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CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI SEZZE
Big Soul Mama Gospel Choir 19 dicembre 2008, Auditorium Mario Costa ore 21,00 In attività dalla metà degli anni 90, i Big Soul Mama sono tra i
capisaldi, per ciò che concerne la diffusione della cultura musicale
gospel, della scena musicale pontina. Da sempre legato a quella che è, al tempo stesso, la sua base
operativa e la città di provenienza, Latina, il coro è stato, nel
tempo, soggetto a svariati stravolgimenti con la direttrice Sara Lazzaro
a costituire il filo conduttore di tutto l’organico. Ha avuto
opportunità di crescita, possibilità di confronto, la volontà e la
fortuna di affermarsi, da prima, a livello cittadino per poi spingersi a
varcare i confini provinciali, regionali e talvolta nazionali. Tutto
questo grazie ad una profonda passione maturatasi di fronte le platee più
svariate, ed anche per mezzo di collaborazioni, alcune eccellenti,
avute. Tra le tante, vale la pena ricordare, quella con Joy Malcom(vocalist
del gruppo londinese degli Incognito), la quale diede al coro pontino la
spinta emotiva, la conoscenza ed il contatto con le ragioni e la realtà
della musica nera, del gospel in particolare. Poi Tiziano Ferro, i cui
primi passi in ambito musicale furono mossi proprio all’interno dei
Big Soul Mama, il quale li volle coinvolgere nel suo primo lavoro
discografico Rosso Relativo, nella canzone Soul dier, e il tour che ne
seguì. Esperienze forti, formative, decine e decine di serate in giro per
l’Italia, a vantaggio di un esperienza sempre più ricca.
Partecipazioni a spettacoli al fianco di personaggi del calibro di
Antonella Clerici, Paola Perego, Fabrizio Frizzi, Luisa Corna, Pino
Insegno ed altri ancora. Un concerto esplosivo, ricco di colori, dove è difficile rimanere legati ad un solo genere, c’è una radice gospel che inesorabilmente sfocia in un discorso soul e piano va a sfumare nel più comune pop, con leggere impennate dance. Uno spettacolo travolgente che si arricchisce di volta in volta e che li ha condotti alla realizzazione nel dicembre 2002 di un cd, “I just gotta praise”, nel quale si risente e consolida il forte impatto live. Per saperne di più e scoprire dove e quando sarà possibile risentirli, collegatevi al sito www.bigsoulmama.it e scoprirete così un modo diverso di cambiare aria, musicale almeno.
COMPONENTI: DIRETTORE VICE
DIRETTORE SOPRANI Elisa CHIATTI, Emanuela
LOMBARDI, Laura FERRO, Luana
BOVIS, Mara TIANO, Paola
LAZZARI, Stefania BRAZZINI. CONTRALTI Alessandra
BARBATO, Angela DI
TOFANO, Federica CASTELLOTTI, Francesca
TOFANI, Linda ZUIN, Lori CIUFO,
Patrizia DI CLEMENTE. TENORI Emanuele FEUDO, Emiliano SOLFERINO, Emiliano VALVERDE,
Paolo IUE', Stefano FAIOLA BASSI Paride
Bove. MUSICISTI Silvio
SCENA (Piano, Organo e Tastiere) Giuliano
DI BATTISTA (Chitarra) Francesco
CECCHET (Basso) Fabio
MOLINARI (Batteria)
REPERTORIO He’ll
work it out I believe in you (S. LAZZARO, S. SCENA) I still haven't found what I'm looking
for (U2) It's all about worshipping you Little wing (JIM HENDRICS) May the Lord God bless you real good (J. CLEVELAND) Medley That's just the way the Father is
White Christmas (TRADITIONAL) Why
not trust God again World's Greatest (ARKELLY)
I JUST GOTTA PRAISE BIG SOUL MAMA gospel choir Frutto di una passione maturata attraverso numerose
esperienze live, l’album d’esordio dei Big Soul Mama è in un certo
senso un onesto resoconto di un lungo viaggio nelle caratteristiche e
nelle origini della musica gospel. Undici brani organizzati con grande nitidezza strategica,
nobilitati dall’interpretazione del coro pontino che affronta
professionalmente il lavoro, non sempre semplice, di proporre in chiave
personale brani come How i got over, Kumbaya, Give your self.
Affatto spaventati di misurarsi con classici come Oh
happy day o Amazing grace della quale ci regalano
due versioni profondamente distanti tra loro, ma allo stesso modo
convincenti e trascinanti. In grado di soddisfare anche i palati più
sensibili, i Big Soul Mama, ci accompagnano alla scoperta di un terreno,
in qualche modo ancora sconosciuto, con la forza e l’impeto di quello
che è il loro vero punto di forza: il concerto.
STORIA
DEL GOSPEL Dai
canti dei neri deportati dall'Africa al Nordamerica, convertiti al
cristianesimo dai pastori protestanti, nascono i negro-spirituals, una
fusione di work-song, spirituals dei bianchi e ballad irlandesi e
scozzesi. "Ben
presto i negro-spirituals da semplici inni religiosi si trasformano in
una esaltazione della liberazione del popolo nero come coerente alla
divina rivelazione. La schiavitù contraddice Dio e nega la sua volontà;
Dio certamente concederà, se non la fuga liberatoria verso il Canada,
come fu per molti, senz'altro l'accoglienza nel suo Regno in riparazione
dei torti subiti. La
Bibbia è la fonte prima degli spirituals e contribuisce fortemente al
processo di identificazione con gli Ebrei schiavi dei Faraoni in Egitto.
La dimensione di popolo nello spiritual è rappresentata dalla sua
stessa natura di canto di gruppo; il gruppo rievoca la tribù e
l'assemblea dei credenti, mentre il predicatore che predica cantando e
alternandosi col coro, ricorda l'anziano, il pastore, la guida
religiosa. L'aspetto collettivo del canto raggiunge l'apice nel genere
Gospel, confinato fino agli anni '50 di questo secolo nelle chiese dei
neri d'America e diffuso grazie alle voci di grandi interpreti come
Mahalia Jackson, Sallie Martin e Roberta Martin. Il suo iniziatore, Thomas A. Dorsey, musicista di Blues a
Chicago intorno al 1920 recupera le forme tradizionali degli spirituals,
in particolare dei "Jubilee" ovvero le marce come When the
Saints e le fonde con le strutture musicali e ritmiche del Jazz e del
Blues dando così vita ad un ibrido originale e complesso, ma dalla
sonorità ben riconoscibile che costituirà il motivo del vasto successo
di questo genere." Breve
storia del Gospel di E.M.Rovighi
Nessuno
canta così puro come coloro che sono nel profondo inferno; Esiste un
magico senso di continuità in tutta la storia della musica
afroamericana di questo secolo. Blues, jazz,
gospel, rhythm'n'blues, soul, funky, rap sono vasi comunicanti. L' urbanizzazione dei negri influi' anche sul canto sacro,
provocando una drastica dipartita dallo spiritual delle campagne. A
propellere il gospel furono le crociate evangeliche dei predicatori
protestanti della seconda meta' del secolo diciannovesimo. Molti di
loro, intorno al 1870, giravano la nazione cantando i propri sermoni
alla gente. Furono loro a creare l'innodia gospel. Si tenga presente che
dopo la Guerra Civile le sette religiose si moltiplicarono a dismisura,
creando una sorta di medioevo anarchico delle fedi protestanti. Ciascuna
si riteneva libera di adottare le proprie prassi di preghiera, ed alcune
non esitarono ad usare la musica per attrarre i peccatori. Queste
vennero chiamate "folk church", proprio per denotare la loro
tolleranza nei confronti del folklore negro. Fu cosi' che le pratiche
religiose diffuse fra gli schiavi (call-and-response, clapping, stomping,
improvvisazioni vocali, ring shout, etc) emersero e divennero un fatto
riconosciuto dai predicatori. Alcune
chiese cercarono di irregimentare il folklore. Si diffusero soprattutto
stili eterofonici come il "lining-out", uno stile di canto
corale non accompagnato che dava risalto alla melodia melismatica (nei
registri piu' acuti, di gola, nasali, falsetti) e preferiva un tempo
molto lento, lo "shape-note singing". In seguito queste chiese
permisero anche l' uso della strumentazione, in qualche caso persino
quello di sassofoni, tromboni e batteria. Lo strumento principale fu
pero' il pianoforte, in teoria usato come strumento ritmico, ma in
pratica usato per riempire le pause del canto con ogni sorta di
abbellimenti (arpeggi, glissando, etc). I negri
emigrati nei ghetti del nord tramandarono l' innodia folk dei loro
antenati braccianti ai loro figli nati e cresciuti in citta'. Il
fenomeno assunse proporzioni nazionali e contorni meglio definiti.
Nacque la figura dello scrittore di "inni", e tali scrittori,
stimolati al solito dalla concorrenza, si ispirarono a tutte le fonti
sonore disponibili nelle citta', dai ritornelli melodici di Tin Pan
Alley alle canzoni dei camp-meeting. A
popolarizzare il gospel fu Tom Dorsey, il pianista blues di Chicago che
scrisse "If you see my saviour"(1930), "Precious
lord"(1932) e "Take my hand", ispirandosi ai canti che
aveva ascoltato nella sua infanzia dal padre, predicatore itinerante
della Georgia. Dopo il successo di quel brano, Dorsey passo' la vita a
portare le sue composizioni di chiesa in chiesa. Dorsey fu anche il
primo ad organizzare un quartetto di cantanti femminili, il primo dei
quartetti gospel. Dopo di lui le grandi interpreti di spiritual e gospel
trovarono un pubblico bianco altrettanto ben disposto verso di loro che
verso il classic blues, e i loro inni sacri ("Amazing grace"
su tutte) divennero dei successi di cassetta. Negli anni Trenta la fenomenologia del gospel si stabilizzo' attorno a due tipi di formazione: il quartetto gospel, che vestiva in frac, cantava a cappella battendo il ritmo con schiocchi di dita e armonizzava nello stile detto dei barbieri ("barbershop"), e il coro femminile, che vestiva in abiti ecclesiastici, cantava accompagnato dal piano e batteva il tempo con le mani. I primi artisti ad ottenere un disco milionario furono Mahalia Jackson ("MOve on up a little higher") e il trio di Clara Ward ("Surely got is able"), entrambi scoperte di Dorsey. La transizione verso il mondo secolare avvenne grazie a Rosetta Tharpe, che nel 1938 incise il primo disco di gospel. Jackson fu la piu' grande cantante di gospel di tutti i tempi: il suo contralto divenne presto un' istituzione vivente. Le Ward furono il primo gruppo di pop-gospel, piu' facili e leggere e vestite in abiti sgargianti invece che nei tradizionali panni ecclesiastici. Nelle generazioni successive altri celebri cantanti gospel furono Alex Bradford ("Too close to heaven", "Black nativity",61) e James Cleveland ("The love of God", "Peace be still"). Fra i quartetti si distinsero i Dixie Hummingbirds (formati nel 1928), i Soul Stirrers (1935), i Swan Silverstones (1938), gli Staple Singers (1948). |