash-Mob. L’iniziativa è stata proposta dagli amministratori del gruppo ed ha immediatamente raccolto tantissime adesioni. Oltre 1.500 le persone invitate, 100 delle quali (ma è un numero inevitabilmente destinato a crescere) hanno già confermato la loro partecipazione. Sede di quello che molti (tempo permettendo) si aspettano come un grande raduno di setini sarà il Parco della Rimembranza (meglio conosciuto come Monumento), luogo di ricordi e di storia del paese, con la statua, il fossetto, il muretto, la pista. Obiettivo dell’iniziativa è quello di scattare una foto da tramandare ai posteri, come le tante fotografie che in queste ultime 72 ore molti utenti stanno postando sulla bacheca del gruppo. Si va dall’Anfiteatro ancora in fase di costruzione, a momenti ludici all’interno dei vicoli, fino a momenti più recenti, biglietti di concerti, scorci del paese che prendeva vita. E ad ogni foto o post che si inserire sulla bacheca arrivano a fiume i più classici “MiPiace” o commenti di ogni genere. L’appuntamento per tutti è alle 14 al Monumento e c’è già chi si mangia le mani per non poter essere presente a causa di impegni presi in precedenza. Anche se gli organizzatori hanno assicurato che, qualora l’esperimento dovesse andare bene, ci sarà sicuramente un bis. Ecco il link dell’evento programmato per domani. 12 febbraio 2014 articolo di Simone Di Giulio - pubblicato da Mondo Re@ Boom di contatti per il gruppo Facebook “Sei di Sezze se…” Boom di contatti, di condivisioni, di “MiPiace” e di commenti ai post per il neonato gruppo “Sei di Sezze se…”, creato ieri mattina da un utente del più utilizzato social network, Alessandra Ciampini. Seguendo l’ultimo trend che ha visto la realizzazione di gruppi molto simili a questo, anche i setini si sono dotati di uno strumento utile anche a rinverdire la memoria storica, il dialetto, i ricordi ormai sbiaditi o addirittura completamente cancellati dalle menti di molti. E i risultati, nella reale accezione di ‘sociale’, sono arrivati subito. In nemmeno 24 ore il gruppo (complice il passaparola e la possibilità di iscrivere altri utenti senza una richiesta specifica) ha raggiunto quasi 1.500 utenti, che nel corso della giornata di ieri e della mattinata odierna hanno postato, commentato, condiviso pensieri, frasi (la maggior parte delle quali in dialetto), proverbi, modi di dire tipicamente setini (o sezzesi per restare in tema) e addirittura molte foto. Si va dai ricordi degli anni ’50 e ’60 fino ai più attuali, con un occhio di riguardo verso gli anni ’80 e ’90, chiaro segnale che i trentenni e i quarantenni di oggi tengono a sottolineare lo stacco generazionale che si è verificato rispetto ai giovani del nuovo secolo. Insomma un esperimento riuscito, nato casualmente, ma che potrebbe riservare interessanti spunti e che, comunque la si voglia vedere, tiene vivi ricordi sui quali probabilmente non è il caso di far calare l’oblio. 11 febbraio 2014 di Raffaele Imbrogno r.imbrogno@tin.it Razze locali in via di estinzione 15 gennaio 2014 comunicato del 20 dicembre 2013 info@pietrocontento.it Un'orchestra per Sezze 8 gennaio 2014 di Raffaele Imbrogno r.imbrogno@tin.it Lasceremo
un paese più brutto di quello che abbiamo trovato Una
volta un indice molto grezzo per giudicare una comunità, un paese, una
città era verificare se dopo un certo periodo di tempo la vita fosse
migliorata o no da quelle parti. Se
si vuole applicare lo stesso metodo oggi per il nostro Paese la
valutazione è nettamente negativa: lasceremo un Paese molto più brutto
di quello che abbiamo ereditato dai nostri bisnonni, nonni e genitori. E
la colpa è solo la nostra, di quelle generazioni che negli ultimi
trenta anni hanno vissuto, governato per modo di dire Sezze. L’idea
del bello, del bel vivere è definitivamente tramontata nonostante un
gran parlare di cultura e suoi affini. Ma forse gli intellettuali a
Sezze sono tutti fuggiti da molti anni. E
non può essere una scusante sapere che viviamo in una provincia
disastrosa: ottantatreesima per qualità della vita nella speciale ed
autorevole classifica del quotidiano Il Sole 24 ore (http://www.ilsole24ore.com/speciali/qvita_2013/home.shtml).
Centoquattresima
sui centosette per sicurezza ed ordine pubblico e novantesima per
Servizi e ambiente. Ma non diciamo sempre che Latina è Latina ma
Sezze…. Sezze cosa? Lo chiedo a tutti voi che condividete con me
queste Paese. Sezze cosa è diventato? Un suk a cielo aperto con
strade invase da ortofrutta? Un immenso parcheggio a cielo aperto dove
ci si deve muovere (solo in auto ovviamente) con estrema attenzione, con
i restanti secchioni della spazzatura sempre con le fauci aperte che
urlano il proprio fetore? Buche da ogni parte ed erba in abbondanza? Non
ci interessa nulla dello spazio che condividiamo? Un
mio vecchio amico inglese un giorno mi fece riflettere crudamente su un
nostro aspetto sociale: amiamo avere case (private) perfette e spazi
pubblici (comune) abbandonati a loro stessi. Mi fece l’esempio delle
condizioni dei bagni pubblici in giro per l’Italia e quanta gente si
poteva vedere per strade ed autostrade far pipi a cielo aperto. Si è
vero gli inglesi non ci amano molto (sostengono che siamo l’unico
popolo che corre in soccorso del vincitore e che il nostro libro più
corto è quello che contiene l’elenco dei nostri Eroi sociali e non)
ma non so quanto abbia torto questo signore. Siamo
già in clima di nuove elezioni, di nuovi gruppi di potere o vecchi che
cercheranno di compattarsi per dividersi il poco della torta politico
economica che ormai rimane su questo suolo, ma siamo sempre un paese di
24.405 residenti (il settimo per peso demografico nella Provincia di
Latina - http://www.tuttitalia.it/lazio/provincia-di-latina/31-comuni/popolazione/),
forte di una sua cultura e di sue tradizioni (basta andare a
rileggersi la raccolta di scritti di Campoli sul tema e di recente
pubblicata), saremo in grado di invertire questa terribile deriva e
contribuire ad un miglioramento del nostro vivere comune o siamo
destinati ad un progressivo ed inarrestabile abbrutimento? Allora che ci
si opponga in ogni modo al solo calcolo economico e di potere di questi
desueti apparati politici e congreghe di spiccioli poteri locali e si
inizi ad urlare la propria protesta. Si alzi lo sguardo come facevano
una volta i contadini setini per cercare di capire che tempo li
aspettava. |