SEZZESE

anno 2013

9 dicembre 2013

articolo di Simone Di Giulio - pubblicato da Mondo Re@le

Primarie del PD: a Sezze vince Renzi ma precipita la partecipazione

Lasciano quantomeno interdetti i risultati delle primarie del Partito Democratico a Sezze. Per una serie di motivi. Intanto il numero dei votanti. In un paese dove un anno e mezzo fa il centrosinistra era riuscito ad ottenere la bellezza di 9.910 voti, 4.843 dei quali solo al Partito Democratico, 1.983 alla Lista Campoli, stona decisamente notare che a votare le primarie siano andati ad esprimere la loro preferenza tra Renzi, Cuperlo e Civati solo in 842, nello specifico 352 nel seggio di Sezze centro, 335 a Suso, 155 a Sezze scalo. Nemmeno il 10%, insomma, di quelli che 18 mesi fa avevano decretato il plebiscito per il secondo mandato di Andrea Campoli. Naturalmente non si possono paragonare le due cose, ma il dato oggettivo rimane, soprattutto in considerazione della tradizione storica della sinistra setina. Ma il dato che lascia ancora più stupefatti è sicuramente quello legato alle preferenze. Per Renzi un’affermazione preventivabile, 438 voti (209 a Sezze centro, 159 a Suso, 70 a Sezze scalo), simile alla percentuale nazionale. Rispetto a praticamente tutto il resto d’Italia, però, al secondo posto nelle preferenze dei setini non finisce Cuperlo (sostenuto da pezzi da novanta quali il sindaco Campoli, la deputata Sesa Amici, il consigliere Grenga e altri importanti esponenti del locale Pd), ma Pippo Civati, che strappa in totale 224 preferenze (79 a Sezze centro, 89 a Suso e 56 a Sezze scalo). Cuperlo, dal canto suo, si ferma a 180 voti (64 a Sezze, 87 a Suso, 29 a Sezze scalo). Insomma, dati alla mano, quello che resta delle primarie in salsa setina è la scarsa affluenza e un risultato che può avere del clamoroso. Poca fiducia nei confronti degli ammininistratori o, più semplicemente, poca esposizione e zero pubblicità per sostenere uno o l’altro candidato?


28 novembre 2013

di Raffaele Imbrogno

Tempo immaginato o immaginazioni nel tempo

Ringrazio tutti coloro che sulla mia e mail hanno indirizzato delle ricche considerazione, a partire da quello scritto in Nova Setia. Questo mi conferma quanta intelligenza distribuita c’è nel nostro territorio. Ed anche se non trova poi spazi pubblici per potersi dispiegare, per me resta una risorsa importante. Solo chi è legato ai vecchi modelli del Novecento può pensare ogni forma di partecipazione civile fuori da organizzazioni tipo partiti o sindacati, tempo sprecato o del tutto inutile.

In alcune di queste e mail si indicava la necessità di trasformare lamentele in progetti agenti nel tessuto sociale e politico della nostra comunità. Bene espongo alcune idee in modo molto sintetico, aspettando contributi da chi legge.

Mi piacerebbe pensare ad una snella organizzazione comunale che basi la propria azione nel territorio su pochi assessorati:

Quello alla Normalità, che raggruppi tutte quelle attività per le quali oggi una/n nostra/o concittadina/o dovrebbe votare per un qualsiasi soggetto politico. Una struttura che agisca per creare le condizioni per un vivere civile nel territorio setino troppo spesso offeso da ignoranze varie; struttura che consenta una reale e piena cittadinanza. Un insieme di attività che permetta l’accesso a tutti quei servizi che un Comune deve fornire giorno dopo giorno alla propria cittadinanza. Che sia mobile ed aperto nel miglior modo possibile, non chiuso nel palazzo comunale, ma che metta in piedi oggetti di comunicazione e servizio diffusi nelle varie zone che compongono il nostro territorio, con particolare attenzione e riguardo per quelle fasce sociali più deboli: anziani, giovani, disoccupati, ….

Un secondo assessorato, quello alla Straordinarietà, dovrebbe raggruppare tutte quelle azioni proiettate verso una progettualità futura di Sezze. Cioè le motivazioni per le quali un domani si dovrebbe continuare a votare chi sta gestendo in modo “normale” il Comune oggi. Un insieme di attività finalizzate a dare la massima opportunità di successo ad idee ed azioni messe in essere dai nostri concittadini. Che funga da facilitatore di progetti per una nuova Sezze, tenendo conto di quelli che sono i trend possibili di sviluppo per il nostro territorio.

Mi piacerebbe pensare poi ad un percorso di qualità che sposti la linea della normalità sempre più in alto, andando a comprendere aree che oggi ricadono nello straordinario e così di seguito nel tempo.

Un terzo assessorato dovrebbe essere quello alla Trasparenza ed alla Educazione. Un assessorato che apra con garbo il palazzo comunale e le sue attività al popolo setino. Che rende leggibile a chiunque e dovunque nel nostro territorio l’agire quotidiano e le progettualità future. Che sappia interagire in modo sinergico con le altre istituzioni presente nel nostro territorio (Scuola, forze di polizia, ….).

Infine, un assessorato alla Fantasia che connetta insieme tutte le creatività culturali e non presenti a Sezze.

Chissà forse è solo immaginazione, ma oggi si esce dall’attuale crisi generale e locale solo sognando un nuovo possibile, uscendo da quei schemi di pensiero desueti che tanto male hanno fatto in questi anni grazie alla loro specializzazione solo verso il potere.


16 novembre 2013

di Raffaele Imbrogno

Nova Setia

"Sì, noi sogniamo. Gli uomini d’azione e d’avventura sono dei sognatori: preferiscono il sogno alla realtà. Ma con le armi essi costringono gli altri a sognare i loro sogni. Il vincitore vive il proprio sogno, il vinto vive il sogno altrui.” Simone Weil.

In una giornata come questa mi verrebbe da scrivere: Questo è il Paese che amo …. , ma il timore di essere frainteso mi consiglia altri incipit. Bene proviamo con questo: siamo nel lungo periodo della terra di nessuno tra un Sindaco che non potrà essere rieletto, vista l’attuale legislatura vigente, ed un nuovo Sindaco che verrà. Ma io non riesco a vedere, forse per mia incapacità, un nuovo Mosè che faccia attraversare il deserto alla comunità setina e la conduca verso la terra promessa.  Quello che noto con le mie modeste capacità è uno smarrimento di una vocazione, di uno spirito che possa caratterizzate il nostro Paese. Una comunità che un giorno era caratterizzata da una stretta vicinanza alla terra ed alla sua coltura/cultura molto vicino alla terra, sostituito progressivamente da molto poco. Il nulla si è insediato, ed a differenza di una famosa scrittrice francese io non avverto la costruzione di nuovi granai contro il deserto dello spirito che mio malgrado vedo venire. Sicuramente si è smarrita una vocazione di servizio civile, i vecchi partiti sono in agonia e nuove realtà hanno difficili parti. Non vedo sogni progettuali, coraggiose fantasie, visioni di un futuro possibile per il nostro vivere comune ma tanta confusione e la situazione non è eccellente contrariamente da come pensava un vecchio marxista cinese.

Non credo che in questo nostro Paese non ci siano risorse e forze in grado di pensare una realtà altra da quella esistente. Ma certamente queste risorse sono ai margini della mediocrità imperante. Mi sento coinvolto in questo fallimento come molti altri che in passato hanno usato la voce per dire no. Ma non sono solo. Altri e con più gravi responsabilità sono venuti meno a dei doveri sociali ben precisi. E’ mancata del tutto una classe dirigente nel nostro paese. Settori sociali completamente chiusi nel loro “particulare” ed al massimo interessanti a piazzare la propria prole. Manca un consenso di voci vive e diffuse. Le poche realtà esistenti sono delle enclavi che poco incidono sulla nostra vita, pur avendo meriti non confutabili. Forse questo arcipelago deve vedere la nascita di ponti.

Mi chiedo e chiedo a chiunque ancora abbia avuto la voglia di leggermi fin qui: quale comunità è desiderabile per il nostro Paese? Ci sono le forze per poter pensare a Sezze come un progetto alternativo alla triste deriva della nostra provincia sottoposta a pressioni illegali notevoli? Abbiamo ancora la voglia di pensare a spazi comuni reali, dove poter crescere tutti insieme, o ormai siamo interessati solo a passare il tempo chiusi nelle nostre scatolette di latta in giro per strade e vicoli nati per altri mezzi di trasporto? Siamo definitivamente condannati a vivere alla provincia della provincia chiusi nella nostra Fortezza Bastiani, vivi solo per dominare il deserto dei Tartari.

Da anni non sento voci che tentino di indicare qualcosa di nuovo e di strutturalmente diverso dal piattume esistente. Possibile che vada bene a tutti? O invece siamo ognuno perso a rincorrere i propri guai (cit.)?

Anni fa, molti, proposi la nascita di una Setia Card che rendesse allettante abbandonare per brevi periodo le coste locali per salire da noi in collina, proposi anche la nascita di borse di studio per giovani diplomanti che avessero avuto l’intenzione di iscriversi ad Agraria. Forse solo sciocchezze, chissà. Ma vorrei sentirne di nuove magari meno stupide e molto più sensate.

Ho creduto nella possibilità di un turismo sportivo a Sezze (non vedevo e non ne vedo altri anche oggi). Non si è riuscito nell’intento di creare una città dello sport qui in collina, altri lo hanno fatto (Norcia, Sportilia, ….) e vivono di questo turismo indotto dallo sport.

Qui ci sono tradizioni antiche e nuove che potrebbero essere valorizzate, ci sono possibilità di incontri con culture estere, ma non mi sembra vengano sfruttate se non per vendere più birre o affittare anche delle cantine non molto salubri. Mi chiedo: ma nessuno ha la pazzia di avere idee al di fuori dai soliti cori? nessuno riesce a vedere oltre i posti di lavoro della SPL? Abbiamo avuto amministratori che hanno letteralmente distrutto momenti di incontro del nostro Paese, frammenti di potenziali comunità come Ferro di Cavallo e il Vecchio Anfiteatro e non hanno pagato dazio per questo. Siamo soffocati da auto e mai ho visto nascere un’idea per parcheggi pubblici e chiusure del centro storico e non solo al traffico. Dobbiamo continuare così in preda a gruppi trasversali di potere che definire poi di destra o di sinistra è un vecchio gioco linguistico che sa di Novecento. Siamo in grado come società civile, come individui (troppo spesso incolpiamo i soliti partiti politici di fare solo i loro interessi) di pensare ad un nuovo paese. Siamo in grado di avere un sogno comune?

Non abbiamo più spazi che concretamente possano facilitare la possibilità di creare cultura, partendo da noi stessi. Siamo succubi di quello che ci capita intorno. Che ci debba salvare un nuovo Centro Commerciale nuova cattedrale del pensiero assente? Qualcuno ancora si culla su una visione di un Paese che anni fa era punto di riferimento culturale e produttivo di una vasta area, mentre oggi langue e si desertifica sempre di più. Abbiamo la forza di poter arginare la fuga delle nostre ragazze/ragazzi migliori e di talento o siamo ormai destinati ad ampliare le funzioni di dormitorio del nostro territorio?

Abbiamo del tempo da qui al prossimo eventuale Mosè (sperando che non sia solo uno che farà promesse di assunzioni in vecchie o nuove municipalizzate) per poter progettare insieme. Interessa ancora a qualcuno un confronto un progetto relativo ad una Sezze alta ed altra, una Nova Setia. Nel mio modesto essere sono a disposizione per discuterne per contribuire con le mie piccole forze ed idee. Aspetto suggerimenti sia su questa agorà che tramite la mia e mail : r.imbrogno@tin.it . Ringrazio in anticipo chi vorrà aiutarmi a dare un senso unitario a tutti i mei disordinati pensieri.


11 novembre 2013

di Lucia Fusco

Prezioso Olocausto
Qualche anno fa la scuola di Ceriara di Sezze veniva intitolata ad un soldato, eroe della resistenza, il setino Aldo Bottoni. A pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale dette la sua vita e la sua giovinezza per noi, perché potessimo essere liberi. 
Questa, invece, è un’altra storia. E’ la storia di un altro soldato, eroe e “santo” che dette la vita durante la prima guerra mondiale per la sopravvivenza della sua famiglia. La sua famiglia, la mia. Si chiamava Cesare Mele, la stele grigia della tomba avrebbe bisogno di restauro. Si trova nella parte storica, monumentale, intorno tante altre lapidi, spezzate, dimenticate. La foto mostra un bel ragazzo moro in divisa, coi baffetti; l’epitaffio recita:

Cesare Mele di Antonio
Granatiere
Come Prezioso Olocausto
Per la Vittoria italiana
Volò in seno agli Angeli
Alla verde età di anni 22
I Genitori Inconsolabili ed Esanimi posero.

Era il 1918 e Cesare, Granatiere di Sardegna, si trovava sul fronte veneto. Da qualche tempo, da casa, riceveva lettere con una calligrafia sconosciuta, e anche le parole non erano quelle in uso a casa sua. Preoccupato, chiese una licenza di qualche giorno al Capitano al quale mostrò le lettere e i dubbi. Dopo giorni di viaggio arrivò in treno, sul “Tuppitto”, che lo lasciò a Velletri. Poi arrivò a casa con le ali ai piedi. 
La casa a Suso, era silenziosa. Trovò gli scuri chiusi e la porta semiaperta: il padre, Antonio, aveva la febbre alta e non lo riconobbe, la mamma, Filomena, in un sussurro, gli raccomandò di stare attento: la Spagnola li aveva colpiti. Che andasse all’Alberito a Ceriara, dove le bestie erano rimaste legate agli alberi di olivo…; anche i fratellini e le sorelline erano malati: il più piccino, Angelo, di pochi mesi, non lo aveva ancora conosciuto, era il più grave. Cesare non si perse d’animo e preparò del vino caldo al quale aggiunse il prezioso chinino di cui, soldato, era provvisto. Raffreddato il liquido lo fece bere ai familiari. Tutti n e assunsero una dose tranne il piccino, perché davvero troppo piccolo per bere quel liquido terribile. 
Poi, a dorso d’asino, partì per la via delle Quartara, tratturo che da Monte Trevi scendeva fino a Ceriara, a pochi passi dalla palude, dove c’era, solitaria, l’osteria di Panici e poche capanne. Raggiunto “l’Alberito” portò sollievo agli animali. Li liberò dalle corde perché pascolassero. Riempì di acqua tutti i “comodi” e poi, prima di tornare a casa, perché era piuttosto stanco del viaggio e delle emozioni che stava vivendo, seminò il favino, in modo che crescesse nuovo cibo per gli animali.
Ma la spagnola lo aveva preso e, tornato a casa, si mise a letto, febbricitante. Il papà, la mamma, Filomena “Calazi”, i fratellini e le sorelline intanto stavano meglio e lo aspettavano per festeggiarlo. Filomena subito si recò dai Carabinieri per spiegare che il figlio Cesare si era ammalato di Spagnola, e non avrebbe potuto ripartire, l’indomani; ma il Maresciallo rispose che, vivo o morto, doveva risalire sulla tradotta e tornare al fronte. <<Figlio bono me’, ha ditto i maresciallo che stai agli letto e che t’arizzi e ariparti quanno stai beno, ca agli Capitano teo ci fa nu fonogramma e ci spiega isso>>.
Il soldato ammalato riposava nella stanza che divideva coi fratellini e coi nonni, un tramezzo lo divideva da un’altra stanza: ora c’era una piccola cassa da morto, fatta con le tavole del letto dei genitori: vi era deposto il neonato, Angelo. Cesare, inconsapevole della morte del piccolo, si stupì di non sentirlo piangere e di tutto quel silenzio intorno. Ne chiese il motivo alla madre: <<Tu teni la freue, deui ariposà. I mammocci stauo dalla uicina, poi quanno stai beno aritornano adecco cu nune>>. Così Cesare poté lasciare la vita tranquillo: quando sentì la morte vicina chiese alla mamma di andargli a prendere l’acqua fresca del pozzo… e morì, solo. Da soldato. Non aveva il coraggio di morire davanti alla sua mamma. Era appena tornato e se ne doveva andare via. Aveva dato a tutti il chinino e lui invece non ne aveva bevuto…
Filomena, sporca, fiera e coraggiosa come Anita Garibaldi, seppellì in poche ore il primo e l’ultimogenito, accompagnati al cimitero dal maestro Nardacci e dalla pluriclasse. Infatti nella casa di Filomena c’era la scuola. Tornati a casa quella madre addolorata offrì al maestro e ai bambini tutte le provviste di formaggio e pane fatto in casa in onore dei suoi cari morti. Dopo aver accudito alla casa e ai sette orfani, tutti minorenni: Paolo, Tommaso, Vincenzo, Lidano, Luigi, Luisa, Giuseppina, scese col fedele somarello giù all’alberito, a Ceriara, “a requete le uestie”. Stavano bene, tutto era a posto, gli animali erano sopravvissuti a quei terribili giorni. Il prato era in fiore: il favino aveva appena iniziato a crescere… e tra le piantine nascenti Filomena notò le orme profonde dei passi del figlio soldato. Un fiume di lacrime finalmente scese dagli occhi di quella madre garibalda che, tra i singhiozzi, baciò le impronte una per una, come fossero una reliquia, e a lungo gridò il suo dolore, urlò, baciò e imprecò il Cielo per lo strazio. 
Ho voluto scrivere questa storia per condividerla e perché non vada seppellita nell’oblio. Quando ero piccola i miei genitori e i miei nonni raccontavano le storie di famiglia, a me e ai miei cuginetti, perché crescessimo in consapevolezza e in sapienza. Perché ci ricordassimo sempre della strada che avevamo percorso, prima di giungere ai nostri giorni. Oggi non raccontiamo più storie di sacrifici ai giovani: sono cose vecchie, superate, inutili, non interessano a nessuno. Io invece credo, fortemente, che il nostro passato, il nostro dialetto, la Storia, siano le cose più preziose che possediamo e una volta perduta ogni memoria saremo rovinati per sempre, come recita il poeta siciliano Ignazio Butitta: 

“…Un populu,
Diventa poviru e servu,
Quannu ci arrobbanu a lingua
Additata di patri:
E’ persu pi sempri.”

Oggi… su quelle orme si fonda la mia casa. Vivo all’Alberito da molti anni…


7 ottobre 2013

di Raffaele Imbrogno

Fenomenologia di Via Piagge Marine

«...ripresi via per la piaggia diserta» (Dante, Inf  1.29)

Di ritorno da diversi mesi passati in giro per l’Europa dietro ad una bandiera italica, torno ad attraversare le vie del nostro piccolo paese. Sono stato anche a Capo d’Istria cittadina di 25 mila abitanti grande come il nostro borgo ma con impianti sportivi per 5 mila persone, pulita e chiara come un gioiello, ma questa è un’altra storia, se interessa ne parliamo più avanti.

Bene mi trovo a passare spesso in Via Piagge Marine (piaggia. - Dal latino medievale plagia, " pendio ", " terreno in pendenza "; subordinatamente " costa ", " spiaggia " [plagia maris]; cfr Enc. Treccani.it) dove vivo e tristemente vedo che una metamorfosi fenomelogica si è avverata. Da strada di transito larga sia per automezzi che per persone che vogliano gradire il bel sole, si è trasformata in parcheggio allargato. 

Auto in seconda - terza fila, nessun rispetto di uscite di garage all’insegna del faccio quello che mi pare. Vero che molti garage di questa strada, che dovevano per l’appunto servire per liberare il tragitto da inutili ostacolati, sono divenuti negozi con il risultato di costituire tappi per la viabilità, ma è anche vero che una diffusa maleducazione o forse una pigrizia congenita fa sì che ci si senta autorizzati a lasciare le auto dove si voglia: anche davanti all’uscita dei Vigili Urbani e dell’asilo nido. Poi se qualche volenteroso vigile, ligio al proprio dovere, si ferma davanti ad una sala scommesse per far sì che almeno quelli parcheggiati in terza fila muovano le chiappe, viene assalito da parolacce varie che la dicono lunga su una parte della fauna che frequenta certi luoghi. Insomma regole poche, ignoranza e baldanza molta. Che fare? Vogliamo calpestarci a vicenda aggredendoci come topi scappati da qualche fogna o pensiamo di avere ancora barlumi di senso civico, di religione civile. Situazioni che mio malgrado vedo presentarsi anche altrove (Porta S. Andrea, Ex Ferro di Cavallo) con negozi aperti 24h che fanno del suolo pubblico un magazzino a cielo aperto anche maleodorante. 

Ma cari concittadini amiamo così poco il nostro territorio???

Forse sarà il caso di fare un Comitato Pro Piagge Marine, che ne pensate???

Sotto - Sezze vista dalle Piagge Marine di Edward Dodwell, viaggiatore Irlandese agli inizi del 1800.


21 settembre 2013

di Sinmone Di Giulio

Calcio Sezze, intervista al vicepresidente Marco Gaeta

"Pronti a disputare una stagione importante, 

forti anche del sostegno dell'amministrazione comunale"

Quello appena iniziato può considerarsi una sorta di anno zero per il calcio setino. La retrocessione della storica Vis Sezze dalla Promozione alla Prima Categoria e l’avvenuto ripescaggio della Polisportiva Calcio Sezze in Promozione hanno mutato radicalmente gli scenari, con l'ingresso in società di forze nuove, motivate a far tornare il calcio che conta nel paese più grande dei Monti Lepini. Tra queste persone va citato, non solo per un mero dato anagrafico, Marco Gaeta, che nella nuova struttura societaria condivide la carica di vicepresidente con Renato Gori. Il 33enne imprenditore pontino, ex calciatore proprio nelle fila della Vis Sezze, racconta le sue aspettative per la stagione appena iniziata: "Lo staff tecnico e dirigenziale che si è formato prevede figure storiche del calcio setino e l’ingresso di giovani, molto stimolati a dare il proprio contributo all’interno della società. 

Per quanto riguarda la prima squadra, abbiamo iniziato con un certo ritardo sapendo solo a fine luglio del nostro ripescaggio nel campionato di Promozione, ma da quel momento ci siamo mossi tutti nella stessa direzione per cercare di raggiungere i nostri obiettivi: allestire una squadra che possa ben figurare in campo e rafforzare  un già valido settore giovanile sfruttando l'enorme bacino a nostra disposizione. Durante la fase convulsa che ha portato alla definizione di un’unica società calcistica per il paese di Sezze (cosa che non accadeva da circa 20 anni), non possiamo che sottolineare la fondamentale presenza dell'assessore allo Sport del Comune di Sezze, Enzo Eramo, che non ci ha mai fatto mancare il sostegno suo e dell'amministrazione di cui fa parte, dando consigli e suggerimenti e appianando alcune incomprensioni che si erano palesate in passato. 

Senza di lui probabilmente avremmo avuto più lacune da superare e se faremo bene in questa stagione e nei prossimi anni sappiamo che in parte sarà dipeso anche dalla sua passione e dalla sua disponibilità. Inoltre, dalla presenza di una sola società calcistica, ne beneficerà anche l’impianto sportivo del Tasciotti che, in virtù di un minor utilizzo, vedrà ridotti i costi di gestione e manutenzione". Stagione attuale ma, soprattutto, prossimi anni. Questo sembra essere il leit-motiv della nuova avventura del calcio setino: "Dal presidente Roberto Rossi - spiega ancora Marco Gaeta - fino all'ultimo collaboratore, passando, naturalmente, per lo staff tecnico e i giocatori, ognuno dovrà avere un ruolo ben definito. Poi sarà come sempre il campo a decidere, ma il nostro compito come dirigenti è che tutto funzioni al meglio, senza voli pindarici e senza promesse chiaramente irrealizzabili in questo delicato periodo di crisi che, inevitabilmente, ha investito anche il calcio". Insomma nessun proclama, anche se qualche sogno potrebbe realizzarsi, come lascia trasparire il vicepresidente: "Nel 1997, da giovane di Lega, ho vissuto uno degli anni più belli per il calcio setino, disputando un campionato di Eccellenza. Le domeniche quando si giocava in casa, era emozionante vedere il "Tasciotti" pieno, mi piacerebbe quantomeno che ci si avvicini di nuovo a quei livelli. Contestualmente - conclude Gaeta - sappiamo di dover andare avanti per gradi e senza forzare la mano, ben consapevoli dei nostri compiti e dei mezzi a disposizione. Le premesse per fare bene ci sono tutte e queste potranno solo che aumentare se la società calcistica ed il paese sapranno unirsi in una cosa sola”.


16 settembre 2013

di Vincenzo Mattei

In ricordo dell’amico e del compagno Fausto De Angelis

L’improvvisa scomparsa di Fausto De Angelis mi ha profondamente scosso e rattristato.

In un “lampo” se ne è andato. Da vecchio amico e compagno non voglio tesserne il necrologio perché “non è morto del tutto”, ma delineare alcuni tratti significativi e caratteristiche di un uomo intelligentissimo. Con lui ho trascorso e vissuto gran parte della mia gioventù e della mia esperienza politica e amministrativa e da lui ho imparato molto. E’ stato per me “maestro e guida”.

Aveva una visione totalizzante della politica: niente succede per caso, ogni avvenimento può mutare senso e destinazione per volontà degli uomini, dei sommovimenti sociali e di classe (come si diceva fino a qualche anno fa). Nulla succede per caso né per cause divine o per volontà del fato. L’uomo è “faber” della sua storia nel  bene  e nel male. Da qui l’impegno l’obbligo morale a cambiare il verso della storia a favore delle classi più umili e  disagiate,  a favore della “classe operaia e dei contadini”. Ciò per snidare i vecchi e consolidati gangli di potere locali, provinciali e regionali annidati nella Sanità, nella Scuola nella Pubblica Amministrazione: i luoghi politici e amministrativi più vicini e consoni al suo impegno dagli anni ’60 agli anni ’90, anni in cui ha ricoperto incarichi di prestigio e di potere. Sì: l’occupazione del potere era l’obiettivo attraverso cui poter modificare i meccanismi distorti, ingiusti e discriminanti nei confronti delle classi più disagiate. In ciò ha rappresentato il simbolo di una classe operaia adulta non più minorenne, in grado di saper governare, estranea ad estremismi demagogici e populistici ritenuti inconcludenti e controproducenti.

Una guida spesso illuministica, che a volte poteva apparire troppo avanti e tracotante ma che, invece, aborriva delungaggini, le litanie e le interminabili mediazioni burocratiche.

Aveva una visione organica da vero intellettuale, lucida e lungimirante della realtà storica effettuale in cui viveva e operava e, quasi sempre, con grande intuito e abilità, anticipava le mosse dell’avversario politico.

Il partito, la militanza, la passione politica, la dedizione assoluta alla causa, lo studio, la ricerca del nuovo: questi sono i caratteri distintivi del personaggio e la lezione che lascia in eredità non solo a quelli come me ma anche e soprattutto ai giovani di oggi.

Intendeva l’esercizio della politica come l’arte più nobile per l’interesse generale e non come tornaconto personale.

Una figura moralmente ineccepibile, sia a livello pubblico e che privato con la consapevolezza di essere costantemente sotto la lente dei suoi compagni e quindi avvezzo ad uno stile e ad un costume irreprensibile e quasi francescano.

E’ morto senza avere conti in banca, senza particolari indennizzi e privilegi, sapeva che tra l’ideale e la politica c’è la prassi e ciò gli consentiva di rifinire come metodo ogni astrattezza e fantasticheria, ogni posizione estremistica e massimalistica affondando le sue opinioni allo studio della storia e della filosofia.

Spesso ripeteva che “l’estremismo è malattia infantile”, citando Antonio Gramsci, il suo autore preferito.

Se ne va, improvvisamente, ma immensa è la sua eredità e il metodo costante di osservare analiticamente i fatti, di sottoporli alle lenti di ingrandimento del partito e di organizzare la lotta politica per una maggiore giustizia e uguaglianza sociale.

Per ciò gli dobbiamo una profonda gratitudine e riconoscenza e dobbiamo essere fieri di averlo avuto tra di noi.

Grazie, caro Fausto.


20 agosto 2013

di Orazio Mercuri

Caro Sindaco, a proposito dello Ius Soli

“PREPARATEVI TUTTI, TRA QUALCHE MESE GRANDE MOBILITAZIONE NAZIONALE CON ""RESISTENZA ITALIANA"" ADERIRANNO TUTTI I GRUPPI SORTI IN QUESTI ULTIMI TEMPI, TRA CUI IL NOSTRO. PREPARATEVI TUTTI, NESSUNO ESCLUSO, E' GIUNTO IL TEMPO DELLA REAZIONE E DELLA DIFESA DELLA NOSTRA AMATA PATRIA. IN QUESTI GIORNI, SI STANNO SVOLGENDO NUMEROSI INCONTRI IN TUTTA ITALIA, IN OGNI REGIONE, PER I PREPARATIVI CHE PORTERANNO, FINALMENTE, ALLA SVOLTA LA NOSTRA AMATISSIMA PATRIA. ORAMAI, SONO STATE RAGGIUNTE DECISIONI IRREVOCABILI. CI SARANNO DUE RIVE, E VEDREMO CHI NE FARA' PARTE E SOPRATTUTTO, DA QUALE PARTE. QUELLA DEL PATRIOTA CHE DIFENDE LA SUA PATRIA E' PARTECIPERÀ ALLA SUA RINASCITA, O A QUELLA DI TRADITORI CHE HANNO PARTECIPATO ALLA SUA DISTRUZIONE”
Queste sopra riportate sono le dichiarazioni del Consigliere di maggioranza Roberto Reginaldi. “Ci saranno due rive, e vedremo chi ne fara' parte e soprattutto, da quale parte. Quella del patriota che difende la sua patria e parteciperà alla sua rinascita, o a quella di traditori che hanno partecipato alla sua distruzione.” Ecco, non penso che ci sia bisogno di aggiungere tante parole, semmai, c’è bisogno di avere solo una qualche risposta dalla nostra Amministrazione che accetta il sostegno POLITICO del Consigliere Reginaldi. 

Su “quale riva”, appunto, vorrà posizionarsi la nostra Amministrazione? E per fare cosa? E a quali ideali politici intende ispirarsi visto che, sempre il Consigliere Reginaldi, su Facebook scrive: “a noi camerati ci piace così tanto seguire le indicazioni del Duce”? Se questa è la linea politica che si condivide mi si può, cortesemente, spiegare la valenza di alcune “commemorazioni” che tanto impegnano la nostra Amministrazione? Inoltre, si pensa forse che il caos che viviamo a Sezze sia colpa di persone che, per svariati motivi, hanno lasciato le loro nazioni di origine, o è dovuto ad un venir meno sempre più consistente di quel senso civico che contraddistingue e forma una vera Comunità? E, se si, chi ha la responsabilità di arginare questo degrado? Per mettere un freno al farneticare contro queste persone (madri, padri, bambini, anziani) di altre nazioni che a Sezze risiedono, lavorano, condividono la loro vita insieme a noi, l’unico rimedio è solo quello di lanciare invettive? O è possibile pensare intanto, nel nostro piccolo, almeno a minuscoli interventi che aiutino il vivere civile, tenendo ben presente però che qualunque tipo di intervento si metta in atto, questo non sarà dovuto al solo fatto che esiste una presenza di stranieri ma che si sta facendo strada un degrado civico preoccupante. 

Allora, ad esempio, perché non garantire una presenza costante e vigile della Polizia Municipale e delle Forze dell’Ordine magari coinvolgendo, per questo scopo, anche l’Associazione dei Carabinieri? O ancora sempre, ad esempio, attivarsi per dare maggiore attenzione allo smercio dei prodotti alcolici mettendo in campo una regolamentazione degli orari delle attività che sappiano tener conto sia delle esigenze e dei loro leciti interessi e sia delle esigenze e del diritto al buon vivere dei cittadini residenti e non?
Insomma, Sezze, possiamo progettare di Ri-Costruirla come Comunità aperta, capace di stare al passo con i tempi, di accogliere e integrare o dobbiamo ormai considerarla una Comunità definitivamente avviata allo smembramento per “fini superiori”?
E se così è, quali sarebbero questi “fini superiori” per i quali stiamo sacrificando questa Comunità che un tempo era punto di riferimento per le Comunità limitrofe e non solo?
Mi piacerebbe ascoltare, almeno su questo, una risposta chiara e mi piacerebbe ancor di più non assistere a silenzi come quelli che, purtroppo, si sono già prodotti nei mesi precedenti anche a seguito di fatti gravissimi qui accaduti e dove nessuna voce dalla nostra Amministrazione si è levata.


18 agosto 2013

di Paola Di Veroli

Il PD, la “responsabilità” di governo e i valori geograficamente protetti

Il PD ha uno statuto, declama solennemente valori, ma…

La componente femminile nelle giunte è un valore da difendere in tribunale se si è all’opposizione (vedi caso ex giunta Alemanno), se si è in maggioranza – bulgara, precisiamo – allora ci si può passare allegramente sopra. A livello nazionale le nostre parlamentari si vantano di aver fatto approvare la doppia preferenza, ma al paesello non si alza una sola voce per la mancata rappresentanza. La giustificazione che si avanza è una sola: la “ragion di stato”. Come se attuare i valori ai quali si è data libera adesione tramite una tessera di partito fosse un attentato alla governabilità! In chi ho contribuito ad eleggere preferisco la coerenza che conduca anche alle dimissioni a questo nuovo e deleterio trasformismo.

E ancora. I “miei” ami-compagni che stanno saldamente al governo del paese si ricordano di aver inserito nel programma di governo il valore dell’integrazione e dell’accoglienza? O hanno considerato queste parole come slogan da inserire per necessità? O, più semplicemente, hanno copiato programmi di altri? Nel caso, auspicabilissimo, che lo ricordino, forse dovrebbero prendere posizione contro gli interventi dalle vaghe connotazioni razziste di un esponente della maggioranza. Per rendere l’idea faccio un copia-incolla, errori compresi, dal profilo facebook  Non capisco la logica dei politici: si fregano i soldi e hanno i priviliegi e fino a qua ci siamo. Ma favorire stranieri che portano degrado? 

Dovranno rispondere di questo. Io sono stanco di vedere italiani che soffrono mentre rom, zingari e barconi vengono qui per poi percepire sussidi ed altro. Ma li vogliamo cacciare via una volta per tutte? facciamo polizia di questi politici che non fanno altro che umilairci?”. Lascio ad ognuno le considerazioni che vuole. Mi farebbe però piacere che il sindaco censurasse pubblicamente questi interventi. O almeno il segretario del PD o quanti abbiano aderito al programma di governo. Non si può nemmeno accampare la scajoliana scusa dell’”a mia insaputa”, visto che ogni singolo clic su fb viene inviato a tutti quelli con cui si ha amicizia, consiglieri, assessori e tutto il cucuzzaro compreso.

Tra l’altro se chi sta in maggioranza e ha pure un assessore di rappresentanza vuole fare pulizia di tutti i politici perché non ne capisce la logica…

Voglio però cogliere il recondito lato buono dell’intervento: l’integrazione vuole regole e certezze, esige diritti e doveri. Ma questa è un’altra storia. E anche qui si attendono azioni concrete.


12 luglio 2013

di Vittorio Accapezzato

Paesaggio, identità e decoro urbano a rischio
La geniale idea, per la collocazione di tre cassonetti dell’immondizia indifferenziata lungo il marciapiede di Via San Leonardo intitolato “passeggiata Fabrizio d’André’ “, merita il primo premio della Città di Sezze.
A nessuno, sarebbe venuto in mente di collocare tre vecchi e malandati cassonetti dell’immondizia all’angolo più caratteristico e più accogliente della passeggiata. All’ombra di un folto, caratteristico e secolare albero è stata giustamente collocata una panchina d’epoca che viene contesa giornalmente da pensionati e giovani mamme che allattano i propri figli.
E’ da ricordare, che il tratto di passeggiata insiste su un’area protetta da vincolo paesaggistico e archeologico.
La posizione dei contenitori, oltre a ridurre tre posti di sosta in un paese che ha fame di parcheggio, non è conforme alle norme del codice stradale:
I cassonetti, ai sensi del codice della strada non possono essere collocati su strade urbane di scorrimento, corriere autoambulanza e mezzi pesanti di trasporto;
Il dispositivo di apertura del coperchio del contenitore si trovi dal lato del percorso pedonale e non sul lato di transito dei veicoli;
L'area di posizionamento dei contenitori ricadente ai margini della carreggiata deve essere delimitata con striscia gialla.
Niente di tutto questo. Eppure i cassonetti che rappresentano un nuovo episodio di degrado urbano sono stati collocati in un itinerario panoramico di bellezza paesaggistica.
L’ideatore, avrà il merito di far chiudere la passeggiata “Fabrizio D’André” perché tra qualche giorno, con trenta gradi all’ombra un cattivo odore dovuto ai cumuli di immondizia accerchieranno i cassonetti stracolmi, invaderanno il marciapiede e occuperanno stabilmente la corsia della Via S. Leonardo in cui circolano, o dovrebbero circolare, gli autobus.
Certamente la scelta della collocazione non offre certo immagini degne di foto ricordo. Avverrà un’emergenza rifiuti da codice rosso anche perché l’area non è opportunamente allestita ai fini dell’igienicità, della facilità delle operazioni di svuotamento ed asporto, della salvaguardia delle esigenze della circolazione. 


10 luglio 2013

di Ignazio Romano

Il Tesoro di Sezze... che pena

Mentre il gruppo In Difesa dei Beni Archeologici si prende una meritata pausa di riposo, soprattutto dopo le sgradevoli vicende del viale dei Cappuccini, io e Vittorio siamo andati a fare un sopralluogo su alcuni Tesori di Sezze dove la SPL, in accordo con la Soprintendenza, ha effettuato dei lavori di pulizia. 

Ad essere onesti ed obbiettivi, - la torre di difesa romana in opera poligonale e il tempio di Giunone Regina risalente al II secolo a.C. - ma anche tutti gli altri resti archeologici sparsi sul territorio comunale, sono considerati "Tesori" da Vittorio, da Vincenzo, da Rita e da pochi altri amici che a Sezze, me compreso, rappresentano una piccolissima minoranza. 

A cominciare dal Sindaco, che del progetto della Via Setina avrà fatto di certo carta da pacchi, la maggioranza dei sezzesi non ha alcuna considerazione per le vestigia del passato, e a dire il vero penso che nel mio paese manca proprio il rispetto per la natura. 

La vicenda dei Cappuccini docet. Invece, è merito dell'architetto Vincenzo Rosella se oggi è stato possibile effettuare le foto ai siti oggetto di manutenzione, che in questo modo trovano ancora l'attenzione di qualche raro visitatore. Che pena.

PS: per chi non si trovasse d'accordo con il mio giudizio, quello che si vede nella prima foto sotto è una delle tante prove della mancanza di sensibilità di qualche cacciatore annoiato.   


25 maggio 2013

di Orazio Mercuri

Namastè!

Saluto il Dio che è in Te!

Oh uomo

Hai deciso!

La tua vita

Vissuta nella dimensione del movimento

Simbolo della totale libertà

Fonte della conoscenza reverente

Cuore della potenzialità dell’esplorare

Direttamente

Le diverse forme

La tua vita

Concepita per esaltare la creatività

Integrando e celebrando

Le diverse espressioni

Le diverse forme

La tua vita

Concepita per creare

È posta ora nell’oblio del tuo cuore

Cedendo alle lusinghe dell’effimero,

Dimentico della potenza dell’Essenza.

Hai deciso

Oh uomo

Di abbattere la Vita

Che ha forma diversa dalla tua

Ma questa decisione che si mostra come conclusiva

In realtà

Si corona, si rinnova

Ogni qualvolta viene agita.

Decidi oh Uomo

Decidi di agire con generosità

Decidi di ascoltare il nostro canto

Decidi di abbattere il muro

Che separa il tuo dal nostro Cuore!

E da Cuore a Cuore

Saluto il Dio che è in Te.

Namastè!



19 aprile 2013

comunicato stampa Giovani Leoni

Prende corpo l’iniziativa a sostegno di Renzi a Sezze, partendo da Facebook

Stefano Madonna: « La sua giovane energia ci dà speranza »

“Noi, parlo della mia generazione, siamo ad un bivio. Dobbiamo scegliere se fare i polli di batteria, o avere il coraggio di usare un linguaggio diverso”. A parlare è Matteo Renzi, il sindaco di Firenze grande promessa della politica nazionale; a rispondere all’appello un gruppo di ragazzi setini. La giovane forza dirompente ed innovatrice è ben evidente negli occhi di Stefano Madonna: « Personalmente seguo Matteo sin da quando era un illustre sconosciuto dalle nostre parti. Le sue idee e le sue azioni le ho fatte mie, perché ho capito che finalmente una realtà riformista poteva esserci in questo paese. Successivamente, alle Primarie del novembre scorso, con grande coraggio ed un pizzico di incoscienza, ho deciso di sostenerlo pubblicamente nella mia città. E’ stata dura perché era considerata da tutti gli esperti una lotta impari, ma il risultato è stato più che buono ». Dopo questa prova, Madonna ha cominciato, senza proclami, a plasmare una vera e propria organizzazione. « Grazie al bel successo, l’associazione ‘Giovani Leoni’ (di cui sono membro fondatore) ha sciolto le riserve, ed ha cominciato ad appoggiare il mio sostegno renziano. Noi abbiamo un obiettivo: ci impegniamo a restar fuori dalle logiche dei vecchi partiti, e vogliamo davvero che una realtà democratica esista, sul modello ‘Obama’. Viviamo un momento difficilissimo, al limite del dramma, con una crisi economica che ha investito totalmente anche le istituzioni. Tuttavia Matteo ci permette ancora di conservare la speranza al posto della rassegnazione, e di fare del dinamismo l’antidoto alla routine logorante ». Si tratta senz’altro di un progetto interessante ed innovativo, che sta già raccogliendo adesioni ed entusiasmo, anche al di fuori dei confini comunali. « Dopo un periodo di silenzio utile per gettare basi reali - prosegue Madonna - ora siamo pronti a partire. Il primo passo è stata la creazione di una piattaforma Facebook, ‘Sezze x Matteo Renzi’: sarà l’organo di informazione per tutti i cittadini setini e non, in cui ci si potrà confrontare e proporre soluzioni, oltre a seguire le gesta del nostro ispiratore. Naturalmente non ci fermiamo alla politica nazionale, ma adotteremo il nostro metodo anche per affrontare i problemi che affliggono la nostra cittadinanza. Dunque le sorprese non sono certo destinate a finire ».


15 aprile 2013

di Franco Abbenda

Certe bombe

“So’ nostrane, so’ tenere
e so’ puro grósse”.
“Guarda che cimarólo,
niro niro e senza pilo”.


I’ commerciante
di carcioffole
manco sa
chi l’ha zappate.


Isso accatta
e porta a ûénne,
vo’ ‘ncassa’
non è nu santo.


E chi mi dice
se ‘sta pianta
è nata a Sezze
o all’Anguillara ?


N’è più ‘Nzino
o La Cicala
a pianta’
i cipollicchi
a ‘nnaffiarle,
concìmarle
e ìrle a còlle
a Portaturo.


Sento dice
di ormùgni
e robba forte.
E le nostrane ?


Ma i controgli
chi ‘i fa ?
Non mi posso
più fida’.


Certe bombe
quand’è notte !
‘Ste carcioffole
…che bòtte !


10 aprile 2013

di Raffaele Imbrogno

Sezze - Detroit

Con una andamento oggi controcorrente Sezze abbandona sempre di più la sua vocazione agricola (in altri paesi e nazioni invece si torna a dare grande importanza a questa attività e non ultime le mafie investono oggi pesantemente sulla terra) per andare in modo catartico e catalitico verso il mondo delle auto e delle moto.

Ma non solo è sempre più imperante nel nostro territorio questa scelta, nel contempo si è trovata una brillante ed originale soluzione alla perenne questione del parcheggio. Infatti le auto, mezzi di movimento, sempre più sono ferme. Vuoi per la difficoltà di acquistare la benzina-oro, vuoi perché molti non sanno dove andare. Le signore auto sono ferme e ben parcheggiate lungo le vie del Centro Storico ed oltre.

Sezze è un paese dominato dalle auto. La nuova Detroit del mondo civile. In attesa che anche nel nostro bel paese si crei una Motown Records Inc. e che arrivino a cantare i nuovi Stevie Wonder, Sam Cooke, Marvin Gaye, … (solo per citare alcuni dei tanti che incisero per quella nota casa discografica che ebbe i natali nel Michigan), intanto possiamo ogni giorno verificare la fenomenologia di questo processo di tardivo ma rapido passaggio nel nostro territorio da una economia basata sulla terra coltivata a quella imperniata su cilindri e bielle.

Quante belle auto, quanti enormi e pulitissimi SUV si trovano lungo le vie del Centro e non solo del nostro paese. Quante ne volete e di qualsiasi marca (grande segno di democrazia frizionante). Parcheggiate in doppia, in tripla fila a far mostra dei propri scattanti e fermi motori, questo è l’imperativo categorico setino dei nostri giorni. 

Basta fare un giro intorno a quello che una volta era il magnifico “Ferro di Cavallo” e che qualche malato architetto ha trasformato in una bianca ed inutile scalinata, per avere una pregnante immagine di questa mutazione economica e, soprattutto, antropologica: esseri umani che sono delle propaggini dei propri sfavillanti mezzi meccanici. Queste auto, signore onnipotenti del nostro territorio, fanno bella mostra di se dando il giusto ritmo lento ed il giusto rilassamento a chi per futili motivi di lavoro o di studio vorrebbe raggiungere le proprie destinazioni in tempo utile. Impongono quel giusto passo lento (un nuovo tango setino) se non fermato che tanto aiuta lo spirito e fornisce l’opportunità per meglio apprezzare il panorama paesano. Forse, stona ogni tanto qualche invasione del sacro manto stradale da parte di qualche negozio aperto 24h, che lancia cassette vuote di frutta e verdura ma si sa il mondo della produzione agricola è duro a morire, ma prima o poi scomparirà e le nostre auto potranno liberamente parcheggiarsi sulle strade del centro paese e da li messere dominare la valle e la palude.


18 febbraio 2013

di Raffaele Imbrogno

Il deserto

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile l’incontro di domenica a Sezze Scalo presso la Scuola Caio Valerio Flacco. Per una volta molte persone della nostra cittadina hanno avuto una reale e interessante alternativa ad un anonimo pomeriggio presso centri commerciali o altri posti ameni. Un momento per riflettere. Il tema dell’incontro poi era e resta, purtroppo,  di estrema attualità nel nostro territorio che di recente ha visto molti casi di delinquenza comune legata al mercato degli stupefacenti.

Il tema delle droghe ci accompagna da anni e da anni molti giovani muoiono per un abuso di tutte le sostanze dopanti, legali e non. Molti sistemi educativi poco hanno fatto e poco fanno per prevenire questo grave fenomeno e poco ancora fanno per creare anticorpi forti.

Quindi, ancor più meritevole è chi ha dedicato del suo tempo per consentire un incontro per i membri della comunità setina ed in particolare della Stazione di Sezze. Durante la tavola rotonda ho avuto modo di sentire interventi molto validi ed altri scialbi e poveri sia di contenuti che di idee. Non è facile porsi davanti a questo fenomeno. Soprattutto quando anche realtà che dovrebbero creare valori, momenti di comunità per dare difesa a giovani soggetti in formazione, danno esempi terrificanti: mi viene subito in mente il fenomeno del doping nello sport, dove pur di vincere un prosciutto anche atleti dilettati si iniettano tanto di quel veleno da metter paura.

Quando basta entrare in un qualsiasi bar e vedere quanti alcolici vengono venduti in modo allegro a molti minorenni. Quanta disinformazione esiste sulle morti provocate dal fumo, in quella grande ipocrisia pubblica che mette etichette sui pacchetti di sigarette inneggianti alla morte ma poi acquistabili banalmente.

La domanda che da sempre ci si pone è cosa fare. Non ho lo spessore per poter dare una risposta completa ed esaustiva sul tema, ma alcune riflessioni volevo condividerle su questa agorà che il sito di Romano ci mette a disposizione. Nell’entrare presso il plesso scolastico ho visto ragazzi giocare a pallone per la strada, tra le macchine e mi sono ricordato che allo Scalo non esiste un centro di aggregazione sportiva non legata ad un società sportiva. Un qualcosa di simile a quei vecchi Oratori che tra molti aspetti critici consentivano a molti giovani (quasi sempre maschietti però) di passare il tempo libero in modo relativamente tranquillo. Io sono cresciuto passando molte ore presso un oratorio romano ed imparando lì a giocare a pallacanestro. Come dico spesso lo sport fatto bene può far bene, ma fatto male fa molto male. Ma almeno che si creino presso la nostra comunità e nel nostro territorio dei luoghi aperti dove poter praticare dello sport. Dei circuiti per correre a piedi o in biciclette senza il rischio di esser emessi sotto dall’imperante mostro che si chiama auto. 

Che si possano avere dei piccoli centri polisportivi dove creare dei momenti sani e professionalmente validi di offerta sportiva. Ma non solo sport, luoghi che possono avere spazi per giovani band per provare musiche, ballare e stare insieme. Lo Scalo sembra un deserto. Luoghi di aggregazione oltre alla Chiesa (non provvista purtroppo di uno spazio sportivo) quali sono? Lo slargo della Stazione (di una tristezza infinità) e lo spazio davanti alla scuola ed alle poste. Ma questi sono solo luoghi dove condividere la propria noia e niente di più. Allora sarebbe il caso di poter leggere di progetti edilizi per centri sportivi e non solo finalizzati all’aggregazione delle nuove e vecchi generazioni: campi sportivi, di bocce, per poter giocare a carte e fare aquiloni, …. Invece di buttare il nostro denaro nel rifare Ferro di Cavallo (idea idiota) o distruggere l’Anfiteatro (ma chi mangia su queste stupide idee?) non sarebbe il caso di approfondire il turismo sportivo e di rilanciare l’impiantistica attuale, di proteggerla e non abbandonarla alla distruzione, di creare nuove forme di incontro sportivo e sociale. Siamo in campagna elettorale regionale ma di queste cose ne sento poche. Sarò sordo io? Resto in attesa di risposte. Grazie.


27 gennaio 2013

di Raffaele Imbrogno

Non siamo un paese per giovani

Non siamo un paese per giovani. Purtroppo è così. Anche sabato 26 gennaio 2013 i giovani studenti setini non hanno trovato il bus del Cotral che doveva portarli al capoluogo di provincia per frequentare le lezioni. Forse perché sono giovani e non hanno un gran peso sociale e sono come delle persone invisibili che possono essere trattate in questo modo da una Società di trasporti pagata con le nostre tasse che fa del buco in bilancio la sua vera vocazione e paga fior fiori di stipendi a manager ben raccomandati dai scaltri politici locali. E’ proprio vero che questi ragazzi sono troppi educati ai miei tempi (forse sbagliando) ma già da molto e per molto meno si sarebero bloccate strade ed incroci (e Sezze ha una lunga tradizione al riguardo). Ma noi eravamo una generazione maleducata, loro sono educati e ricevono solo schiaffi. Non mi sembra molto bello.
Allora vista la completa inefficienza di questa società regionale non rimane che chiedere al Sindaco di Sezze, alla Giunta del Comune, a tutti i consiglieri di darsi da fare per togliere questo paese dal parcheggio sociale dove ci vogliono rinchiudere. Alzate la voce, fatevi sentire. O siete troppo presi dalle prossime elezioni? Direi che è ora che un colpo di orgoglio smuova i nostri politici, forse presi da altre faccende legate a varie SPL, acque e fogne varie e che mettano in agenda (oggetto di questi tempi di moda) delle azioni in difesa delle nuove generazione setine che niente hanno meno delle altre locali. Fateci capire se siete anche voi una casta come molte altre presenti nel palcoscenico politico nazionale o no.
Già mi sembra fin troppo complicato il percorso di un giovane studente e molto buie le sue prospettive se in più si deve far fatica anche per poter raggiungere la sede scolastica e da questa tornare, cercando di non essere stipati come animali.
Siamo veramente una comunità dislessica che non riesce ad esprimersi in modo corretto ed a farsi capire da chi governa. Forse dovremmo almeno cominciare ad urlare lo sdegno legato ad una quotidianità scadente. 
Aspetto risposte dalle nostre autorità se ancora pensano di poter esser tali.

SEZZESE - anno 2013