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Fabrizio De André |
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13 gennaio 2007 |
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Circolo Culturale Setina Civitas presenta Tributo a Fabrizio De André sabato 13 gennaio 2007, ore 21,00 Auditorium Mario Costa "Ad ogni donna pensata come amore" quinta edizione ingresso libero il manifesto è stato realizzato da Marco Abbenda |
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Setina
Civitas presenta il "Tributo a Fabrizio De André" Sezze, sabato 13 gennaio 2007 - ore 21,00 Presso l’Auditorium Mario Costa si è tenuto l'atteso "Tributo a Fabrizio De André". L’evento, giunto alla sua quinta edizione, è dedicato al cantautore genovese scomparso l’undici gennaio del 1999. Ideato da Franco Abbenda ed organizzato da Setina Civitas, quest'anno al patrocinio della Fondazione Fabrizio De André si è aggiunto quello del Comune di Sezze e la preziosa collaborazione del Circolo dei monti Lepini di Legambiente. Sempre più De André. Così si può riassumere la quinta edizione del tributo. Ho sentito Franco che è d’accordo con me: “Ogni anno questo appuntamento ci sorprende.” Sorprende chi lo fa, anche perché a farlo sono tutti i presenti, infatti l’altra sera all’auditorium si avvertiva chiaramente l’assenza di confine tra il palco e la platea. La serata, dedicata alla tante figure femminile delle canzoni di Fabrizio, si presentava molto articolata. Con un po' di incoscienza, o forse seguendo il giusto spirito del tributo, non è stata provata mai tutta la manifestazione, puntando proprio sulla spontaneità. Il risultato è stato un momento sentito e partecipato da tutti con molta autenticità. Ogni persona, o gruppo che si è avvicendato sul palco, ha seguito una scaletta in cui filmati, letture, canzoni e recitazioni si sono susseguiti senza interruzioni, regalando ai presenti frammenti di De André. È stato come bere un bicchier d’acqua, e ci piace pensare di aver contribuito alla realizzazione di un progetto che allo stesso De André sarebbe piaciuto tanto. I. Romano Attendiamo i vostri commenti che potranno essere pubblicati su questa pagina info@setino.it Ad
ogni donna
pensata come amore Tante, tantissime. Alcune con il loro proprio nome e altre no, ma tutte dolorosamente incantevoli, gioiosamente indimenticabili ed uniche. Diverse,
mutevoli, variegate, esse s'aggirano - di solito con ingenua dolcezza,
talvolta con determinazione commossa - da una canzone all'altra, da un
testo all'altro, a formare le perle di una sfolgorante collana. A tutte Fabrizio De André ha dedicato il suo sguardo penetrante ed umanissimo, raccontandole al di là di parametri rigidi e soffocanti. Per ognuna di loro, con ispirate e personalissime pennellate di poeta, ha trovato sempre parole splendide, a volte difficili ma sempre chiarissime. E sono parole che sempre, anche quando spunta il sorriso dell'ironia, raccontano la donna con rispetto, con affetto e con amore vero. A tutte Fabrizio De André ha regalato una goccia di splendore, di umanità e di verità. canzoni eseguite @ Le passanti @ Sidùn Franziska @ Il sogno di Maria @ Ho visto Nina volare @ Un malato di cuore @ Hotel Supramonte @ La canzone dell'amore perduto @ Via del campo @ Bocca di rosa @ La canzone di Marinella @ La fiera della Maddalena sul palco @ Franco Abbenda @ Agostino Garofalo @ Carlo Marchionne @ Alessandra Paletta @ Armando Di Lenola @ Roberto Caetani @ Stefania Valleriani @ Stefano Marchonne @ Vincenzo Balestrieri @ Elisa Spirito @ Roberta Carlesimo @ Rossella Ceccano @ Titta Ceccano @ Anna Maria Giorgi @ Mauro D'Addia 16 gennaio > commento di Elisa Raimondi Come ormai da cinque anni a questa parte, Sezze ricorda, in occasione dell’anniversario della sua morte, l’amico Fabrizio De André. Sabato 13 gennaio 2007 l’Auditorium “Costa” ha ospitato il 5° Tributo al cantautore genovese, Tributo sentito, pensato e organizzato come sempre da Franco Abbenda in collaborazione con Setina Civitas. “Ad ogni donna pensata come amore”, prendendo in prestito un verso di “Le passanti”: non un semplice concerto, ma qualcosa di più, qualcosa che non ha celebrato solo l’artista De André ma anche la persona. Uno spettacolo con un tema ben preciso, le donne. Sono molte quelle che vivono nelle canzoni del cantautore genovese. Sono donne di malaffare, donne qualunque o addirittura sante, come Maria. Ma ognuna ha la sua storia che esige di essere raccontata, le sue paure, i desideri. E Franco Abbenda , per dar voce a tutto questo, si è affidato a molte donne, salite sul palco con lui per cantare, leggere, essere partecipi. Come dicevo, quest’anno è stato uno spettacolo diverso, alle esecuzioni dal vivo, si sono alternate letture e filmati: una panoramica sull’universo De André apre la serata e ci porta subito nel suo mondo, vediamo i suoi oggetti, i libri che ha amato e in cui ha cercato e trovato ispirazione. Poi ci sono i filmati tratti dai suoi concerti, in particolare alcune immagini tratte da una delle sue ultime esibizioni riportano indietro la nostalgia e il dolore della perdita, ma rinnovano anche la gioia dell’ascolto. Poi le letture, alcuni sono brani autobiografici del cantautore, altre invece parole che lo hanno ispirato per le sue canzoni. Il più toccante certamente quello interpretato da un appassionante Titta Ceccano, che introduceva “Un malato di cuore”, accompagnato dalla dolce chitarra di Roberto Caetani. Per quanto riguarda i brani eseguiti dal vivo, anche qui troviamo una bella novità. Non è solo Franco a cantare, ma sul palco si alternano, come detto, tre cantanti che interpretano, facendole proprie, canzoni celebri come “Ho visto Nina volare”, “Via del campo e “Franzisca”. L’unica pecca della serata, se così si può dire, sembra essere solo l’eccessiva lunghezza di alcune letture, che a volte sembrano spezzare un po’ il ritmo dello spettacolo. C’era chi avrebbe gradito canticchiare di più. Ma c’è stato anche chi, tra i numerosi bambini presenti, ha avuto modo di vedere il volto di De André per la prima volta! Quella di sabato è stata una serata piena di emozioni contrastanti, sorridere all’ironia delle parole, commuoversi o restare con il groppo alla gola vedendo scorrere sullo schermo le immagini del funerale del cantautore genovese: una panoramica sulle migliaia di persone accorse a porgere un saluto all’amico Fabrizio. Che in fondo è quello che è accaduto anche sabato, amici che salutano e condividono con lui ancora un piccolo segmento di vite. E tutto questo grazie alla passione di Franco che tutti gli anni ha l’abilità, e chi vive a Sezze sa che non è cosa da poco, di riunire attorno a un palco tantissime persone. L’Auditorium era pieno, persone sedute a terra, sui gradini, in piedi. Un ultimo elogio: lo spettacolo era gratuito, nessuno degli spettatori ha pagato. Qualcuno ha sostenuto le spese con la sua passione. Anche questa mi pare una cosa molto emozionante! 22 gennaio > commento di Francesco Petrianni Indimenticabile
De André C’è
da chiedersi perché tante persone, quand’anche impegnate
nell’associazionismo, si coinvolgano per ricordare un artista che più
di ogni altro con le sue canzoni ha saputo evocare atmosfere magiche, di
fiaba, antiche e incantate. C’è da chiedersi perché centinaia di
persone, aderendo ad un semplice passa parola, accorrano all’omaggio
che da cinque anni l’Associazione Setina Civitas di Sezze dedica al
“cantastorie” meno convenzionale e tra i più amati cantautori
italiani, immaturamente scomparso: Fabrizio De André. E’ vero! le sue
ballate richiamano sentimenti che affondano radici in una tradizione che
non ha ancoraggi temporali specifici, né territoriali né nazionali. Ma
ciò che sorprende e stupisce sta nel legame che De André, nel vivo di
una società consumistica, ha saputo intimamente coniugare tra storie,
racconti e musica, influenzando intere generazioni di giovani e meno. Il
primo incontro con De André per me è avvenuto casualmente, oltre
quaranta anni fa, attraverso una di quelle trasmissioni che qualche
coraggioso autore televisivo riusciva a piazzare nella programmazione
RAI, seppure di tarda serata. De André dava voce ad un genere che usciva da canoni abituali, andando ad occupare una nicchia musicale e culturale, specifica ed originale. De André “sincretizzava” un genere dal sapore genuinamente ma non semplicemente popolare, colto, melodico ma non conformista né omologato, comunicando e suscitando, tra i giovani passioni, interessi per stili di vita e pratiche espressive alternativi ad un genere dominante, seppur anch’esso anticonformista. Basterebbe ricordare, se ce ne fosse bisogno, che De André non si è mai affacciato a San Remo. Le melodie di De André non hanno viaggiato sull’onda della comunicazione televisiva, perché rarissime sono state le apparizioni; hanno combattuto il consumismo, convivendoci, ma senza contaminarsi. Ha instaurato con il suo pubblico un dialogo senza l’intermediazione invadente dei massmedia. La sua musica è cresciuta ed ha viaggiato con la forza umanamente prorompente dell’oralità, in un crescendo continuo e a macchia d’olio. Se le sue canzoni, anche le più vecchie, non cedono all’usura del tempo, non cadono nel dimenticatoio, è perché esse raccontano storie incantevoli, non databili, fuori dal tempo. Ma tornando alla manifestazione, all’omaggio, penso che il gradimento che sempre registra dipenda certamente dalla capacità con cui ogni anno gli organizzatori riescono a darci letture diverse e sempre nuove dell’uomo, del cantante e del musicista. Il successo così gratifica e ripaga l’Associazione Setina Civitas. Ma!!!! si potrebbe incominciare a trovare più coraggio e dare all’iniziativa un respiro meno locale, anche perché lo merita, per trasformarla in un progetto più ampio e ambizioso, che guardi più in alto e più avanti, pensando ad una sorta di premio rivolto agli interpreti di De André o a sostegno di autori che a lui ed al suo genere si ispirino. Sono convinto che anche da ciò possa ripartire un progetto di rinascita di una città, che senza mai rinnegare una storia, sappia proiettarsi verso sfide nuove ed esaltanti, rifiutando di rinchiudersi in una striminzita prospettiva campanilistica, alla quale poco si addice la capacità attrattiva che è in grado di stimolare. Forse oggi la forza della nostra identità sta nella capacità di suscitare nuovi valori di condivisione fondati sulla diversità delle culture presenti ma anche sulla convergenza verso un sentire comune che anche un cantautore come De André può ispirare. 22 gennaio > il... commento di ... Franco Abbenda A Gennaio. Il peso dei testi. Le
troie di regime. Il basso. 30 e lode. Non l’avevo mai sentita.
Lentamente. Pensato con amore. Amicizia. Troppo lento. 8 anni. Generosità.
Applausi per Faber. Bravi. La
scimmia di Zio. Un altro sms. Canta pure quella. Pausa. Appiccicùme.
Incoraggiare. Tributo personale. Psssssss. Mai tutti insieme. Non c’ha
capito niente. Apocrifi. Forse l’anno prossimo. Un po’ di riverbero.
Porca puttana. Ci devo pensare. Massimo in tre. Vado a fumarmi una
sigaretta. Le donne. Le perle di una
sfolgorante collana. Le parole giuste…il privilegio dei grandi. Vostro
Ismael A. Ismael Bartleboom. “Si
piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo
riusciti a trattenere”. Urlare la rabbia e condividere la
sofferenza. “e in stu gran
ciaeu de feugu pe a teu morte piccin-a”. “Franziska è stanca
di ballare con un uomo che non ride e che non la può baciare”. E
in questa canzone De Andrè mescola storia e ricordi personali. “E
tu piano posasti le dita all’orlo della sua fronte”. Strane
creature i poeti. “Un giorno la prenderò come fa il vento alla
schiena”. Francis Turner & Mary Iggins. “..e il mio cuore le restò sulle labbra”. Incrociamo i nostri
ricordi, come due pittori che lavorano alla stessa parete. “Una
donna in fiamme e un uomo solo”. …e
un po’ di tenerezza. Persone
brutali decise ad ingannarla e ad approfittare di lei. “nascon fiori dove cammina”. Màritza: una donna bellissima,
alta e bionda. “Bocca di Rosa né l’uno né l’altro…lei lo
faceva per passione”. L’ignota bella di notte, uccisa da
un amante troppo focoso. “Lui le baciò le labbra ed i capelli”. L’impronta costante di
questa voce, quello che ancora ci fa percepire i suoi pezzi
irrinunciabili, è la nostalgia.
“Volevo una canzone come una donna di malaffare”. 16 gennaio > commento di Roberto Caetani Quando Franco mi ha consegnato il testo di Mauro Covacich, già alla prima lettura mi sono subito reso conto che non sarebbe stato facile suonare su quei versi…non mi sbagliavo! Ho comunque accettato la “sfida” di confrontarmi con il tema dell’abbandono e della morte. Durante i giorni in cui abbiamo preparato il monologo con Titta, avvertivo che qualcosa si stava smuovendo: vecchie dinamiche, apparentemente elaborate, stavano tornando a galla. Ma, fare le prove è una cosa, “denudarsi” di fronte al pubblico è tutta un’altra storia! Sono salito sul palco, credendo di poter reggere l’emozione…fatte le prime note di “Nuovo Cinema Paradiso” ho sentito le lacrime in gola che volevano esplodere. Sono stati secondi interminabili di apnea…stavo per perdere la mia scommessa… Poi,
la persona che mi aveva (inconsapevolmente) provocato, è salita su, mi
ha abbracciato e mi ha detto di andare avanti. Dopo, ho suonato ad occhi chiusi e con il cuore in mano, come mai era successo. È come se fosse stata una rinascita. Grazie Franco, per avermi svegliato dall’incantesimo e grazie a tutti gli amici che hanno condiviso con me quel momento. È stato meraviglioso!
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