sabato 11 gennaio 2014 - ore 21,00
Auditorium Mario Costa
Le
Colonne presentano il "Tributo a Fabrizio De André"
"L'amore
come solo argomento"
dodicesima
edizione

Le persone che hanno collaborato negli anni con Fabrizio De André alla realizzazione dei suoi album (colleghi, musicisti, produttori discografici ed amici di sempre) hanno descritto come “quasi maniacale” lo zelo che il cantautore genovese metteva nella composizione e nella revisione dei testi delle sue canzoni.
Le parole di Faber sono sempre importanti e mai banali; non sono mai messe lì per caso o usate indifferentemente solo per cercare una rima ad ogni costo.
Da alcune ricerche effettuate sulla sua opera omnia, emerge chiaramente che la parola più utilizzata da Fabrizio per raccontarci le sue storie, le sue favole in musica è AMORE, seguita a distanza da DIO e da MORTE.
Potremmo definire quindi De André come il cantautore dell’amore ?
Sicuramente sì, se a questo termine riconosciamo un significato un po’ più complesso di quanto possa sembrare.
Per lui l’AMORE è una parola che difficilmente fa rima con CUORE e che si arricchisce di significati diversi a descrivere sensazioni intime, carnalità, passioni d’un tempo, amicizie vere ed affetti materni; una sorta di energia vitale, linfa umana che anima i tanti protagonisti delle sue canzoni, sia quelli radicali e romantici degli esordi che quelli più complessi della discografia della maturità.
L’Associazione culturale “Le Colonne”, con il Patrocinio del Comune di Sezze, presenta il 12° omaggio setino all’indimenticato cantautore genovese scomparso l’11 gennaio di quindici anni fa, che sarà ricordato con un concerto del gruppo musicale
IL TESTAMENTO DI FABER, gruppo di 10 elementi particolarmente ispirato nel rievocare e riprodurre magistralmente, con passione coinvolgente, le ricercate sonorità dell’ultimo De
André.

IL TESTAMENTO DI FABER
GIORGIO PEDE: Voce
PINO VECCHIONI: Batteria
SIMONE "federicuccio" TALONE: Percussioni e Cori
GIAN PIERO GOTTI: Chitarra Classica, Acustica, Elettrica, Mandolino, Bouzouki e cori
DAVIDE VACCARI: Chitarra Classica, Acustica, Elettrica, Mandolino, Bouzouki e Fisarmonica
CLAUDIO GIUSTI: Fiati
CARLO TRENTA: Tastiere e Cori
ALDO PERRIS: Basso
CRISTINA PICCA: Violino e Cori
CRISTINA GRECO: Cori e Voce
FRANCESCO DE LAURENTIIS: fonico
programma
CREUZA DE MA SINAN
CAPUDAN PASCIA'
SIDUN SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI
UN GIUDICE DOLCENERA
KHORAKHANE'
LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE LA CANZONE DELL’AMORE PERDUTO
DON RAFFAE' GIUGNO ‘73
IL BOMBAROLO
LA CANZONE DI MARINELLA AMICO FRAGILE TRE MADRI
IL TESTAMENTO DI TITO
LA GUERRA DI PIERO
LA CITTA' VECCHIA
BOCCA DI ROSA
GEORDIE IL PESCATORE
bis
FIUME SAND CREEK VIA DEL CAMPO
VOLTA LA CARTA
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L’Amore
come solo argomento
Tributo
De André 2014
Sezze,
12 gennaio 2014
Franco
Abbenda
Partiamo
dai ringraziamenti.
Per
l’Associazione culturale LE
COLONNE, che si è fatta carico quest’anno dell’organizzazione
del Tributo, accogliendo da subito con entusiasmo la proposta e
l’ipotesi di invitare una coverband deandreana, Il
Testamento di Faber, come unico gruppo musicale della serata. Per
l’Amministrazione comunale ed il Patrocinio concesso (l’evento anche
quest’anno è stato inserito tra gli eventi del Natale setino 2013),
per il sostegno fattivo dei 6 sponsor setini (OTTICA ZEMA, BILLY BAR,
PIZZERIA UNDERGROUND, BARATTA BUS, IMMOBIL SETINA, KLADA CAFE’), per
la collaborazione abituale di amici di sempre (Marco Abbenda per il
manifesto, Pietro Paletta ed Ignazio Romano per i servizi video e
fotografico), per l’Associazione Leonardo e la solita disponibilità a
collaborare fattivamente.
E
proprio rileggendo le belle parole che Don Andrea Gallo (ricordato
con un commosso applauso, unitamente ad Enzo Jannacci) scrisse in
occasione del funerale di Fabrizio nel gennaio ’99, mi è venuta
l’idea del titolo di questo 12° Tributo:
L’amore come solo argomento,
da DOLCENERA (ANIME SALVE - 1996).
“La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.
Abbiamo riscoperto tutta la tua ANTOLOGIA DELL’AMORE, una profonda
inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà.
E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare
avanti”.
Analizzando l’intero repertorio delle canzoni incise da
Fabrizio (poco meno di 120 canzoni, comprese traduzioni di cover si
autori stranieri e canzoni scritte in collaborazione con altri autori),
in ben 72 di queste troviamo la parola AMORE, o una voce verbale del verbo
amare, innamorarsi ecc. Siamo di fronte ad una vera e propria antologia
dell’amore.
Ma
che cos’è veramente per De André questo sentimento stranissimo,
questa sorta di fuoco, di passione intima, di forza vitale “che
strappa i capelli”, “che
viene e che va”, “sacro e
profano”, che
per Andrea ha i “riccioli neri”, “che
sta lì dove c’è il pelo di Jamin-a” (“duve gh'è pei - gh'è amù”), che accompagna il Bombarolo che “si
dedica al tritolo” e che abitualmente chiamiamo Amore ?
Ognuno di noi avrà una risposta personalissima ed intima a questa
domanda. Vorrei confessarvi che, ascoltare le sue canzoni e riascoltarle
ancora, mi regala sempre momenti di vera dolcezza interiore.
Nel
II canto del PURGATORIO, Dante
e Virgilio aspettano l’arrivo di una barca con a bordo le anime
destinate a quel luogo di espiazione. È Dante stesso a riconoscere tra
i volti delle anime un suo caro amico fiorentino, un musicista, tale
Casella. Ed allora gli chiede di cantare, per essere un po’
rinfrancato dopo il duro viaggio attraverso l’inferno.
“Amor
che nella mente mi ragiona
cominciò elli sì dolcemente
che la dolcezza ancor dentro mi sona”.
Questa
dolcezza intima di cui ci parla anche Dante, quella sensazione positiva,
che ci fa star bene, che rimane lì dentro di noi e che si riattiva ad
ogni nuovo ascolto delle nostre canzoni preferite, che tutti abbiamo
sperimentato al 12 Tributo di quest’anno riascoltando le canzoni di De
André eseguite da Il testamento di Faber, questo è uno dei regali più grandi che ci
ha lasciato Fabrizio.
Anche
se per l’autore De André, di contro, le canzoni nascono quasi sempre
da uno struggimento dell’anima, da silenzi ricolmi di riflessioni su
ciò che vede nel mondo, da tematiche sociali che lo rapiscono e lo
inquietano. Come gli artisti veri, Fabrizio sentiva prima, preavvertiva
il senso di disagio degli uomini e ci raccontava, in musica, il dilemma
umano davanti ad una realtà ulteriore, alle ingiustizie di questo
mondo. Il suo era un punto di vista esclusivo, particolarmente attento
nel cogliere le meschinità umane travestite da perbenismo, ed a farci
vedere con occhio diverso, ed a farcele quasi amare, le persone
“devianti dalla norma”, quelle che sono ai margini delle nostre
società, fino a confezionare uno dei più bei versi in poesia del
‘900 italiano: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono fior”, che ci
spiazza ancor oggi ad ogni ascolto, oltre a regalarci dolcezza. E
magistralmente, da vero poeta, da questa inquietudine artistica in cui
trova fondamento la sua arte, riesce a regalarci momenti di vera
dolcezza interiore.
_____________
TONINO
CAGNUCCI,
giornalista e scrittore romano e romanista, nel 2013 ha pubblicato un
libro (IL GRIFONE FRAGILE –
Edizioni LIMINA), in cui ci racconta l’amore, la passione di
Fabrizio per il GENOA, la squadra di calcio rossoblù della sua città.
“Ma
come, un uomo della sua cultura tifoso di calcio?” Sì, anche Faber,
un po’ come Pasolini, amava questo sport così popolare in Italia
“…perché cultura vera è
stare in mezzo al mondo, è preferire la vita ai teoremi sulla vita, è
accettare le contraddizioni della vita”, anche l’effimero delle
vittorie ed i drammi delle sconfitte sportive, vivendole intensamente
allo stadio e condividendole con gli altri tifosi.
Ecco
le parole di Fabrizio, a descrivere una giornata del sequestro in
Supramonte accanto a Dori: “Non
ci hanno permesso nemmeno di sentire la radio, tranne un paio di
domeniche per distrarci con il campionato di calcio: ricordo di aver
sentito la radiocronaca di due vittorie del Milan e soprattutto di una
netta sconfitta del mio Genoa, il tre a zero a Terni. E quella è stata
una domenica ancora più tremenda per me”.
Ed
alla domanda di un giornalista, che gli chiedeva come mai non aveva mai
scritto un Inno per il Genoa, Fabrizio rispose cosi: “Tutta
la mia musica e i miei sentimenti rifuggono dagli inni. Le mie sono
marce e ballate, non cose patriottiche o campanilistiche. Per il Genoa
semmai, potrei comporre una canzone d’amore; ma non lo faccio perché
per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che
scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo ”.
Ecco
di nuovo l’amore, un altro amore, amori diversi, quelli dei personaggi
delle sue canzoni e quelli vissuti personalmente, come quello per Genova
ed il Genoa…
L’amore come
solo argomento di
“…un vasto programma di
eternità”.
Per
ultimo, un grazie personale ad ognuno degli amici de IL TESTAMENTO DI
FABER, che dimostrato concretamente di condividere le finalità del
Tributo De André, ed hanno fatto di tutto pur di esserci. Sul palco, in
un contesto scenico ed acustico da grande occasione, che loro stessi
hanno definito suggestivo, di fronte ad un pubblico attento (come
sempre…), grazie al loro talento individuale, unitamente
all’ottimo feeling di gruppo ed ai collaboratori, hanno saputo
confezionare, ripercorrendo tutte le perle di una carriera che ci ha
scortato fedelmente fino all’età adulta, due ore e venti minuti di
autentica dolcezza interiore.
...ecco
tutte le foto del concerto...
Franco
Abbenda presenta il dodicesimo tributo di Sezze a De André
FABRIZIO
DE ANDRE'
Fabrizio De Andrè
(Genova Pegli, 18/2/1940- Milano, 11/1/1999): ultimo rappresentante
della “scuola genovese” dei cantautori è stato ciò che Tenco
avrebbe voluto essere. Nato nel quartiere della Foce, studia al liceo
Cristoforo Colombo, lontano da casa, tale scelta è originata dal
possibile confronto con il fratello maggiore Mauro, che frequenta il
vicino liceo Andrea Doria, primo della classe in tutte le materie.
Ottenuto il diploma Fabrizio frequenta senza convinzione l’Università,
prima medicina, poi lettere, poi giurisprudenza. A sedici anni compra la
sua prima chitarra, una Framus, e il primo amplificatore, un Davoli a
valigetta a cinque watt, e si mette a suonare jazz con un gruppo nel
quale capita spesso anche Luigi Tenco con il suo sax tenore. I
successivi passi nella musica De Andrè li muove cantando e suonando in
una formazione country & western The Crazy Cowboy Sherif One,
e si esibisce nelle feste studentesche. Nello stesso periodo compone le
sue prime canzoni, brani strani e crudi che parlano di suicidi, puttane,
drogati e impiccati. Nel 1958 esce il suo primo 45 giri Nuvole
barocche, che passa praticamente inosservato, incide poi Il
testamento, La guerra di Piero, Carlo Martello ritorna dalla battaglia
di Poitier, Il fannullone, queste ultime scritte con Paolo Villaggio
(si proprio lui, il futuro ragionier Fantozzi), che intraprenderà poi
la carriera di autore. Proprio con Villaggio De Andrè si reca spesso a
Milano, il primo grande successo di De Andrè, che nel frattempo si è
sposato con Enrica Rignon dalla quale ha avuto il figlio Fabrizio, in
questo periodo alterna ancora l’hobby della musica ad un impiego negli
istituti privati del padre (che aveva a Genova un paio di scuole per
ragionieri e geometri). Il primo best-seller è La canzone di
Marinella, portata al successo da Mina. Nel 1964 De Andrè si
dedica totalmente alla musica, “da quel momento – raccontò –
smisi di pensare alla laurea e cominciai a capire che con la canzone
avrei fatto più
strada e cominciai a capire che con la canzone mi sarei divertito di più.
Nel 1964 pubblica il suo primo long playing, ormai introvabile in
originale, intitolato semplicemente Fabrizio De Andrè. Altri 45
giri degli anni ’60 sono: La guerra di Piero, Bocca di Rosa
e Il pescatore (mai uscita in lp, eccezion fatta per la versione
live con la Pfm e per le compilation). I protagonisti delle canzoni di
De Andrè sono puttane, impiccati, emarginati. A partire dalla fine
degli anni ’60 inizia l’era dei long-playing: Fabrizio De Andrè (detto
anche Volume I, 1967), contenente le canzoni scritte negli anni ’60
fra le quali ricordiamo Via del campo, Spiritual, Preghiera in
gennaio, Bocca di Rosa, La morte, La stagione del tuo amore ed altri
successi precedenti. Allergico alla televisione, non rilascia
interviste, e non si esibisce in concerto. Pubblica però
grandissimi album usciti con periodicità quasi annuale: Tutti
morimmo a stento (1968, concpet album dove i brani si susseguono,
con “intermezzi”, in un crescendo che trova il suo punto più alto
in Recitativo e si scioglie nel Finale), Volume IIII (1969),
La buona novella (lettura particolare del Nuovo Testamento fatta
alla luce dei Vangeli apocrifi, cioè contraffatti, non canonici, 1970),
Non al denaro non all’amore né al cielo (1972) raccolta di
canzoni liberamente tratti dall’ Antologia
di Spon River di Edgar Lee Masters, Storia di un impiegato
(1973, rivisitazione del maggio francese), Canzoni (1974, con
traduzioni di brani di Dylan e Cohen), Volume VIII (con testi di
Francesco De Gregori, 1975), Rimini (1978), Fabrizio De Andrè
in concerto con la Pfm, (1979). Dalla fine degli anni ’70
una svolta: De Andrè che fino al 1974 non si era mai esibito in
pubblico, e che aveva iniziato a farlo limitatamente accompagnato dal
gruppo dei New Trolls, decide di effettuare un tour ben più lungo con
un altro gruppo rock, la Pfm, con la quale rilegge in chiave rock i suoi
successi del passato. De Andrè ha vinto l’idiosincrasia storica nei
confronti dei concerti, e ha dato vita ad una sovrapposizione di
pubblici, quello dei ragazzi del rock e quello delle canzoni di De Andrè
diventano un unico grande pubblico. Altro cambiamento negli anni
’70, con la cantante Dori Ghezzi, sua nuova compagna, dalla quale avrà
la figlia Luvi, decidono di lasciare Milano (città dove abitavano in
zona viale Certosa), acquista un’azienda agricola in Sardegna, nella
zona di Tempio Pausania dove si trasferiscono definitivamente.
Nell’agosto 1979 De Andrè e la compagna Dori Ghezzi verranno rapiti,
saranno liberati nel dicembre 1979. Nel 1981 esce Fabrizio De Andrè
in concerto con la Pfm vol.2.
Nel 1981 esce anche un 45 giri, Una storia sbagliata/Titti, mai
proposti in lp, che secondo alcuni critici la facciata A trae
ispirazione dal rapimento di cui è stato vittima dall’agosto al
dicembre 1979 con la compagna Dori Ghezzi, mentre secondo gli autori si
ispira invece alla tragica morte di Pier Paolo Pasolini (il brano sarà
la sigla della trasmissione televisiva della Rai Dietro il processo).
Nel 1981 esce, a tre anni di distanza da Rimini, un album senza
titolo, poi detto “l’indiano” dal disegno che vi è sulla
copertina, inizia la collaborazione col giovane cantautore Massimo
Bubola, in un brano, Hotel supramonte, allude all’esperienza
del rapimento. Nel 1984 esce il capolavoro Crueza de mà, uno dei
dischi più importanti del dopoguerra, punto di svolta per la musica
d’autore, che rilancia l’interesse per la tradizione e la musica
popolare, che ritornerà poi negli anni ’90, De Andrè e Mauro Pagani,
suo collaboratore, rilanciano le lingue locali, il disco è cantato in
dialetto genovese, quello che ha più assonanza coi suoi arabi.
Nel 1986 scrive le musiche per il film TOPO GALILEO con Beppe Grillo,
mai uscite su disco Nel 1990 esce l’album Le
nuvole (da Aristofane), con una prima facciata in italiano, dove
parla il potere, e la seconda in genovese, dove parla il popolo. Le
nuvole, album ancora ancora realizzato con Mauro Pagani è un
autentico atto di accusa verso i personaggi che incombono sulla nostra
vita sociale, politica ed economica, mettendosi fra la gente e il
sole. Del 1991 è la compilation Fabrizio De Andrè il viaggio,
quindi dopo qualche anno di silenzio, nel corso dei quali però De Andrè
si esibisce in tour e di da alla letteratura, scrivendo il libro Un
destino ridicolo con lo psicanalista Alessandro Gennari, esce Anime
salve (1996), album realizzato con Ivano Fossati, dove Bocca di
rosa e Marinella si chiamano Princesa e Dolcenera.
Nel 1997 esce Mi innamoravo di tutto (compilation che contiene
l’inedita La canzone di Marinella cantata in duetto con Mina).
Curioso il destino del brano La canzone di Marinella: è stato il
suo grande esordio ed ha accompagnato la sua uscita di scena. De
Andrè non è stato soltanto un
musicista ed un innovatore del mondo della canzone, ma, unitamente a
Giorgio Gaber, un protagonista della cultura italiana del dopoguerra.
Non a caso la storica e studiosa poesia di letteratura contemporanea
consegnando nel 1997 due targhe Tenco come autore della miglior canzone
dell’anno, Princesa, e del miglior album, Anime salve,
dicendo: “con estremo piacere consegno queste targhe al più grande
poeta italiano dagli anni ’50 ad oggi”. Nel 1998 l’ultimo
tour che deve interrompere a causa di una malattia che lo stroncherà.
Fabrizio De Andrè muore a Milano l’11 gennaio 1999, lasciando un
vuoto incolmabile nel mondo della musica e della poesia. Il 12 marzo
2000 al Teatro Carlo Felice di Genova i più grandi nomi della canzone
italiana si sono radunati per celebrare l’amico, il collega, il
maestro, nel 2003 è uscito un doppio cd Bianco e Nero intitolato Faber
amico fragile… registrazione di tale concerto. La facoltà di
lettere dell’Università di Siena sta organizzando l’archivio
storico di tutta l’opera di De Andrè. In questi ultimi anni sono
usciti diversi libri, nonchè dvd e cd (curati dalla Fondazione De
Andrè).
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