Fabrizio De André

13 gennaio 2007

 

| Tributo 2004 | Tributo 2005 | Tributo 2006 | Tributo 2008 | Tributo 2009 | Tributo 2010 | Tributo 2011 |

| Intitolazione | Concerto di Vittorio De Scalzi | Tributo 2012 | Tributo 2013 | Tributo 2014 | Tributo 2015 | Tributo 2016 |

Tributo 2017 | Tributo 2018 |

Circolo Culturale Setina Civitas

presenta

Tributo a 

Fabrizio De André

sabato 13 gennaio 2007, ore 21,00

Auditorium Mario Costa

"Ad ogni donna pensata come amore"

quinta edizione

ingresso libero

il manifesto è stato realizzato 

da Marco Abbenda

www.marcoabbenda.com

 Setina Civitas presenta il "Tributo a Fabrizio De André"

Sezze, sabato 13 gennaio 2007 - ore 21,00 

Presso l’Auditorium Mario Costa si è tenuto l'atteso "Tributo a Fabrizio De André". 

L’evento, giunto alla sua quinta edizione, è dedicato al cantautore genovese scomparso l’undici gennaio del 1999. Ideato da Franco Abbenda ed organizzato da Setina Civitas, quest'anno al patrocinio della Fondazione Fabrizio De André si è aggiunto quello del Comune di Sezze e la preziosa collaborazione del Circolo dei monti Lepini di Legambiente.

Sempre più De André. Così si può riassumere la quinta edizione del tributo. Ho sentito Franco che è d’accordo con me: “Ogni anno questo appuntamento ci sorprende.” Sorprende chi lo fa, anche perché a farlo sono tutti i presenti, infatti l’altra sera all’auditorium si avvertiva chiaramente l’assenza di confine tra il palco e la platea. La serata, dedicata alla tante figure femminile delle canzoni di Fabrizio, si presentava molto articolata. Con un po' di incoscienza, o forse seguendo il giusto spirito del tributo, non è stata provata mai tutta la manifestazione, puntando proprio sulla spontaneità. Il risultato è stato un momento sentito e partecipato da tutti con molta autenticità. Ogni persona, o gruppo che si è avvicendato sul palco, ha seguito una scaletta in cui filmati, letture, canzoni e recitazioni si sono susseguiti senza interruzioni,  regalando ai presenti frammenti di De André. È stato come bere un bicchier d’acqua, e ci piace pensare di aver contribuito alla realizzazione di un progetto che allo stesso De André sarebbe piaciuto tanto.   I. Romano

Attendiamo i vostri commenti che potranno essere pubblicati su questa pagina  info@setino.it

Ad ogni donna pensata come amore

Tante, tantissime.

Alcune con il loro proprio nome e altre no, ma tutte dolorosamente incantevoli, gioiosamente indimenticabili ed uniche.

Diverse, mutevoli, variegate, esse s'aggirano - di solito con ingenua dolcezza, talvolta con determinazione commossa - da una canzone all'altra, da un testo all'altro, a formare le perle di una sfolgorante collana.
Tutte creature minori: madri, amanti, prostitute e mogli, figure reali o solo immaginate, prese in prestito dalle pagine degli autori più amati, dai libri sacri, o solo incontrate nelle balorde e maleodoranti strade della Genova degli anni 60, compagne di una sera o di una vita.

A tutte Fabrizio De André ha dedicato il suo sguardo penetrante ed umanissimo, raccontandole al di là di parametri rigidi e soffocanti. Per ognuna di loro, con ispirate e personalissime pennellate di poeta, ha trovato sempre parole splendide, a volte difficili ma sempre chiarissime.

E sono parole che sempre, anche quando spunta il sorriso dell'ironia, raccontano la donna con rispetto, con affetto e con amore vero.

A tutte Fabrizio De André ha regalato

una goccia di splendore, di umanità e di verità.

canzoni eseguite  @  Le passanti  @  Sidùn  Franziska  @  Il sogno di Maria  

@  Ho visto Nina volare  @  Un malato di cuore  @  Hotel Supramonte  @  

La canzone dell'amore perduto  Via del campo  @  Bocca di rosa  

La canzone di Marinella  La fiera della Maddalena

sul palco  @  Franco Abbenda  @  Agostino Garofalo  @  Carlo Marchionne  @

Alessandra  Paletta  @  Armando Di Lenola  @  Roberto Caetani

@  Stefania Valleriani  @  Stefano Marchonne  @  Vincenzo Balestrieri  @

Elisa Spirito  @  Roberta Carlesimo  @  Rossella Ceccano  @  Titta Ceccano

@  Anna Maria Giorgi  @  Mauro D'Addia

16 gennaio > commento di Elisa Raimondi

Come ormai da cinque anni a questa parte, Sezze ricorda, in occasione dell’anniversario della sua morte, l’amico Fabrizio De André. Sabato 13 gennaio 2007 l’Auditorium “Costa” ha ospitato il 5° Tributo al cantautore genovese, Tributo sentito, pensato e organizzato come sempre da Franco Abbenda in collaborazione con Setina Civitas. “Ad ogni donna pensata come amore”, prendendo in prestito un verso di “Le passanti”:  non un semplice concerto, ma qualcosa di più, qualcosa che non ha celebrato solo l’artista De André ma anche la persona. Uno spettacolo con un tema ben preciso, le donne. Sono molte quelle che vivono nelle canzoni del cantautore genovese. Sono donne di malaffare, donne qualunque o addirittura sante, come Maria. Ma ognuna ha la sua storia che esige di essere raccontata, le sue paure, i desideri. E Franco Abbenda , per dar voce a tutto questo, si è affidato a molte donne, salite sul palco con lui per cantare, leggere, essere partecipi.

Come dicevo, quest’anno è stato uno spettacolo diverso, alle esecuzioni dal vivo, si sono alternate letture e filmati: una panoramica sull’universo De André apre la serata e ci porta subito nel suo mondo, vediamo i suoi oggetti, i libri che ha amato e in cui ha cercato e trovato ispirazione. Poi ci sono i filmati tratti dai suoi concerti, in particolare alcune immagini tratte da una delle sue ultime esibizioni riportano indietro la nostalgia e il dolore della perdita, ma rinnovano anche la gioia dell’ascolto. Poi le letture, alcuni sono brani autobiografici del cantautore, altre invece parole che lo hanno ispirato per le sue canzoni. Il più toccante certamente quello interpretato da un appassionante Titta Ceccano, che introduceva “Un malato di cuore”, accompagnato dalla dolce chitarra di Roberto Caetani.  Per quanto riguarda i brani eseguiti dal vivo, anche qui troviamo una bella novità. Non è solo Franco a cantare, ma sul palco si alternano, come detto,  tre cantanti che interpretano, facendole proprie, canzoni celebri come “Ho visto Nina volare”, “Via del campo e “Franzisca”.

L’unica pecca della serata, se così si può dire, sembra essere solo l’eccessiva lunghezza di alcune letture, che a volte sembrano spezzare un po’ il ritmo dello spettacolo. C’era chi avrebbe gradito canticchiare di più. Ma c’è stato anche chi, tra i numerosi bambini presenti, ha avuto modo di vedere il volto di De André per la prima volta!

Quella di sabato è stata una serata piena di emozioni contrastanti, sorridere all’ironia delle parole, commuoversi o restare con il groppo alla gola vedendo scorrere sullo schermo le immagini del funerale del cantautore genovese: una panoramica sulle migliaia di persone accorse a porgere un saluto all’amico Fabrizio. Che in fondo è quello che è accaduto anche sabato, amici che salutano e condividono con lui ancora un piccolo segmento di vite. E tutto questo grazie alla passione di Franco che tutti gli anni ha l’abilità, e chi vive a Sezze sa che non è cosa da poco, di riunire attorno a un palco tantissime persone. L’Auditorium era pieno, persone sedute a terra, sui gradini, in piedi. Un ultimo elogio: lo spettacolo era gratuito, nessuno degli spettatori ha pagato. Qualcuno ha sostenuto le spese con la sua passione. Anche questa mi pare una cosa molto emozionante!

22 gennaio > commento di Francesco Petrianni

Indimenticabile De André

C’è da chiedersi perché tante persone, quand’anche impegnate nell’associazionismo, si coinvolgano per ricordare un artista che più di ogni altro con le sue canzoni ha saputo evocare atmosfere magiche, di fiaba, antiche e incantate. C’è da chiedersi perché centinaia di persone, aderendo ad un semplice passa parola, accorrano all’omaggio che da cinque anni l’Associazione Setina Civitas di Sezze dedica al “cantastorie” meno convenzionale e tra i più amati cantautori italiani, immaturamente scomparso: Fabrizio De André. E’ vero! le sue ballate richiamano sentimenti che affondano radici in una tradizione che non ha ancoraggi temporali specifici, né territoriali né nazionali. Ma ciò che sorprende e stupisce sta nel legame che De André, nel vivo di una società consumistica, ha saputo intimamente coniugare tra storie, racconti e musica, influenzando intere generazioni di giovani e meno.

Il primo incontro con De André per me è avvenuto casualmente, oltre quaranta anni fa, attraverso una di quelle trasmissioni che qualche coraggioso autore televisivo riusciva a piazzare nella programmazione RAI, seppure di tarda serata. Eravamo nel primo fervore degli anni sessanta e la RAI stentava a dare spazio a cantautori già affermati. Figuriamoci che trattamento potesse essere riservato a un De André! La RAI era allora l’unica emittente televisiva ed il secondo canale era in fase sperimentale. Le note di due brani, “Amore che vieni, amore che vai” e “la Canzone di Marinella”, se non ricordo male, mi colpirono per quell’aria musicale contrastante col filone classico e “ufficiale” della musica leggera italiana, non sintonizzata con le nuove tendenze della canzone d’autore né espressione strettamente popolare.

De André dava voce ad un genere che usciva da canoni abituali, andando ad occupare una nicchia musicale e culturale, specifica ed originale. De André “sincretizzava” un genere dal sapore genuinamente ma non semplicemente popolare, colto, melodico ma non conformista né omologato, comunicando e suscitando, tra i giovani passioni, interessi per stili di vita e pratiche espressive alternativi ad un genere dominante, seppur anch’esso anticonformista. Basterebbe ricordare, se ce ne fosse bisogno, che De André non si è mai affacciato a San Remo.

Le melodie di De André non hanno viaggiato sull’onda della comunicazione televisiva, perché rarissime sono state le apparizioni; hanno combattuto il consumismo, convivendoci, ma senza  contaminarsi. Ha instaurato con il suo pubblico un dialogo senza l’intermediazione invadente dei massmedia. La sua musica è cresciuta ed ha viaggiato con la forza umanamente prorompente dell’oralità, in un crescendo continuo e a macchia d’olio.

Se le sue canzoni, anche le più vecchie, non cedono all’usura del tempo, non cadono nel dimenticatoio, è perché esse raccontano storie incantevoli, non databili, fuori dal tempo.

Ma tornando alla manifestazione, all’omaggio, penso che il gradimento che sempre registra dipenda certamente dalla capacità con cui ogni anno gli organizzatori riescono a darci letture diverse e sempre nuove dell’uomo, del cantante e del musicista. Il successo così gratifica e ripaga l’Associazione Setina Civitas. Ma!!!! si potrebbe incominciare a trovare più coraggio e dare all’iniziativa un respiro meno locale, anche perché lo merita, per trasformarla in un progetto più ampio e ambizioso, che guardi più in alto e più avanti, pensando ad una sorta di premio rivolto agli interpreti di De André o a sostegno di autori che a lui ed al suo genere si ispirino. Sono convinto che anche da ciò possa ripartire un progetto di rinascita di una città, che senza mai rinnegare una storia, sappia proiettarsi verso sfide nuove ed esaltanti, rifiutando di rinchiudersi in una striminzita prospettiva campanilistica, alla quale poco si addice la capacità attrattiva che è in grado di stimolare. Forse oggi la forza della nostra identità sta nella capacità di suscitare nuovi valori di condivisione fondati sulla diversità delle culture presenti ma anche sulla convergenza verso un sentire comune che anche un cantautore come De André può ispirare.

22 gennaio > il... commento di ... Franco Abbenda

A Gennaio. Il peso dei testi. Le troie di regime. Il basso. 30 e lode. Non l’avevo mai sentita. Lentamente. Pensato con amore. Amicizia. Troppo lento. 8 anni. Generosità. Applausi per Faber. Bravi. La scimmia di Zio. Un altro sms. Canta pure quella. Pausa. Appiccicùme. Incoraggiare. Tributo personale. Psssssss. Mai tutti insieme. Non c’ha capito niente. Apocrifi. Forse l’anno prossimo. Un po’ di riverbero. Porca puttana. Ci devo pensare. Massimo in tre. Vado a fumarmi una sigaretta.

Le donne. Le perle di una sfolgorante collana. Le parole giuste…il privilegio dei grandi. Vostro Ismael A. Ismael Bartleboom. Si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere”. Urlare la rabbia e condividere la sofferenza. “e in stu gran ciaeu de feugu pe a teu morte piccin-a”. “Franziska è stanca di ballare con un uomo che non ride e che non la può baciare”. E in questa canzone De Andrè mescola storia e ricordi personali. “E tu piano posasti le dita all’orlo della sua fronte”. Strane creature i poeti. “Un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena”. Francis Turner & Mary Iggins. “..e il mio cuore le restò sulle labbra”. Incrociamo i nostri ricordi, come due pittori che lavorano alla stessa parete. “Una donna in fiamme e un uomo solo”. e un po’ di tenerezza. Persone  brutali decise ad ingannarla e ad approfittare di lei. nascon fiori dove cammina”. Màritza: una donna bellissima, alta e bionda. “Bocca di Rosa né l’uno né l’altro…lei lo faceva per passione”. L’ignota bella di notte, uccisa da un amante troppo focoso. “Lui le baciò le labbra ed i capelli”. L’impronta costante di questa voce, quello che ancora ci fa percepire i suoi pezzi irrinunciabili, è la nostalgia. Volevo una canzone come una donna di malaffare”.

16 gennaio > commento di Roberto Caetani

Quando Franco mi ha consegnato il testo di Mauro Covacich, già alla prima lettura mi sono subito reso conto che non sarebbe stato facile suonare su quei versi…non mi sbagliavo!

Ho comunque accettato la “sfida” di confrontarmi con il tema dell’abbandono e della morte.

Durante i giorni in cui abbiamo preparato il monologo con Titta, avvertivo che qualcosa si stava smuovendo: vecchie dinamiche, apparentemente elaborate, stavano tornando a galla.

Ma, fare le prove è una cosa, “denudarsi” di fronte al pubblico è tutta un’altra storia!

Sono salito sul palco, credendo di poter reggere l’emozione…fatte le prime note di “Nuovo Cinema Paradiso” ho sentito le lacrime in gola che volevano esplodere.

Sono stati secondi interminabili di apnea…stavo per perdere la mia scommessa…

Poi, la persona che mi aveva (inconsapevolmente) provocato, è salita su, mi ha abbracciato e mi ha detto di andare avanti.

Dopo, ho suonato ad occhi chiusi e con il cuore in mano, come mai era successo. È come se fosse stata una rinascita.

Grazie Franco, per avermi svegliato dall’incantesimo e grazie a tutti gli amici che hanno condiviso con me quel momento. È stato meraviglioso!

Francis Turner

I could not run or play in boyhood.
In manhood I could only sip the cup,
Not drink-
For scarlet-fever left my heart diseased.
Yet I lie here
Soothed by a secret none but Mary knows:
There is a garden of acacia,
Catalpa trees, and arbors sweet with vines--
There on that afternoon in June
By Mary's side--
Kissing her with my soul upon my lips
It suddenly took flight

Francis Turner

Io non potevo correre né giocare
quand'ero ragazzo.
Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,
non bere -
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
blandito da un segreto che solo Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe e di pergole addolcite da viti -
là, in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary -
mentre la baciavo con l'anima sulle labbra,
l'anima d'improvviso mi fuggì.

Un malato di cuore

Cominciai a sognare anch’io insieme a loro
poi l’anima d’improvviso prese il volo.

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.

Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d’un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d’un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti.

Eppure un sorriso io l’ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.

 

Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no non ricordo,
se fu troppo sgomento o troppo felice.

E il cuore impazzì e ora no non ricordo
da quale orizzonte sfumasse la luce.

E fra lo spettacolo dolce dell’erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.

Ma che la baciai questo sì lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra.

E l’anima d’improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no non mi riesce di sognare con loro.

13 gennaio 2007