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SEZZESE |
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anno 2009 - 2010 |
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28 dicembre 2010 Campoli ci ripensa di
Ignazio
Romano Bene, ma visto che non l'ho letto sui giornali, penso di interpretare il pensiero dei miei concittadini nel ricordare al sindaco che tra le priorità c'è l'ultimazione dei lavori su via Ninfina, che tanti problemi crea a chi deve uscire ed entrare quotidianamente da Sezze. Dieci mesi di disagi possono bastare. Poi c'è l'apprensione per le sorti dell'ospedale, di cui non sappiamo più nulla dal 9 di novembre, così come non sappiamo nulla sulla qualità dell'acqua che esce dai nostri rubinetti, ne se la presenza dell'arsenico è nei limiti di legge o meno. Direi che, senza scendere nei particolari, una volta ultimate opere come i campi da tennis e l'anfiteatro, che per decenni hanno dato lustro al paese ed oggi sono cantieri, si può tornare a parlare delle telenovelas del Prg, della piscina comunale, del rilancio del centro storico fino ad arrivare a parlare di sociale e di cultura con la realizzazione della città dei giovani e della via setina. Andrea Campoli fa bene a provarci, ma ci sono troppe persone vicino a lui che hanno obiettivi ben diversi dallo sviluppo e dal bene della comunità, tant'è vero che Sezze da 30 anni attraversa un periodo di stallo e involuzione in ogni settore. 8 dicembre 2010 Le dimissioni di Campoli di
Ignazio
Romano Ed allora Andrea Campoli, il bravo ragazzo sempre disponibile e sempre presente, fa un gesto di dignità e da le dimissioni. Politicamente tattico o no, ora il rischio per il paese è di tornare ad essere commissariato. L'ennesima sconfitta morale di una classe dirigente che di fatto ha tolto ogni speranza di futuro al nostro territorio. E la "cenere e carbone" è quello che merita chi negli ultimi 30 anni ha oziato, impedendo a chiunque di muovere un dito per lo sviluppo e la crescita di questo paese. E non parlatemi di centrosinistra e centrodestra, è di morale e onestà che c'è bisogno a Sezze. 30 novembre 2010 Auguri a setino.it di Vittorio Del Duca Approfitto per farti gli auguri per il 10° anniversario di Setina Civitas e quindi anche del portale Setino.it, ma anche per i tuoi primi cinquanta anni, che penso sia una cosa abbastanza recente. Ti
dirò che. siccome non dimostri questi anni, mi è passato per la
mente che la Per
il resto condivido anche le virgole del tuo commento al 10°
anniversario, specie Ti assicuro che sono tantissimi, forse più di quelli che io chiamo i depositari della "conoscenza interessata". Comunque non scoraggiarti mai, persevera nella tua azione sociale ed in quello in cui credi di più, perché tutto quello che hai fatto e continuerai a fare per il paese è pienamente condiviso dai cittadini di buon senso, che amano questo paese e che ti stimano e ti apprezzano per la tua nobile opera. Io, dall'esterno, ti assicuro di aver notato tutto questo, ne sono felice e, per quello che potrò fare, non verrà mai meno il mio apporto. 29 novembre 2010 A setino.it di Franco Abbenda Auguri
perché…già 10 candeline. Auguri
perché…ci trovo molti punti di vista. Auguri
perché…le tue foto sono bellissime. Auguri
perché…ti conoscono anche i miei amici lontani. Auguri
perché…ogni tanto ci trovo pure qualche errore. Auguri
perché…ora ci metti meno tempo, con l’ADSL, a caricare le pagine. Auguri
perché…aiuti a far circolare le idee. Auguri
perché…sei sempre aggiornato. Auguri
perché…dai spazio a chi ti chiede un aiuto. Auguri
perché…con te ho appreso molte cose su Sezze, quella antica e quella
nuova. Auguri
perché…molti ti vorrebbero più allineato. Auguri
perché…ti vorrei più agguerrito. Auguri
perché…ci stanno pure i video. Auguri
perché…sei il sito internet “setino” più completo. Auguri
perché… a qualcuno dai fastidio. Auguri
perché…non cancelli mai nulla. Auguri
perché…c’è ancora chi dice di non conoscerti. Auguri
perché…non parli solo di Sezze. Auguri
perché…hai sempre qualcosa di nuovo da raccontare. Auguri
perché…mi aiuti ad essere informato sul mio paese. Auguri
perché…c’è pure De André. Auguri
perché…devi ancora crescere. Auguri
perché…non sei soltanto il sito internet di un amico.
11 novembre 2010 di Vittorio Accapezzato Sulla
piazzetta di ferro di cavallo 10 maggio 2010 Tra i vari elaborati presentati al premio di poesia "Sezze in dialetto", indetto dall'Amministrazione Comunale in occasione della 41° Sagra del Carciofo, ci sono due lavori di Franco Abbenda: Gli alberi di San Pietro I’ mi ‘i ricordo quand’era mammóccio, ma so ûisto le fotografie di cent’agni fa e già steûeno alloco ‘n cima, ‘ntorno alla fontana ‘n faccia agli Cummùno. Nun s’oûo mai mòsci, sempre piazzati agli sòlo più bbéglio, ti guardono da ‘ncima a sòtto e ridono a com’a chì ci staûo schitto isci. I piantorno zèchi zèchi quando ancora s’usavano i cuncùgni, oûo fatto ombra a pino di gente e resistìto a ûento, neûe e moschicchi bianchi. Ma n’zi saraûo straccachi di sta’ sempre agli méglio pòsto, d’esse riûeriti a destra e manca e di campà senza sudà? Ni conosco dòa accòmme a quigl’alberi! Oûo misso le radici da quel dì e nun lassano i’ pòsto nì a mi, nì a ti. Gl’aricunùsci sùbbito, staûo sempre ‘n méso: “atècco si fa accusì…”, “alloco ci tenca pensà…” ma i’ culo dalla sèta nu’ gli ûolo spustà!
*** ‘Sta cica di pensióne Che ti pòzzo fa’, figlio bbóno mé ? Patto s’accìso a zappà carcióffole, a còlle pommodori sott’a sólo e a rifà ‘sta cica di casa. T’aricurdi accome diceûa sempre ? “ I’ primo figlio mé pe’ le tère ‘n cì teta ì a spaccarsi i rigni notte e dì ”. Tu ti ni ischi a Roma all’Università e isso nu’ ieûa manco più da Fargiagni; mèsa bira a casa, le cartine pe’ fumà e ‘na partita a scopa pe’ la Croce. Quando si sentiûe malo vennèmme puro gl’òrto agli Palazzo, tanto c’avarischi pututo fa’… iri bbóno tu a piantà i cipollicchi? A cagnàto i munno tutto ‘nzeme! I’ pézzo di carta chi ti su tùto tu pure gl’Onorevole dice ca ‘n cònta più. Puss’esse’ binidìtto addò sta mo’, marìtimo! I laûoro pi ti… manco più cù la raccomandazione. Minomàlo ca m’a lassato ‘sta cica di pensióne. 9 maggio 2009 Se voi foste persone normali di
M.
Ovadia Se foste un rom, quella di Salvini non vi apparirebbe come la sortita delirante di un imbecille da ridicolizzare. Se foste un musulmano, o un africano, o comunque un uomo dalla pelle scura, il pacchetto sicurezza non lo prendereste solo come l’ennesima sortita di un governo populista e conservatore, eccessiva ma tutto sommato veniale. Se foste un lavoratore che guadagna il pane per sé e per i suoi figli su un’impalcatura, l’annacquamento delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di altro. Se foste migrante, il rinvio verso la condanna a morte, la fame o la schiavitù, non provocherebbe solo il sussulto di un’indignazione passeggera. Se foste ebreo sul serio, un politico xenofobo, razzista e malvagio fino alla ferocia non vi sembrerebbe qualcuno da lusingare solo perché si dichiara amico di Israele. Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai cittadini, fareste un’opposizione senza quartiere ad un governo autoritario, xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio. Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra, non vi balocchereste con questioni di lana caprina od orgogli identitari di natura narcisistica e vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie. Se foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della famiglia da notori puttanieri pluridivorziati ingozzati e corrotti dalla peggior ipocrisia. Se foste italiani decenti, rifiutereste di vedere il vostro bel paese avvitarsi intorno al priapismo mentale impotente di un omino ridicolo gasato da un ego ipertrofico. Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti, non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di promesse virtuali. Se foste esseri umani degni di questo nome, avreste
vergogna di tutto questo schifo. 20 marzo 2009 Gestori
di interessi E’ di nuovo tempo di elezioni di
Franco Abbenda In
primavera si voterà per il rinnovo dei rappresentanti nazionali al
Parlamento europeo e per eleggere Sindaci, Presidenti provinciali e
consiglieri vari. I
partiti già si affannano alla ricerca di alleanze vincenti e di
candidati credibili da lanciare nella battaglia elettorale, alla
disperata ricerca del “quid” che faccia la differenza. Tra
un po’ i nostri vecchi muri di paese si riempiranno di coloratissimi
cartelloni pubblicitari, dove tutti proporranno slogan vincenti e rapide
soluzioni agli eterni problemi di sempre. Solite
facce ed illustri semi-sconosciuti faranno a gara per ricordarci, ognuno
a modo suo, che dal nostro voto dipende il futuro della società,
suggerendoci come comportarci nel segreto dell’urna. Il teatrino della
politica andrà in scena come al solito, sempre uguale a se stesso,
anche se diverso ogni volta. “E’
la democrazia, bellezza”!! Certo,
e meno male che ci sono ancora i partiti, soprattutto quelli veri e
genuini di una volta, seppur con nomi e simboli diversi, più o meno
radicati ideologicamente e non più caratterizzati dalle infinite ed
accese discussioni di sezione. Nobilissime
le intenzioni di molti, elettori e candidati, che ancora si battono con
passione per offrire il proprio contributo nel tentativo di migliorare
le condizioni di vita di tutta la collettività. Ma
c’è anche dell’altro, di meno nobile in gioco. Dalla
nostre scelte sulla scheda elettorale può dipendere il futuro di molti. Sicuramente
quello dei dirigenti di partito, nazionali e locali, eternamente alle
prese con la ricerca di un difficile equilibrio, quello da raggiungere a
tutti i costi per presentare una compagine elettorale
compatta e vincente. Chi
ne ha fatto esperienza diretta, racconta a mezza voce che in questo
periodo pre-elettorale, nelle segreterie di partito ci si imbatte in
vecchi veleni e personalismi mai sopiti, in veti trasversali da far
valere ed ostracismi atavici, in dimissioni improvvise e in minacciate
nuove liste civiche, in fedelissimi da imporre in collegi sicuri ed in
immancabili voltagabbana di ritorno da piazzare. E’
questa l’altra faccia della politica, quella più sporca che si
sperava accantonata per sempre, quella che il popolo delle varie
primarie pensava di aver debellato definitivamente. Spesso
emergono così personaggi che perderanno rapidamente il legame con la
base, la storia e la tradizione sociale del proprio partito, e che, una
volta abbagliati da poltrone e prebende di casta, si rinchiuderanno in
un’autoreferenzialità in cui potersi muovere liberamente sì da
accrescere il proprio personale potere sociale. Pensando
a queste deprecabili dinamiche, ed alla lontananza di certa casta
politica, sostanzialmente altra rispetto alla gente “normale” in
tutt’altra vita affaccendata, riecheggiano ammonitrici, e per certi
versi profetiche, le parole di uno dei più illuminati uomini politici
italiani. -
I
partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela:
scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società
e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e
passione civile…zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sottoboss”-
(Enrico
Berlinguer, 1981). 10 febbraio 2009 La verità sulle foibe Dal
sito http://collettivamente.com/articolo/1450914.html Questa
redazione ha, come suo scopo principale, sempre privilegiato quello
della ricerca obiettiva della realtà dei fatti, anche quando scomoda e
dolorosa. In un momento storico in cui gli eredi del partito fascista
sono al governo del Paese, ed in cui la retorica patriottarda risuona
ancor più violenta e oscurantista del solito, riteniamo necessario
ricollocare storicamente e documentatamente la vicenda delle foibe
istriane, vicenda alla quale la destra e le sinistra amorevolmente unite
hanno deciso di dedicare una speciale giornata della memoria. Anzi, il
ministro Gasparri ha voluto sollecitare tutti i mezzi di informazione
liberi ad occuparsi della vicenda. Ci siamo occupati di questo aspetto
nell'articolo "Ultime dal Minculpop".La nostra redazione ha
partecipato ad una trasmissione radiofonica - trasmessa da Controradio-
che è servita a far luce e a chiarire la verità, appunto, di quel
tragico periodo. L'audio completo della trasmissione, cui hanno
partecipato Raffaele Palumbo, Nicola Tranfaglia, Giacomo Scotti, Marco
Ottanelli, Giovanni Bellini, Sandro Damiani è disponibile nel CD
intitolato Da ogni regione, piovono funzionari e impiegati pubblici, che sostituiscono i locali. La lingua ufficiale, anzi, obbligatoria, diventa l'italiano, e dialetti e lingue dei popoli presenti sul territorio sono vietati, proibiti. Se l'effetto di tale norma è assai violento nelle città della costa, dove comunque gli "italiani" erano in maggioranza o assai numerosi, e dove bi e trilingusmo erano la norma, è nelle zone rurali e nell'interno che gli slavi (sloveni, croati, dalmati, cici), in gran parte contadini poco alfabetizzati, si ritrovano ad essere stranieri in patria. Le durissime condizioni imposte dal Regno si fanno ancora più rigide ed intolleranti con il fascismo. Tra gli episodi da ricordare: la chiusura del liceo classico di Pisino, dell'istituto magistrale femminile di Pisino e del ginnasio di Volosca (1918), la chiusura delle scuole elementari slovene e croate, e il confino di alcuni esponenti Sloveni e Croati in Sardegna e in altre località italiane. A ciò si aggiungevano le violenze fasciste non contrastate dalle autorità, come gli incendi delle sedi associative a Pola e a Trieste. In
Istria l'uso dello sloveno e del croato nell'amministrazione e nei
tribunali era stato limitato già durante l'occupazione (1918-1920). Nel
marzo 1923 il prefetto della Venezia Giulia vietò l'uso dello sloveno e
del croato nell'amministrazione, mentre per decreto regio il loro uso
nei tribunali fu vietato il 15 ottobre 1925. Il colpo definitivo al
sistema scolastico sloveno e croato in Istria arrivò il 1 ottobre 1923
con la riforma scolastica del ministro Gentile. L'attività delle società
e delle associazioni croate e slovene era stata vietata già durante
l'occupazione, ma poi specialmente con l'entrata in vigore della Legge
sulle associazioni (1925), Legge sulle manifestazioni pubbliche (1926) e
Legge sull'ordine 250 Marzabotto e Sant'Anna di Stazzema in cui i colpevoli, i macellai, eravamo noi. Gli episodi di efferatezza e di crudeltà non si contano, e le mutilazioni, gli stupri, gli accecamenti erano all'ordine del giorno. Il comandante partigiano cattolico Edvard Kocbek così descriveva un'offensiva sferrata dall'esercito italiano nell'agosto del 1942: "I villaggi bruciano, i campi di grano e i frutteti sono stati devastati dal nemico, le donne e i bambini strillano, quasi in ogni villaggio degli ostaggi vengono passati per le armi, centinaia di persone vengono trascinate nei campi di prigionia, i bovini muggiscono e vanno vagando per i boschi. La
cosa più sconvolgente è che questi orrori non vengono perpetrati
da un'accozzaglia di primitivi come al tempo delle invasioni turche, ma
dai gioviali soldati del civile esercito italiano, comandati da freddi
ufficiali che impugnano fruste per cani... ". Spesso i partigiani
slavi, o gli indifesi abitanti delle campagne, erano bruciati vivi (su
roghi di fascine, o chiusi nelle chiese ortodosse, che furono distrutte
- in questo modo- in gran numero). Le deportazioni della "inferiore
razza serba" furono massicce, e decine di migliaia di ex soldati o
di cittadini serbi fu avviata ai campi di sterminio tedeschi o a quello
della Risiera di San Sabba, a Trieste, assieme con ebrei ed altre
minoranze. Secondo stime rapportate nel volume dell'A.N.P.P.I.A. Pericolosi nelle contingenze belliche, i fascisti internarono quasi 30.000 sloveni e croati, uomini, donne e bambini. In Slovenia, già dall'ottobre del 1941, il tribunale speciale pronuncia le prime condanne a morte, il mese dopo entra in funzione il tribunale di guerra. La lotta contro i partigiani, che diventano una realtà in continua espansione, si sviluppa nel quadro di una strategia politico-operativa rivolta alla colonizzazione di quei territori. Con l'intervento diretto dei comandi militari italiani la politica della violenza si esercita nelle più svariate forme: iniziano le esecuzioni sommarie sul posto, incendi di paesi, deportazioni di massa, esecuzioni di ostaggi, rappresaglie sulle popolazioni a scopo intimidatorio e punitivo, saccheggiamento dei beni, setacciamento sistematico delle città, rastrellamenti... prende corpo il progetto di deportazione di massa, con il trasferimento forzato degli abitanti di Lubiana, progetto che i comandi discutono con Mussolini in un incontro a Gorizia il 31 luglio 1942 . In una lettera spedita al Comando supremo dal generale Roatta in data 8 settembre 1942 (N. 08906), viene proposta, addirittura, la deportazione della intera popolazione slovena. 12 gennaio 2009 Sezze da Far West, ma lo sceriffo dov'è? di Vittorio Del Duca Domenica
11 Gennaio 2009 Chiede
nei paraggi ma quella macchina sembra proprio sconosciuta. Si tenta di
attirare l’attenzione con
il suono del clacson, che il garage amplifica come una
grossa cassa armonica.
Niente!! Tanta
gente si affaccia alle finestre, sezzesi e rumeni, ma nessuno sa nulla.
La signora si reca persino a chiedere all’interno della vicina
Cattedrale e nella sacrestia. Ancora niente! Eppure il
passo carrabile è ben evidenziato con strisce gialle sull’asfalto e
con segnaletica ai lati della serranda. Perché tanta inciviltà?
Perché per i propri comodi si deve ledere il diritto e la libertà
altrui? Ore
16,51- Esperiti tutti i
tentativi, il nostro concittadino tenta al numero 0773 88411
corrispondente a quello del Comando di Polizia Municipale. Una
deviazione di chiamata lo porta al cellulare 349 29 31 485
che si presume essere in uso al vigile di turno. Solo che sembra
spento perché “ Risponde la segreteria telefonica del numero
3492931485, si prega di lasciare un messaggio dopo il segnale acustico..” Il
messaggio viene lasciato ma invano si attende l’arrivo dei vigili. Non
che ci si contasse più di tanto! Ore
17 – Altro tentativo con il clacson. Stavolta un rumeno si affaccia da
una delle finestre di fronte e dice di essere il proprietario dell’auto.
Scende per spostare la macchina ma il nostro concittadino
comprensibilmente irritato perché spazientito dalla lunga attesa ,
trova incredibile che quell’individuo fosse proprio lì davanti e non
si fosse accorto di tanto baccano. Cerca
di spiegare al neocomunitario quello che sarebbe ovvio, ovvero che non avrebbe
dovuto parcheggiare ostruendo un passo carrabile autorizzato. Il
rumeno, forse in stato di ebbrezza, perché puzzolente di alcool, si
avvicina troppo minaccioso al nostro concittadino che gli chiede invano
di tenersi a riguardosa distanza. Sta per scoppiare una rissa che viene
evitata solo dal buonsenso e dall’intromissione della signora e di un
altro rumeno che faceva da spartiacque, pur parteggiando apertamente e
pericolosamente per il suo connazionale. Ore
17,05 - La macchina viene
finalmente spostata, il nostro cittadino mette in moto, sta per uscire
dal garage, intuisce che qualcosa nel frattempo era successo, ma non sa
bene. Pensando al peggio ricompone con il cellulare il numero dei Vigili
perché il tutto venisse registrato come messaggio nella segreteria
telefonica, ma i due rumeni tornano
a casa borbottando minacciosi, la
moglie sale in macchina e seppure stravolta cerca di rassicurare il
marito che nient’altro era successo. La coppia può allontanarsi
ma il nostro concittadino non è convinto e cinge di assedio la moglie
fino a farsi riferire l’accaduto “Ha detto che se non c’era tutta
quella gente ci avrebbe uccisi tutti e due”. Non
restava altro che recarsi
alla caserma dei Carabinieri per denunciare l’accaduto, soprattutto
per eventuali future ritorsioni. In
caserma c’era un solo carabiniere di turno e raccoglie solo una nota
perché per la denuncia occorrono le generalità e non la targa dell’auto.
Il rumeno era ancora lì, dove era stato lasciato dai nostri, ma
non c’erano forze dell’ordine per andare ad accertarne le
generalità. Forse il 118….forse…. Dov’erano
i Vigili Domenica sera 11 Gennaio2009? Il
Comando era chiuso, in
paese non c’erano, allo Scalo
nemmeno. E’ possibile che di Domenica
e tutte le notti la
Polizia Municipale non abbia turni e che la città
sia in balìa della delinquenza? I
nostri amministratori comunali ed
i nostri dirigenti che
paghiamo profumatamente, cosa fanno invece di garantire la sicurezza dei
cittadini? Dormono? I recenti fatti di cronaca insegnano: qui a Sezze la gente ha a paura di uscire soprattutto di sera, finanche per andare a prendere o rimettere la macchina in garage. 7 gennaio 2009 Forse sarebbe il caso di riconsiderare certi aspetti che determinano la vivibilità a Sezze Dopo aver letto questo articolo fate la prova digitando SEZZE sul sito http://www.walkscore.com/ Il risultato è sorprendente. Il centro più importante dei monti Lepini, posto tra la pianura Pontina e il monte Semprevisa, ha un pessimo risultato della fruibilità degli spazi pedonali, 15 punti su 100! Sul web si calcola la "camminabilità" 24 novembre 2008 - Sole 24ORE, articolo di Francesca Milano Comprare
casa in una zona e poi scoprire che muoversi a piedi nei dintorni è
quasi impossibile. Per scongiurare questo rischio la società americana
Front Seat ha ideato WalkScore.com, un sito internet capace di calcolare
il livello di "camminabilità" di ogni punto del mondo, ovvero
la possibilità per i residenti in un determinato quartiere di sbrigare
gli impegni quotidiani (scuola, lavoro, supermercato, palestra,
ristorante, spazi pubblici) muovendosi a piedi. |