giovedì 10 gennaio 2012 - ore 21,00
Auditorium Mario Costa
Anjuman presenta il "Tributo a Fabrizio De André"
"...e
ricordi tanti"
undicesima
edizione

Ingresso
gratuito fino ad esaurimento posti
Musica,
immagini, letture e commenti per raccontare, in continuità
con quanto proposto nelle precedenti edizioni, l'opera musicale di Fabrizio
De André, il fratello maggiore della nostra gioventù ed il compagno
fedele della nostra maturità.
E per non interrompere l'approfondimento sui testi delle sue canzoni e
le riflessioni sull'attualità di alcuni dei tipi strani che
popolano le sue canzoni, ogni anno si prova a dare nuova
linfa alla serata, rinnovando registri narrativi e per presentare un
evento che non avrà repliche e che ha la pretesa di non
essere solo celebrativo.
Serata
speciale per gente normale
Sezze,
11 gennaio 2013
Franco Abbenda
Una serata
speciale per gente normale: persone che ogni anno a gennaio, accorrono a
Sezze convocate dal richiamo di un cantante unico, il genovese ribelle
che seppe dare una sterzata decisa alla musica leggera degli anni 60,
proponendo con stile personalissimo musiche e parole che ancora oggi
smuovono le coscienze degli ascoltatori, e non solo tra quelli che hanno
i capelli grigi.
Un filo
ininterrotto unisce chi ha scritto le canzoni e chi, avendole ascoltate
mille e mille volte, e ritrovandosi segnato da tanta ricchezza
espressiva, mentre per alcuni sono solo canzonette pallose e tristi,
vuole ringraziarlo ancora oggi, in un silenzio attento e partecipato di
sala, come contorno alla riproposizione di sue canzoni.
Non si tratta
di operazioni nostalgia o di eventi celebrativi, ma di vera vita
vissuta. Lo dimostra chi è salito sul palco giovedì 10 gennaio,
raccontando con sincerità come a volte la propria vita, le proprie
paure, il proprio modo di pensare, le esperienze più felici, risultino
legati, irrimediabilmente verrebbe da dire - magari anche senza neanche
accorgersene a pieno -, da canzoni, anche le più datate, che conservano
ancora freschezza e bellezza, oggi come allora.
Le esecuzioni
dal vivo da parte dei musicisti (Agostino e gli altri tutti amici in
Faber) hanno saputo coniugare la scrittura originale dei pezzi ai
rispettivi talenti artistici, proponendo una rivisitazione fresca di
alcuni dei grandi successi di De Andrè, colorandoli con sfumature
swing/jazz/moderno, regalando alla platea momenti di gioia vera
nell’ascolto.
I filmati
proiettati hanno riproposto concerti dal vivo e la magica voce di
Fabrizio, alcuni video originali (La
domenica delle salme, video diretto da Gabriele Salvatores),
interviste a colleghi musicisti e ad amici di De André, anche tra
quelli di infanzia (Nina Manfieri, a cui è stata dedicata Ho
visto Nina volare), ed estratti di interviste durante trasmissioni
televisive.
Una cosa
accomuna chi impiega risorse economiche per organizzare il Tributo, chi
cerca di rinnovarlo anno dopo anno, chi lavora dietro le quinte, chi
sale sul palco suonando e cantando, chi leggendo o raccontando il
rapporto con le canzoni, chi solo partecipando da spettatore: un senso
di gratitudine vera verso Fabrizio De André e una sorta di impegno
nello spendersi, ognuno per le proprie attitudini e nonostante tutti i
limiti, per continuare a raccontare l’artista De André in tutta la
vitalità ed attualità della sua opera artistica.
Un ultima
riflessione: portare sul palco dell’Auditorium Costa un evento
musicale è diventato un onere difficile da sostenere economicamente,
considerando che non si è mai voluto, per scelta, limitare gli ingressi
con un biglietto a pagamento. Nonostante la completa gratuità con cui
musicisti, grafici, collaboratori tecnici audio/video di sala e tanti
altri accettano di collaborare alla realizzazione del tributo, le spese
fisse (gestione affitto sala e SIAE) ci impongono di fare valutazioni più
approfondite sulle prossime edizioni del tributo e sulle modalità
organizzative.
Un
ringraziamento speciale all’Associazione Anjuman che ha raccolto il
testimone organizzativo da Setina Civitas, accollandosi l’onere
economico e dimostrando nei fatti una vicinanza concreta e positiva
all’ideatore del Tributo ed al paese tutto.
Grazie ai
presenti, seppur meno numerosi del solito, soprattutto ai diversi veri
appassionati di Faber che sono arrivati dalla pianura, rinunciando al
ritorno televisivo del Caimano per condividere una serata intima con noi
setini.
Scaletta
11° Tributo De André:
Quale
allegria (omaggio a Lucio DALLA)
Valzer
per un amore
La
canzone di Marinella (live)
Ho
visto Nina volare
Una
storia sbagliata
Caro
amore
Ballata
dell’amore cieco (live)
La
domenica delle salme
Dolcenera
Khorakhanè
(Live)
Celito
lindo
Rimini
Bocca
di Rosa/Il pescatore (live)
Un
malato di cuore
Dolcenera
Carlo
Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (live)
Don
Raffaè
(live)
Hanno
suonato e cantato
Agostino
Garofalo: Pianoforte e voce
Manuel
Attardo: Chitarra
Simone
Alessandrini: Sax soprano
Iacopo
Di Maggio: voce
Franco
Abbenda: voce in Carlo Martello…
Interventi/racconti
dal palco:
Ignazio Romano
Don Anselmo Mazzer
Francesco Petrianni
Roberta Carlesimo e Andrea Zaccheo
Giancarlo Loffarelli
Franco Abbenda
Collaboratori:
Marco Abbenda: grafica poster
Pietro Paletta: Proiezioni e
registrazioni video
Armando e Fabio Di Lenola: luci e
service audio
Organizzazione:
Associazione ANJUMAN
FABRIZIO
DE ANDRE'
Fabrizio De Andrè
(Genova Pegli, 18/2/1940- Milano, 11/1/1999): ultimo rappresentante
della “scuola genovese” dei cantautori è stato ciò che Tenco
avrebbe voluto essere. Nato nel quartiere della Foce, studia al liceo
Cristoforo Colombo, lontano da casa, tale scelta è originata dal
possibile confronto con il fratello maggiore Mauro, che frequenta il
vicino liceo Andrea Doria, primo della classe in tutte le materie.
Ottenuto il diploma Fabrizio frequenta senza convinzione l’Università,
prima medicina, poi lettere, poi giurisprudenza. A sedici anni compra la
sua prima chitarra, una Framus, e il primo amplificatore, un Davoli a
valigetta a cinque watt, e si mette a suonare jazz con un gruppo nel
quale capita spesso anche Luigi Tenco con il suo sax tenore. I
successivi passi nella musica De Andrè li muove cantando e suonando in
una formazione country & western The Crazy Cowboy Sherif One,
e si esibisce nelle feste studentesche. Nello stesso periodo compone le
sue prime canzoni, brani strani e crudi che parlano di suicidi, puttane,
drogati e impiccati. Nel 1958 esce il suo primo 45 giri Nuvole
barocche, che passa praticamente inosservato, incide poi Il
testamento, La guerra di Piero, Carlo Martello ritorna dalla battaglia
di Poitier, Il fannullone, queste ultime scritte con Paolo Villaggio
(si proprio lui, il futuro ragionier Fantozzi), che intraprenderà poi
la carriera di autore. Proprio con Villaggio De Andrè si reca spesso a
Milano, il primo grande successo di De Andrè, che nel frattempo si è
sposato con Enrica Rignon dalla quale ha avuto il figlio Fabrizio, in
questo periodo alterna ancora l’hobby della musica ad un impiego negli
istituti privati del padre (che aveva a Genova un paio di scuole per
ragionieri e geometri). Il primo best-seller è La canzone di
Marinella, portata al successo da Mina. Nel 1964 De Andrè si
dedica totalmente alla musica, “da quel momento – raccontò –
smisi di pensare alla laurea e cominciai a capire che con la canzone
avrei fatto più
strada e cominciai a capire che con la canzone mi sarei divertito di più.
Nel 1964 pubblica il suo primo long playing, ormai introvabile in
originale, intitolato semplicemente Fabrizio De Andrè. Altri 45
giri degli anni ’60 sono: La guerra di Piero, Bocca di Rosa
e Il pescatore (mai uscita in lp, eccezion fatta per la versione
live con la Pfm e per le compilation). I protagonisti delle canzoni di
De Andrè sono puttane, impiccati, emarginati. A partire dalla fine
degli anni ’60 inizia l’era dei long-playing: Fabrizio De Andrè (detto
anche Volume I, 1967), contenente le canzoni scritte negli anni ’60
fra le quali ricordiamo Via del campo, Spiritual, Preghiera in
gennaio, Bocca di Rosa, La morte, La stagione del tuo amore ed altri
successi precedenti. Allergico alla televisione, non rilascia
interviste, e non si esibisce in concerto. Pubblica però
grandissimi album usciti con periodicità quasi annuale: Tutti
morimmo a stento (1968, concpet album dove i brani si susseguono,
con “intermezzi”, in un crescendo che trova il suo punto più alto
in Recitativo e si scioglie nel Finale), Volume IIII (1969),
La buona novella (lettura particolare del Nuovo Testamento fatta
alla luce dei Vangeli apocrifi, cioè contraffatti, non canonici, 1970),
Non al denaro non all’amore né al cielo (1972) raccolta di
canzoni liberamente tratti dall’ Antologia
di Spon River di Edgar Lee Masters, Storia di un impiegato
(1973, rivisitazione del maggio francese), Canzoni (1974, con
traduzioni di brani di Dylan e Cohen), Volume VIII (con testi di
Francesco De Gregori, 1975), Rimini (1978), Fabrizio De Andrè
in concerto con la Pfm, (1979). Dalla fine degli anni ’70
una svolta: De Andrè che fino al 1974 non si era mai esibito in
pubblico, e che aveva iniziato a farlo limitatamente accompagnato dal
gruppo dei New Trolls, decide di effettuare un tour ben più lungo con
un altro gruppo rock, la Pfm, con la quale rilegge in chiave rock i suoi
successi del passato. De Andrè ha vinto l’idiosincrasia storica nei
confronti dei concerti, e ha dato vita ad una sovrapposizione di
pubblici, quello dei ragazzi del rock e quello delle canzoni di De Andrè
diventano un unico grande pubblico. Altro cambiamento negli anni
’70, con la cantante Dori Ghezzi, sua nuova compagna, dalla quale avrà
la figlia Luvi, decidono di lasciare Milano (città dove abitavano in
zona viale Certosa), acquista un’azienda agricola in Sardegna, nella
zona di Tempio Pausania dove si trasferiscono definitivamente.
Nell’agosto 1979 De Andrè e la compagna Dori Ghezzi verranno rapiti,
saranno liberati nel dicembre 1979. Nel 1981 esce Fabrizio De Andrè
in concerto con la Pfm vol.2.
Nel 1981 esce anche un 45 giri, Una storia sbagliata/Titti, mai
proposti in lp, che secondo alcuni critici la facciata A trae
ispirazione dal rapimento di cui è stato vittima dall’agosto al
dicembre 1979 con la compagna Dori Ghezzi, mentre secondo gli autori si
ispira invece alla tragica morte di Pier Paolo Pasolini (il brano sarà
la sigla della trasmissione televisiva della Rai Dietro il processo).
Nel 1981 esce, a tre anni di distanza da Rimini, un album senza
titolo, poi detto “l’indiano” dal disegno che vi è sulla
copertina, inizia la collaborazione col giovane cantautore Massimo
Bubola, in un brano, Hotel supramonte, allude all’esperienza
del rapimento. Nel 1984 esce il capolavoro Crueza de mà, uno dei
dischi più importanti del dopoguerra, punto di svolta per la musica
d’autore, che rilancia l’interesse per la tradizione e la musica
popolare, che ritornerà poi negli anni ’90, De Andrè e Mauro Pagani,
suo collaboratore, rilanciano le lingue locali, il disco è cantato in
dialetto genovese, quello che ha più assonanza coi suoi arabi.
Nel 1986 scrive le musiche per il film TOPO GALILEO con Beppe Grillo,
mai uscite su disco Nel 1990 esce l’album Le
nuvole (da Aristofane), con una prima facciata in italiano, dove
parla il potere, e la seconda in genovese, dove parla il popolo. Le
nuvole, album ancora ancora realizzato con Mauro Pagani è un
autentico atto di accusa verso i personaggi che incombono sulla nostra
vita sociale, politica ed economica, mettendosi fra la gente e il
sole. Del 1991 è la compilation Fabrizio De Andrè il viaggio,
quindi dopo qualche anno di silenzio, nel corso dei quali però De Andrè
si esibisce in tour e di da alla letteratura, scrivendo il libro Un
destino ridicolo con lo psicanalista Alessandro Gennari, esce Anime
salve (1996), album realizzato con Ivano Fossati, dove Bocca di
rosa e Marinella si chiamano Princesa e Dolcenera.
Nel 1997 esce Mi innamoravo di tutto (compilation che contiene
l’inedita La canzone di Marinella cantata in duetto con Mina).
Curioso il destino del brano La canzone di Marinella: è stato il
suo grande esordio ed ha accompagnato la sua uscita di scena. De
Andrè non è stato soltanto un
musicista ed un innovatore del mondo della canzone, ma, unitamente a
Giorgio Gaber, un protagonista della cultura italiana del dopoguerra.
Non a caso la storica e studiosa poesia di letteratura contemporanea
consegnando nel 1997 due targhe Tenco come autore della miglior canzone
dell’anno, Princesa, e del miglior album, Anime salve,
dicendo: “con estremo piacere consegno queste targhe al più grande
poeta italiano dagli anni ’50 ad oggi”. Nel 1998 l’ultimo
tour che deve interrompere a causa di una malattia che lo stroncherà.
Fabrizio De Andrè muore a Milano l’11 gennaio 1999, lasciando un
vuoto incolmabile nel mondo della musica e della poesia. Il 12 marzo
2000 al Teatro Carlo Felice di Genova i più grandi nomi della canzone
italiana si sono radunati per celebrare l’amico, il collega, il
maestro, nel 2003 è uscito un doppio cd Bianco e Nero intitolato Faber
amico fragile… registrazione di tale concerto. La facoltà di
lettere dell’Università di Siena sta organizzando l’archivio
storico di tutta l’opera di De Andrè. In questi ultimi anni sono
usciti diversi libri, nonchè dvd e cd (curati dalla Fondazione De
Andrè).
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