Fabrizio De André

 9 gennaio 2010

 

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Circolo Culturale Setina Civitas

Tributo a 

Fabrizio De André

sabato 9 gennaio 2010

ore 21,00

Auditorium Mario Costa

"Aspettami fuori dal sogno"

ottava edizione

ingresso libero fino ad esaurimento posti

il manifesto è stato realizzato 

da Marco Abbenda

www.marcoabbenda.com

 Setina Civitas presenta il "Tributo a Fabrizio De André"

Sezze, sabato 9 gennaio 2010  -  ore 21,00                                           Auditorium Mario Costa

L’Auditorium Mario Costa ospita l'ottava edizione del "Tributo a Fabrizio De André".  

La manifestazione, dedicata al cantautore genovese scomparso l’undici gennaio del 1999, è ideata da Franco Abbenda, organizzata dal Circolo Culturale Setina Civitas e gode del patrocinio della Fondazione Fabrizio De André e quello del Comune di Sezze.

Aspettami fuori dal sogno

... è  il titolo dell'ottava edizione del tributo, composto da sedici canzoni di Fabrizio De André eseguite da cinque gruppi  musicali. Ogni sequenza di canzone è accompagnata dalla lettura di un brano tratto dal lavoro di Giorgio Gaber  interpretato dal gruppo teatrale Le Colonne.

  Disamistade
Nella mia ora di libertà
 

Quello che non ho

Roberto Ceccarelli    percussioni
Francesco Fiaschetti   
flauto, armonica
Lamberto Infurna   
chitarra 
Antonio Merini   
voce, chitarra

qualcuno era comunista  Giancarlo Loffarelli

Rimini

S’i fosse foco
La ballata dell’amore cieco
Andrea Di Toppa    voce

Marco Fanella    chitarra

Antonio La Chioma    chitarra

Luca Urbinati    percussioni

la paura  Marina Eianti   

Canzone del padre
Fiume sand creek
A’ cimma

Francesco Carissimo    chitarra
Francesco Caldarozzi   
percussioni
Oscar Di Raimo   
violino
Franco Abbenda   
chitarra e voce

bambini  Emiliano Campoli e Roberto Baratta   

Una storia sbagliata
Dolcenera
Geordi
e

Roberto Cardinali    chitarre
Roberto Del Monte   
chitarra e voce
Serena Frison   
voce, flauto
Roberto Salvagni   
percussioni

mi fa male il mondo  Giancarlo Loffarelli  

Via del Campo
La guerra di Piero
 

La canzone di Marinella

 Armando Noce    sassofono
Giulio Noce   
fisarmonica
Luca Ceccarelli   
chitarra e voce

Il pescatore

tutti insieme

fonico Armando Di Lenola, Antonio Abbenda 

luci Fabio Di Lenola

grafico Marco Abbenda

operatori video Alessandra Furenci, Cristian Campagiorni, Emanuele Pulitano

regia e montaggio video Pietro Paletta

   

clip video di Pietro Paletta

Effetto De André

27 dicembre 2009,  di Franco Abbenda

         L’educazione familiare e l’apprendimento scolastico costituiscono le principali fonti di conoscenza attraverso cui i bambini iniziano a rapportarsi con l’ambiente in cui vivono.

         Si tratta tipicamente di modelli comunicativi verticali, diretti, cosiddetti “top-down”, in cui l’adulto (genitore o insegnante che sia) fornisce un insieme di regole e di informazioni al ragazzo, che le accetta, le fa proprie e su di esse innesterà la propria specifica personalità.

         Per molti arriva un momento però, in cui si è travolti da una ventata prepotente, sconosciuta fino ad allora, una fonte di conoscenza diversa, indiretta e spesso alternativa, che apporta nuova linfa alla crescita e fa deviare il giovane dal percorso che altri hanno stabilito per lui. 

         Per seguire le stesse categorie utilizzate da un giornalista statunitense (David Brooks – NY Times) per raccontare il suo Bruce Springsteen, potremmo parlare di una vera e propria “seconda educazione”.

         A travolgere così i giovani può essere, ad esempio, la lettura di un libro, la visione di un film, la scoperta di un leader politico particolarmente carismatico o la contemplazione di un’opera d’arte.

         Tali incontri hanno in genere un forte impatto, violento ancorché positivo, sulle giovani personalità in formazione e determinano un’accelerazione improvvisa alla maturazione individuale.  

         Per molti della mia generazione, Fabrizio De André, con le sue canzoni, la sua poetica (intesa non solo come compostezza formale e stilistica dei suoi testi, ma anche come coerenza della sua lunga produzione discografica rispetto alla novità degli argomenti trattati nelle canzoni) ha rappresentato un formidabile esempio di seconda educazione.          Quella educazione, cioè, che fa leva direttamente dall’ascolto delle canzoni per agire prepotentemente, anche se per salti e senza continuità apparente, sulla nostra personalità più intima, arrivando a colpire irreversibilmente il nostro sistema emozionale.

         Ritengo in sintesi, che l’ascolto ripetuto di una canzone, la riflessione attenta sul suo testo, o il gustarsi un intero album scritto da un “artista della canzone” come è stato Fabrizio De André, ha cambiato – e cambia ancora – il futuro di tanti fedeli ascoltatori, spesso già incanalati verso altre direzioni.

         I tanti, continui e ripetuti ascolti dell’opera di Fabrizio De André, album dopo album, spunto dopo spunto, hanno contribuito cioè a formare il “core” della personalità di molti di noi, la parte di noi più vera, quella che impatta maggiormente sul formarsi delle nostre opinioni sul mondo, sulle nostre scelte etiche, sui nostri modi di essere persone, ed in definitiva sulla qualità della nostra vita.

         Potremmo mai dire che saremmo diventate esattamente le stesse persone se non avessimo avuto la possibilità di ascoltare, innamorandocene, Via del Campo, Fiume Sand Creek o Amico fragile ??

         Chi potrebbe negare che album come La Buona Novella ci hanno fatto riflettere sulla figura di Gesù e di Maria di Nazareth più e meglio di mille noiose ore scolastiche di religione o di inavvicinabili e difficili testi di teologia ??

         Quanti di noi, per esempio, si sono trovati a rivedere criticamente i troppi pregiudizi sulla gente Rom, dopo aver ben ascoltato e fatto proprio il testo di Khorakhanè ? Quei versi colpiscono al cuore, con parole mirabili, molto più di quanto possano mai fare cento conferenze proposte agli studenti da grandi esperti in sociologia.

         Ci toccano più da vicino, mettendoci ancora oggi in crisi positivamente, i versi de La guerra di Piero o i generici appelli antimilitaristi, spesso solo di facciata, dei politici dei giorni nostri ??     

         Scriverebbero con la stessa acredine e senza alcuna ironia i giornalisti che ci raccontano gli scandali politico-sessuali di questi tempi, se solo avessero colto canzoni come Princesa o Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers ? 

         Quei versi arrivano a bersaglio, “educando” di conseguenza; è come se fossero stati scritti direttamente per ognuno degli affezionati ascoltatori, ieri come oggi, così come avverrà per certo domani.          

Quelle canzoni sono un invito ricorrente a cercare di leggere compiutamente gli avvenimenti, storici o di cronaca che siano, anche per fornirci una chiave di lettura in più nell’individuale e mai completata ricerca della verità di ogni uomo.

         Anche per questo continuiamo ancora a cantare le sue canzoni, a raccontare le sue storie, a far nostri i suoi dubbi e le sue non-certezze, sentendo sempre di più Fabrizio De André come fratello maggiore e contemporaneo compagno di strada.

         E grazie a Fabrizio capita sempre più spesso di incontrare, coinvolgendoli nell’organizzazione del tributo setino, nuovi “amici in De André”, tutti pronti a partecipare ed a offrire le loro personali riflessioni sul nostro artista del cuore.

         Voglio ringraziarli tutti per la gratuità dei loro contributi, riportando di seguito una bella e toccante pagina scritta da uno di loro, Gianni Raniolo, ultimo in ordine di tempo dei miei “amici in Faber”.

         In fondo non so bene chi sia stato Fabrizio De André, non lo so perché la sua scoperta è continua, e il quadro non è mai definitivo anche e soprattutto nonostante la sua morte. 

            La musica, ancorché dotata di parole piene di significato, riesce ad andare oltre la semplice considerazione intellettuale, la si ascolta ma soprattutto la si sente. E la musica e le parole che hanno una loro musicalità intrinseca ed estrinseca sono una sola cosa, che non si presta ad analisi filosofica.

            Allora queste riflessioni si tramutano nell'invito all'ascolto, alla solitaria meditazione, alla scoperta di un tesoro che deve radicarsi nell'individualità dell'ascoltatore, un invito ad abbandonarsi al tutto che l'opera di De André rappresenta, per cercare da soli, in autonomia il percorso di uscita dal labirinto della vita.  

Nella serata magica di Sezze... Faber c'era

C'é chi dice che il "Tributo a Fabrizio De André" è tra le manifestazione più belle che si tengono a Sezze, c'è chi ogni anno resta meravigliato dai continui miglioramenti che si fanno, c'è chi si è sbilanciato accostandolo ai concerti della PFM.

Di sicuro è che tantissime persone apprezzano lo sforzo che ogni anno si fa per ritrovare tutti insieme qualche prezioso frammento del cantautore genovese. 

Attendiamo i vostri commenti  !!!                                                                                              Ignazio

GRAZIE A TUTTI

“…è gia tanto se riusciamo a regalarvi qualche emozione”

   Ormai archiviata anche l’ottava edizione del tributo De André

1 febbraio 2010, Franco Abbenda

Come ebbe a dire Faber durante il concerto del Brancaccio:

“…è gia tanto se riusciamo a regalarvi qualche emozione”.  

Il nostro sforzo è in questa direzione, tutto il resto è al di là, lontano dalle motivazioni che stanno alla base dell’annuale omaggio che Sezze dedica a Fabrizio De André.

Si è trattato dell’ennesima passeggiata amichevole tra i testi e le canzoni di Fabrizio, l’incontro di nuovi e vecchi amici sul palco, la rinnovata emozione di poter suonare e cantare i suoi brani indimenticati nel silenzio attento dell’Auditorium, l’idea di riproporre Gaber, quello teatrale dei monologhi, personaggio altrettanto vivo e graffiante con le sue parole scomode.

Dietro l’evento di gennaio, durante tutto l’anno, c’è molto altro; ci sono mille spunti che bussano e che ci riportano alla mente le sue storie, i suoi/nostri personaggi, le sue idee sul mondo, anche quelle nascoste tra le righe delle sue canzoni “minori”.

Ci sono flash improvvisi di passato, volti che si fanno memoria, pezzi di vita che riaffiorano, immagini confuse e che spesso ci riportano, chissà perché, direttamente a lui.

Il 2009 è stato Genova, la mia prima vera Genova, l’imperdibile mostra di Palazzo Ducale (che dal 26 febbraio 2010 sarà a Roma, all’Ara Pacis), Via del Campo ed il negozio di Gianni Tassio, i tanti messaggi lasciati lì, le calate sul porto, le facce dei genovesi di oggi, dai mille paesi d’oltremare.

Ci sono le segnalazioni, i consigli e gli spunti degli amici veri.

Ci sono le tante assenze, sul palco ed in platea, ma va bene anche così. 

C’è il ritorno di Cristiano, “il figlio” sulle note del padre, la bella serata estiva di Palestrina.

C’è molto di Fernanda Pivano, della sua amicizia vera con l’artista prediletto, della sua ultima presenza, discreta e dolce, nello speciale De André di Fabio Fazio; della sua gioia sincera nel sapere Fabrizio non dimenticato, del suo modo speciale di raccontare il suo amico Fabrizio e del suo ultimo viaggio verso la collina, dove si è incamminata, stanca, anche Alda Merini.

Ci sono i numerosi libri che lo raccontano: quelli che analizzano i suoi testi, quelli in cui si discute della sua poetica, quelli zeppi di foto e cimeli rari, quelli in cui lo ricorda chi lo ha conosciuto davvero.

Noi no, non l’abbiamo conosciuto, ma lo sentiamo vicino e fratello; e gli vogliamo ancora bene.

Infine, c’è anche il volto di chi, giovane d’altri tempi,  alla fine dello spettacolo di quest’anno è sceso in camerino per ringraziare, con poche parole e con gli occhi umidi, delle belle emozioni provate durante lo spettacolo.

A noi basta poco…basta questo.

I bilancini, i distinguo e le chiosate argute le lasciamo a chi guarda con freddezza, come senza cuore.

All’anno prossimo!!

9 gennaio 2010